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Terremoti, castighi e Provvidenza
Una verità debole non serve a nessuno
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Aborto – A Cavallermaggiore una targa per i bimbi non nati
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Iconoclastìa liturgica
Referendum, un cattolico dovrebbe dire NO
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Una domanda a papa Francesco dopo la sua intervista a Scalfari
sabato 12 novembre 2016
venerdì 11 novembre 2016
Cinematografo dell'alpino: In Guerra Per Amore: Anche io sono in Guerra per Amore…
Ancora una volta, a soli tre anni di distanza da “La mafia uccide solo d’estate”, gli italiani, e soprattutto i Siciliani, vengono scossi nel profondo da una struggente commedia di Pif (Pierfrancesco Diliberto).
Si può parlare, in effetti, di una pellicola che alterna magistralmente momenti ironici e comici a slanci nell’intimo del dolore di un paese, e di una sua splendida regione in particolare.
Attraverso gli occhi azzurri di un ragazzo ingenuo ed apparentemente superficiale (Arturo), interessato solo a poter sposare la fanciulla che ama - conosciuta nella New York meta dei sogni degli italiani del primo dopoguerra-, il regista ci fa assistere ad uno dei momenti di svolta epocale nella storia del nostro Bel Paese. Un momento che cambierà per sempre le nostre vite.
Pif decide, infatti, di tornare indietro nel tempo, costruendo una sorta di prequel ideale de “La mafia uccide solo d’estate”, gettando lo spettatore in un paesino fittizio della Trinacria (Crisafullo), nel corso del Secondo Conflitto Mondiale.
Tra sentinelle decisamente bizzarre e rifugi anti bombardamento simpaticamente affollati, Pif ci mostra le sensazioni e le reazioni del popolo, semplice ed umile, dinnanzi all’orrore della guerra. Chi si è fidato ciecamente del regime fascista, chi spera esclusivamente nel rientro in patria dei propri cari, chi ancora si affida solo alla preghiera e non vede l’ora che la guerra volga al termine. Le gag non mancano, ma non mancano neanche le riflessioni sulla società dell’epoca e sui suoi effettivi ed impellenti bisogni.
Ecco che, in questo quadro di distruzione e di abbandono dell’Italia meridionale, si inseriscono gli Americani, i “liberatori”, che distribuiscono finalmente il latte in polvere e le sigarette; con loro anche il povero e squattrinato Arturo (il suo ingresso in Sicilia da soldato semplice in sella ad un asino che vola sembra riaccendere le speranze di chi non sa più in cosa o in chi credere).
L’arrivo dei liberatori, però, stupisce molto il popolo e con esso anche lo spettatore, che si trova scaraventato nella piazza principale di Crisafullo: nessun morto né feriti, bensì una festosa processione di Americani belli e sorridenti, che prendono possesso del Paese e degli uffici pubblici e vi si insediano senza colpo ferire.
“Che bisogno c’è di mettere mano alle armi, quando siete in mezzo agli Amici?”- questa l’affermazione compiaciuta di Don Calò, capomafia del paesino, all'arrivo dei soldati dell’Operazione Husky. Sarà proprio Don Calò, temuto e rispettato tanto dai soldati fascisti quanto dagli abitanti di Crisafullo, ad avvisare tutti dell’arrivo degli alleati ed a spianare loro la strada, guadagnandosi così non solo la loro fiducia, ma soprattutto una serie di cariche pubbliche e di onori per sé ed i propri (non certo preparati) Amici.
Se Arturo non fa altro che cercare di rintracciare il padre della sua amata fidanzata Flora, cui deve chiedere ufficialmente la mano della figlia, vi è qualcuno tra gli esponenti massimi dell’esercito americano che rimane da subito molto colpito dagli strani atteggiamenti del proprio schieramento: il generale Catelli. Uomo di grande lealtà e purezza d’animo, conosce Arturo e si affeziona a lui, riconoscendone l’innocenza e facendogli comprendere passo dopo passo cosa stesse accadendo sotto i loro occhi increduli.
Se con Arturo si mostra comprensivo e simpatico, cercando di aiutarlo nella sua impresa d’amore, con i propri superiori Catelli non transige: dinnanzi a palesi ingiustizie ed alla progressiva consegna di città e paesi della Sicilia nelle mani di soggetti a dir poco discutibili, il generale si rifiuta di proseguire in questa missione.
Probabilmente ciò che colpisce di più nella figura di questo soldato americano è il grandissimo amore per il suo paese, amore tale che lo spinge a scrivere una commovente lettera al Presidente Franklin Delano Roosevelt, con la ferma convinzione della sua estraneità rispetto ai fatti che si stavano verificando in Sicilia.
Sarà proprio Catelli a dire ad Arturo, con gli occhi sfavillanti di orgoglio, di essere anche lui “in guerra per amore”… per amore del suo Paese.
Chissà quanta amarezza nell'animo di questo valoroso generale, nel rendersi conto della piena consapevolezza degli USA di essere nazione complice (per non dire artefice) di uno dei più grandi inganni della storia contemporanea. Un inganno che affonda le sue radici in un lungo incontro in carcere con il famigerato Lucky Luciano.
Tutto il gruppo di persone che si sono dedicate a questo intenso film ci tiene a sottolineare che “storicamente il racconto è inattaccabile!”, poiché svela uno spaccato di storia ampiamente documentato. Il generale Catelli, infatti, chiederà allo stesso Arturo di testimoniare e promulgare la verità.
Da siciliana mi sono fatta innumerevoli volte la domanda cui Pif cerca di dare una risposta in questo film …
Da dove nasce la mafia? Da dove è rifiorita la prepotenza fine a se stessa?
Perché la terra in cui sono nata e cresciuta, terra ricca e fortunata, meta delle esplorazioni e delle migrazioni di tutti i grandi popoli vissuti sin dall’antichità, è scesa a compromessi con la sua bellezza e purezza? Perché non sfrutta il proprio talento ed i doni ricevuti da Dio e sceglie la filosofia del “fregare il prossimo”, ogniqualvolta sia possibile?
Ignoranza? Scarsa coscienza di sé? Probabilmente sì. Ma non mi basta come risposta.
Eppure se mi guardo indietro vengo a sapere che la mia regione vive, proprio a partire dalla Seconda Guerra Mondiale, nella piena e luccicante democrazia!
“Grazie agli amici americani, in paese è arrivata la Democrazia!”- urla felicemente il neosindaco Don Calò, in comizio davanti agli abitanti di Crisafullo, che lo temono e lo rispettano da parecchi anni ormai, qualsiasi veste egli abbia indossato.
