La Cuba che lascia Castro: record di aborti, denatalità e divorzi
Santità, ma che c’azzecca l’ecologia con la salvezza dell’anima mia?
“Francesco” come prodotto sintetico di fiction?
Intolleranza
Negri: cattolici proni al pensiero unico dominante
Così la Cassazione sdogana la prostituzione
“Pizzagate”, la Rete Pedofilo-Satanica attorno a Hillary Clinton
Gender a Roma – Il M5S inserisce il genere nel bilancio
Dopo la Lettera Misericordia et misera: uno scenario confuso
Francia, ultima follia: intralcio all'aborto
Trionfi della liberta’. E dell’ammore.
Reato di intralcio all’aborto in Francia. Altro duro colpo alla libertà di opinione
L'intollerabile aggressione ai quattro cardinali
Cinema non si adegua a lobby gay? Boicottate
Riforma Renzi-Boschi, perch No
Hanno paura della verità
La Congregazione per la Dottrina della Fede risponderà ai 'Dubia' solo se il Papa ne darà il permesso
Verità, non compassione. Ѐ questo che i cardinali chiedono al Papa
Di abolizione del voto all’estero, bufale di governo e amenità referendarie assortite. Oggi mi sfogo io
Texas: i feti sono persone, basta discarica per quelli abortiti
sabato 3 dicembre 2016
venerdì 2 dicembre 2016
Cinematografo dell'alpino: Snowden: Anche i nerd hanno una coscienza
Snowden è un film del 2016, per la regia di Oliver Stone. Il film ha il merito di far conoscere al grande pubblico la storia di Edward Snowden, l’analista informatico dei servizi segreti americani che ha rivelato al mondo l’esistenza dei programmi di sorveglianza telematica di massa.
Il film ricostruisce gli avvenimenti della vita di Edward tra il 2004 e il 2013, anno in cui decide di rivelare al mondo il lavoro della NSA (National Security Agency).
L'inizio è ambientato nel 2013, quando avviene il primissimo incontro in un hotel di Hong Kong tra Snowden stesso (interpretato da Joseph Gordon-Levitt), il giornalista Glenn Greenwald e la documentarista Laura Poitras. I tre si chiudono in una camera di albergo e, tramite una serie di flashback, vengono rivissuti tutti i momenti del passato del ragazzo: il fallito arruolamento nei Marines, l’assunzione alla CIA, i primi incarichi, le dimissioni, le successive collaborazioni con la NSA.
Durante questo incontro, Snowden consegna una mole rilevante di dati riservati ai due giornalisti che poi verranno pubblicati in tutto il mondo. Ovviamente, tutto ciò avrà delle conseguenze: Edward verrà incriminato per furto di proprietà del governo, comunicazione non autorizzata di informazioni della difesa nazionale e comunicazione volontaria di informazioni segrete con una persona non autorizzata.
Le accuse lo porteranno a fuggire in Russia, dove ottiene un permesso di soggiorno valido fino al 2017, e dove tuttora risiede.
La visione del regista è abbastanza evidente: Oliver Stone è uno dei progressisti americani pesantemente delusi dagli otto anni di Obama, e nel film si vede e si sente la speranza di cambiamento rispetto a Bush quando viene eletto Obama, tuttavia si vede come sotto Obama la situazione relativa alla NSA peggiori soltanto. Inoltre, nei titoli di coda, vengono fatti vedere alcuni spezzoni dei dibattiti interni ai Democratici prima delle elezioni americane (il film è uscito prima negli Stati Uniti, quando ancora la corsa per la Casa Bianca era nel vivo), nei quali Hillary Clinton (che poi diventerà il candidato dei Democratici) dichiara che Snowden è un traditore, mentre Bernie Sanders (il candidato perdente, quello per cui simpatizzava Stone) dichiara che Snowden è un eroe dei diritti civili dei cittadini americani.
L’interpretazione del giovane informatico da parte di Joseph Gordon-Levitt è spettacolare: egli riesce infatti ad avere lo stesso sguardo triste e malinconico dello Snowden originale, e fa rivivere in maniera realistica le grandi sofferenze fisiche e psichiche che ha sopportato negli anni: gli attacchi di epilessia, il rapporto tormentato con la fidanzata liberal (Edward è infatti un conservatore, crede tantissimo nel suo lavoro ed è onorato di proteggere gli americani e la Patria), il conflitto interiore tra la sua coscienza e il suo dovere.
Proprio quest’ultimo è il punto interessante di tutta la storia: Snowden ha deciso di rivelare certi segreti non perché qualcuno lo avesse pagato, ricattato o chissà cos'altro. Lui decide di farlo perché la sua coscienza non può più tollerare scuse strumentali (la lotta al terrorismo, etc.) per infrangere il diritto alla riservatezza dei singoli. Questo fatto è testimoniato da quello che lui dirà qualche mese dopo:
Inoltre, nel fare quello che ha fatto ha perso tutto: ha abbandonato un lavoro dove veniva pagato più di centomila dollari all'anno e non potrà mai più tornare a casa propria. A tutto ciò, aggiungiamo che si è pure premurato di lasciare evidenti tracce informatiche del suo passaggio cosicché la colpa ricadesse interamente su di lui e non si scatenasse una caccia all'uomo tra i suoi colleghi.
