venerdì 25 luglio 2025
sabato 3 maggio 2025
mercoledì 26 marzo 2025
Per non cadere in tentazione di fronte al suicidio assistito e agli altri malanni del nostro tempo
lunedì 3 marzo 2025
Il "ritorno" della pena di morte in Toscana, grazie alle forze radicali. I cattolici nel PD (non solo toscano) si opporranno o faranno finta di niente?
Il Consiglio regionale della Toscana, guidato dal piddino Eugenio Giani, ha approvato a larga maggioranza - 27 voti a favore (Pd, Iv, M5s, gruppo misto) e 13 contrari (FdI, FI, Lega); una consigliera del Pd si è astenuta - la proposta di legge di iniziativa popolare “Procedure e tempi per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito ai sensi e per effetto della sentenza della Corte costituzionale n.242/2019” promossa dall'associazione radicale Luca Coscioni, di cui è tesoriere Marco Cappato.
La procedura prevista, ricalca difatti quanto a suo tempo stabilito dalla Corte costituzionale nella famosa sentenza 242/2019, che sciolse l’ipotesi di reato a carico di Marco Cappato, depenalizzando l’aiuto al suicidio e abolendo l’articolo 580 del Codice penale, che ne prevedeva una esplicita sanzione.
Rigettata in altri quattro consigli regionali (Veneto, Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Lombardia), la legge mantiene il principio della morte assistita come «erogazione di una prestazione sanitaria suddivisa in più fasi» (preambolo della proposta di legge) ma è stata modificata così da perdere una parte del suo esplicito carico ideologico di affermazione di un preteso e inesistente “diritto di morire” (tra l'altro, formalmente negato dalla Corte costituzionale) e di presentare la descrizione di una “burocrazia della morte” che stabilisce il modo per ottenere «la morte più rapida, indolore e dignitosa possibile».
Emerge, fin troppo, una situazione surreale: il sistema sanitario nazionale, che ha problemi a soddisfare le richieste di molti malati richiedenti aiuto nel vivere nel mondo migliore, dovrà accogliere e soddisfare le richieste di chi invece chiede di morire.
Così la Toscana ha perso quel primato che aveva guadagnato il 30 novembre 1786, ossia di essere stata il primo stato al mondo (all'epoca granducato sotto Pietro Leopoldo) ad aver abolito la pena di morte. Duecentotrent'anni dopo, l'ha reintrodotta e questa volta non per punire i colpevoli, ma bensì per scartare gli "indesiderati".
Una inquietante deriva contro cui hanno preso posizione prima i vescovi della Conferenza episcopale toscana con una nota e poi il loro presidente cardinale Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena, in una intervista ad Avvenire.
«Prendiamo atto - ha affermato sua eminenza - della scelta fatta dal Consiglio regionale della Toscana, ma questo non limiterà la nostra azione a favore della vita, sempre e comunque – ha dichiarato il cardinale a nome di tutti i vescovi –. Ai cappellani negli ospedali, alle religiose, ai religiosi e ai volontari che operano negli hospice e in tutti quei luoghi dove ogni giorno ci si confronta con la malattia, il dolore e la morte dico di non arrendersi e di continuare ad essere portatori di speranza, di vita. Nonostante tutto. Sancire con una legge regionale il diritto alla morte non è un traguardo, ma una sconfitta per tutti».
martedì 7 gennaio 2025
Riflessioni sul film Netflix "Storia di Maria"
domenica 19 novembre 2023
Aggiornamento e incontro da non perdere
lunedì 1 maggio 2023
Ultime dal sinodo tedesco. La Chiesa è chiamata a seguire Cristo, non a stargli davanti – (Parte Seconda)
Lo scorso mese, sempre via Strumenti politici, chi scrive ha provato a far emergere le origini della situazione incresciosa provocata considerando alcune delle riflessioni ad hoc che Benedetto XVI aveva dedicato all’ambiente cattolico tedesco, in tempi non sospetti.