Lo sguardo incantato con cui Arturo si reca in Sicilia è lo stesso sguardo con cui qualsiasi migrante costretto a starle lontano la osserva, arrivando in nave o in aereo, alla ricerca del proprio passato o degli affetti più cari…
Pif ci invita ad accostare a questo amorevole (ma ahimè illuso) sguardo una grande forza di volontà, una caparbietà sempre nuova nel voler cambiare le cose nel nostro intero Stato, in cui, a partire dalla Sicilia, si è diffusa uniformemente la Democrazia.
Cerchiamo di essere tutti pronti a dare ogni giorno un contributo all’onestà, al merito, alla prudenza, alla cultura vera, alla libertà vera, insomma… pronti ad andare in guerra per Amore.
Si può parlare, in effetti, di una pellicola che alterna magistralmente momenti ironici e comici a slanci nell’intimo del dolore di un paese, e di una sua splendida regione in particolare.
Attraverso gli occhi azzurri di un ragazzo ingenuo ed apparentemente superficiale (Arturo), interessato solo a poter sposare la fanciulla che ama - conosciuta nella New York meta dei sogni degli italiani del primo dopoguerra-, il regista ci fa assistere ad uno dei momenti di svolta epocale nella storia del nostro Bel Paese. Un momento che cambierà per sempre le nostre vite.
Pif decide, infatti, di tornare indietro nel tempo, costruendo una sorta di prequel ideale de “La mafia uccide solo d’estate”, gettando lo spettatore in un paesino fittizio della Trinacria (Crisafullo), nel corso del Secondo Conflitto Mondiale.
Tra sentinelle decisamente bizzarre e rifugi anti bombardamento simpaticamente affollati, Pif ci mostra le sensazioni e le reazioni del popolo, semplice ed umile, dinnanzi all’orrore della guerra. Chi si è fidato ciecamente del regime fascista, chi spera esclusivamente nel rientro in patria dei propri cari, chi ancora si affida solo alla preghiera e non vede l’ora che la guerra volga al termine. Le gag non mancano, ma non mancano neanche le riflessioni sulla società dell’epoca e sui suoi effettivi ed impellenti bisogni.
Ecco che, in questo quadro di distruzione e di abbandono dell’Italia meridionale, si inseriscono gli Americani, i “liberatori”, che distribuiscono finalmente il latte in polvere e le sigarette; con loro anche il povero e squattrinato Arturo (il suo ingresso in Sicilia da soldato semplice in sella ad un asino che vola sembra riaccendere le speranze di chi non sa più in cosa o in chi credere).
L’arrivo dei liberatori, però, stupisce molto il popolo e con esso anche lo spettatore, che si trova scaraventato nella piazza principale di Crisafullo: nessun morto né feriti, bensì una festosa processione di Americani belli e sorridenti, che prendono possesso del Paese e degli uffici pubblici e vi si insediano senza colpo ferire.
“Che bisogno c’è di mettere mano alle armi, quando siete in mezzo agli Amici?”- questa l’affermazione compiaciuta di Don Calò, capomafia del paesino, all'arrivo dei soldati dell’Operazione Husky. Sarà proprio Don Calò, temuto e rispettato tanto dai soldati fascisti quanto dagli abitanti di Crisafullo, ad avvisare tutti dell’arrivo degli alleati ed a spianare loro la strada, guadagnandosi così non solo la loro fiducia, ma soprattutto una serie di cariche pubbliche e di onori per sé ed i propri (non certo preparati) Amici.
Se Arturo non fa altro che cercare di rintracciare il padre della sua amata fidanzata Flora, cui deve chiedere ufficialmente la mano della figlia, vi è qualcuno tra gli esponenti massimi dell’esercito americano che rimane da subito molto colpito dagli strani atteggiamenti del proprio schieramento: il generale Catelli. Uomo di grande lealtà e purezza d’animo, conosce Arturo e si affeziona a lui, riconoscendone l’innocenza e facendogli comprendere passo dopo passo cosa stesse accadendo sotto i loro occhi increduli.
Se con Arturo si mostra comprensivo e simpatico, cercando di aiutarlo nella sua impresa d’amore, con i propri superiori Catelli non transige: dinnanzi a palesi ingiustizie ed alla progressiva consegna di città e paesi della Sicilia nelle mani di soggetti a dir poco discutibili, il generale si rifiuta di proseguire in questa missione.
Probabilmente ciò che colpisce di più nella figura di questo soldato americano è il grandissimo amore per il suo paese, amore tale che lo spinge a scrivere una commovente lettera al Presidente Franklin Delano Roosevelt, con la ferma convinzione della sua estraneità rispetto ai fatti che si stavano verificando in Sicilia.
Sarà proprio Catelli a dire ad Arturo, con gli occhi sfavillanti di orgoglio, di essere anche lui “in guerra per amore”… per amore del suo Paese.
Chissà quanta amarezza nell'animo di questo valoroso generale, nel rendersi conto della piena consapevolezza degli USA di essere nazione complice (per non dire artefice) di uno dei più grandi inganni della storia contemporanea. Un inganno che affonda le sue radici in un lungo incontro in carcere con il famigerato Lucky Luciano.
Tutto il gruppo di persone che si sono dedicate a questo intenso film ci tiene a sottolineare che “storicamente il racconto è inattaccabile!”, poiché svela uno spaccato di storia ampiamente documentato. Il generale Catelli, infatti, chiederà allo stesso Arturo di testimoniare e promulgare la verità.
Da siciliana mi sono fatta innumerevoli volte la domanda cui Pif cerca di dare una risposta in questo film …
Da dove nasce la mafia? Da dove è rifiorita la prepotenza fine a se stessa?
Perché la terra in cui sono nata e cresciuta, terra ricca e fortunata, meta delle esplorazioni e delle migrazioni di tutti i grandi popoli vissuti sin dall’antichità, è scesa a compromessi con la sua bellezza e purezza? Perché non sfrutta il proprio talento ed i doni ricevuti da Dio e sceglie la filosofia del “fregare il prossimo”, ogniqualvolta sia possibile?
Ignoranza? Scarsa coscienza di sé? Probabilmente sì. Ma non mi basta come risposta.
Eppure se mi guardo indietro vengo a sapere che la mia regione vive, proprio a partire dalla Seconda Guerra Mondiale, nella piena e luccicante democrazia!
“Grazie agli amici americani, in paese è arrivata la Democrazia!”- urla felicemente il neosindaco Don Calò, in comizio davanti agli abitanti di Crisafullo, che lo temono e lo rispettano da parecchi anni ormai, qualsiasi veste egli abbia indossato.
Lo sguardo incantato con cui Arturo si reca in Sicilia è lo stesso sguardo con cui qualsiasi migrante costretto a starle lontano la osserva, arrivando in nave o in aereo, alla ricerca del proprio passato o degli affetti più cari…
Pif ci invita ad accostare a questo amorevole (ma ahimè illuso) sguardo una grande forza di volontà, una caparbietà sempre nuova nel voler cambiare le cose nel nostro intero Stato, in cui, a partire dalla Sicilia, si è diffusa uniformemente la Democrazia.
