Come Soros controlla la censura sulle ‘Fake News’
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Collegare la morte di Dj Fabo alla proposta di legge sulle Dat è la prova che è una legge per l’eutanasia
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Per una scelta di civiltà
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Eutanasia: intervista al Presidente dell'Ordine dei Medici (RM)
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Le Iene, l’Unar e l’inferno gaio – di Elisabetta Frezza
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Ma in Italia è così difficile abortire? - #Truenumbers
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Ecco quanti sono gli aborti in Italia - #Truenumbers
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LETTERA A CATERINA. IL POTERE SUI MEDIA PROPAGANDA LA MORTE, NON LA VITA PER CUI TU STAI LOTTANDO. MA NOI NON CI ARRENDEREMO MAI - Lo Straniero
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Le elezioni che cambieranno il volto all'Ue
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Fabo, un omicidio politico
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Dio non è morto, il film sul processo alla fede
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Eutanasia. In Canada aumentano i medici obiettori: «Non possiamo più farlo»
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Non vogliamo morire di like mentre un robot ci scalda le coperte nella cella
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Soldi / Ritorno alla lira? Con l’euro il costo dei mutui si è ridotto del 70% in 20 anni
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Due o tre cosette da ricordare a Gramellini sulla 194
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Chesterton su #suicidio e #eutanasia
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Trump: 1500 pedofili arrestati in un mese contro i 400 in un anno dell’amministrazione Obama – di Matteo Di Benedetto
sabato 4 marzo 2017
venerdì 3 marzo 2017
Cappellano militare: Il ritmo giusto
La musica è arte, se rimane fedele alla corrispondenza tra cuore e poesia. Solo così la musica è intonata alla vita: se ha questo "ritmo giusto".
L'Incarnazione è il grande Mistero del Verbo che, fattosi storia, domanda di essere "il ritmo giusto" delle "mie storie". Allora l'incontro con LUI si svela nella sua potenza sconvolgente e coinvolgente.
Se da Cristo non dipende la mia agenda, posso fare le cose più sante, ma queste non faranno santa la mia storia.
È troppo poco impegnarsi per capire come far stare Gesù nella mia giornata: la sfida è quella di fidarsi tanto da fare di LUI il ritmo delle mie lancette. Se LUI è il ritmo, allora ogni istante è musica.
L'Incarnazione è il grande Mistero del Verbo che, fattosi storia, domanda di essere "il ritmo giusto" delle "mie storie". Allora l'incontro con LUI si svela nella sua potenza sconvolgente e coinvolgente.
Se da Cristo non dipende la mia agenda, posso fare le cose più sante, ma queste non faranno santa la mia storia.
È troppo poco impegnarsi per capire come far stare Gesù nella mia giornata: la sfida è quella di fidarsi tanto da fare di LUI il ritmo delle mie lancette. Se LUI è il ritmo, allora ogni istante è musica.
Don Carlo Pizzocaro
giovedì 2 marzo 2017
Cappellano militare: Si tratta di Vita o di morte
La fedeltà a Cristo non è un optional: LUI è questione di Vita (quella vera) o di morte (quella definitiva).
Un frammento di amore, senza Cristo è già adulterio; una virgola di dialogo, senza Cristo è già insulto; una goccia di dolore, senza Cristo è già tragedia; un istante di vita, senza Cristo è già rimpianto.
Questi e mille altri "capitoli" potrai inserire nel tuo esame di coscienza serale, così da cominciare a lavorare seriamente sulla tua Vita, ma non quella che stringi e vedi continuamente scappare.
No, qui si tratta di Vita o di morte: LUI è "cosa" ben più seria di un semplice optional tra tanti.
Un frammento di amore, senza Cristo è già adulterio; una virgola di dialogo, senza Cristo è già insulto; una goccia di dolore, senza Cristo è già tragedia; un istante di vita, senza Cristo è già rimpianto.