Esso è intriso – non tutto, come ricordano i “Sant’Atanasio bavaresi”, capitanati da Mons. Woelki, e in cui si trovano le 4 intellettuali che a fine febbraio hanno lasciato lo stesso sinodo – di progressismo e spirito mondano. “In Germania – asseriva il 265mo successore di Pietro – abbiamo un cattolicesimo strutturato e ben pagato, in cui spesso i cattolici sono dipendenti della Chiesa e hanno nei suoi confronti una mentalità sindacale. Per loro la Chiesa è solo il datore di lavoro da criticare. Non muovono da una dinamica di Fede”. Anche a causa della tassa…
Il processo di dissoluzione della concezione cristiana della morale
Parole consegnate al suo biografo Peter Seevald, in Ultime conversazioni. Un datore di lavoro giacché la Chiesa non è considerata in chiave soprannaturale, bensì terrena, quale una mera istituzione umana, i cui compiti si possano decidere a colpi di sinodalità e riforme. E, ancora, Negli Appunti del 2019, asseriva Benedetto: “Il processo di dissoluzione della concezione cristiana della morale, da lungo tempo preparato e che è in corso, negli anni ’60, come ho cercato di mostrare, ha conosciuto una radicalità come mai c’era stata prima di allora. Questa dissoluzione dell’autorità dottrinale della Chiesa in materia morale doveva necessariamente ripercuotersi anche nei diversi spazi di vita della Chiesa”.
Ultime dal sinodo tedesco. Quando le buone intenzioni lastricano la via dello scisma – (Prima parte)
Il 10 marzo, venerdì scorso, nei lavori in corso a Francoforte, i membri del sinodo tedesco (Synodaler Weg), a nome della chiesa tedesca, e dopo oltre un anno di cammino, hanno scelto di approvare a larghissima maggioranza il testo che apre alle celebrazioni per la benedizione delle coppie formate da persone dello stesso sesso (a partire dal marzo 202); ma non solo, perché hanno anche formulato una richiesta a papa Francesco di “riesaminare il nesso tra consacrazione e obbligo del celibato”.
Il testo è stato approvato dai laici con 176 voti favorevoli, 14 contrari e 12 astenuti; anche una netta maggioranza di vescovi ha votato a favore del documento conclusivo: 38 vescovi hanno votato sì, nove vescovi no e dodici si sono astenuti. Non essendo conteggiate le astensioni, ciò vuol dire che il consenso è stato formalmente dell’80 per cento. La delibera è arrivata dopo che lo scorso settembre i vescovi fiamminghi del Belgio, insieme al cardinale di Malines-Bruxelles (Mechelen-Brussel, in olandese) Jozef De Kesel, avevano pubblicato un documento che, affermando di ispirarsi all’Esortazione apostolica Amoris laetitia, autorizza la benedizione delle coppie dello stesso sesso. Occorre sottolineare: senza essere sottoposto prima della sua pubblicazione al vaglio della Santa Sede, come aveva riferito il portavoce della diocesi di Bruxelles.
lunedì 27 marzo 2023
sabato 3 aprile 2021
Meditazione per il Sabato Santo
La Tomba
Assistiamo alla funebre discesa dalla croce. Seguiamo il divin Maestro fino alla tomba. Il corpo del Signore è distaccato dalla croce, trasportato, sepolto. Maria, desolata, vede tutto.
Egli, il Signore, il Padrone della morte, ridotto a questa ultima umiliazione che sconvolge la nostra povera umanità; come noi, Egli non è più che un carico che si porta, una cosa grave ed opprimente.
Grazie, Signore, perfino nella via della tomba, noi troviamo l'orma dei tuoi passi!
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Discesa al Limbo, Tintoretto, 1568 |
Noi ti amiamo, ti adoriamo, ti benediciamo.
O Signore, nonostante il silenzio, le tenebre, l'immobilità della tomba, nonostante i suggelli e le guardie, noi ti aspettiamo, noi aspettiamo la tua risurrezione, o Cristo, Figlio del Dio vivo!
Noi ti aspettiamo con Maria, tua Madre. Vieni, Signore, regna, comanda, padrone e vincitore della morte; sii il sostegno della nostra corsa nel tempo, sii il custode dell'anima nostra per la vita eterna.
Tutto in me ti appartenga, ti benedica e ti lodi.
Dieci minuti a Dio, D'Ysné
venerdì 2 aprile 2021
Meditazione per il Venerdì Santo
Compassione della Santa Vergine Maria
Stabat Mater
Inginocchiamoci, penetrati di rammarico, di pentimento, di pietà per la Madre ammirabile che è in piedi, in piedi a pie' della Croce.