Cerchiamo di essere tutti pronti a dare ogni giorno un contributo all’onestà, al merito, alla prudenza, alla cultura vera, alla libertà vera, insomma… pronti ad andare in guerra per Amore.
Anna Amato
giovedì 10 novembre 2016
Lettera dal fronte: Teologia della Storia questa sconosciuta
È conosciuta da tutti la vicenda che ha toccato in questi giorni Radio Maria e P. Giovanni Cavalcoli, O.P. per cui questo articolo potrebbe sembrare uno dei tanti che cercano di spiegare il pensiero del teologo domenicano: specifico fin da subito che così non è, in quanto avevo già iniziato a meditare su queste vicende nei giorni seguenti il terremoto di Amatrice. Casualmente la mia collaborazione con questo blog inizia proprio con questo argomento durante questi giorni.
Fatta questa dovuta precisazione, cercherò di trattare nella maniera più semplice possibile la questione di fondo: perché Dio permette il male terreno, che colpisce sia i giusti come gli ingiusti? E questo male (sempre che lo sia) può essere inteso come castigo? Se si, cosa va a castigare Dio? Perché? E come?
Parleremo di questi argomenti partendo da un punto di vista particolare, quello della Teologia della Storia, vale a dire la comprensione e l’indagine sul senso della storia da un punto di vista della fede e di Dio (sub specie aeternitatis) e la filosofia della storia, cioè la comprensione e l’indagine sul senso della storia da un punto di vista della ragione e dell’uomo. Questo articolo, non lo nascondo, prenderà in considerazione il primo punto di vista: per l’esattezza seguiremo gli insegnamenti della Chiesa Cattolica e le opere di Joseph De Maistre. Solo per inciso, ci tengo a specificare che anche Cavalcoli ha espresso la dottrina della Chiesa Cattolica al riguardo ed è stato linciato proprio per questo in quanto il pensiero dominante, completamente scristianizzato, non accetta più la dottrina della Chiesa ma ammette solamente una sua prassi orientata al bene (al pari, dunque, di una qualsiasi ONG).
Punti e momenti storici cardine della Teologia della Storia sono i seguenti: Creazione; Peccato originale; redenzione; vita della Chiesa; Seconda venuta di Cristo. In quattro parole: l’economia della salvezza. Questi momenti sono unici ed irripetibili ed una volta avvenuti (ecco perché sono storici) non si possono annullare in quanto Dio non può far si che una cosa non sia stata. Poiché ogni momento è irripetibile, la Storia non ha un andamento ciclico (cioè che tende a ripetersi, uguale a se stessa) bensì lineare. Punto centrale dell’economia della salvezza è Cristo che con la sua Incarnazione, Passione, Morte, Resurrezione, Ascensione al Cielo ha redento tutta l’umanità.
Da che cosa ci ha redenti Cristo? Dal peccato e dalla morte, la quale è il frutto maggiore del peccato. Di che peccato stiamo parlando? E chi l’ha commesso? E la risposta è la seguente: Cristo, per mezzo della sua Passione e Morte in Croce, ha ristabilito l’amicizia tra gli uomini e Dio che si era rotta a causa del Peccato Originale di Adamo ed Eva, nostri primogenitori. Ma Cristo non ha pagato solamente il debito (=peccato) originale bensì anche tutti gli altri che per colpa del primissimo peccato sono seguiti. Infatti non si può dimenticare questa verità di fede, esposta magistralmente da San Paolo: tutti abbiamo peccato in Adamo e, quindi, tutti noi siamo tra gli uccisori di Cristo (usando un’espressione cara a Don Giussani). Il peccato di Adamo ha avuto tuttavia delle ripercussioni anche su ciò che non è nella sua essenza umana ma che era stato creato per l’uomo: il creato. L’uomo è il Signore del Creato (creatura molto buona secondo il giudizio di Dio stesso) e come tale è l’affidatario della creazione: ogni cosa, da Dio creata buona, è stata creata per l’uomo e, ovviamente per la lode a Dio. Tra le conseguenze del peccato originale, infatti, vi è non solo la perdita dell’innocenza da parte dell’uomo, non vi è solamente la trasmissione della traccia del peccato a tutti i suoi figli (conseguenze spirituali) ma anche l’arrivo della morte, della fatica e della sofferenza su tutto ciò che riguarda l’uomo (conseguenze materiali).
Possiamo dire con certezza, dunque, che in origine (in una situazione pre-peccato orinale) il Creato era in un certo senso perfetto e, soprattutto, non era così come lo intendiamo noi (violento, selvaggio, etc) e che, pertanto, le manifestazioni di male (terremoti, nubifragi, etc) che noi vediamo nel creato non fanno parte del piano originario di Dio.
È molto improprio, se non completamente erroneo, pertanto, ammettere che questo sia il migliore dei mondi possibili oppure che fenomeni complessi come i terremoti siano necessari alla vita della terra. Questo è un discorso che è ammissibile solamente come considerazione susseguente al peccato originale, non come base di partenza! Similmente non possiamo affermare che questi eventi, pur drammatici, siano inevitabili o necessari in quanto si nega il carattere di Causa sussistente di Dio: è lui, infatti, che tiene in vita ogni cosa e, come diceva Guareschi, se solo spostasse di un millimetro l’ultima falangetta del dito mignolo sinistro, tutto l’universo subirebbe un vero e proprio cataclisma cosmico. Dio, pertanto, in quanto Creatore=Causa di tutto il creato, può intervenire sul mondo fisico anche alterandolo, vale a dire infrangendo le leggi che egli stesso ha posto (il caso dei miracoli).
A seguito di queste tragedie, si parla spesso dell’impossibilità ad accettare la morte degli innocenti e dei giusti. Ma, come dice lo stesso Vangelo, chi di noi è senza peccato? E si dimentica altresì che Cristo, da innocente, ha dovuto pagare l’enorme debito che gli uomini avevano contratto con il Padre (e che continuano tuttora a contrarre con i propri peccati). Ma se lui è stato il primo giusto a morire ingiustamente, come potremmo giudicare noi la morte (sebbene drammatica) di presunti giusti?
