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mercoledì 26 marzo 2025

Per non cadere in tentazione di fronte al suicidio assistito e agli altri malanni del nostro tempo

Si continua a riflettere sulla scorta di quanto affermato qui.

Usiamo la Ragione (con la Fede, ala che permette di giungere a Dio), stando di fronte ai fatti. Ovunque (ad es. in Olanda e in Belgio) sia stato approvato il suicidio assistito, si è passati dal colpire persone in situazioni estreme (usate come "cavalli di Troia") a persone praticamente sane, meramente afflitte da depressione e solitudine: problemi che un fraterno abbraccio, nonché una visione poetica della realtà in grado di far comprendere la bellezza e preziosità di ogni vita, avrebbe potuto risolvere. D'altronde, e parafrasando madre Teresa di Calcutta durante il conferimento a lei del Nobel per la pace nel 1979, con la possibilità di abortire e il suicidio assistito, in una società sempre più scristianizzata, potenzialmente, chi può impedire a ciascuno di noi di uccidere il prossimo?







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lunedì 3 marzo 2025

Il "ritorno" della pena di morte in Toscana, grazie alle forze radicali. I cattolici nel PD (non solo toscano) si opporranno o faranno finta di niente?

 Lo scorso 11 febbraio, il consiglio regionale della Toscana ha approvato la prima legge in Italia che consente l'accesso al suicidio assistito. È la prima volta nel nostro Paese che un principio come quello costituzionale del diritto alla salute viene derogato per far spazio alla facoltà depenalizzata di chiedere e ottenere presso l'Asl la morte medicalmente assistita come prestazione ordinaria garantita da sanitari delle istituzioni pubbliche, pur all’interno delle limitate condizioni dettate dalla Corte costituzionale.

Il Consiglio regionale della Toscana, guidato dal piddino Eugenio Giani, ha approvato a larga maggioranza - 27 voti a favore (Pd, Iv, M5s, gruppo misto) e 13 contrari (FdI, FI, Lega); una consigliera del Pd si è astenuta - la proposta di legge di iniziativa popolare “Procedure e tempi per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito ai sensi e per effetto della sentenza della Corte costituzionale n.242/2019” promossa dall'associazione radicale Luca Coscioni, di cui è tesoriere Marco Cappato.

La procedura prevista, ricalca difatti quanto a suo tempo stabilito dalla Corte costituzionale nella famosa sentenza 242/2019, che sciolse l’ipotesi di reato a carico di Marco Cappato, depenalizzando l’aiuto al suicidio e abolendo l’articolo 580 del Codice penale, che ne prevedeva una esplicita sanzione.

Rigettata in altri quattro consigli regionali (Veneto, Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Lombardia), la legge mantiene il principio della morte assistita come «erogazione di una prestazione sanitaria suddivisa in più fasi» (preambolo della proposta di legge) ma è stata modificata così da perdere una parte del suo esplicito carico ideologico di affermazione di un preteso e inesistente “diritto di morire” (tra l'altro, formalmente negato dalla Corte costituzionale) e di presentare la descrizione di una “burocrazia della morte” che stabilisce il modo per ottenere «la morte più rapida, indolore e dignitosa possibile». 

Emerge, fin troppo, una situazione surreale: il sistema sanitario nazionale, che ha problemi a soddisfare le richieste di molti malati richiedenti aiuto nel vivere nel mondo migliore, dovrà accogliere e soddisfare le richieste di chi invece chiede di morire. 

Così la Toscana ha perso quel primato che aveva guadagnato il 30 novembre 1786, ossia di essere stata il primo stato al mondo (all'epoca granducato sotto Pietro Leopoldo) ad aver abolito la pena di morte. Duecentotrent'anni dopo, l'ha reintrodotta e questa volta non per punire i colpevoli, ma bensì per scartare gli "indesiderati".

Una inquietante deriva contro cui hanno preso posizione prima i vescovi della Conferenza episcopale toscana con una nota e poi il loro presidente cardinale Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena, in una intervista ad Avvenire.