Madre! Siamo noi la causa dei tuoi tormenti; noi ti chiediamo il pentimento che purifica, la forza che ripara.
Questa Croce benedetta è l'altare dove la Vittima Santissima è immolata per i peccati del mondo. Quando ci si rende necessario accettarne una particella, siamo in ginocchio per baciarla, in piedi per portarla?
In ogni dolore - grazie al dolore di Gesù e di Maria - vi è una purificazione ed una espiazione. Questo pensiero dovrebbe farci accogliere la prova come un'amica che viene a portarci il soccorso necessario per pagare i nostri debiti, riconciliarci con la Giustizia infinita e arricchirci per l'eternità.
Oh, come siamo ciechi sui nostri veri interessi!
O Madre, io ti prego per le anime crocifisse che ignorano il Crocifisso!... Ti prego per tutti i cuori straziati che hanno dimenticato il segreto della consolazione nel dolore. Ti prego - qui prego per me - ti prego per quelli che sanno e tuttavia tremano e scansano, fuggono la croce, il dovere, forse, e perdono i tesori che hai loro acquistati.
Oggi, quale prova, quale sacrificio devo accettare generosamente?
Andiamo alla Madre della pietà a chiedere forza e coraggio; e, in questa duplice speranza di riparazione e di espiazione, seguiamola. Restiamo ritti sotto il peso; nel dolore, nel travaglio, nella solitudine dell'anima, ritti presso di lei, martire per amor nostro.
Fac me tecum pie flere! Fammi piangere piamente con te
Dieci minuti a Dio, Y. D'Isné
giovedì 1 aprile 2021
Meditazione per il Giovedì Santo
mercoledì 6 gennaio 2021
Epifania
Vangelo dell'Epifania di Nostro Signore
San Matteo, II, 1-12
Essendo nato Gesù in Betlemme di Giuda, al tempo del re Erode, alcuni Magi, venuti dalle terre d'Oriente, capitarono in Gerusalemme e domandarono: "Dov'è il nato re dei Giudei? Perché noi abbiamo veduto la sua stella in Oriente e siam venuti per adorarlo". All'udir ciò il re Erode ne fu conturbato e con lui tutta Gerusalemme; tanto che, adunati tutti i capi dei sacerdoti e gli Scribi del popolo, s'informò da loro dove il Cristo doveva nascere. Gli risposero: "in Betlemme di Giuda, secondo quel che fu detto per bocca del Profeta: E tu Betlem, terra di Giuda, non sei la più piccola tra le principali città di Giuda, perché da te uscirà il duce, che dovrà reggere il mio popolo di Israele". Allora Erode, fatti venire a sé i Magi segretamente, si fece raccontar con ogni diligenza il tempo in cui la stella era loro apparsa; poi li mandò a Betlemme dicendo: "Andate, dunque, informatevi con ogni cura del Bambino e quando l'avrete trovato, fatelo sapere anche a me, affinché io pure vada ad adorarlo". I Magi, udito il re, se ne partirono; ed ecco la stella, che avevan vista in Oriente, andar loro innanzi, finché giunta sopra il luogo dov'era il Bambino, si fermò. Vedendo la stella esultarono; ed entrati nella casa trovarono il Bambino con Maria, sua Madre; e prostratisi, l'adorarono. Poi aperti i loro tesori, gli offrirono in dono, oro, incenso e mirra. Essendo poi stati avvertiti in sogno di non ripassare da Erode, per un'altra via, tornarono ai loro paesi.
"Dei Magi vennero dall'Oriente a Gerusalemme" (San Matteo, II, 1).
Mescoliamoci alla folla che accompagna i Magi al Presepe. Osserviamo con quale semplicità, con quale serenità Giuseppe e Maria li ricevono e presentano ai loro omaggi il divin Bambino, nascosto sotto i veli della povertà e dello squallore.