Non bisogna dimenticare, poi, anche un’altra cosa fondamentale. Dio interviene sempre, in ogni momento, e potrebbe intervenire non solo con un miracolo bensì anche come giudice, castigando e punendo (sempre giustamente, e mai facendo il male) le offese che riceve o che la sua creazione riceve. Il Catechismo recita che qualsiasi il peccato è un’offesa contro Dio, e ve ne sono alcuni che addirittura gridano vendetta a Dio. Ma noi siamo sempre portati a pensare che Dio perdoni ogni cosa, senza invece ragionare sul nostro agire. Ma se noi fossimo Dio, perdoneremmo sempre e comunque? Spesso si dice che si sbaglia a pensare Dio come un essere che ha degli atteggiamenti umani. In linea generale è vero (altrimenti cadremmo in un becero paganesimo) ma dimentichiamo altresì che Dio, in quanto perfetto, deve agire secondo perfetta giustizia. E ad un danno segue sempre un castigo, ci piaccia o non ci piaccia. Ma essendo egli anche sommamente buono, riesce sempre a trarre dal male un bene. Il male, pertanto, è assenza del bene e Dio può solamente permetterlo e non crearlo. E applicando la punizione, egli non fa che dare il giusto al reo: non commette un male, bensì da al colpevole ciò che egli stesso ha ottenuto disobbedendo. Similmente, ciò che spesso riteniamo male è in verità un ammonimento. Per capire cos'è un’ammonizione basta un esempio: un padre che, attendendo il treno, sgrida il proprio figlio che giocando stava per buttarsi sui binari commette un male? No, ovviamente. Ed il bambino ricorderà sempre ciò che per lui è male come un avvertimento per non ripetere lo stesso errore.
E che il male sia un castigo l’abbiamo mostrato sopra a proposito del peccato originale: ma se il male è assenza di bene, esso non è necessario (come potrebbe essere necessario una qualcosa di negativo? E in quanto negativo non può esistere, altrimenti sarebbe una contraddizione) «ne consegue che ogni male può essere prevenuto o per mezzo della soppressione del crimine che l’aveva reso necessario, o per mezzo della preghiera che ha la forza di prevenire il castigo o di mitigarlo».
In conclusione, dobbiamo ricordarci questo: la creazione tutta geme ed attende la venuta del Regno di Cristo. In questa valle di lacrime possiamo cercare di placare la collera di Dio per i nostri peccati ma dobbiamo altresì essere coscienti che le conseguenze del peccato originale saranno sempre tra di noi. Agendo sul piano materiale, in quanto signori della creazione, abbiamo l’obbligo di custodirla e di mitigarne la violenza.
Ma in quanti in questo mondo di opulenza, prettamente industriale e capitalistico, pregano Dio di allontanare da noi la fame e la peste? E in quanti preghiamo Dio perché invii la giusta pioggia, o un buon raccolto? E quanti ringraziano Dio per una buona annata in campagna? Ed in quanti praticano le antiche rogazioni per chiedere a Lui solo il benessere della campagna?
Non è strano, pertanto, che le società pre-industriali o agricole siano più religiose: esse infatti sanno che l’uomo è come un soffio, e che in ogni momento conviene avere i conti apposto col Sommo Giudice. Approfittando magari dei momenti di indulgenza e dei sacramenti (a nessuno infatti piace l’inferno).
Fatta questa dovuta precisazione, cercherò di trattare nella maniera più semplice possibile la questione di fondo: perché Dio permette il male terreno, che colpisce sia i giusti come gli ingiusti? E questo male (sempre che lo sia) può essere inteso come castigo? Se si, cosa va a castigare Dio? Perché? E come?
Parleremo di questi argomenti partendo da un punto di vista particolare, quello della Teologia della Storia, vale a dire la comprensione e l’indagine sul senso della storia da un punto di vista della fede e di Dio (sub specie aeternitatis) e la filosofia della storia, cioè la comprensione e l’indagine sul senso della storia da un punto di vista della ragione e dell’uomo. Questo articolo, non lo nascondo, prenderà in considerazione il primo punto di vista: per l’esattezza seguiremo gli insegnamenti della Chiesa Cattolica e le opere di Joseph De Maistre. Solo per inciso, ci tengo a specificare che anche Cavalcoli ha espresso la dottrina della Chiesa Cattolica al riguardo ed è stato linciato proprio per questo in quanto il pensiero dominante, completamente scristianizzato, non accetta più la dottrina della Chiesa ma ammette solamente una sua prassi orientata al bene (al pari, dunque, di una qualsiasi ONG).
Punti e momenti storici cardine della Teologia della Storia sono i seguenti: Creazione; Peccato originale; redenzione; vita della Chiesa; Seconda venuta di Cristo. In quattro parole: l’economia della salvezza. Questi momenti sono unici ed irripetibili ed una volta avvenuti (ecco perché sono storici) non si possono annullare in quanto Dio non può far si che una cosa non sia stata. Poiché ogni momento è irripetibile, la Storia non ha un andamento ciclico (cioè che tende a ripetersi, uguale a se stessa) bensì lineare. Punto centrale dell’economia della salvezza è Cristo che con la sua Incarnazione, Passione, Morte, Resurrezione, Ascensione al Cielo ha redento tutta l’umanità.
Da che cosa ci ha redenti Cristo? Dal peccato e dalla morte, la quale è il frutto maggiore del peccato. Di che peccato stiamo parlando? E chi l’ha commesso? E la risposta è la seguente: Cristo, per mezzo della sua Passione e Morte in Croce, ha ristabilito l’amicizia tra gli uomini e Dio che si era rotta a causa del Peccato Originale di Adamo ed Eva, nostri primogenitori. Ma Cristo non ha pagato solamente il debito (=peccato) originale bensì anche tutti gli altri che per colpa del primissimo peccato sono seguiti. Infatti non si può dimenticare questa verità di fede, esposta magistralmente da San Paolo: tutti abbiamo peccato in Adamo e, quindi, tutti noi siamo tra gli uccisori di Cristo (usando un’espressione cara a Don Giussani). Il peccato di Adamo ha avuto tuttavia delle ripercussioni anche su ciò che non è nella sua essenza umana ma che era stato creato per l’uomo: il creato. L’uomo è il Signore del Creato (creatura molto buona secondo il giudizio di Dio stesso) e come tale è l’affidatario della creazione: ogni cosa, da Dio creata buona, è stata creata per l’uomo e, ovviamente per la lode a Dio. Tra le conseguenze del peccato originale, infatti, vi è non solo la perdita dell’innocenza da parte dell’uomo, non vi è solamente la trasmissione della traccia del peccato a tutti i suoi figli (conseguenze spirituali) ma anche l’arrivo della morte, della fatica e della sofferenza su tutto ciò che riguarda l’uomo (conseguenze materiali).
Possiamo dire con certezza, dunque, che in origine (in una situazione pre-peccato orinale) il Creato era in un certo senso perfetto e, soprattutto, non era così come lo intendiamo noi (violento, selvaggio, etc) e che, pertanto, le manifestazioni di male (terremoti, nubifragi, etc) che noi vediamo nel creato non fanno parte del piano originario di Dio.