«Prendiamo atto - ha affermato sua eminenza - della scelta fatta dal Consiglio regionale della Toscana, ma questo non limiterà la nostra azione a favore della vita, sempre e comunque – ha dichiarato il cardinale a nome di tutti i vescovi –. Ai cappellani negli ospedali, alle religiose, ai religiosi e ai volontari che operano negli hospice e in tutti quei luoghi dove ogni giorno ci si confronta con la malattia, il dolore e la morte dico di non arrendersi e di continuare ad essere portatori di speranza, di vita. Nonostante tutto. Sancire con una legge regionale il diritto alla morte non è un traguardo, ma una sconfitta per tutti».







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martedì 7 gennaio 2025

Riflessioni sul film Netflix "Storia di Maria"

Tale film (semplicemente Mary, nella versione originale) ha debuttato sulla piattaforma streaming di Netflix lo scorso 6 dicembre. È stato diretto dal regista DJ Caruso. Nel tentativo di raggiungere l'autenticità, Caruso ha scelto per il ruolo di Maria l'attrice israeliana (non è l'unica) Noa Cohen (appropriato, siccome la Madonna era ebrea) e per Giuseppe l’attore Ido Tako (di bell’aspetto). Il nome più celebre accreditato è il premio Oscar Sir Anthony Hopkins, il quale interpreta Erode.

Senza indugi, e proprio perché ha la pretesa di veridicità storica, lo stronco. Il film attinge ampiamente da un mix di fonti bibliche ed extrabibliche per raccontare la storia di Maria, in particolare dal Protovangelo non canonico di Giacomo, prendendosi una buona dose di libertà creative che confondono di molto il confine tra la cronologia biblica e la libertà (a)poetica hollywoodiana, tutta politically correct.

Fin dall'inizio del film, c'è un'atmosfera assai cupa: la musica piena di suspense e la fotografia dark, sebbene apparentemente belle, non danno l’idea di un’opera “iperdulìca” nei confronti di Maria e al servizio del "lieto annunzio" (Euangélion). L'interpretazione di Erode da parte di Hopkins ricorda la follia oscura del Re shakespeariano Riccardo III e quella del Grande Inquisitore de I Fratelli Karamazov (ci possono stare); per non parlare dei cameo di Lucifero e di un insolitamente minaccioso Arcangelo Gabriele, i quali sono altrettanto inquietanti. Non vi è alcun "brivido di Speranza" per il mondo stanco del I secolo a.C. e sicuramente nessuna gioia.

Il regista, per quanto si definisca cattolico e abbia sperato di rendere la storia di Maria (fin troppo) accessibile alle persone, non è riuscito a raccontare la grazia che Dio ha concesso in modo unico a Maria; anzi, ha enfatizzato la nube oscura di sofferenza che sembrava incombere su di lei per tutto il film. Non a caso, il produttore dello stesso è lo statunitense Joel Osteen, pastore e telepredicatore protestante.

Certo, la vita sulla terra è anche una “valle di lacrime”: la realtà del peccato e l’oscurità che getta sul mondo non rendono pienamente felice lo stare qui sulla terra; d’altronde, qui siamo solo di passaggio; però, nonostante l'oscurità, la Speranza rimane. Il cattolico sa, per dirla con Tolkien, che la vita è “eucatastrofica”: il dolore, il male, alla fine della storia subiranno la sconfitta definitiva; vittoria difatti ravvisabile nel “centuplo quaggiù” assicuratoci da Cristo Stesso, che Egli aveva già fatto assaporare a Giobbe e che nel “Sì” di Maria è divenuto ancora più grande.

Onde evitare di svelare tutte le parti della trama, si può sottolineare come alcune delle scene e delle parole più belle inerenti alla Natività, a iniziare da quelle riportate da San Luca, non siano presenti o, se lo sono, siano distorte.