La storia di Snowden è l’ulteriore conferma che ogni essere umano è libero solo nella verità, e che questa è inscritta nel cuore di ogni uomo, sia esso un informatico, un agente segreto o quello che volete voi. Cito ancora una volta Edward:
Il film ricostruisce gli avvenimenti della vita di Edward tra il 2004 e il 2013, anno in cui decide di rivelare al mondo il lavoro della NSA (National Security Agency).
L'inizio è ambientato nel 2013, quando avviene il primissimo incontro in un hotel di Hong Kong tra Snowden stesso (interpretato da Joseph Gordon-Levitt), il giornalista Glenn Greenwald e la documentarista Laura Poitras. I tre si chiudono in una camera di albergo e, tramite una serie di flashback, vengono rivissuti tutti i momenti del passato del ragazzo: il fallito arruolamento nei Marines, l’assunzione alla CIA, i primi incarichi, le dimissioni, le successive collaborazioni con la NSA.
Durante questo incontro, Snowden consegna una mole rilevante di dati riservati ai due giornalisti che poi verranno pubblicati in tutto il mondo. Ovviamente, tutto ciò avrà delle conseguenze: Edward verrà incriminato per furto di proprietà del governo, comunicazione non autorizzata di informazioni della difesa nazionale e comunicazione volontaria di informazioni segrete con una persona non autorizzata.
Le accuse lo porteranno a fuggire in Russia, dove ottiene un permesso di soggiorno valido fino al 2017, e dove tuttora risiede.
La visione del regista è abbastanza evidente: Oliver Stone è uno dei progressisti americani pesantemente delusi dagli otto anni di Obama, e nel film si vede e si sente la speranza di cambiamento rispetto a Bush quando viene eletto Obama, tuttavia si vede come sotto Obama la situazione relativa alla NSA peggiori soltanto. Inoltre, nei titoli di coda, vengono fatti vedere alcuni spezzoni dei dibattiti interni ai Democratici prima delle elezioni americane (il film è uscito prima negli Stati Uniti, quando ancora la corsa per la Casa Bianca era nel vivo), nei quali Hillary Clinton (che poi diventerà il candidato dei Democratici) dichiara che Snowden è un traditore, mentre Bernie Sanders (il candidato perdente, quello per cui simpatizzava Stone) dichiara che Snowden è un eroe dei diritti civili dei cittadini americani.
L’interpretazione del giovane informatico da parte di Joseph Gordon-Levitt è spettacolare: egli riesce infatti ad avere lo stesso sguardo triste e malinconico dello Snowden originale, e fa rivivere in maniera realistica le grandi sofferenze fisiche e psichiche che ha sopportato negli anni: gli attacchi di epilessia, il rapporto tormentato con la fidanzata liberal (Edward è infatti un conservatore, crede tantissimo nel suo lavoro ed è onorato di proteggere gli americani e la Patria), il conflitto interiore tra la sua coscienza e il suo dovere.
Proprio quest’ultimo è il punto interessante di tutta la storia: Snowden ha deciso di rivelare certi segreti non perché qualcuno lo avesse pagato, ricattato o chissà cos'altro. Lui decide di farlo perché la sua coscienza non può più tollerare scuse strumentali (la lotta al terrorismo, etc.) per infrangere il diritto alla riservatezza dei singoli. Questo fatto è testimoniato da quello che lui dirà qualche mese dopo:
Alcuni potrebbero dire "Non mi interessa se violano la mia privacy perché io non ho nulla da nascondere." Occorre fargli capire che stanno fraintendendo il concetto fondamentale dei diritti umani. Non occorre giustificare il motivo per cui si ha "bisogno" di un diritto: il carico della giustificazione ricade su chi cerca di infrangere quel determinato diritto. Ma anche se fosse, non puoi cedere i diritti altrui perché a te non sono utili. Ad esempio, la maggioranza non può votare contro i basilari diritti di una minoranza.
"Affermare che non si è interessati al diritto alla privacy perché non si ha nulla da nascondere è come dire che non si è interessati alla libertà di parola perché non si ha nulla da dire.”
Inoltre, nel fare quello che ha fatto ha perso tutto: ha abbandonato un lavoro dove veniva pagato più di centomila dollari all'anno e non potrà mai più tornare a casa propria. A tutto ciò, aggiungiamo che si è pure premurato di lasciare evidenti tracce informatiche del suo passaggio cosicché la colpa ricadesse interamente su di lui e non si scatenasse una caccia all'uomo tra i suoi colleghi.
La storia di Snowden è l’ulteriore conferma che ogni essere umano è libero solo nella verità, e che questa è inscritta nel cuore di ogni uomo, sia esso un informatico, un agente segreto o quello che volete voi. Cito ancora una volta Edward:
“Nel corso della storia degli Stati Uniti ci sono stati momenti in cui ciò che era giusto non coincideva con ciò che era legale. A volte per fare la cosa giusta occorre infrangere la legge. E la chiave è in termini di disobbedienza civile.”
giovedì 1 dicembre 2016
Ricognizione: Incontro sul referendum in Villa S. Giuseppe di Torino
Pubblichiamo il video dell'incontro che si è svolto ieri al Pensionato Universitario Villa S. Giuseppe di Torino che ha visto Fabio, Federico e Felice tentare di rispondere nel merito alle domande poste da alcuni universitari presenti.