È molto improprio, se non completamente erroneo, pertanto, ammettere che questo sia il migliore dei mondi possibili oppure che fenomeni complessi come i terremoti siano necessari alla vita della terra. Questo è un discorso che è ammissibile solamente come considerazione susseguente al peccato originale, non come base di partenza! Similmente non possiamo affermare che questi eventi, pur drammatici, siano inevitabili o necessari in quanto si nega il carattere di Causa sussistente di Dio: è lui, infatti, che tiene in vita ogni cosa e, come diceva Guareschi, se solo spostasse di un millimetro l’ultima falangetta del dito mignolo sinistro, tutto l’universo subirebbe un vero e proprio cataclisma cosmico. Dio, pertanto, in quanto Creatore=Causa di tutto il creato, può intervenire sul mondo fisico anche alterandolo, vale a dire infrangendo le leggi che egli stesso ha posto (il caso dei miracoli).
A seguito di queste tragedie, si parla spesso dell’impossibilità ad accettare la morte degli innocenti e dei giusti. Ma, come dice lo stesso Vangelo, chi di noi è senza peccato? E si dimentica altresì che Cristo, da innocente, ha dovuto pagare l’enorme debito che gli uomini avevano contratto con il Padre (e che continuano tuttora a contrarre con i propri peccati). Ma se lui è stato il primo giusto a morire ingiustamente, come potremmo giudicare noi la morte (sebbene drammatica) di presunti giusti?
Non bisogna dimenticare, poi, anche un’altra cosa fondamentale. Dio interviene sempre, in ogni momento, e potrebbe intervenire non solo con un miracolo bensì anche come giudice, castigando e punendo (sempre giustamente, e mai facendo il male) le offese che riceve o che la sua creazione riceve. Il Catechismo recita che qualsiasi il peccato è un’offesa contro Dio, e ve ne sono alcuni che addirittura gridano vendetta a Dio. Ma noi siamo sempre portati a pensare che Dio perdoni ogni cosa, senza invece ragionare sul nostro agire. Ma se noi fossimo Dio, perdoneremmo sempre e comunque? Spesso si dice che si sbaglia a pensare Dio come un essere che ha degli atteggiamenti umani. In linea generale è vero (altrimenti cadremmo in un becero paganesimo) ma dimentichiamo altresì che Dio, in quanto perfetto, deve agire secondo perfetta giustizia. E ad un danno segue sempre un castigo, ci piaccia o non ci piaccia. Ma essendo egli anche sommamente buono, riesce sempre a trarre dal male un bene. Il male, pertanto, è assenza del bene e Dio può solamente permetterlo e non crearlo. E applicando la punizione, egli non fa che dare il giusto al reo: non commette un male, bensì da al colpevole ciò che egli stesso ha ottenuto disobbedendo. Similmente, ciò che spesso riteniamo male è in verità un ammonimento. Per capire cos'è un’ammonizione basta un esempio: un padre che, attendendo il treno, sgrida il proprio figlio che giocando stava per buttarsi sui binari commette un male? No, ovviamente. Ed il bambino ricorderà sempre ciò che per lui è male come un avvertimento per non ripetere lo stesso errore.
E che il male sia un castigo l’abbiamo mostrato sopra a proposito del peccato originale: ma se il male è assenza di bene, esso non è necessario (come potrebbe essere necessario una qualcosa di negativo? E in quanto negativo non può esistere, altrimenti sarebbe una contraddizione) «ne consegue che ogni male può essere prevenuto o per mezzo della soppressione del crimine che l’aveva reso necessario, o per mezzo della preghiera che ha la forza di prevenire il castigo o di mitigarlo».
In conclusione, dobbiamo ricordarci questo: la creazione tutta geme ed attende la venuta del Regno di Cristo. In questa valle di lacrime possiamo cercare di placare la collera di Dio per i nostri peccati ma dobbiamo altresì essere coscienti che le conseguenze del peccato originale saranno sempre tra di noi. Agendo sul piano materiale, in quanto signori della creazione, abbiamo l’obbligo di custodirla e di mitigarne la violenza.
Ma in quanti in questo mondo di opulenza, prettamente industriale e capitalistico, pregano Dio di allontanare da noi la fame e la peste? E in quanti preghiamo Dio perché invii la giusta pioggia, o un buon raccolto? E quanti ringraziano Dio per una buona annata in campagna? Ed in quanti praticano le antiche rogazioni per chiedere a Lui solo il benessere della campagna?
Non è strano, pertanto, che le società pre-industriali o agricole siano più religiose: esse infatti sanno che l’uomo è come un soffio, e che in ogni momento conviene avere i conti apposto col Sommo Giudice. Approfittando magari dei momenti di indulgenza e dei sacramenti (a nessuno infatti piace l’inferno).
Il Cardinale del Sacco
Lettera dal fronte: Alla fine della fiera americana non vince nessuno...
Aumentano le lettere dal fronte, spazio che con gioia diamo ad amici che sentono l'esigenza di esprimere pubblicamente un giudizio, che non ha necessariamente il bisogno di coincidere in maniera totale con le idee dei curatori del Blog
Trum sì, Trum no, Hilary che perde e ovviamente l’altalenarsi di esultanze e preoccupazioni senza rendersi conto che la puzza c’è sempre stataÈ il punto più basso della storia americana. Sì signori miei, è il punto più basso a cui gli USA potevano aspirare; sì perché è da un po’ di tempo che gli Stati Uniti d’America guardano al degrado con una certa ricercatezza, quasi un’aspirazione. Come? No! Non parlo di Donald Trump al soglio della Casa Bianca come 45° presidente d’America, perché quella è stata solo una conseguenza, anzi in confronto è un’inezia.
Il vero male è stato uno e uno soltanto: arrivare alle elezioni con due candidati così, Donald Trump e Hilary Clinton, due vere figurine mediatiche dove tutto è facciata e niente fino infondo è chiaro. Rivedere il Partito Democratico ripescare altri miti yankee (la donna presidente è uno tra i più grandi miti dopo quello del “presidente nero”…) con la solita facciata di “volemose bene” e “siamo aperti a tutti” è qualcosa che ha più del vomitevole. È calunnia allo stato puro, perché basterebbe soffermarsi solo un momento sul quelle manine strette alle lobby, alle multinazionali e alle ricche famiglie americane (militano i Bush, solo per dirne una …) per rigettare quel bel faccino della Clinton: per giunta è solo una delle tanti banali donne abortiste, apertissima agli omosessuali e ai cosiddetti “nuovi valori” del politically correct che negli ultimi anni hanno fatto solo danni al paese, se non al mondo intero. Clinton tanto buona e pacifista, tanto promotrice con l’amico Obama di quei finanziamenti a certi stati del Medio Oriente che hanno nell’Isis i loro maggiori compratori. La Clinton che …. vabbè meglio fermarsi altrimenti non si trova lo spazio per parlare del suo concorrente, Donald Trump, che ha tutti i tratti del repubblicano che “sta proprio sul cazzo a tutti”. Perdonate il francesismo, ma era di dovere per riassumere la figura di Donald Trump: guerrafondaio, xenofobo, razzista con tanti bunga-bunga (veri o meno a lui probabilmente piacevano) con l’aria da incapace quasi fosse ritornato Richard Nixon. I repubblicani, si vede, hanno giocato tutto su questa antipatia di fondo, oltre al fatto di ritenersi i portatori di una tradizione americana (quale non si sa …) che è stata sottomessa dalle politiche democratiche. Mettiamoci pure che Trump ha voluto proprio giocare “a carte scoperte” con quell’antipatia e il risultato è poi arrivato, ed è stato favorevole.