Lascio da parte questa carrellata di ipotesi romanzate: da Maria rappresentata come una sorta di “femminista autodeterminata”, da Lucifero (sottolineo: troppo bello) che La tenta, dallo scontro tra questi e l’Arcangelo Gabriele (sottolineo: troppo brutto), una brutta copia dei duelli con spada laser di Star Wars (ho troppo a cuore George Lucas per sopportare questo), dal censimento romano non pervenuto, dal motivo per cui Maria e Giuseppe non trovano posto a Betlemme: in tanti si erano recati lì, perché certi che il Messia vi sarebbe nato, quando si sa che non è così (d’altra parte, censimento romano assente), dal fatto che nessuna creatura angelica spieghi a San Giuseppe come mai Maria sia incinta, il quale non mostra neanche un briciolo di curiosità nei confronti del Padre del nascituro, al modo in cui Giuseppe incontra Maria: dopo essere stato condotto a Lei da una strana figura avvolta in una tunica blu, l’Arcangelo Gabriele, il padre putativo di Gesù finisce per bussare alla porta dei santi suoceri affermando che Maria è Sua moglie. Altamente improbabile, considerate le precise norme di corteggiamento ebraiche dell'epoca.

Le lascio da parte per soffermarmi maggiormente sul "cuore" del film. Quando l’Arcangelo Gabriele viene a portare a Maria il miglior messaggio possibile, è una figura oscura e spaventosa con il volto per lo più coperto, per niente simile a un magnifico Arcangelo. Perché l'oscurità? Nessuna raggio di luce, un simbolo perfetto per un annuncio così gioioso?

Gabriele le dice che Suo Figlio regnerà sulla casa di Davide. Ma viene tralasciata la Sua eloquente spiegazione di come quel Figlio “sarà chiamato Figlio dell’Altissimo, e il Signore Dio gli darà il trono di Davide Suo padre. Egli regnerà sulla casa di Giacobbe per sempre, e il Suo regno non avrà fine. Sarà chiamato Figlio di Dio” (Luca 1,32-35). Maria risponde: «Lascia che sia io». Eppure Luca scrive che Maria rispose a Gabriele: «Ecco la serva del Signore; avvenga di me secondo la tua parola».

Lo stesso vale per l'eccezionale visita di Maria alla cugina Elisabetta. Qui, è molto breve, ambientata in uno spazio buio simile a una caverna illuminata solo da una piccola fiamma da cucina. Elisabetta è felice, ma non trasmette la descrizione di Luca di un'Elisabetta "piena di Spirito Santo e che esclamò a gran voce”: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo». Mancano tutte le preziose parole di Maria immortalate duemila anni fa nel Magnificat, le quali mostrano la Sua obbedienza alla volontà di Dio e la Sua comprensione di come quegli eventi risuoneranno nei secoli dei secoli.

E giungiamo all’errore più grave che stride pienamente con la Dottrina Cattolica e gli insegnamenti della Chiesa; ovvero, alla scena in cui Maria partoriente viene mostrata sofferente. Fin dall'inizio, i Padri e i dottori della Chiesa, tra cui i Santi Ambrogio, Agostino, San Bernardo da Chiaravalle e Tommaso d'Aquino, hanno insegnato che solo Ella sarebbe stata esente da tali dolori come segno della Sua santità unica: Lei sola non ha avuto peccato originale e le sue conseguenze (sine labe originali concepta). Sant'Ireneo, nel secondo secolo, fece riferimento alla profezia di Isaia: «Prima di essere in travaglio ha partorito; prima che le venissero i dolori, ha dato alla luce un figlio. Chi ha mai sentito parlare di una cosa simile? Chi ha mai visto cose simili?» (Isaia 66,7). Sempre Isaia afferma: «Ecco, la giovane concepirà, partorirà un figlio, e lo chiamerà Emmanuele (Dio con noi)» (Is 7,14).