Questi re sono venuti da lontano, da molto lontano, attraverso la scienza, la filosofia, attraverso tutti questi deserti, ostacoli per chi cerca Gesù. E Gesù è vicinissimo ai semplici. Così dev'essere. Ma Egli va in cerca delle anime rette, per quanto appariscano lontane, ad esse si manifesta, e se non manda loro gli Angioli, mostra però la sua stella, la sua luce che illumina la loro mente, commuove il loro cuore; Egli si lascia trovare e riconoscere sotto i veli più inattesi.
Siamo semplici e retti. Sinceri con noi stessi, sinceri con Dio, sinceri con i nostri simili. Questa sincerità e questa rettitudine ci condurranno verso la stalla, verso il distacco, il raccoglimento, il silenzio: là dov'è Gesù.
O dolce Bambino! guarisci la mia mente, commuovi il mio cuore, distaccalo da tutto ciò che lo affascina e lo attrae, dammi il coraggio di attraversare il deserto, se è necessario, ma con la stella dinanzi a me; ossia con la certezza di trovarti, di raggiungerti, d'essere tuo per sempre.
Che dovrò lasciare oggi per avvicinarmi al divin Bambino? Che dovrò fare per attirare sopra di me il suo sguardo e il suo sorriso?
Sei tu, o Gesù, che io voglio vedere nella persona dei fanciulli e dei poveri! Io ti dono tutto il mio cuore.
Passo del Vangelo e meditazione tratti da Dieci minuti a Dio di Y. D'Isné
domenica 27 dicembre 2020
Meditazione nel giorno di San Giovanni Evangelista
sabato 26 dicembre 2020
Meditazione per il giorno di Santo Stefano
"Gloria a Dio! pace all'uomo" (San Luca, II, 14)
Ascoltiamo questo canto celeste la cui divina armonia è l'espressione dell'ordine stabilito per sempre.
Quale estasi nel cuore così puro di Maria, nell'anima così fedele di Giuseppe! Hanno mai sognato altra cosa?... «Gloria a Dio! pace all'uomo!». Fu questo il canto della creazione nei primi giorni dell'Eden. È il canto della natività del Redentore.
Essi vi si associano con tutto il fervore del loro amore, contemplando la fragile e graziosa forma sotto cui si nasconde l'Onnipotente, il Salvatore! Si uniscono al canto degli Angioli e al silenzio di Gesù per dire: «Gloria a Dio!» poiché quest'annientamento, questa umiliazione, questo esteriore abbandono, questa apparente debolezza del Verbo, non è che l'espressione della continua preghiera del suo cuore: «Eccomi, mio Dio, eccomi per fare la tua volontà!». Giuseppe e Maria vi si uniscono con una perfezione che non fu eguagliata da alcuna creatura. Anche essi faranno la volontà del Padre Celeste, non sono quaggiù che per questo. Questa volontà li ha condotti a Betlemme, poi alla stalla, li trascinerà in Egitto, li ricondurrà a Nazaret; essi sono là per compiere la volontà di Dio.
Preghiamo ai piedi della mangiatoia dove riposa il Dio Bambino, e prendiamo, vicino a Giuseppe ed a Maria, lo spirito di umile sottomissione, di filiale premura per compiere ciò che Dio vuole da noi. Fra i primi ci serve qui di modello, in modo mirabile, Santo Stefano: il perdono a quelli che ci hanno afflitto; e poi il raccoglimento per ben conoscere la volontà di Dio e l'energia per metterla in pratica.
Eccomi, mio Dio, eccomi per fare la tua volontà!
Tratta da Dieci minuti a Dio, Y. D'Isné
venerdì 25 dicembre 2020
Festa di Natale
Vangelo della Natività di Nostro Signore
Messa dell'Aurora.
San Luca, II, 15-20
In quel tempo i pastori presero a dire tra loro: «Andiamo fino a Betlemme, a vedere quel che è accaduto e che il Signore ci ha fatto sapere». E andarono in fretta e trovarono con Maria e Giuseppe il Bambino giacente nella mangiatoia. E vistolo, si persuasero di quanto era stato loro detto intorno a quel Bambino; e tutti coloro che li udivano, si meravigliavano delle cose riferite loro dai pastori. Maria poi conservava in cuore tutte queste cose e le meditava. E i pastori se ne ritornarono, glorificando e lodando Iddio per tutto quello che avevano udito e veduto, secondo che era stato loro detto.