Fabio e Federico sono due penne de La Baionetta mentre Felice è un ospite della Villa, lo ringraziamo per aver accettato di partecipare pur essendo rimasto da solo a difendere il sì. Ringraziamo fratel Antonio per l'invito e la platea per l'interesse e l'accoglienza riservatici.
Per noi è stata la prima esperienza come relatori in un incontro pubblico, speriamo di aver reso un servizio utile e di aver detto cose vere.
Fabio e Federico sono due penne de La Baionetta mentre Felice è un ospite della Villa, lo ringraziamo per aver accettato di partecipare pur essendo rimasto da solo a difendere il sì. Ringraziamo fratel Antonio per l'invito e la platea per l'interesse e l'accoglienza riservatici.
Per noi è stata la prima esperienza come relatori in un incontro pubblico, speriamo di aver reso un servizio utile e di aver detto cose vere.
Obice: Un finesettimana in trincea (perché noi non ci facciamo mancare niente!)
Il palco di sabato mattina |
Il fine settimana appena trascorso è stato particolarmente intenso qui a Verona: infatti, sabato mattina c’è stata la manifestazione di chiusura della campagna referendaria del Comitato Famiglie per il NO e domenica pomeriggio c’è stata la veglia delle Sentinelle In Piedi.
Ma andiamo con ordine.
Sabato mattina alle ore 11 in Piazza Cittadella si è tenuta la manifestazione di Massimo Gandolfini e soci. La piazza concessa dal Comune non era il massimo, era in centro ma comunque molto piccola (inizialmente l’idea era di ottenere Piazza Bra, ma siccome il sindaco Tosi è un sostenitore del SI, ovviamente non l’ha voluta concedere). Nonostante ciò, la piazza era comunque gremita e si sentiva nell'aria il destino comune che intreccia tutte le persone semplici che erano lì: famiglie, bambini, nonni, studenti, giovani disoccupati, in poche parole un popolo vero.
A turno si sono alternati sul palco tutti i personaggi più o meno legati alle avventure dei due Family Day: Massimo Gandolfini, Simone Pillon, Maria Rachele Ruiu (sempre più bella, d’altronde le migliori sono cattoliche e dalla nostra parte), Jacopo Coghe, Peppino Zola, Renzo Puccetti, Toni Brandi, etc.
Erano inoltre presenti tutta una serie di politici legati alle battaglie sulle recenti derive antropologiche: Gasparri, Roccella, Centinaio, Malan, Pagano, Giovanardi.
I contenuti degli interventi erano argomenti risaputi da parte del pubblico, ma alcuni di essi sono memorabili: ad esempio Renzo Puccetti che urla dal palco “Nell’urna Dio vi vede, Soros no!!”, oppure l’on. Pagano che ricordava come la storia, da circa 200 anni, sia una grande battaglia tra l’internazionale massonica e il popolo di Dio.
La manifestazione è durata circa 2 ore, dopodiché il palco ha salutato l’assemblea.
Domenica pomeriggio, invece, si è tenuta la veglia delle Sentinelle In Piedi in Piazza Bra a Verona. La veglia si è tenuta tranquillamente senza alcun tipo di intoppo, ma d’altronde siamo a Verona, mica a Torino o a Bologna.
Alcune brevi considerazioni
Personalmente, trovo che il popolo che si raduna per una manifestazione come quella di sabato mattina sia uno spettacolo più unico che raro, e di una bellezza incredibile. Questo perché viviamo in un’epoca dove è stata distrutta o derubricata a fascismo qualsivoglia identità di tipo politico-culturale, e una piazza in quel modo è rivoluzionaria nel suo essere conservatrice (nel senso di difendi, conserva, prega). Inoltre è bellissimo vedere come ancora qualche politico si fermi a parlare con tutte le persone che lo fermano, anche con quelle meno influenti (in tal senso mi hanno colpito particolarmente Roccella e Gasparri, con cui ho anche parlato).
Il problema a mio avviso è un altro: può una piazza di “raccattati” come quella di sabato riuscire a combinare qualcosa politicamente a livello nazionale? Ricordiamoci che le gerarchie hanno quasi del tutto abbandonato la contesa politica per flirtare con il Potere, e che siamo soli e divisi. Non esiste nessun partito neanche avvicinabile ad una qualche idea di tipo “cattolico” e per molti sedicenti cattolici oggi è legittimo e giusto votare PD. Un fronte come quello visto in azione sabato può, con molto lavoro, cercare di vincere un referendum, ma sarà in grosse difficoltà in una elezione politica nazionale. Purtroppo non vedo soluzioni miracolose all'orizzonte.