Questi e mille altri "capitoli" potrai inserire nel tuo esame di coscienza serale, così da cominciare a lavorare seriamente sulla tua Vita, ma non quella che stringi e vedi continuamente scappare.
No, qui si tratta di Vita o di morte: LUI è "cosa" ben più seria di un semplice optional tra tanti.
Don Carlo Pizzocaro
mercoledì 1 marzo 2017
Congedo con onore: Petizione dei fabbricanti di candele
Petizione dei fabbricanti di candele, ceri, lampade, candelieri, lampioni, smoccolatoi, spegnitoi; e dei produttori di sego, olio, resina, alcool ed in generale tutto ciò che concerne l’illuminazione.
Ai signori membri della Camera dei Deputati
Signori,
Voi siete sulla buona strada. Voi rigettate le teorie astratte; l’abbondanza, il basso prezzo vi toccano ben poco. Voi vi preoccupate soprattutto delle sorti del fabbricante. Voi volete liberarlo dalla concorrenza esterna; in una parola, voi volete riservare il mercato nazionale al lavoro nazionale.
Noi vi offriamo una eccezionale occasione per applicare, come si potrebbe dire, la vostra… teoria? No, nulla è più ingannevole delle teorie; la vostra… dottrina? il vostro sistema? il vostro principio? Ma voi non amate le dottrine, voi avete orrore dei sistemi e, per ciò che riguarda i principi, voi dichiarate che non ve ne sono nella economia “sociale”; noi diremo dunque la vostra prassi, la vostra pratica senza teoria e senza principi.
Noi subiamo l’intollerabile concorrenza di un rivale straniero posto, a quanto sembra, in condizioni talmente superiori alle nostre, per la produzione della luce, che inonda il nostro mercato nazionale ad un prezzo favolosamente ridotto; perché, fintantoché si fa vedere, le nostre vendite cessano, tutti i consumatori si rivolgono a lui e una parte di industria francese, le cui ramificazioni sono infinite, è improvvisamente colpita da una completa stagnazione. Questo rivale, che altri non è che il sole, ci fa una guerra così accanita, che noi sospettiamo che alle spalle esso abbia la perfida Albione (buona diplomazia per i tempi che corrono!), tanto più che per quella isola orgogliosa noi abbiamo dei riguardi dei quali essa si esime bene nei nostri confronti.
Noi domandiamo che voi approviate una legge che ordini la chiusura di tutte le finestre, lucerne, tramogge, puntelli, persiane, tende, imposte, occhi di bue, tapparelle, in una parola, di tutte le aperture, buchi, crepe e fessure attraverso le quali la luce del sole ha uso di penetrare nelle case, con danno delle belle industrie delle quali noi siamo orgogliosi di aver dotato il paese, che non possono senza ingratitudine essere abbandonate oggi ad una lotta così diseguale.
Non vogliate, signori Deputati, prendere la nostra domanda per uno scherzo e non rigettatela senza ascoltare le ragioni che noi possiamo far valere a suo favore.
Per primo, se voi, per quanto sarà possibile, chiuderete gli accessi alla luce naturale, creando così il bisogno della luce artificiale, quale sarà in Francia l’industria che non sarà a poco a poco incoraggiata?
Se si consumerà più sego, saranno necessari più buoi e più pecore; di seguito, si vedranno moltiplicarsi i prati artificiali, la carne, la lana, il cuoio, e soprattutto i concimi, questa base di tutta la ricchezza agricola.
Se si consumerà più olio, si vedrà estendersi la coltura del papavero, dell’olivo, della colza. Queste piante ricche e bisognose di nutrimento saranno a proposito per mettere a profitto questa fertilità che l’allevamento del bestiame avrà trasmesso al nostro territorio.
Le nostre campagne si copriranno di alberi resinosi. Numerosi sciami di api raccoglieranno sulle nostre montagne dei tesori profumati che oggi evaporano senza utilità, come i fiori dai quali si alzano. Non è dunque solo una parte dell’agricoltura che prenderà un grande sviluppo.
