Il rinnegamento di Pietro, il rinnegamento di Pietro. Non avete che questo da dire, il rinnegamento di Pietro. [...] Si adduce questo, questo rinnegamento, si dice questo per mascherare, per nascondere, per scusare i nostri propri rinnegamenti. Per far dimenticare, per dimenticare, noi stessi, per far dimenticare a noi stessi i nostri propri rinnegamenti. Per parlare d’altro. Per cambiare argomento. Pietro l’ha rinnegato tre volte. E allora. Noi l’abbiamo rinnegato centinaia e migliaia di volte per il peccato, per gli smarrimenti del peccato, nei rinnegamenti del peccato.
[…]
Era stato un buon operaio.
Un buon carpentiere.
Come era stato un buon figlio.
Un buon figlio per sua madre Maria.
Un bambino molto buono.
Molto docile.
Molto sottomesso.
Molto obbediente a suo padre e a sua madre.
Un bambino.
Come tutti i genitori vorrebbero averne.
Un buon figlio per suo padre Giuseppe.
Per il suo padre putativo Giuseppe.
Il vecchio carpentiere.
Il maestro carpentiere.
Come era stato un buon figlio anche per suo padre.
Per il suo padre che sei nei cieli.
Come era stato un buon compagno per i suoi piccoli compagni.
Un buon compagno di scuola.
Un buon compagno di giochi.
Un buon camerata di gioco.
Un buon camerata d’officina.
Un buon camerata carpentiere.
Tra tutti gli altri camerati.
Carpentieri.
Come era stato un buon povero.
Come era stato un buon cittadino.
Era stato un buon figlio per suo padre e sua madre.
Fino al giorno in cui aveva cominciato la sua missione.
La sua predicazione.
Un buon figlio per sua madre Maria.
Fino al giorno in cui aveva cominciato la sua missione.
Un buon figlio per suo padre Giuseppe.
Fino al giorno in cui aveva cominciato la sua missione.
Insomma tutto era andato bene.
Fino al giorno in cui aveva cominciato la sua missione.
Era generalmente amato.
Tutti gli volevano bene.
Fino al giorno in cui aveva cominciato la sua missione.
I camerati, gli amici, i compagni, le autorità,
I cittadini,
Il padre e la madre
Trovavano che andava tutto bene.
Fino al giorno in cui aveva cominciato la sua missione.
I camerati trovavano che era un buon camerata.
Gli amici un buon amico.
I compagni un buon compagno.
Alla mano.
I cittadini trovavano che era un buon cittadino.
Gli eguali un buon eguale.
Fino al giorno in cui aveva cominciato la sua missione.
I cittadini trovavano che era un buon cittadino.
Fino al giorno in cui aveva cominciato la sua missione.
Fino al giorno in cui s’era rivelato come un altro cittadino.
Come il fondatore, come il cittadino di un’altra città.
Perché era della Città celeste.
E della Città eterna.
Le autorità trovavano che andava tutto bene.
Fino al giorno in cui aveva cominciato la sua missione.
Le autorità trovavano che era un uomo d’ordine.
Un giovane posato.
Un giovane tranquillo.
Un giovane ordinato.
Comodo da governare.
E che dava a Cesare ciò che è di Cesare.
Fino al giorno in cui aveva cominciato il disordine.
Introdotto il disordine.
Il più grande disordine che ci sia stato nel mondo.
Che ci sia mai stato nel mondo.
Il più grande ordine che ci sia stato nel mondo.
Il solo ordine.
Che ci sia mai stato nel mondo.
Fino al giorno in cui si era disturbato.
E disturbandosi aveva disturbato il mondo.
Fino al giorno in cui si rivelò
Il solo Governo del mondo.
Il Padrone del mondo.
Il solo Padrone del mondo.
E in cui apparve a tutti.
In cui gli eguali videro bene.
Che egli non aveva nessun eguale.
Allora il mondo cominciò a trovare che egli era troppo grande.
E a dargli noie.
E fino al giorno in cui incominciò a rendere a Dio quello che è di Dio.
[…]
Dicevano addirittura: la povera donna .
E intanto picchiavano suo figlio.
Perché l’uomo è fatto così.
L’uomo è cosiffatto.
Gli uomini sono come sono e mai li si potrà cambiare.
Lei non sapeva che al contrario lui era venuto a cambiare l’uomo.
Che era venuto a cambiare il mondo.
Seguiva, piangeva.
Gli uomini sono così.
Non li si cambierà.
Non li si rifarà.
Non li si rifarà mai.
E lui era venuto per cambiarli.
Per rifarli.
Lei seguiva, piangeva.
Tutti la rispettavano.
Tutti la compiangevano.
Si diceva la povera donna .
Perché tutte quelle persone non erano forse cattive.
Non erano cattive in fondo.
Compivano le Scritture.
Quello che è strano, è che tutti la rispettavano.
Onoravano, rispettavano, ammiravano il suo dolore.
Non l’allontanavano, non la respingevano che moderatamente.