Per quel che riguarda le Sentinelle, qualcuno potrebbe avere da obiettare rispetto al loro scopo dopo l’approvazione della legge sulle unioni civili, dicendo che la battaglia è persa. Questo potrebbe essere vero se l’orrore si limitasse alle sole unioni civili, il problema è che le disgrazie non vengono mai da sole e che al momento, nei cassetti del Parlamento, dormono disegni di legge agghiaccianti come quello sul testamento biologico, sul reato di omofobia, sul cyberbullismo (follia pura, imbavagliateci tutti e fate prima) e sicuramente è allo studio qualche cosa di ben peggiore degli orrori appena elencati. Quindi le Sentinelle devono rimanere in Piedi, poche storie.
Ah, e infine: DOMENICA TUTTI A VOTARE NO, GRAZIE.
mercoledì 30 novembre 2016
Cinematografo dell'alpino: Animali fantastici e dove trovarli
New York, piuttosto che Londra. Non vediamo all’opera Harry: il protagonista questa volta è Newt Scamander, anch’egli giovane inglese stimato dal celeberrimo preside di Hogwarts, Albus Silente (sappiamo tutti che gli anni del potente mago ormai non si contano più!).
La storia raccontata in questo avvincente film, in effetti, si svolge nella grande mela degli anni Venti, molti anni prima rispetto alle avventure del mago più famoso della letteratura; ed è sempre la straordinaria J.K. Rowling a raccontarcela, con la complicità del regista David Yates, datato frequentatore del magico mondo della scrittrice.
Newt (interpretato da Eddie Redmayne) è in effetti un mago molto particolare: si tratta di un magizoologo, un zoologo di animali magici, che arriva a New York - convinto di fermarsi per una breve sosta - nel 1926, dopo aver girovagato per tutto il mondo riempiendo la sua valigia di creature fantastiche. Sin dalle prime scene del film emerge l’amore e la dedizione del giovane nei confronti di queste creature, nella maggior parte dei casi disprezzate, che sceglie di salvare da un destino disastroso, principalmente di estinzione.
Le avventure (e disavventure) di Newt, che lo costringeranno a fermarsi a lungo in città, iniziano con un classico topos romanzesco: lo scambio di borsa con uno sconosciuto. Questo sconosciuto, però, è un simpatico No-mag (traduzione americana del termine babbano, indicante colui che non fa parte del mondo magico, sprovvisto di poteri, insomma un semplice essere umano!) di nome Jacob Kowalski, aspirante pasticcere dall’animo semplice e coraggioso.
Sarà proprio Jacob a conoscere pian piano il magico mondo di Newt e degli altri maghi di New York, così da amarlo e volerne fare parte: un universo parallelo così speciale, Jacob non sarebbe mai riuscito neppure a sognarlo. Questi, infatti, portando con sé la valigia di Scamander, libera inavvertitamente alcuni suoi animali, facendo sì che lo Statuto di Segretezza del mondo magico venga inevitabilmente violato. Lo vedremo correre di notte al Central Park e scorrazzare per le vie dello shopping di Manhattan: la conoscenza degli animali magici di Newt si unirà alla divertente compagnia di Jacob, che lo guiderà in giro per la sua città. Denunciato alle autorità magiche da Tina, ex Auror, Scamander inizierà con lei, la sorella Queenie e Jacob una profonda ricerca della verità.
Non sono, infatti, solo le creature magiche fuoriuscite dalla valigetta a creare subbuglio in città: il mago oscuro Grindewalt è introvabile e vi è una forza oscura che semina caos e distruzione, riuscendo persino ad uccidere alcuni uomini. Parallelamente Newt viene a conoscenza del movimento estremista dei Secondi Salemiani, deciso a perseguitare e ad uccidere tutti i maghi e le streghe, che ha come base operativa un orfanotrofio, in cui i bambini vengono cresciuti nell’odio per la magia.
Sono numerosi gli spunti profondi e significativi di questa storia, le riflessioni che essa può suscitare in merito alla guerra del bene contro il male, non solo tra le classiche fazioni di buoni e cattivi, ma soprattutto in merito al combattimento che portiamo dentro di noi e che ci costringe a conoscerci in profondità.
Il bene è sempre una scelta, è un fidarsi, è un continuo correggersi, è una volontà coraggiosa. La Rowling ci ha sempre parlato di questa necessità, dell’importanza delle nostre compagnie, della forza trascinante della positività e della bellezza, della naturalezza insita nella sana diversità.
Attenzione, però, a non strumentalizzarla questa diversità…
L’universo denso di valori creato tanti anni fa a King’s Cross deve sopravvivere nelle pagine dei nuovi libri “magici”, che possono continuare a farci evadere e sognare e che, una volta calato il sipario, ci possono far rendere conto ancor meglio della realtà e di chi desideriamo essere.
La storia raccontata in questo avvincente film, in effetti, si svolge nella grande mela degli anni Venti, molti anni prima rispetto alle avventure del mago più famoso della letteratura; ed è sempre la straordinaria J.K. Rowling a raccontarcela, con la complicità del regista David Yates, datato frequentatore del magico mondo della scrittrice.
Newt (interpretato da Eddie Redmayne) è in effetti un mago molto particolare: si tratta di un magizoologo, un zoologo di animali magici, che arriva a New York - convinto di fermarsi per una breve sosta - nel 1926, dopo aver girovagato per tutto il mondo riempiendo la sua valigia di creature fantastiche. Sin dalle prime scene del film emerge l’amore e la dedizione del giovane nei confronti di queste creature, nella maggior parte dei casi disprezzate, che sceglie di salvare da un destino disastroso, principalmente di estinzione.