Lo stesso sarà per la navigazione: migliaia di navi andranno alla pesca della balena e in poco tempo noi avremo una marina capace di sostenere l’onore della Francia e di rispondere alla sensibilità patriottica dei sottoscritti richiedenti, commercianti di candele e altri ancora.
E che cosa diremo degli articoli di Parigi? Guardate le dorature, i bronzi, i cristalli nei candelieri, nelle lampade, nei lampadari, nei candelabri, tutti brillare in magazzini spaziosi, nei cui confronti quelli di oggi non sono che negozietti.
Non sono solo il povero raccoglitore di resina, in cima alla sua duna, né solo il triste minatore, in fondo alla sua nera galleria, che vedranno aumentare il loro salario ed il loro benessere.
Vogliate rifletterci, signori e vi convincerete che non vi è forse un solo Francese, dall’opulento proprietario di Anzin fino al più umile negoziante di fiammiferi, la cui condizione non sarà migliorata dal successo della nostra petizione.
Possiamo prevedere le vostre obiezioni, signori; ma voi non potrete impiegarne nessuna che non sia ben scritta entro i libri adottati dai partigiani della libertà dei commerci. Noi osiamo, noi vi sfidiamo ad impiegare contro di noi una sola parola che non si rigiri istantaneamente contro voi stessi e contro i principi che guidano tutta la vostra politica.
Ci direte forse che, se noi abbiamo da guadagnare da questa protezione, la Francia non ci guadagnerà nulla, perché il consumatore ne pagherà le spese?
E noi vi risponderemo: voi non avete più il diritto di invocare gli interessi del consumatore. Quando il consumatore si è trovato alle prese con i produttori, voi lo avete sacrificato in tutte le circostanze. Voi l’avete fatto per incoraggiare il lavoro, per allargare il lavoro. Per lo stesso motivo, dovete farlo adesso. Voi stessi siete stati di fronte all’obiezione. Quando vi si diceva: il consumatore è interessato alla libera introduzione del ferro, del carbone, del sesamo, del frumento, dei tessuti – dicevate: sì ma il produttore è interessato alla loro esclusione. Ebbene, se i consumatori sono interessati alla liberalizzazione della luce naturale, i produttori lo sono al suo divieto.
Ma, direte ancora, il produttore ed il consumatore non sono che uno. Se il fabbricante guadagna per mezzo della protezione, farà guadagnare l’agricoltore. Se l’agricoltura prospera, aprirà degli sbocchi alle fabbriche. Ebbene, se voi ci conferite il monopolio della illuminazione durante il giorno, subito noi compreremo molto sego, molto carbone, olio, resina, cera, alcool, argento, ferro, bronzo, cristalli per alitare la nostra industria; di più, noi ed i nostri numerosi fornitori, divenuti ricchi, noi consumeremo di più e spargeremo il benessere in tutti i campi del lavoro nazionale.
Direte forse che la luce del sole è una cosa gratuita e che rigettare le cose gratuite sarebbe come rigettare la stessa ricchezza sotto il pretesto di incoraggiare i mezzi per acquisirla. Ma state attenti, perché conducete la morte nel cuore della vostra politica; state attenti perché fino ad oggi avete sempre respinto il prodotto straniero perché è quasi gratuito e tanto più quanto più si avvicina alla gratuità.
Per soddisfare le esigenze degli altri monopolisti, voi non avevate che una mezza ragione; per accogliere la nostra domanda, voi avete una ragione completa; e respingere la nostra richiesta fondandosi proprio su questo, che essa è più fondata delle altre, sarebbe come porre l’equazione + x + = -; in altri termini, sarebbe accumulare assurdità su assurdità.
Il lavoro e la natura concorrono in proporzioni differenti, secondo il paese ed il clima, alla creazione di un prodotto. La parte che ci mette la natura è sempre gratuita; è la parte del lavoro che la fa valere e che si paga. Se una arancia di Lisbona si vende a metà prezzo di una arancia di Parigi, ciò è dovuto ad un calore naturale, perciò gratuito, a disposizione dell’una, mentre l’altra impiega un calore artificiale, perciò costoso. Perciò, quando una arancia ci arriva dal Portogallo, si può dire che ci è data metà gratuitamente e metà onerosamente; o, in altri termini, a metà prezzo relativamente a Parigi.