Il duello tra candidati è poi passato ad un vero è proprio degrado mediatico, con la buona Hilary che alla fine tanto buona non era e il cattivone Donald sempre più cattivo e scandaloso. In tutto ciò faceva schifo il vero è proprio sciacallaggio di Hollywood fatto da entrambe le parti: tantissimi i personaggi famosi coinvolti, da Madonna e Miley Cyrus con le loro porno promesse, all’ira funesta di De Niro contro Trump, alle canzoncine di Katy Perry per Hilary, ai vari post di James Franco e Simon Helberg con il loro “io sto con lei” (Helberg in particolar modo fino alla fine delle elezioni ha sollecitato la gente al voto per la Clinton), fino all’imbarazzante video di Joss Whedon che si prende quasi tutto il cast degli Avengers (Ruffalo, Johanson, Downey Jr e co…) per realizzare una propaganda tutta pro-Clinton ma mascherata ingenuamente come “il dovere di votare”.
L’elemento triste quindi è proprio questo: per un’America che negli ultimi anni è passata dalle Torri Gemelle, ai Love Wins, agli scontri a sfondo razziale (perché non ci raccontano quelli a sfondo omofobo) e agli irrisolti conflitti in Siria, con un’Isis che combatte solo con la russia putiniana, i partiti democratico e repubblicano sfornano questo, Trump e Clinton. Ancora una volta l’America si riaffida ai miti incarnati da due simboli che hanno dell’imbarazzante se non di più questa volta. Ci si riaffida al potere, un potere sempre meno politico, ci si riaffida alla forza mediatica dei tanti attori illuminati e dei giornalisti soffocanti, e non si guarda un minimo agli scenari internazionali, ai programmi politici, o a quelle che sono le realtà sociali con le loro ferite mai fino infondo risolte.
Vince quindi Trump che alla fine è “solo il meno peggio” ma nulla di più. Non è la soluzione, non è un leader che ridarà qualcosa agli USA o che sbroglierà tutto il pensiero del politicamente corretto in cui tutti si piegano, per non parlare del potere delle lobby, perché anche lui ha le sue amicizie tra quelle. Vince per l’appunto il meno peggio, solo perché secondo i tanti, non è un’abortista o pro-gay, ma uno che vuole riprendere i valori “cristiani”… Mah! qui c’è proprio da alzare le braccia …
Detto tutto questo, non cadiamo nell'altalena delle esultanze per il cristiano (?) Trump o delle preoccupazioni per la sconfitta della buona Hilary. Non cadiamo nella paura dei conflitti che Trump potrà scatenare o nella speranza di una guerra che salverà Mosul, perché non succederà niente di tutto ciò. Gli Stati Uniti d’America, o meglio i suoi presidenti guardano al profitto, non ai destini nel mondo, se non nella semplice ottica di guadagno economico. Le ultime elezioni Usa sono la ri-prova di questo: chi campa di sogni e miti, finisce solo per accontentarsi di un’immagine surreale, che sei serio, prima o poi ti delude e lasci perdere. Se c’è un punto di luce, piccolo e flebile, è che almeno stavolta gli americani non si sono fatti infinocchiare dalla confusione delle star hollywoodiane, ma dalla propria. Ognuno ragiona con la propria confusione!
Di Nunno Antonello
mercoledì 9 novembre 2016
Tanti auguri per il tuo primo anno cara Baionetta
Siamo gioiosi nel festeggiare il primo anno di vita de La Baionetta, per l’importante occasione rileveremo un po’ di informazioni su come è nata e a quale punto siamo arrivati.
In origine furono Fabio e Daniele sul pullman di ritorno da un incontro per le Sentinelle in Piedi a Roma a desiderare un luogo libero di confronto, e pensando al canto alpino "se la buffa ti lascia il passaggio noi altri alpin fermarti saprem" associarono l’Austria che doveva essere fermata con l’avanzata laicista che stiamo vivendo e la buffa alla nostra compagnia ciellina, che ha gettato la spugna prima di capire con chi ci è chiesto di combattere, forse un po’ troppo ingenuamente, sognarono un popolo come un plotone alpino capace di giocarsi la vita per il Bene.
Il titolo La Baionetta è uscito subito perché congruo all'esigenza di avere un nome che esprimesse il sano spirito combattivo dell'alpino: tagliente, resistente, forte come un giudizio che cerchi di dire la Verità contro ogni menzogna.
La prima cosa fatta dopo essere tornati a casa è stata caricare sul carro i loro due amici e compagni di lotta Federico e Darth (che in realtà si chiama Giovanni)
Il blog La Baionetta è nato con un scopo: essere una sonda Pioneer, in grado di inviare messaggi nel "cosmo" delle realtà cattoliche, con uno sguardo particolare al pianeta cl, per dire guardate che a Torino, in Piemonte, qualcuno che resiste e combatte (con tutti i suoi limiti) le sfide odierne: scelta religiosa, modernismo, gender, postumanesimo etc c'è e ha ancora fiato per gridare la Verità dai tetti. Il blog è cresciuto, grazie anche a preziosi amici, compagni di lotta, tanti che ci sostengono a livello locale e nazionale via web, attraverso collaborazioni letture consigli, ma soprattutto con la Preghiera.
Per Grazia non siamo soli, connettendo parrocchie associazioni movimenti giornali diocesani attraverso Sip, comitato DNF, eventi culturali: abbiamo ospitato Philippe Ariño, John Waters, Mantovano, Adinolfi e altre grandi personalità.
Abbiamo attraversato più di quanto avremmo potuto prevedere come la vicenda unioni civili, doppi libretti, la delegazione del Politecnico di Torino al Torino pride, il Family Day e le Sentinelle in Piedi, elezioni torinesi, referendum – per parlare di eventi generali – ma anche lotte interne alla cl che abbiamo cercato di affrontare con serietà (con i “come eravamo”) ma anche con leggerezza (con alcuni “congedi con onore”).
Sulla scia di Giussani, che ci teneva che i giovani del movimento si innamorassero del giornalismo; un nobile strumento con il quale raccontare la Verità; bellezza unica sì, però non "disarmata", ricordando, solo per fama, il Tazebao.