Con delle attenzioni particolari.
Perché era la madre del condannato.
Pensavano: è la famiglia del condannato.
Lo dicevano anche a voce bassa.
Se lo dicevano, tra di loro,
Con una segreta ammirazione.
E avevano ragione, era tutta la sua famiglia.
La sua famiglia carnale e la sua famiglia eletta.
La sua famiglia sulla terra e la sua famiglia nel cielo.
Lei seguiva, piangeva.
I suoi occhi erano così offuscati che la luce del giorno non le sarebbe più parsa chiara.
Mai più.
Da tre giorni la gente diceva: È invecchiata di dieci anni.
L’avevo vista ancora.
L’avevo vista ancora la settimana scorsa.
In tre giorni è invecchiata di dieci anni.
Mai più.
Seguiva, piangeva, non capiva molto bene.
Ma capiva molto bene che il governo era contro il suo ragazzo.
E questo è un brutto affare.
Che il governo era per metterlo a morte.
Sempre un brutto affare.
E che non poteva finire bene.
Tutti i governi s’erano messi d’accordo contro di lui.
Il governo dei giudei e il governo dei romani.
Il governo dei giudici e il governo dei preti.
Il governo dei soldati e il governo dei preti.
Non ne sarebbe scampato certamente.
Certamente no.
Tutti erano contro di lui.
Tutti erano per la sua morte.
Per metterlo a morte.
Volevano la sua morte.
A volte si aveva un governo dalla propria parte.
E l’altro contro di sé.
Allora si poteva scamparne.
Ma lui tutti i governi.
Tutti i governi per prima cosa.
E il governo e il popolo.
È quanto c’era di più forte.
Era questo soprattutto che aveva contro di sé.
Il governo e il popolo.
Che di solito non sono mai d’accordo.
E allora si approfitta.
Si può approfittarne.
È ben raro che il governo e il popolo siano d’accordo.
E allora chi è contro il governo.
È con il popolo.
Per il popolo.
E chi è contro il popolo.
È con il governo.
Per il governo.
Chi è appoggiato dal governo.
Non è appoggiato dal popolo.
Chi è sostenuto dal popolo
Non è sostenuto dal governo.
Allora appoggiandosi sull’uno o sull’altro.
Sull’uno contro l’altro.
Si poteva talvolta scamparne.
Si potrebbe forse arrangiarsi.
Ma loro non avevano fortuna.
Lei vedeva bene che tutti erano contro di lui.
Il governo e il popolo.
Insieme.
E che l’avrebbero avuto.
[...]
Tutti erano contro di lui.
Tutti volevano la sua morte.
È strano.
Mondi che di solito non erano insieme.
Il governo e il popolo.
In modo che il governo gliene voleva come l’ultimo dei carrettieri.
Tanto quanto l’ultimo dei carrettieri.
E l’ultimo dei carrettieri come il governo.
Tanto quanto il governo.
Era essere sfortunati.
Quando si ha l’uno per sé, l’altro contro di sé a volte se ne scampa.
Ce la si cava.
Si può cavarsela.
Si può scamparla.
Ma lui non se la sarebbe scampata.
Sicuramente non se la sarebbe scampata.
Quando si hanno tutti contro di sé.
Cosa aveva dunque fatto a tutti.
Ve lo dirò:
Aveva salvato il mondo.
[…]
I suoi amici l’amavano forse quanto i suoi nemici l’odiavano.
Suo padre lo sapeva.
I suoi discepoli non lo difendevano quanto i suoi nemici l’inseguivano.
I suoi discepoli, i suoi discepoli l’amavano forse quanto i suoi nemici l’odiavano.
Suo padre lo sapeva.
I suoi apostoli non lo difendevano quanto i suoi nemici l’inseguivano.
I suoi apostoli, i suoi apostoli l’amavano forse quanto i suoi nemici l’odiavano.
Suo padre lo sapeva.
Gli undici l’amavano forse quanto il dodicesimo, quanto il dodicesimo l’odiava.
Gli undici l’amavano forse quanto il dodicesimo, quanto il dodicesimo l’aveva tradito.
Suo padre lo sapeva.
Suo padre lo sapeva.
Che era dunque l’uomo.
Quell’uomo.
Che era venuto a salvare.
Del quale aveva rivestito la natura.
Non lo sapeva.
Come uomo non lo sapeva.
Perché nessun uomo conosce l’uomo.
Perché una vita d’uomo.
Una vita umana, come uomo, non basta a conoscere l’uomo.
Tanto è grande. E tanto è piccolo.
Tanto è alto. E tanto è basso.
Cos’era dunque l’uomo.
Quell’uomo.
Del quale aveva rivestito la natura.
Suo padre lo sapeva.
E quei soldati che l’avevano arrestato.
Che l’avevano portato di pretorio in pretorio.
E di pretorio in piazza pubblica.
E quei carnefici che l’avevano crocifisso.
Gente che faceva il suo mestiere.
Quei soldati che giocavano a dadi.
Che si dividevano le sue vesti.