Ora, è precisamente su questa semi-gratuità (chiedo perdono per il termine) che argomentate per escludere quella arancia. Voi dite: come potrebbe il lavoro nazionale sostenere la concorrenza del lavoro straniero quando il primo deve fare tutto, ed il secondo solo la metà, perché il sole si incarica del resto? Ma se la semi-gratuità vi spinge a rigettare la concorrenza, come la gratuità intiera può spingervi ad ammettere la concorrenza?
O non siete coerenti, o voi dovete, rigettando la semi-gratuità come nociva al nostro lavoro nazionale, rigettare a fortori e con doppio zelo la gratuità intiera.
Ancora una volta, quando un prodotto, carbone, ferro, frumento o tessuto, ci viene dall’estero, dove noi possiamo acquistarlo con meno lavoro che se lo fabbricassimo noi, la differenza è un regalo che ci viene fatto. Questo dono è più o meno considerevole a seconda se la differenza è più o meno grande. E’ di un quarto, della metà, dei tre quarti del valore del prodotto, se lo straniero ci chiede i tre quarti, o la metà o un quarto del prezzo. E’ un regalo davvero totale, come quando chi lo fa, come fa il sole con la luce, non chiede nulla in cambio.
La questione, noi la poniamo formalmente, è sapere se voi volete per la Francia il beneficio di un consumo gratuito o i pretesi vantaggi di una produzione costosa. Scegliete, ma siate coerenti; perché, nello stesso tempo nel quale rigettate, come fate, il carbone, il ferro, il frumento, i tessuti esteri e li rigettate proporzionalmente a che il loro prezzo diminuisce, quale incoerenza non sarebbe quella di liberalizzare la luce del sole, il cui prezzo è zero, durante tutto il giorno?
Ai signori membri della Camera dei Deputati
Signori,
Voi siete sulla buona strada. Voi rigettate le teorie astratte; l’abbondanza, il basso prezzo vi toccano ben poco. Voi vi preoccupate soprattutto delle sorti del fabbricante. Voi volete liberarlo dalla concorrenza esterna; in una parola, voi volete riservare il mercato nazionale al lavoro nazionale.
Noi vi offriamo una eccezionale occasione per applicare, come si potrebbe dire, la vostra… teoria? No, nulla è più ingannevole delle teorie; la vostra… dottrina? il vostro sistema? il vostro principio? Ma voi non amate le dottrine, voi avete orrore dei sistemi e, per ciò che riguarda i principi, voi dichiarate che non ve ne sono nella economia “sociale”; noi diremo dunque la vostra prassi, la vostra pratica senza teoria e senza principi.
Noi subiamo l’intollerabile concorrenza di un rivale straniero posto, a quanto sembra, in condizioni talmente superiori alle nostre, per la produzione della luce, che inonda il nostro mercato nazionale ad un prezzo favolosamente ridotto; perché, fintantoché si fa vedere, le nostre vendite cessano, tutti i consumatori si rivolgono a lui e una parte di industria francese, le cui ramificazioni sono infinite, è improvvisamente colpita da una completa stagnazione. Questo rivale, che altri non è che il sole, ci fa una guerra così accanita, che noi sospettiamo che alle spalle esso abbia la perfida Albione (buona diplomazia per i tempi che corrono!), tanto più che per quella isola orgogliosa noi abbiamo dei riguardi dei quali essa si esime bene nei nostri confronti.
Noi domandiamo che voi approviate una legge che ordini la chiusura di tutte le finestre, lucerne, tramogge, puntelli, persiane, tende, imposte, occhi di bue, tapparelle, in una parola, di tutte le aperture, buchi, crepe e fessure attraverso le quali la luce del sole ha uso di penetrare nelle case, con danno delle belle industrie delle quali noi siamo orgogliosi di aver dotato il paese, che non possono senza ingratitudine essere abbandonate oggi ad una lotta così diseguale.