Non possiamo negare la nostra educazione ciellina e il tentativo di comunicazione con l’attuale mondo di cl, una domanda con risposta, perché di non risposte ce ne sono state molte (ma se fatta a voce la risposta arriva) Fabio l’ha fatta a Carron (ma questa è un’altra storia), ma non possiamo neanche negare la fatica a vivere dentro al movimento ora; abbiamo anche sentito la gioa del tentativo di Bologna, al quale abbiamo partecipato, e che abbiamo visto morire in tempo record.
Ora però ci ritroviamo con un opera che è stata cliccata poco più di 50000 volte in questo anno, che secondo Facebook piace a più di 600 persone e che tenta di tenere insieme persone che vogliono confrontarsi nei modi più disparati. Questo ci fa riflettere su una responsabilità che abbiamo, ma ci fa anche riconoscere che l’opera che è nata non è nostra, noi non abbiamo fatto altro che fare ciò che ci sembrava chiesto e giusto.
Stiamo aggiungendo sempre più pezzi al Blog, siamo presenti su Facebook, Twitter e Google+, ma esiste anche un gruppo pubblico su Telegram. Insomma, facciamo il possibile per essere rintracciabili. Ovviamente c'è anche un indirizzo e-mail che è labaionetta.info@gmail.com
In origine furono Fabio e Daniele sul pullman di ritorno da un incontro per le Sentinelle in Piedi a Roma a desiderare un luogo libero di confronto, e pensando al canto alpino "se la buffa ti lascia il passaggio noi altri alpin fermarti saprem" associarono l’Austria che doveva essere fermata con l’avanzata laicista che stiamo vivendo e la buffa alla nostra compagnia ciellina, che ha gettato la spugna prima di capire con chi ci è chiesto di combattere, forse un po’ troppo ingenuamente, sognarono un popolo come un plotone alpino capace di giocarsi la vita per il Bene.
Il titolo La Baionetta è uscito subito perché congruo all'esigenza di avere un nome che esprimesse il sano spirito combattivo dell'alpino: tagliente, resistente, forte come un giudizio che cerchi di dire la Verità contro ogni menzogna.
La prima cosa fatta dopo essere tornati a casa è stata caricare sul carro i loro due amici e compagni di lotta Federico e Darth (che in realtà si chiama Giovanni)
Il blog La Baionetta è nato con un scopo: essere una sonda Pioneer, in grado di inviare messaggi nel "cosmo" delle realtà cattoliche, con uno sguardo particolare al pianeta cl, per dire guardate che a Torino, in Piemonte, qualcuno che resiste e combatte (con tutti i suoi limiti) le sfide odierne: scelta religiosa, modernismo, gender, postumanesimo etc c'è e ha ancora fiato per gridare la Verità dai tetti. Il blog è cresciuto, grazie anche a preziosi amici, compagni di lotta, tanti che ci sostengono a livello locale e nazionale via web, attraverso collaborazioni letture consigli, ma soprattutto con la Preghiera.
Per Grazia non siamo soli, connettendo parrocchie associazioni movimenti giornali diocesani attraverso Sip, comitato DNF, eventi culturali: abbiamo ospitato Philippe Ariño, John Waters, Mantovano, Adinolfi e altre grandi personalità.
Abbiamo attraversato più di quanto avremmo potuto prevedere come la vicenda unioni civili, doppi libretti, la delegazione del Politecnico di Torino al Torino pride, il Family Day e le Sentinelle in Piedi, elezioni torinesi, referendum – per parlare di eventi generali – ma anche lotte interne alla cl che abbiamo cercato di affrontare con serietà (con i “come eravamo”) ma anche con leggerezza (con alcuni “congedi con onore”).
Sulla scia di Giussani, che ci teneva che i giovani del movimento si innamorassero del giornalismo; un nobile strumento con il quale raccontare la Verità; bellezza unica sì, però non "disarmata", ricordando, solo per fama, il Tazebao.
Non possiamo negare la nostra educazione ciellina e il tentativo di comunicazione con l’attuale mondo di cl, una domanda con risposta, perché di non risposte ce ne sono state molte (ma se fatta a voce la risposta arriva) Fabio l’ha fatta a Carron (ma questa è un’altra storia), ma non possiamo neanche negare la fatica a vivere dentro al movimento ora; abbiamo anche sentito la gioa del tentativo di Bologna, al quale abbiamo partecipato, e che abbiamo visto morire in tempo record.
Ora però ci ritroviamo con un opera che è stata cliccata poco più di 50000 volte in questo anno, che secondo Facebook piace a più di 600 persone e che tenta di tenere insieme persone che vogliono confrontarsi nei modi più disparati. Questo ci fa riflettere su una responsabilità che abbiamo, ma ci fa anche riconoscere che l’opera che è nata non è nostra, noi non abbiamo fatto altro che fare ciò che ci sembrava chiesto e giusto.
Stiamo aggiungendo sempre più pezzi al Blog, siamo presenti su Facebook, Twitter e Google+, ma esiste anche un gruppo pubblico su Telegram. Insomma, facciamo il possibile per essere rintracciabili. Ovviamente c'è anche un indirizzo e-mail che è labaionetta.info@gmail.com
Grazie a tutti i lettori e i supporter, qui trovate le primissime righe che abbiamo scritto.
Obice: Il vero uomo e vero americano ha votato Trump
Con l'elezione di Donald Trump a 45mo presidente degli Stati Uniti d'America, forse è finito il tempo degli effetti speciali della politica alla magic-Hollywood. Non basta più la possibilità di avere il primo presidente di colore, il primo presidente donna etc per convincere. Ci vuole altro, qualcosa di più concreto, di più vero, come la certezza di un domani attraverso il lavoro, la famiglia. Crediamo che la vittoria di Trump possa ascriversi al buon senso americano, che ancora vive nell'America profonda, autentica, e che l'establishment democrats-liberal-radical non considera importante, anzi, se ne tiene a debita distanza, rimanendo rinchiuso nel proprio mondo dorato, fatto di circoli di potere esclusivi, lontano dai problemi reali delle persone.
Per tutta la campagna elettorale i media loro affiliati hanno dato un'immagine falsata del vero popolo americano, chissà, magari si credeva che anni e anni – a conduzione obamiana – di indottrinamento ideologico, di politically correct avesse piegato il desiderio di verità degli americani; si credeva che non sarebbero andati a votare in un numero così sufficiente da costituire un problema. Non a caso, ha ragione il sociologo Giuliano Guzzo quando afferma che dall'esito delle presidenziali emerge un dato certo: “l'erroneità dei sondaggi. Proprio così: da anni si pensi al boom, totalmente imprevisto, del Movimento5Stelle o alla altrettanto imprevista Brexit le rilevazioni demoscopiche falliscono clamorosamente. E questo per due ragioni. La prima, spesso non sono metodologicamente affidabili. La seconda, ma anche quando lo sono, debbono fare i conti con un fatto inatteso: risponde ai sondaggisti circa una persona su dieci”.