Le avventure (e disavventure) di Newt, che lo costringeranno a fermarsi a lungo in città, iniziano con un classico topos romanzesco: lo scambio di borsa con uno sconosciuto. Questo sconosciuto, però, è un simpatico No-mag (traduzione americana del termine babbano, indicante colui che non fa parte del mondo magico, sprovvisto di poteri, insomma un semplice essere umano!) di nome Jacob Kowalski, aspirante pasticcere dall’animo semplice e coraggioso.
Sarà proprio Jacob a conoscere pian piano il magico mondo di Newt e degli altri maghi di New York, così da amarlo e volerne fare parte: un universo parallelo così speciale, Jacob non sarebbe mai riuscito neppure a sognarlo. Questi, infatti, portando con sé la valigia di Scamander, libera inavvertitamente alcuni suoi animali, facendo sì che lo Statuto di Segretezza del mondo magico venga inevitabilmente violato. Lo vedremo correre di notte al Central Park e scorrazzare per le vie dello shopping di Manhattan: la conoscenza degli animali magici di Newt si unirà alla divertente compagnia di Jacob, che lo guiderà in giro per la sua città. Denunciato alle autorità magiche da Tina, ex Auror, Scamander inizierà con lei, la sorella Queenie e Jacob una profonda ricerca della verità.
Non sono, infatti, solo le creature magiche fuoriuscite dalla valigetta a creare subbuglio in città: il mago oscuro Grindewalt è introvabile e vi è una forza oscura che semina caos e distruzione, riuscendo persino ad uccidere alcuni uomini. Parallelamente Newt viene a conoscenza del movimento estremista dei Secondi Salemiani, deciso a perseguitare e ad uccidere tutti i maghi e le streghe, che ha come base operativa un orfanotrofio, in cui i bambini vengono cresciuti nell’odio per la magia.
Sono numerosi gli spunti profondi e significativi di questa storia, le riflessioni che essa può suscitare in merito alla guerra del bene contro il male, non solo tra le classiche fazioni di buoni e cattivi, ma soprattutto in merito al combattimento che portiamo dentro di noi e che ci costringe a conoscerci in profondità.
Il bene è sempre una scelta, è un fidarsi, è un continuo correggersi, è una volontà coraggiosa. La Rowling ci ha sempre parlato di questa necessità, dell’importanza delle nostre compagnie, della forza trascinante della positività e della bellezza, della naturalezza insita nella sana diversità.
Attenzione, però, a non strumentalizzarla questa diversità…
L’universo denso di valori creato tanti anni fa a King’s Cross deve sopravvivere nelle pagine dei nuovi libri “magici”, che possono continuare a farci evadere e sognare e che, una volta calato il sipario, ci possono far rendere conto ancor meglio della realtà e di chi desideriamo essere.
Anna Amato
lunedì 28 novembre 2016
Giornale murale: Ti piace vivere facile? Rinuncia alla battaglia
Il senso di liberazione che ha accompagnato molti commentatori nell'apprendere che ora la cattedra di Pietro ha indicato una strada facilitata, se non una scorciatoia, nell'assolvere il peccato di aborto e nel togliere la relativa scomunica è indice di un atteggiamento mentale abbastanza diffuso in una certa cultura contemporanea. L’atteggiamento mentale proprio dell’arrendevole, di chi appunto se può prende la via più comoda, più confortevole, più esistenzialmente ergonomica.
L’uomo postmoderno infatti da tempo ha rinunciato alla battaglia. Aspetta un bambino malato? Ricorre all'aborto. Non vuole concepire un bambino malato? Opta per la diagnosi genetica pre-impianto. Non riesce ad avere un bambino? Prende la via facile della provetta. Teme di sopportare le conseguenze negative di una sessualità nomade? Fa uso della contraccezione. Prova disagio nella sua condizione sessuale? Cambia sesso come quando si cambia scuola perché non ci si trova bene. Ha paura di soffrire nell'ultimo tratto di vita? Sceglie l’eutanasia. Teme di sposarsi la donna o l’uomo sbagliato? Va a convivere. Litiga in famiglia o non si sente realizzato (pur avendo prima convissuto)? Divorzia.
Invece quello che veniva definito un tempo “uomo di buona volontà” – cioè il portatore sano di buon senso, il credente ombra, colui che in pectore Dei è chiamato alla santità ma si attarda su questa strada pur avendo tutte le carte in regola per diventare santo (quindi tutti gli uomini) – quest’uomo di buona volontà pensa e agisce in modo diverso.