Non vogliate, signori Deputati, prendere la nostra domanda per uno scherzo e non rigettatela senza ascoltare le ragioni che noi possiamo far valere a suo favore.
Per primo, se voi, per quanto sarà possibile, chiuderete gli accessi alla luce naturale, creando così il bisogno della luce artificiale, quale sarà in Francia l’industria che non sarà a poco a poco incoraggiata?
Se si consumerà più sego, saranno necessari più buoi e più pecore; di seguito, si vedranno moltiplicarsi i prati artificiali, la carne, la lana, il cuoio, e soprattutto i concimi, questa base di tutta la ricchezza agricola.
Se si consumerà più olio, si vedrà estendersi la coltura del papavero, dell’olivo, della colza. Queste piante ricche e bisognose di nutrimento saranno a proposito per mettere a profitto questa fertilità che l’allevamento del bestiame avrà trasmesso al nostro territorio.
Le nostre campagne si copriranno di alberi resinosi. Numerosi sciami di api raccoglieranno sulle nostre montagne dei tesori profumati che oggi evaporano senza utilità, come i fiori dai quali si alzano. Non è dunque solo una parte dell’agricoltura che prenderà un grande sviluppo.
Lo stesso sarà per la navigazione: migliaia di navi andranno alla pesca della balena e in poco tempo noi avremo una marina capace di sostenere l’onore della Francia e di rispondere alla sensibilità patriottica dei sottoscritti richiedenti, commercianti di candele e altri ancora.
E che cosa diremo degli articoli di Parigi? Guardate le dorature, i bronzi, i cristalli nei candelieri, nelle lampade, nei lampadari, nei candelabri, tutti brillare in magazzini spaziosi, nei cui confronti quelli di oggi non sono che negozietti.
Non sono solo il povero raccoglitore di resina, in cima alla sua duna, né solo il triste minatore, in fondo alla sua nera galleria, che vedranno aumentare il loro salario ed il loro benessere.
Vogliate rifletterci, signori e vi convincerete che non vi è forse un solo Francese, dall’opulento proprietario di Anzin fino al più umile negoziante di fiammiferi, la cui condizione non sarà migliorata dal successo della nostra petizione.
Possiamo prevedere le vostre obiezioni, signori; ma voi non potrete impiegarne nessuna che non sia ben scritta entro i libri adottati dai partigiani della libertà dei commerci. Noi osiamo, noi vi sfidiamo ad impiegare contro di noi una sola parola che non si rigiri istantaneamente contro voi stessi e contro i principi che guidano tutta la vostra politica.
Ci direte forse che, se noi abbiamo da guadagnare da questa protezione, la Francia non ci guadagnerà nulla, perché il consumatore ne pagherà le spese?
E noi vi risponderemo: voi non avete più il diritto di invocare gli interessi del consumatore. Quando il consumatore si è trovato alle prese con i produttori, voi lo avete sacrificato in tutte le circostanze. Voi l’avete fatto per incoraggiare il lavoro, per allargare il lavoro. Per lo stesso motivo, dovete farlo adesso. Voi stessi siete stati di fronte all’obiezione. Quando vi si diceva: il consumatore è interessato alla libera introduzione del ferro, del carbone, del sesamo, del frumento, dei tessuti – dicevate: sì ma il produttore è interessato alla loro esclusione. Ebbene, se i consumatori sono interessati alla liberalizzazione della luce naturale, i produttori lo sono al suo divieto.