Per spiegare come ciò è potuto avvenire, i Padri e i dottori della Chiesa ricordano che se è vero che nell’ora della Trasfigurazione Gesù mostrò, anticipando l’evento della Risurrezione, il suo corpo glorioso ai tre Apostoli, di conseguenza non si può negare che abbia potuto rendere glorioso il suo corpo anche al momento del parto, e anticipando proprio il miracolo del Tabor. E un ulteriore aiuto ce lo dà la Sacra Scrittura quando asserisce che Gesù risorto passò attraverso i muri del Cenacolo, ove si trovavano gli Apostoli la sera del giorno della Sua risurrezione. Sant’Alberto Magno – e così mi avvio alla conclusione -, maestro di San Tommaso, per mostrare la verginità della Madonna durante il parto fa riferimento proprio a questo fatto: «Maria è una stella perché come la stella emette il raggio, così la Vergine genera il Figlio con lo stesso splendore: né la stella viene menomata dall’emissione del raggio, né la madre dal generare il Figlio. […]. Colui che camminò sulle onde del mare senza affondarvi, Colui che uscì dal sepolcro senza infrangere il sigillo della pietra – essa fu ribaltata, come dice il Vangelo (Mt 28,2), da un angelo e non dal Signore -, Colui che si presentò ai discepoli a porte chiuse, poté anche nascere da una Madre vergine senza violarle il pudore verginale. Per questo chiamiamo stella la Vergine Maria» (S. Alberto Magno, Trattato sulla natura del bene, cap. 142).

Ora, non resta che sperare che un giorno a Maria SS. potranno finalmente dedicare dei film ad hoc, sulla scorta di capolavori cinematografici e televisivi quali Ben Hur, I Dieci Comandamenti, Il Re dei re, La tunica, Il quarto re, La Passione di Cristo.






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domenica 19 novembre 2023

Aggiornamento e incontro da non perdere

Presso la parrocchia torinese di San Bernardino, lo scorso venerdì, si è tenuto un incontro con Matteo Matzuzzi sulle sfide e le opportunità attuali della Chiesa, a partire dal suo libro Atlante geopolitico del cattolicesimo; mentre il primo dicembre prossimo venturo sarà occasione di celebrare, assieme a Paolo Gulisano, il dies natalis dei nostri J.R.R. Tolkien (50 anni: 2 settembre 1973) e C.S. Lewis (60 anni, 22 novembre 1963).



 







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lunedì 1 maggio 2023

Ultime dal sinodo tedesco. La Chiesa è chiamata a seguire Cristo, non a stargli davanti – (Parte Seconda)

 



Lo scorso mese, sempre via Strumenti politici, chi scrive ha provato a far emergere le origini della  situazione incresciosa provocata  considerando alcune delle riflessioni ad hoc che Benedetto XVI aveva dedicato all’ambiente cattolico tedesco, in tempi non sospetti.

Esso è intriso – non tutto, come ricordano i “Sant’Atanasio bavaresi”, capitanati da Mons. Woelki, e in cui si trovano le 4 intellettuali che a fine febbraio hanno lasciato lo stesso sinodo – di progressismo e spirito mondano. “In Germania – asseriva il 265mo successore di Pietro – abbiamo un cattolicesimo strutturato e ben pagato, in cui spesso i cattolici sono dipendenti della Chiesa e hanno nei suoi confronti una mentalità sindacale. Per loro la Chiesa è solo il datore di lavoro da criticare. Non muovono da una dinamica di Fede”. Anche a causa della tassa…

Il processo di dissoluzione della concezione cristiana della morale

Parole consegnate al suo biografo Peter Seevald, in Ultime conversazioni. Un datore di lavoro giacché la Chiesa non è considerata in chiave soprannaturale, bensì terrena, quale una mera istituzione umana, i cui compiti si possano decidere a colpi di sinodalità e riforme. E, ancora, Negli Appunti del 2019, asseriva Benedetto: “Il processo di dissoluzione della concezione cristiana della morale, da lungo tempo preparato e che è in corso, negli anni ’60, come ho cercato di mostrare, ha conosciuto una radicalità come mai c’era stata prima di allora. Questa dissoluzione dell’autorità dottrinale della Chiesa in materia morale doveva necessariamente ripercuotersi anche nei diversi spazi di vita della Chiesa”.







