venerdì 16 giugno 2023

Cosa dobbiamo imparare dai Gay Pride


Esibizionisti, arroganti, bugiardi, vittimisti, prepotenti, fautori e complici di un’evoluzione in senso totalitario del sistema politico occidentale e della mutazione antropologica che porta dritti al transumano. Aggettivi e sostantivi per esecrare la forma e i contenuti dell’azione degli attivisti che ogni anno danno vita ai Gay Pride e delle forze politiche che li fiancheggiano si affollano alla mente e alla tastiera a ogni giugno che ci passa davanti. La pretesa che tutte le istituzioni di governo del territorio concedano il patrocinio a una manifestazione che ha un preciso programma politico, che non è condiviso dalla maggioranza degli italiani, è solo l’ultimo esempio della natura autoritaria e liberticida dello spirito che anima la pseudorivoluzione Lgbtqia+ e della sinistra (sinistra?) italiana che dice di appoggiarla. Ma esecrare non basta e rischia di apparire una forma di pigrizia intellettuale e politica se non ci si pone qualche domanda sui successi del movimento che sta dietro ai Gay Pride, sulla sua efficacia a livello di formazione delle mentalità (egemonia culturale) e di condizionamento del discorso politico generale. Cosa c’è da imparare dai Gay Pride e dai movimenti da cui essi nascono, preso atto del pericolo mortale per la natura umana, per la vita politica, per la civiltà che la realizzazione dei loro programmi comporta? Quale lezione in positivo richiamano a quanti vedono in essi lo stesso genere di minaccia totalitaria e antiumana che in passato fu incarnata dai movimenti comunista e fascista?






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