Ma, direte ancora, il produttore ed il consumatore non sono che uno. Se il fabbricante guadagna per mezzo della protezione, farà guadagnare l’agricoltore. Se l’agricoltura prospera, aprirà degli sbocchi alle fabbriche. Ebbene, se voi ci conferite il monopolio della illuminazione durante il giorno, subito noi compreremo molto sego, molto carbone, olio, resina, cera, alcool, argento, ferro, bronzo, cristalli per alitare la nostra industria; di più, noi ed i nostri numerosi fornitori, divenuti ricchi, noi consumeremo di più e spargeremo il benessere in tutti i campi del lavoro nazionale.
Direte forse che la luce del sole è una cosa gratuita e che rigettare le cose gratuite sarebbe come rigettare la stessa ricchezza sotto il pretesto di incoraggiare i mezzi per acquisirla. Ma state attenti, perché conducete la morte nel cuore della vostra politica; state attenti perché fino ad oggi avete sempre respinto il prodotto straniero perché è quasi gratuito e tanto più quanto più si avvicina alla gratuità.
Per soddisfare le esigenze degli altri monopolisti, voi non avevate che una mezza ragione; per accogliere la nostra domanda, voi avete una ragione completa; e respingere la nostra richiesta fondandosi proprio su questo, che essa è più fondata delle altre, sarebbe come porre l’equazione + x + = -; in altri termini, sarebbe accumulare assurdità su assurdità.
Il lavoro e la natura concorrono in proporzioni differenti, secondo il paese ed il clima, alla creazione di un prodotto. La parte che ci mette la natura è sempre gratuita; è la parte del lavoro che la fa valere e che si paga. Se una arancia di Lisbona si vende a metà prezzo di una arancia di Parigi, ciò è dovuto ad un calore naturale, perciò gratuito, a disposizione dell’una, mentre l’altra impiega un calore artificiale, perciò costoso. Perciò, quando una arancia ci arriva dal Portogallo, si può dire che ci è data metà gratuitamente e metà onerosamente; o, in altri termini, a metà prezzo relativamente a Parigi.
Ora, è precisamente su questa semi-gratuità (chiedo perdono per il termine) che argomentate per escludere quella arancia. Voi dite: come potrebbe il lavoro nazionale sostenere la concorrenza del lavoro straniero quando il primo deve fare tutto, ed il secondo solo la metà, perché il sole si incarica del resto? Ma se la semi-gratuità vi spinge a rigettare la concorrenza, come la gratuità intiera può spingervi ad ammettere la concorrenza?
O non siete coerenti, o voi dovete, rigettando la semi-gratuità come nociva al nostro lavoro nazionale, rigettare a fortori e con doppio zelo la gratuità intiera.
Ancora una volta, quando un prodotto, carbone, ferro, frumento o tessuto, ci viene dall’estero, dove noi possiamo acquistarlo con meno lavoro che se lo fabbricassimo noi, la differenza è un regalo che ci viene fatto. Questo dono è più o meno considerevole a seconda se la differenza è più o meno grande. E’ di un quarto, della metà, dei tre quarti del valore del prodotto, se lo straniero ci chiede i tre quarti, o la metà o un quarto del prezzo. E’ un regalo davvero totale, come quando chi lo fa, come fa il sole con la luce, non chiede nulla in cambio.
La questione, noi la poniamo formalmente, è sapere se voi volete per la Francia il beneficio di un consumo gratuito o i pretesi vantaggi di una produzione costosa. Scegliete, ma siate coerenti; perché, nello stesso tempo nel quale rigettate, come fate, il carbone, il ferro, il frumento, i tessuti esteri e li rigettate proporzionalmente a che il loro prezzo diminuisce, quale incoerenza non sarebbe quella di liberalizzare la luce del sole, il cui prezzo è zero, durante tutto il giorno?
Lettera dal fronte: Piccolo abbecedario dei figli di Pannella: ciò che dice un Radicale non è quello che si pensa abitualmente
Una cosa mi ha colpito veramente tanto della vicenda di DJ Fabo: la velocità con cui si è messa in moto la macchina culturale e comunicativa dei Radicali che pervade ogni minimo organo di stampa e i social. E mi sono spaventato per la semplicità con cui sono stati utilizzati e propagandati, a chi non li conoscesse, alcuni principi chiave della fede radicale, che parte sempre dalla negazione della realtà.