Aspetta un bambino malato? Lo amerà ancor di più dato che ne ha più bisogno. Non vuole concepire un bambino malato? Sceglierà, già senza saperlo, sin da ragazzo stili di vita sani che incideranno anche sulla salute del suo futuro figlio e che lo porteranno a diventare padre e madre in giovane età, abbattendo non di poco anche il rischio di malformazioni fetali. Non riesce ad avere un bambino? Accetterà il verdetto di questa vita con la mitezza di colui che sa che la vita è dono e non pretesa, temendo solo che gli venga tolto ciò che possiede, non ciò che semplicemente desidera. Teme di sopportare le conseguenze di una sessualità nomade? Non si pone nemmeno la domanda, perché nella donna e nell’uomo che ha sposato trova tutte e più le donne e gli uomini che poteva avere. Ergo non si è perso nulla. Prova disagio nella sua condizione sessuale? Chiede aiuto e non fantasiosi diritti. Ha paura di soffrire nell’ultimo tratto di vita? Sa che è umano e ben poco umano invece uccidersi. Teme di sposarsi la donna o l’uomo sbagliato? La sua polizza sulla felicità non è la convivenza, ma la decisione di donarsi a lei/lui totalmente e comunque vada. Litiga in famiglia o non si sente realizzato? Stringe i denti perché conscio che tutte le mete più alte sono le più impegnative.
E il credente come risponderebbe a queste domande? Il credente troverebbe al fondo delle risposte date dall'uomo di buona volontà il volto di Cristo. E così, se aspettasse un bambino malato? Lo accoglierebbe con quello stesso amore con cui Cristo accoglie noi, che siamo ben più che malati nel corpo: malformati nell'anima. Non vuole concepire un bambino malato? Prega e si affida a Maria. Non riesce ad avere un bambino? Si ricorda di Elisabetta e che Dio può far nascere figli di Abramo dalle pietre e se il bimbo non arrivasse si abbandonerebbe comunque alla volontà di Dio. Meglio la contraccezione se si è in troppi in famiglia? Meglio la Provvidenza. Prova disagio nella sua condizione sessuale? Si affida al giudizio della Chiesa e ha le certezza che potrà ritrovare la serenità con i giusti aiuti per lo spirito e la mente. Ha paura di soffrire nell'ultimo tratto di vita? Anche Cristo chiese che il calice della sofferenza non passasse da Lui - e noi valiamo meno di Lui - ma non si sottrasse alla croce. Teme di sposarsi la donna o l’uomo sbagliato? Si affida a Dio perché lo illumini nella sua vocazione matrimoniale. Litiga in famiglia o non si sente realizzato? Chiede perdono e sa che la persona che ha sposato è via per il Paradiso, la migliore realizzazione personale che uno possa mai desiderare.
Torniamo ora al nostro amico postmoderno. Nell'aspetto mostra baldanza: quante lotte sulle barricate per i diritti civili, quanti dibattiti al calor bianco in tv e sui giornali. Pare battagliero, sicuro di sé, indipendente (conta più divorzi che auto acquistate). Ma se lo passiamo ai raggi X si scopre che il suo scheletro è affetto da osteoporosi (spesso anche da astioporosi, cioè poroso al rancore). E’ un soggetto in fin dei conti imbelle, pavido, esangue, che di fronte alle sconfitte della vita e ai limiti che esse impone cerca sempre di aggirare l’ostacolo, come quegli studenti impreparati che accampano scuse oppure saltano la scuola nei giorni di interrogazione. Fa sempre un passo indietro, non affronta di petto la realtà (infatti se ne fabbrica una personale, a misura dei suoi gusti e più morbida) è un rinunciatario di professione (rinuncia al figlio malato, al coniuge infedele, all'assunzione di responsabilità per una gravidanza non prevista, al ruolo maschile o femminile se gli/le sta stretto, alla vita stessa se dolorosa). E’ un vile, un codardo che non tira fuori la grinta necessaria per tentare di vincere, ma si arrende di fronte al figlio, alla moglie, al corpo e all'identità sessuale imperfetti. Se le cose vanno male, le asseconda e attribuisce loro il nome di “diritti”. Ha scelto la porta larga, la via breve, la comodità del compromesso, la discesa delle passioni e quindi esulta di fronte all'assoluzione express convinto che anche al di là delle mura leonine ci si un benedetto Ministero per la semplificazione. Il detto “meglio un giorno da leone che cento da pecora” nelle sue mani si è capovolto e deflazionato: “meglio due giorni da pecora che un giorno solo da leone”. E’ un debole che come tutti i deboli è violento, ma mai forte. Si impone perché le sue idee per loro intrinseca fiacchezza non riescono ad imporsi. Prodigandosi in un inutile sforzo compensativo, alza la voce, perché ormai incapace di alzare lo sguardo verso Dio.
D'altronde ha preferito buttare nel sacchetto della spazzatura dell’indifferenziato Dio, Colui che ci ha ricordato che senza di Lui non possiamo fare nulla. Ed è solo il nulla che è in grado di produrre questo nostro amico postmoderno, un nulla dove si dissolvono vite, famiglie e identità personali.
L’uomo postmoderno infatti da tempo ha rinunciato alla battaglia. Aspetta un bambino malato? Ricorre all'aborto. Non vuole concepire un bambino malato? Opta per la diagnosi genetica pre-impianto. Non riesce ad avere un bambino? Prende la via facile della provetta. Teme di sopportare le conseguenze negative di una sessualità nomade? Fa uso della contraccezione. Prova disagio nella sua condizione sessuale? Cambia sesso come quando si cambia scuola perché non ci si trova bene. Ha paura di soffrire nell'ultimo tratto di vita? Sceglie l’eutanasia. Teme di sposarsi la donna o l’uomo sbagliato? Va a convivere. Litiga in famiglia o non si sente realizzato (pur avendo prima convissuto)? Divorzia.