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Ultime dal sinodo tedesco. Quando le buone intenzioni lastricano la via dello scisma – (Prima parte)



Il 10 marzo, venerdì scorso, nei lavori in corso a Francoforte, i membri del sinodo tedesco (Synodaler Weg), a nome della chiesa tedesca, e dopo oltre un anno di cammino, hanno scelto di approvare a larghissima maggioranza il testo che apre alle celebrazioni per la benedizione delle coppie formate da persone dello stesso sesso (a partire dal marzo 202); ma non solo, perché hanno anche formulato una richiesta a papa Francesco di “riesaminare il nesso tra consacrazione e obbligo del celibato”.


Il testo è stato approvato dai laici con 176 voti favorevoli, 14 contrari e 12 astenuti; anche una netta maggioranza di vescovi ha votato a favore del documento conclusivo: 38 vescovi hanno votato sì, nove vescovi no e dodici si sono astenuti. Non essendo conteggiate le astensioni, ciò vuol dire che il consenso è stato formalmente dell’80 per cento. La delibera è arrivata dopo che lo scorso settembre i vescovi fiamminghi del Belgio, insieme al cardinale di Malines-Bruxelles (Mechelen-Brussel, in olandese) Jozef De Kesel, avevano pubblicato un documento che, affermando di ispirarsi all’Esortazione apostolica Amoris laetitia, autorizza la benedizione delle coppie dello stesso sesso. Occorre sottolineare: senza essere sottoposto prima della sua pubblicazione al vaglio della Santa Sede, come aveva riferito il portavoce della diocesi di Bruxelles.





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lunedì 27 marzo 2023

sabato 3 aprile 2021

Meditazione per il Sabato Santo


Sabato Santo
Compianto sul Cristo morto1511-1512 circa
Baccio Della Porta detto Fra' Bartolomeo.

La Tomba

Assistiamo alla funebre discesa dalla croce. Seguiamo il divin Maestro fino alla tomba. Il corpo del Signore è distaccato dalla croce, trasportato, sepolto. Maria, desolata, vede tutto.

Egli, il Signore, il Padrone della morte, ridotto a questa ultima umiliazione che sconvolge la nostra povera umanità; come noi, Egli non è più che un carico che si porta, una cosa grave ed opprimente.

Grazie, Signore, perfino nella via della tomba, noi troviamo l'orma dei tuoi passi!

Discesa al Limbo, Tintoretto, 1568

Noi ti amiamo, ti adoriamo, ti benediciamo.

Il silenzio, l'oscurità, la solitudine, il rispetto della tomba, saranno violati dalla presenza dei custodi. Essi veglieranno questo Morto: rappresentano l'odio che niente disarma.

O Signore, nonostante il silenzio, le tenebre, l'immobilità della tomba, nonostante i suggelli e le guardie, noi ti aspettiamo, noi aspettiamo la tua risurrezione, o Cristo, Figlio del Dio vivo!

Noi ti aspettiamo con Maria, tua Madre. Vieni, Signore, regna, comanda, padrone e vincitore della morte; sii il sostegno della nostra corsa nel tempo, sii il custode dell'anima nostra per la vita eterna.

                                                                                     Tutto in me ti appartenga, ti benedica e ti lodi.

Dieci minuti a Dio, D'Ysné










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venerdì 2 aprile 2021

Meditazione per il Venerdì Santo

 

Crocifissione, 1565, Tintoretto, Scuola Grande di San Rocco a Venezia


Compassione della Santa Vergine Maria

Stabat Mater

Inginocchiamoci, penetrati di rammarico, di pentimento, di pietà per la Madre ammirabile che è in piedi, in piedi a pie' della Croce.

Madre! Siamo noi la causa dei tuoi tormenti; noi ti chiediamo il pentimento che purifica, la forza che ripara.

Questa Croce benedetta è l'altare dove la Vittima Santissima è immolata per i peccati del mondo. Quando ci si rende necessario accettarne una particella, siamo in ginocchio per baciarla, in piedi per portarla?