Ciò che per un poveraccio qualsiasi è un reato, per loro è disobbedienza civile: accade sempre così. Pannella si dichiarò sempre disobbediente, mai colpevole di aver commesso un reato. Aborto, cannabis, fumo in luoghi pubblici, utilizzo degli spazi, par condicio, etc. Il mantra della disobbedienza civile è talmente forte e accattivante che nessuno ha notato che se un poveraccio non paga le tasse commette un reato e viene crocifisso dalla stampa mentre se Cappato o un altro Radicale commettono qualche crimine sono osannati.
A proposito di Cappato: sappiamo tutti che si autodenuncerà, e tutti lo additano come un martire che mostra il volto cupo del totalitarismo leguleio dello Stato. Ma Cappato, attenzione, non si autodenuncia bensì si costituisce come fanno tutti i rei che ammettono di aver ammesso un reato: così è per un violento, uno spacciatore, un pedofilo etc etc ma per i Radicali no. Perché mai? Perché il concetto di autodenuncia rimanda a delle pratiche martiriali cristiane (non sempre ben viste dalla Chiesa ad essere sinceri) in cui il cristiano di autoaccusava, magari in pubblico, di credere in Cristo cercando la testimonianza (= martirio) anche fino all'effusione del sangue. Cosicché il costituirsi rimanda alla sfera del delitto, mentre l'autodenuncia rimanda alla sfera dell'orgoglio e dell'eroismo.
E che dire dei termini eutanasia, suicidio assistito, accompagnamento al suicidio? Se non usiamo il radicalese e ci atteniamo al Diritto Penale parliamo in ordine di: omicidio, omissione di soccorso e istigazione al suicidio.
Ed infine sorge un'ultima questione: ma l'apologia di reato riguarda solo la ricostruzione in qualsiasi forma del disciolto partito fascista o riguarda anche tutti questi soggetti che propagandano ciò che la legge italiana vieta esplicitamente con relativa sanzione?
Ciò che per un poveraccio qualsiasi è un reato, per loro è disobbedienza civile: accade sempre così. Pannella si dichiarò sempre disobbediente, mai colpevole di aver commesso un reato. Aborto, cannabis, fumo in luoghi pubblici, utilizzo degli spazi, par condicio, etc. Il mantra della disobbedienza civile è talmente forte e accattivante che nessuno ha notato che se un poveraccio non paga le tasse commette un reato e viene crocifisso dalla stampa mentre se Cappato o un altro Radicale commettono qualche crimine sono osannati.
A proposito di Cappato: sappiamo tutti che si autodenuncerà, e tutti lo additano come un martire che mostra il volto cupo del totalitarismo leguleio dello Stato. Ma Cappato, attenzione, non si autodenuncia bensì si costituisce come fanno tutti i rei che ammettono di aver ammesso un reato: così è per un violento, uno spacciatore, un pedofilo etc etc ma per i Radicali no. Perché mai? Perché il concetto di autodenuncia rimanda a delle pratiche martiriali cristiane (non sempre ben viste dalla Chiesa ad essere sinceri) in cui il cristiano di autoaccusava, magari in pubblico, di credere in Cristo cercando la testimonianza (= martirio) anche fino all'effusione del sangue. Cosicché il costituirsi rimanda alla sfera del delitto, mentre l'autodenuncia rimanda alla sfera dell'orgoglio e dell'eroismo.
E che dire dei termini eutanasia, suicidio assistito, accompagnamento al suicidio? Se non usiamo il radicalese e ci atteniamo al Diritto Penale parliamo in ordine di: omicidio, omissione di soccorso e istigazione al suicidio.
Ed infine sorge un'ultima questione: ma l'apologia di reato riguarda solo la ricostruzione in qualsiasi forma del disciolto partito fascista o riguarda anche tutti questi soggetti che propagandano ciò che la legge italiana vieta esplicitamente con relativa sanzione?