Invece quello che veniva definito un tempo “uomo di buona volontà” – cioè il portatore sano di buon senso, il credente ombra, colui che in pectore Dei è chiamato alla santità ma si attarda su questa strada pur avendo tutte le carte in regola per diventare santo (quindi tutti gli uomini) – quest’uomo di buona volontà pensa e agisce in modo diverso.
Aspetta un bambino malato? Lo amerà ancor di più dato che ne ha più bisogno. Non vuole concepire un bambino malato? Sceglierà, già senza saperlo, sin da ragazzo stili di vita sani che incideranno anche sulla salute del suo futuro figlio e che lo porteranno a diventare padre e madre in giovane età, abbattendo non di poco anche il rischio di malformazioni fetali. Non riesce ad avere un bambino? Accetterà il verdetto di questa vita con la mitezza di colui che sa che la vita è dono e non pretesa, temendo solo che gli venga tolto ciò che possiede, non ciò che semplicemente desidera. Teme di sopportare le conseguenze di una sessualità nomade? Non si pone nemmeno la domanda, perché nella donna e nell’uomo che ha sposato trova tutte e più le donne e gli uomini che poteva avere. Ergo non si è perso nulla. Prova disagio nella sua condizione sessuale? Chiede aiuto e non fantasiosi diritti. Ha paura di soffrire nell’ultimo tratto di vita? Sa che è umano e ben poco umano invece uccidersi. Teme di sposarsi la donna o l’uomo sbagliato? La sua polizza sulla felicità non è la convivenza, ma la decisione di donarsi a lei/lui totalmente e comunque vada. Litiga in famiglia o non si sente realizzato? Stringe i denti perché conscio che tutte le mete più alte sono le più impegnative.
E il credente come risponderebbe a queste domande? Il credente troverebbe al fondo delle risposte date dall'uomo di buona volontà il volto di Cristo. E così, se aspettasse un bambino malato? Lo accoglierebbe con quello stesso amore con cui Cristo accoglie noi, che siamo ben più che malati nel corpo: malformati nell'anima. Non vuole concepire un bambino malato? Prega e si affida a Maria. Non riesce ad avere un bambino? Si ricorda di Elisabetta e che Dio può far nascere figli di Abramo dalle pietre e se il bimbo non arrivasse si abbandonerebbe comunque alla volontà di Dio. Meglio la contraccezione se si è in troppi in famiglia? Meglio la Provvidenza. Prova disagio nella sua condizione sessuale? Si affida al giudizio della Chiesa e ha le certezza che potrà ritrovare la serenità con i giusti aiuti per lo spirito e la mente. Ha paura di soffrire nell'ultimo tratto di vita? Anche Cristo chiese che il calice della sofferenza non passasse da Lui - e noi valiamo meno di Lui - ma non si sottrasse alla croce. Teme di sposarsi la donna o l’uomo sbagliato? Si affida a Dio perché lo illumini nella sua vocazione matrimoniale. Litiga in famiglia o non si sente realizzato? Chiede perdono e sa che la persona che ha sposato è via per il Paradiso, la migliore realizzazione personale che uno possa mai desiderare.
Torniamo ora al nostro amico postmoderno. Nell'aspetto mostra baldanza: quante lotte sulle barricate per i diritti civili, quanti dibattiti al calor bianco in tv e sui giornali. Pare battagliero, sicuro di sé, indipendente (conta più divorzi che auto acquistate). Ma se lo passiamo ai raggi X si scopre che il suo scheletro è affetto da osteoporosi (spesso anche da astioporosi, cioè poroso al rancore). E’ un soggetto in fin dei conti imbelle, pavido, esangue, che di fronte alle sconfitte della vita e ai limiti che esse impone cerca sempre di aggirare l’ostacolo, come quegli studenti impreparati che accampano scuse oppure saltano la scuola nei giorni di interrogazione. Fa sempre un passo indietro, non affronta di petto la realtà (infatti se ne fabbrica una personale, a misura dei suoi gusti e più morbida) è un rinunciatario di professione (rinuncia al figlio malato, al coniuge infedele, all'assunzione di responsabilità per una gravidanza non prevista, al ruolo maschile o femminile se gli/le sta stretto, alla vita stessa se dolorosa). E’ un vile, un codardo che non tira fuori la grinta necessaria per tentare di vincere, ma si arrende di fronte al figlio, alla moglie, al corpo e all'identità sessuale imperfetti. Se le cose vanno male, le asseconda e attribuisce loro il nome di “diritti”. Ha scelto la porta larga, la via breve, la comodità del compromesso, la discesa delle passioni e quindi esulta di fronte all'assoluzione express convinto che anche al di là delle mura leonine ci si un benedetto Ministero per la semplificazione. Il detto “meglio un giorno da leone che cento da pecora” nelle sue mani si è capovolto e deflazionato: “meglio due giorni da pecora che un giorno solo da leone”. E’ un debole che come tutti i deboli è violento, ma mai forte. Si impone perché le sue idee per loro intrinseca fiacchezza non riescono ad imporsi. Prodigandosi in un inutile sforzo compensativo, alza la voce, perché ormai incapace di alzare lo sguardo verso Dio.