In ogni dolore - grazie al dolore di Gesù e di Maria - vi è una purificazione ed una espiazione. Questo pensiero dovrebbe farci accogliere la prova come un'amica che viene a portarci il soccorso necessario per pagare i nostri debiti, riconciliarci con la Giustizia infinita e arricchirci per l'eternità.

Oh, come siamo ciechi sui nostri veri interessi! 

O Madre, io ti prego per le anime crocifisse che ignorano il Crocifisso!... Ti prego per tutti i cuori straziati che hanno dimenticato il segreto della consolazione nel dolore. Ti prego - qui prego per me - ti prego per quelli che sanno e tuttavia tremano e scansano, fuggono la croce, il dovere, forse, e perdono i tesori che hai loro acquistati.

Oggi, quale prova, quale sacrificio devo accettare generosamente?

Andiamo alla Madre della pietà a chiedere forza e coraggio; e, in questa duplice speranza di riparazione e di espiazione, seguiamola. Restiamo ritti sotto il peso; nel dolore, nel travaglio, nella solitudine dell'anima, ritti presso di lei, martire per amor nostro.

Fac me tecum pie flere! Fammi piangere piamente con te


Dieci minuti a Dio, Y. D'Isné







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giovedì 1 aprile 2021

Meditazione per il Giovedì Santo


Ultima cena di Giovanni Sparapane, chiesa di San Salvatore,  Campi, frazione di Norcia. Si trattava di due delle opere più rappresentative del Quattrocento nursino; purtroppo sono andate distrutte dai terremoti del 26 e 30 ottobre 2016.
Ultima cena di Giovanni Sparapane, chiesa di San Salvatore, Campi, frazione di Norcia. 
Due delle opere più rappresentative del Quattrocento nursino;
 purtroppo sono andate distrutte dai terremoti del 26 e 30 ottobre 2016.


"Egli ci ha amati fino alla fine"
 (San Giovanni, XIII, 1)

Inginocchiamoci nella sala ben ornata, dove Gesù, il vero Agnello pasquale, prende il suo ultimo alimento e si dona a noi, si pone alla mercè della nostra fede, per nutrirci di Se stesso e trasformarci in Lui. 

Egli ci ha amati fino alla fine. Non si è occupato che di noi e ci ha amati fino agli ultimi limiti dell'amore, fino a dare se stesso, per fortificarci e divinizzarci. Quale sete di beneficiarci! Quale brama lo fa discendere così basso, per elevarci così alto; quale grandezza, quale generosità, quale follia d'amore! E noi? Noi cerchiamo noi stessi perfino nei nostri migliori affetti.

Che diremo di questo amore così puro, così assoluto?...

Nutrirmi di te, Signore! È il termine, è la fine, è l'incessante rinnovarsi del tuo amore. È l'unico mezzo di farmi tuo per l'eternità!

La tua Croce mi riscatta, ma non mi preserva. Una volta riscattato, io posso tradirti ed essere ancora schiavo. Ma il tuo Corpo, il tuo Sangue, il tuo Pane, o Signore, mi vivificano e mi custodiscono per la Vita eterna.

Fa, mio Dio, che tutto ciò che vi è in me, benedica il tuo amore! Quid retribuam! Che tutto ciò che è vita in me, pensieri, azioni, sospiri, ti dica il mio rendimento di grazie e mi leghi a te, per sempre.

Tuus sum ego.

Egli mi ha amato!


Tratta da Dieci minuti a Dio, Y. D'Isné








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mercoledì 6 gennaio 2021

Epifania

 