Il Cardinale del Sacco
martedì 28 febbraio 2017
Come eravamo: Caso Eluana: Carità o violenza?
«Capire le ragioni della fatica è la suprema cosa nella vita, perché l'obiezione più grande alla vita è la morte e l'Obiezione più grande al vivere è la fatica del vivere; l'obiezione più grande alla gioia sono i sacrifici... Il sacrificio più grande è la morte» (don Giussani).Che società è quella che chiama la vita "un inferno" e la morte "una liberazione"? Dov'è il punto di origine di una ragione impazzita, capace di ribaltare bene e male e, quindi, incapace di dare alle cose il loro vero nome?
L'annunciata sospensione dell'alimentazione di Eluana è un omicidio. La cosa è tanto più grave in quanto impedisce l'esercizio della carità, perché c'è chi si è preso cura di lei e continuerebbe a farlo.
Nella lunga storia della medicina il suo sviluppo è diventato più fecondo quando, in epoca cristiana, è cominciata l'assistenza proprio agli "inguaribili", che prima venivano espulsi dalla comunità degli uomini "sani". lasciati morire fuori dalle mura della città o eliminati. Chi se ne fosse occupato avrebbe messo a rischio la propria vita. Per questo chi cominciò a prendersi cura degli inguaribili lo fece per una ragione che era più potente della vita stessa: una passione per il destino dell'altro uomo, per Il suo valore infinito perché immagine di Dio creatore.
Così il caso Eluana ci mette davanti alla prima evidenza che emerge nella nostra vita: non ci facciamo da soli. Siamo voluti da un Altro. Siamo strappati al nulla da Qualcuno che ci ama e che ha detto: «Persino i capelli del vostro capo sono contati». Rifiutare questa evidenza vuoi dire, prima o poi. rifiutare la realtà. Persino quando questa realtà ha il volto delle persone che amiamo.
Ecco perché arrivare fino a riconoscere Chi ci sta donando la presenza di Eluana non è un'aggiunta "spirituale" per chi ha fede. È una necessità per tutti coloro che, avendo la ragione, cercano un significato. Senza questo riconoscimento diventa impossibile abbracciare Eluana e vivere ii sacrificio di accompagnarla; anzi, diventa possibile ucciderla e scambiare questo gesto. in buona fede, per amore.
Il cristianesimo è nato precisamente come passione per l'uomo: Dio si è fatto uomo per rispondere all'esigenza drammatica - che ognuno avverte, credente o no - di un significato per vivere e per morire; Cristo ha avuto pietà del nostro niente fino a dare la vita per affermare il valore infinito di ciascuno di noi, qualunque sia la nostra condizione.
Abbiamo bisogno di Lui, per essere noi stessi. E abbiamo bisogno di essere edu-cati a riconoscerLo, per vivere.
Comunione e Liberazione
Novembre 2008
lunedì 27 febbraio 2017
Cappellano militare: La ricchezza dell'amore
Ricchezza dell'amore è la radicale povertà degli amanti e l'esclusività dell'amato è garantita solamente dall'annullamento dell'amante.
È la ricchezza incontenibile di un cammino a due, di un sistema binario: 1 e 0. Se 0 provasse a tenere per sé dei decimali, allora tutto andrebbe a rotoli: se sei tutto per 1 e lo metti sempre davanti a te, non varrai qualche decimale rubato all'amore, ma varrai 10.
Insomma, fai i calcoli che vuoi, ma concediti di essere così povero da poter amare davvero.
È la ricchezza incontenibile di un cammino a due, di un sistema binario: 1 e 0. Se 0 provasse a tenere per sé dei decimali, allora tutto andrebbe a rotoli: se sei tutto per 1 e lo metti sempre davanti a te, non varrai qualche decimale rubato all'amore, ma varrai 10.
Insomma, fai i calcoli che vuoi, ma concediti di essere così povero da poter amare davvero.
Don Carlo Pizzocaro
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