Meditazione tratta da Dieci minuti a Dio del D'Isné
«Maria lo avvolse di fasce e lo adagiò in una mangiatoia» (San Luca, II, 7).
Assistiamo, umili, raccolti, commossi all'arrivo dei viaggiatori cacciati lontano da ogni asilo umano...
Essi sono felici e riconoscenti alla vista della stalla, ricovero insperato; lo condividono con gli animali; ma che importa? Essi ringraziano Dio.
Ed ecco una grande luce illumina il cielo. Un canto, sconosciuto fino allora, riempie l'aria di liete vibrazioni, il compimento di una magnifica speranza è dato alla terra: «Gloria a Dio! pace all'uomo!» poiché il Signore si è piegato verso di lui, lo ha visitato e suggella oggi il patto della riconciliazione e del perdono.
L'ordine è ristabilito. Un Dio ha preso la forma umana per riparare il male commesso dall'uomo. Egli nasce povero, umiliato, abbassato, Egli dice in cuor suo, secondo la parola del profeta: «Eccomi mio Dio! eccomi per fare la tua volontà». Dio è glorificato, e sull'uomo discende la pace e la benevolenza del Signore!
Adoriamo la saggezza del piano divino, cerchiamo di conformarvi la nostra vita. Se siamo atterriti dalle nostre colpe, se ci domandiamo come ristabilire l'ordine, glorificare Dio e gustare la pace, avviciniamoci al Dio Bambino, baciamo con rispetto il fragile involucro nel quale il Verbo di Dio si annienta; non mormoriamo delle prove che intralciano i nostri desideri o contrariano i nostri gusti; la nostra docilità, il nostro abbandono glorificano Dio e attirano sul nostro capo il perdono e la pace.
Prendiamo al presepe le preziose lezioni di umiltà, sottomissione al beneplacito di Dio, di raccoglimento e di abbandono. Cerchiamo di finire l'anno vicino a Gesù, nella stalla, tra Giuseppe e Maria. Uniamo le nostre preghiere alle loro e chiediamo il loro soccorso.
Eccomi, o mio Dio, per fare la tua volontà! Vicino a te, Divino Infante, divenuto così povero per amor mio, ogni sacrifizio mi sembra dolce.
IX giorno della Novena del Santo Natale
9° ed ultimo flash della NOVENA di NATALE – “ERO CRAS” - a cura di don Fabio Rosini:
IX Meditazione tratta da Dieci minuti a Dio del D'Isné
"Non vi era posto per essi, negli alberghi" (San Luca, II, 7).
Accompagniamo le comitive che entrano a Betlemme. Vediamo come sono accolti quelli che hanno l'apparenza della ricchezza o del potere, con quanta premura sono ricevuti; gli albergatori si affrettano a prevenire i loro desideri.
Giuseppe e Maria si presentano a loro volta. Li squadrano, li osservano. Del posto ve n'è ancora, ma bisogna riservarlo per quelli che possono pagare profumatamente; per loro non vi è posto; ed Essi si ritirano senza mormorare, dopo essere stati respinti da tutti gli alberghi. Restano calmi e tranquilli sotto questa nuova prova, perché sono umili e interamente sottomessi al beneplacito di Dio.
Dopo aver fatto tutto ciò che hanno potuto, escono dalla città; ora aspettano il soccorso di Dio.
Interroghiamoci; facciamo noi così? facciamo tutto ciò che dipende da noi per compiere i nostri doveri di stato, per riuscire nei nostri affari; poi, avendo agito sotto lo sguardo di Dio, sappiamo sopportare tranquillamente l'insuccesso?
E poi, poiché vi sono molte interpretazioni, qual è il movente dell'accoglienza che noi riserviamo ai nostri visitatori? È illuminato da vedute soprannaturali? Vediamo nel povero, nell'umile, l'apparenza di Gesù che si è rivestito, per vivere tra noi, delle livree dell'indigenza? Riceviamo il povero con l'interesse, l'affettuosa carità, cui ha diritto?...
Non lo lasciamo noi bruscamente, mostrandogli che non vi è posto per lui nel nostro cuore, dal momento che si presenta una relazione più lusinghiera al nostro amor proprio?
oh, non condanniamo gli albergatori di Betlemme, noi non differiamo da essi!