Quindi, crediamo di poter dire che la maggioranza degli americani ha scelto Trump per far capire il proprio disgusto verso il politicamente corretto, che sotto Obama ha provocato troppe lacerazioni nel tessuto sociale americano: a costo di rendere intoccabili, incriticabili i diritti miopi ed egoistici di certe minoranze, il bene comune la totalità della popolaione sono stati dimenticati e lasciati in balìa della crisi economica spirituale del nostro tempo. Inoltre, la scelta del tycoon non è solo frutto di una mera protesta, ma dell'interesse per gli impegni i programmi religiosi e morali che egli ha preso con le comunità religiose, come quella cattolica. Il popolo americano è un popolo fortemente religioso, checché ne dica la stampa laicista americana e italiana. Questo è un bene per la dignità umana, ché così troverà sempre chi la custodisce e combatte per lei. Ed è un bene per la politica, perché si torna a parlare dei problemi veri, come la lotta all'aborto, la difesa della famiglia, di quella della libertà religiosa, tanto osteggiata dai due governi Obama – l'obamacare che voleva imporre anticoncezionali anche agli istituti religiosi lo conferma, l'ingiusto arresto del funzionario donna Kim Davis confermano.
Per questo Trump ha scritto un impegno contro l'aborto, nei mesi scorsi, garantendo decise azioni di governo qualora fosse stato eletto, e il 22 settembre ha costituito un comitato con 34 nomi eccellenti del mondo cattolico, coordinato da Joseph Cella, fondatore del National Catholic Prayer Breakfast. Dunque, vi partecipano autorevoli personalità come il due volte candidato presidenziale Rick Santorum, il direttore di Priests for Life e presidente del National Pro-Life Religious Council don Frank A. Pavone, noto per le tournée a favore della vita con santa Teresa di Calcutta e con la fondatrice dell EWTN Madre Angelica (1923-2016). In questo modo, finalmente si dovrebbe porre un freno agli attacchi micidiali alla dignità umana che le lobby quali Planned Parenthood, le fondazioni dei Rockefeller, dei Ford, dei Kellog, dei Turner, dei Soros etc che fanno attraverso la diffusione universale del controllo delle nascite, dell'aborto come diritto umano, della distruzione della famiglia e della promozione dell ideologia di genere.
Certo, non siamo degli ingenui, immaginiamo che dietro le scelte di Trump ci sia pure della strumentalizzazione, però, una cosa è certa, è meglio della Clinton e al momento rimane un prezioso alleato tattico nella lotta al potere che vuole distruggere l'uomo. Per quanto detto prima ed ora, noi speriamo che, meglio: preghiamo affinché Trump non venga meno ai suoi impegni e aiuti l'America a diventare una patria che vuole costruire, con le altre patrie disposte ad edificare, una civiltà della vita.
Per tutta la campagna elettorale i media loro affiliati hanno dato un'immagine falsata del vero popolo americano, chissà, magari si credeva che anni e anni – a conduzione obamiana – di indottrinamento ideologico, di politically correct avesse piegato il desiderio di verità degli americani; si credeva che non sarebbero andati a votare in un numero così sufficiente da costituire un problema. Non a caso, ha ragione il sociologo Giuliano Guzzo quando afferma che dall'esito delle presidenziali emerge un dato certo: “l'erroneità dei sondaggi. Proprio così: da anni si pensi al boom, totalmente imprevisto, del Movimento5Stelle o alla altrettanto imprevista Brexit le rilevazioni demoscopiche falliscono clamorosamente. E questo per due ragioni. La prima, spesso non sono metodologicamente affidabili. La seconda, ma anche quando lo sono, debbono fare i conti con un fatto inatteso: risponde ai sondaggisti circa una persona su dieci”.
Quindi, crediamo di poter dire che la maggioranza degli americani ha scelto Trump per far capire il proprio disgusto verso il politicamente corretto, che sotto Obama ha provocato troppe lacerazioni nel tessuto sociale americano: a costo di rendere intoccabili, incriticabili i diritti miopi ed egoistici di certe minoranze, il bene comune la totalità della popolaione sono stati dimenticati e lasciati in balìa della crisi economica spirituale del nostro tempo. Inoltre, la scelta del tycoon non è solo frutto di una mera protesta, ma dell'interesse per gli impegni i programmi religiosi e morali che egli ha preso con le comunità religiose, come quella cattolica. Il popolo americano è un popolo fortemente religioso, checché ne dica la stampa laicista americana e italiana. Questo è un bene per la dignità umana, ché così troverà sempre chi la custodisce e combatte per lei. Ed è un bene per la politica, perché si torna a parlare dei problemi veri, come la lotta all'aborto, la difesa della famiglia, di quella della libertà religiosa, tanto osteggiata dai due governi Obama – l'obamacare che voleva imporre anticoncezionali anche agli istituti religiosi lo conferma, l'ingiusto arresto del funzionario donna Kim Davis confermano.
Per questo Trump ha scritto un impegno contro l'aborto, nei mesi scorsi, garantendo decise azioni di governo qualora fosse stato eletto, e il 22 settembre ha costituito un comitato con 34 nomi eccellenti del mondo cattolico, coordinato da Joseph Cella, fondatore del National Catholic Prayer Breakfast. Dunque, vi partecipano autorevoli personalità come il due volte candidato presidenziale Rick Santorum, il direttore di Priests for Life e presidente del National Pro-Life Religious Council don Frank A. Pavone, noto per le tournée a favore della vita con santa Teresa di Calcutta e con la fondatrice dell EWTN Madre Angelica (1923-2016). In questo modo, finalmente si dovrebbe porre un freno agli attacchi micidiali alla dignità umana che le lobby quali Planned Parenthood, le fondazioni dei Rockefeller, dei Ford, dei Kellog, dei Turner, dei Soros etc che fanno attraverso la diffusione universale del controllo delle nascite, dell'aborto come diritto umano, della distruzione della famiglia e della promozione dell ideologia di genere.
Certo, non siamo degli ingenui, immaginiamo che dietro le scelte di Trump ci sia pure della strumentalizzazione, però, una cosa è certa, è meglio della Clinton e al momento rimane un prezioso alleato tattico nella lotta al potere che vuole distruggere l'uomo. Per quanto detto prima ed ora, noi speriamo che, meglio: preghiamo affinché Trump non venga meno ai suoi impegni e aiuti l'America a diventare una patria che vuole costruire, con le altre patrie disposte ad edificare, una civiltà della vita.
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