Che si giocavano le sue vesti a dadi.
Che sorteggiavano la sua tunica.
Erano ancora loro che non gliene volevano.
Che trent’anni di fatica e tre anni di fatica,
Che trent’anni di ritiro e tre anni di pubblico,
Trent’anni nella sua famiglia e tre anni nel popolo,
Trent’anni di officina e tre anni di pubblico,
Tre anni di vita pubblica e trent’anni di privata
Non avevano coronata,
Trent’anni di vita privata e tre anni di pubblica,
[...]
Poiché ci voleva ancora il coronamento di quella morte.
Poiché ci voleva il compimento di quel martirio.
Poiché ci voleva l’attestazione di quella testimonianza.
Poiché ci voleva la consumazione di quel martirio e di quella morte.
Poiché ci voleva, poiché c’era voluta la compiutezza di quei tre giorni d’agonia.
Poiché ci voleva l’esaurimento di quell’agonia suprema e di quella spaventosa angoscia.
E la deposizione dalla croce, e la sepoltura; i tre giorni di sepoltura, i tre giorni di tomba, i tre giorni nel limbo, fino alla resurrezione; e la singolare vita post mortem, i pellegrini di Emmaus, l’ascensione del quarantesimo giorno.
Poiché ci volle.
È che il Figlio di Dio sapeva che la sofferenza
Del figlio dell’uomo è vana a salvare i dannati,
E sconvolgendosi più di loro della disperazione,
Gesù morendo pianse sugli abbandonati.
Della disperazione comune.
[…]
Come tutti i bimbi piccini giocava con le figurine. (Molto bruscamente:)
Clamore che ancora risuona in ogni umanità;
Clamore che fece vacillare la Chiesa militante;
In cui anche la sofferente conobbe il suo proprio spavento;
Per cui la trionfante provò il suo trionfo;
Clamore che risuona nel cuore di ogni umanità;
Clamore che risuona nel cuore di ogni cristianità;
O clamore culminante, eterno e valevole.
Grido come se Dio stesso avesse peccato come noi;
Come se perfino Dio si fosse disperato;
O clamore culminante, eterno e valevole.
Come se anche Dio avesse peccato come noi.
E del più grande peccato.
Che è quello di disperare.
[…]
Più dei due ladroni appesi ai suoi lati;
Che urlavano alla morte come dei cani magri.
I ladroni non urlavano che un urlo umano;
I ladroni non urlavano che un grido di morte umana;
E così non sbavavano che una bava umana:
Il Giusto solo emise il clamore eterno.
Ma perché? Che aveva?
I ladroni non gridavano che un clamore umano;
Perché non conoscevano che una desolazione umana;
Non avevano provato che una desolazione umana.
Lui solo poteva gridare il clamore sovrumano;
Lui solo conobbe allora quella sovrumana desolazione.
Così i ladroni non gettarono che un grido che si spense nella notte.
E lui gettò il grido che risuonerà sempre, eternamente sempre, il grido che non
si spengerà mai, eternamente.
In nessuna notte. In nessuna notte del tempo e dell’eternità.
Perché il ladrone di sinistra e il ladrone di destra
Non sentivano che i chiodi nel cavo della mano.
Che gli faceva lo sforzo della lancia romana;
Che gli faceva lo sforzo dei chiodi e del martello;
La trafittura dei chiodi, la trafittura di lancia;
Che gli facevano i chiodi nel cavo della mano;
La trafittura dei chiodi nel cavo delle sue due mani.
La gola che gli faceva male.
Che gli cuoceva.
Che gli bruciava.
Che gli straziava.
La gola secca e che aveva sete.
La strozza secca.
La strozza che aveva sete.
La mano sinistra che gli bruciava.
E la mano destra.
Il piede sinistro che gli bruciava.
E il piede destro.
Perché la mano sinistra era trafitta.
E la mano destra.
E il piede sinistro era trafitto.
E il piede destro.
Tutti i suoi quattro arti.
I suoi quattro poveri arti.
E il fianco che gli bruciava.
Il fianco trafitto.
Il cuore trafitto.
E il cuore che gli bruciava.
Il cuore consumato d’amore.
Il cuore divorato d’amore.
Il rinnegamento di Pietro e la lancia romana;
Gli sputi, gli affronti, la corona di spine;
La canna flagellante, lo scettro di canna;
I clamori della folla e i carnefici romani.
Lo schiaffo. Perché fu la prima volta che fu schiaffeggiato.
Non aveva gridato sotto la lancia romana;
Non aveva gridato sotto il bacio spergiuro;
Non aveva gridato sotto l’uragano d’ingiuria;
Non aveva gridato sotto i carnefici romani.
[...]
Non aveva gridato sotto la faccia spergiura;
Non aveva gridato sotto le facce d’ingiuria;
Non aveva gridato sotto le facce dei carnefici romani.
Allora perché gridò; davanti a cosa gridò.
Tristis, tristis usque ad mortem;
Triste fino alla morte; ma fino a quale morte;
Fino a morire.
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