D'altronde ha preferito buttare nel sacchetto della spazzatura dell’indifferenziato Dio, Colui che ci ha ricordato che senza di Lui non possiamo fare nulla. Ed è solo il nulla che è in grado di produrre questo nostro amico postmoderno, un nulla dove si dissolvono vite, famiglie e identità personali.
Obice: Sentinella, a che punto è la notte? - Il libro di Campari & de Maistre
Il libro degli amici di Campari & de Maistre uscirà l'8 dicembre, giorno dell'Immacolata. Il ricavato del libro sarà devoluto ai monaci di Norcia.
Sono la dimostrazione vivente che si può essere pubblicamente e senza nascondimenti giovani cattolici e bravi comunicatori, giornalisti allo stesso tempo; che si possono trattare 1000 argomenti, come politica letteratura costume filosofia economia etc, non in forza di stratagemmi del marketing, o di chissà quale organizzazione con effetti speciali, magnifici contenitori ma nessun contenuto, bensì dei frutti di una gloriosa tradizione, quella bimillenaria della Chiesa cattolica. Assaporati e offerti con intelligente ironia, umile fermezza; la supponenza non è affar loro; tipico di chi si mette al servizio del prossimo, giacché ha ricevuto un dono talmente grande da non poter essere tenuto solo per sé: l'Incarnazione di Dio in Gesù Cristo. Così è facile divenire portatori/testimoni di un messaggio/fatto più che ragionevole, generante un'attrattiva sull'anima, perché capace di rispondere alle esigenze degli uomini e delle donne di ogni età e di ogni tempo. E i ragazzi dell'autorevole Joseph de Maistre vi riescono; il sito/blog da loro creato lo dimostra: più che un sito, una "Chiesa-osteria", con una vetrina del buon senso comune (alla Chesterton), ove non si danno appuntamento le peggiori eresie ma i membri di una compagnia di amici liberi e forti.
Da anni offrono con coraggio un prezioso contributo alla Verità e quindi al bene comune: lottare contro il potere della menzogna lo è. Non a caso George Orwell diceva "Nel tempo dell'inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario". Ed ora, sono al I libro, frutto buono del loro lavorio quotidiano, quasi benedettino. La scelta di devolvere ai monaci di San Benedetto il ricavato del libro è l'ulteriore conferma che il tentativo campariedemaistriano si colloca in una tradizione viva che edifica civiltà, ove il vero il buono e il bello trovano dimora. Per essere ancora più chiari, sono pellegrini sulla strada tracciata dal patrono d'Europa.
E Noi de La Baionetta speriamo che il libro sia il primo di una lunga serie di opere di successo. Lo meritano. Inoltre, siamo fieri di camminare collaborare combattere con loro. Ad maiora, amici fraterni di Campari!
Sono la dimostrazione vivente che si può essere pubblicamente e senza nascondimenti giovani cattolici e bravi comunicatori, giornalisti allo stesso tempo; che si possono trattare 1000 argomenti, come politica letteratura costume filosofia economia etc, non in forza di stratagemmi del marketing, o di chissà quale organizzazione con effetti speciali, magnifici contenitori ma nessun contenuto, bensì dei frutti di una gloriosa tradizione, quella bimillenaria della Chiesa cattolica. Assaporati e offerti con intelligente ironia, umile fermezza; la supponenza non è affar loro; tipico di chi si mette al servizio del prossimo, giacché ha ricevuto un dono talmente grande da non poter essere tenuto solo per sé: l'Incarnazione di Dio in Gesù Cristo. Così è facile divenire portatori/testimoni di un messaggio/fatto più che ragionevole, generante un'attrattiva sull'anima, perché capace di rispondere alle esigenze degli uomini e delle donne di ogni età e di ogni tempo. E i ragazzi dell'autorevole Joseph de Maistre vi riescono; il sito/blog da loro creato lo dimostra: più che un sito, una "Chiesa-osteria", con una vetrina del buon senso comune (alla Chesterton), ove non si danno appuntamento le peggiori eresie ma i membri di una compagnia di amici liberi e forti.
Da anni offrono con coraggio un prezioso contributo alla Verità e quindi al bene comune: lottare contro il potere della menzogna lo è. Non a caso George Orwell diceva "Nel tempo dell'inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario". Ed ora, sono al I libro, frutto buono del loro lavorio quotidiano, quasi benedettino. La scelta di devolvere ai monaci di San Benedetto il ricavato del libro è l'ulteriore conferma che il tentativo campariedemaistriano si colloca in una tradizione viva che edifica civiltà, ove il vero il buono e il bello trovano dimora. Per essere ancora più chiari, sono pellegrini sulla strada tracciata dal patrono d'Europa.
E Noi de La Baionetta speriamo che il libro sia il primo di una lunga serie di opere di successo. Lo meritano. Inoltre, siamo fieri di camminare collaborare combattere con loro. Ad maiora, amici fraterni di Campari!
Iscriviti a:
Post (Atom)