Adorazione dei Magi, Gentile da Fabriano, 1423, Galleria degli Uffizi, Firenze


Vangelo dell'Epifania di Nostro Signore

San Matteo, II, 1-12

Essendo nato Gesù in Betlemme di Giuda, al tempo del re Erode, alcuni Magi, venuti dalle terre d'Oriente, capitarono in Gerusalemme e domandarono: "Dov'è il nato re dei Giudei? Perché noi abbiamo veduto la sua stella in Oriente e siam venuti per adorarlo". All'udir ciò il re Erode ne fu conturbato e con lui tutta Gerusalemme; tanto che, adunati tutti i capi dei sacerdoti e gli Scribi del popolo, s'informò da loro dove il Cristo doveva nascere. Gli risposero: "in Betlemme di Giuda, secondo quel che fu detto per bocca del Profeta: E tu Betlem, terra di Giuda, non sei la più piccola tra le principali città di Giuda, perché da te uscirà il duce, che dovrà reggere il mio popolo di Israele". Allora Erode, fatti venire a sé i Magi segretamente, si fece raccontar con ogni diligenza il tempo in cui la stella era loro apparsa; poi li mandò a Betlemme dicendo: "Andate, dunque, informatevi con ogni cura del Bambino e quando l'avrete trovato, fatelo sapere anche a me, affinché io pure vada ad adorarlo". I Magi, udito il re, se ne partirono; ed ecco la stella, che avevan vista in Oriente, andar loro innanzi, finché giunta sopra il luogo dov'era il Bambino, si fermò. Vedendo la stella esultarono; ed entrati nella casa trovarono il Bambino con Maria, sua Madre; e prostratisi, l'adorarono. Poi aperti i loro tesori, gli offrirono in dono, oro, incenso e mirra. Essendo poi stati avvertiti in sogno di non ripassare da Erode, per un'altra via, tornarono ai loro paesi.


"Dei Magi vennero dall'Oriente a Gerusalemme" (San Matteo, II, 1).

Mescoliamoci alla folla che accompagna i Magi al Presepe. Osserviamo con quale semplicità, con quale serenità Giuseppe e Maria li ricevono e presentano ai loro omaggi il divin Bambino, nascosto sotto i veli della povertà e dello squallore.

Questi re sono venuti da lontano, da molto lontano, attraverso la scienza, la filosofia, attraverso tutti questi deserti, ostacoli per chi cerca Gesù. E Gesù è vicinissimo ai semplici. Così dev'essere. Ma Egli va in cerca delle anime rette, per quanto appariscano lontane, ad esse si manifesta, e se non manda loro gli Angioli, mostra però la sua stella, la sua luce che illumina la loro mente, commuove il loro cuore; Egli si lascia trovare e riconoscere sotto i veli più inattesi.

Siamo semplici e retti. Sinceri con noi stessi, sinceri con Dio, sinceri con i nostri simili. Questa sincerità e questa rettitudine ci condurranno verso la stalla, verso il distacco, il raccoglimento, il silenzio: là dov'è Gesù.

O dolce Bambino! guarisci la mia mente, commuovi il mio cuore, distaccalo da tutto ciò che lo affascina e lo attrae, dammi il coraggio di attraversare il deserto, se è necessario, ma con la stella dinanzi a me; ossia con la certezza di trovarti, di raggiungerti, d'essere tuo per sempre.

Che dovrò lasciare oggi per avvicinarmi al divin Bambino? Che dovrò fare per attirare sopra di me il suo sguardo e il suo sorriso?

Sei tu, o Gesù, che io voglio vedere nella persona dei fanciulli e dei poveri! Io ti dono tutto il mio cuore.

Passo del Vangelo e meditazione tratti da Dieci minuti a Dio di Y. D'Isné







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domenica 27 dicembre 2020

Meditazione nel giorno di San Giovanni Evangelista

Natività per l'altare Paumgartner (1496–1504), Albrecht Dürer, 
Alte Pinakothek di Monaco di Baviera



"Pace in terra!" (San Luca, II, 14)

Dopo aver meditato i sentimenti di Giuseppe e di Maria nelle prime adorazioni che essi offrono al Verbo fatto carne, consideriamo l'accoglienza che questo Dio onnipotente riceve dagli uomini. Come ricevono essi il loro Creatore? L'accoglienza può riassumersi con le parole: notte, silenzio, sonno, indifferenza generale. Soltanto pochi pastori, semplici, umili, vegliano. E alcuni sapienti, anime superiori, elevate al di sopra degli interessi di questo mondo, lo cercano. Sono anime libere da ogni preoccupazione terrena! libere da pensieri sia di ambizioni mondane, sia di aspirazioni superbe.