Nella Santa Comunione stessa, riceviamo l'Ospite divino come conviene? Vi è sempre per Lui il posto d'onore?
O mio Dio, vieni in me! Temo che tu non trovi che una povera, miserabile stalla, ma io voglio riceverti in essa con tutto il cuore...
Vieni, Signore, vieni!
VIII giorno di Novena
8° flash della NOVENA di NATALE – “O EMMANUEL” - a cura di don Fabio Rosini:
VIII Meditazione tratta da Dieci minuti a Dio del D'Isné
Giuseppe e Maria giungono a Betlemme
In mezzo all'agitazione tumultuosa che li circonda, Giuseppe e Maria restano nei sentimenti che hanno ispirato la loro partenza e li hanno accompagnati lungo il viaggio.
Dio! Dio! Solo il suo servizio e la sua gloria: fuori di questo nulla li arresta, nulla li preoccupa...
In verità, verrà un giorno - incontro al quale noi camminiamo - un giorno in cui non vi sarà più posto per noi nell'albergo di questo mondo; un giorno in cui saremo deposti nel feretro, come il Dio Bambino avvolto di fasce fu adagiato in una mangiatoia; un giorno in cui, per quanto grande sia la nostra opulenza, saremo ridotti alla più completa povertà. Quel giorno, inizierà la nostra vita, segnerà la nostra nascita eterna.
Andiamo a questo ultimo e definitivo spogliamento, staccandoci volontariamente da tutto ciò che ci arresta nella via che conduce a Dio. Quanta maggiore energia porremo nel liberarci dagli ostacoli del mondo, ostacoli della vanità, del benessere, del lusso, tanto più saremo ricchi quando appariremo dinanzi a Dio.
Prepariamoci alla Comunione di Natale con il fervore che vorremmo avere nell'ultimo dei nostri giorni, con la cura che cerca, accusa e piange le minime macchie; prepariamoci a ricevere degnamente il Dio purissimo e santissimo, sulla terra, affinché ci accolga un giorno, poveri peccatori quali siamo, nei suoi eterni tabernacoli.
Signore, io non son degno, ma di' soltanto una parola e sarò salvo!
martedì 22 dicembre 2020
VII giorno di Novena
Quale tumulto intorno alla città! quale fretta di sorpassarsi gli uni gli altri, per essere sicuri di trovare alloggio! quali sollecitudini del benessere materiale, dei propri comodi, dei propri gusti! Molto diversi sono Giuseppe e Maria. Gli Angeli li circondano; lo sguardo di Dio è su di loro, essi conversano con Lui nel silenzio dei loro cuori. Dio è tutto; li assorbono interamente il suo servizio e il suo amore; non hanno altro pensiero che di piacergli e di compiere la sua volontà.
Anche ora avviene lo stesso nel mondo. La folla si agita e brontola per disputarsi i brani o gli avanzi delle cose inutili o cattive; corre dietro le vanità, vuole la sua parte di appariscenza, prende tutto ciò che brilla, e in questa folle corsa, calpesta, se occorre, quelli che vanno altrove, quelli che non cercano che il vero, l'immancabile, l'eterno.
Giuseppe e Maria non si agitano. Dove alloggeranno? dove nascerà il Dio Bambino?... Non se le rivolgono queste interrogazioni; essi faranno quanto dipenderà da loro per assicurargli un asilo, poi aspetteranno tutto da Dio, come se non avessero fatto nulla, e ciò tranquillamente, umilmente.
E noi? Raccogliamoci e cerchiamo quali sono i desideri, le preoccupazioni, le cure che ci assorbono. Qual è il pensiero che mi assedia, qual è il principale motivo delle mie pratiche, delle mie parole e delle mie azioni?
Oh! mettiamo ordine nei nostri desideri e nei nostri sogni. Divenire migliori per piacere a Dio, per compiere la sua volontà; andare a Lui, preparare le vie in quelli che lo ignorano; servirlo e accendere in tutti i cuori il desiderio di essere suoi: ecco il sogno di ogni cristiano che compie accuratamente i suoi doveri di stato, in vista di piacere al Signore che glieli affida. Il resto è l'accessorio; questo ci sarà dato per giunta.
Signore, io mi offro a te per servirti con tutto il cuore.