È l'eccezione che viene a fare corteo al Re dei re.

Soltanto i distaccati, i liberi vengono alla stalla e riconoscono l'Atteso dei secoli.

O Dio! avvolto di fasce e adagiato in una mangiatoia, come ti troverò, come ti riconoscerò, se sono assopito nella indifferenza e nell'oscurità di una notte senza stelle, se la mia mente non è occupata che da vani pensieri; se il mio cuore non batte che per vani desideri? Se la vanità mi seduce; se il lusso mi attira; se le preoccupazioni del benessere mi assorbono...

Spirito del presepe, distacco, semplicità, umiltà, abbandono, come siete lontani dal mio spirito!

È un Dio, è il nostro Dio, il nostro Giudice, che ci dà una tale lezione, e noi siamo ribelli e non vogliamo comprendere.

Che cosa potrò fare oggi per avvicinarmi a Gesù Bambino? Come potrò essere più semplice, più umile, più calmo nel mio abbandono?

O Gesù Bambino, unisco ai battiti del tuo Cuore divino ciascuno dei battiti del mio cuore; ti esprimano essi la mia buona volontà.

Tratto da Dieci minuti a Dio, Y. D'Isné









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sabato 26 dicembre 2020

Meditazione per il giorno di Santo Stefano

 

Natività di Gesù, Giovanni Carobio, olio su tela, secolo XVIII (1717 - 1752), 
presso la Diocesi di Bergamo


"Gloria a Dio! pace all'uomo" (San Luca, II, 14)

Ascoltiamo questo canto celeste la cui divina armonia è l'espressione dell'ordine stabilito per sempre.

Quale estasi nel cuore così puro di Maria, nell'anima così fedele di Giuseppe! Hanno mai sognato altra cosa?... «Gloria a Dio! pace all'uomo!». Fu questo il canto della creazione nei primi giorni dell'Eden. È il canto della natività del Redentore.

Essi vi si associano con tutto il fervore del loro amore, contemplando la fragile e graziosa forma sotto cui si nasconde l'Onnipotente, il Salvatore! Si uniscono al canto degli Angioli e al silenzio di Gesù per dire: «Gloria a Dio!» poiché quest'annientamento, questa umiliazione, questo esteriore abbandono, questa apparente debolezza del Verbo, non è che l'espressione della continua preghiera del suo cuore: «Eccomi, mio Dio, eccomi per fare la tua volontà!». Giuseppe e Maria vi si uniscono con una perfezione che non fu eguagliata da alcuna creatura. Anche essi faranno la volontà del Padre Celeste, non sono quaggiù che per questo. Questa volontà li ha condotti a Betlemme, poi alla stalla, li trascinerà in Egitto, li ricondurrà a Nazaret; essi sono là per compiere la volontà di Dio.

Preghiamo ai piedi della mangiatoia dove riposa il Dio Bambino, e prendiamo, vicino a Giuseppe ed a Maria, lo spirito di umile sottomissione, di filiale premura per compiere ciò che Dio vuole da noi. Fra i primi ci serve qui di modello, in modo mirabile, Santo Stefano: il perdono a quelli che ci hanno afflitto; e poi il raccoglimento per ben conoscere la volontà di Dio e l'energia per metterla in pratica.

Eccomi, mio Dio, eccomi per fare la tua volontà!

Tratta da Dieci minuti a Dio, Y. D'Isné







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venerdì 25 dicembre 2020

Festa di Natale

 

Natività, Matthias Stomer, c. 1640, Chiesa dei Cappuccini di Monreale


Vangelo della Natività di Nostro Signore

Messa dell'Aurora.

San Luca, II, 15-20

In quel tempo i pastori presero a dire tra loro: «Andiamo fino a Betlemme, a vedere quel che è accaduto e che il Signore ci ha fatto sapere». E andarono in fretta e trovarono con Maria e Giuseppe il Bambino giacente nella mangiatoia. E vistolo, si persuasero di quanto era stato loro detto intorno a quel Bambino; e tutti coloro che li udivano, si meravigliavano delle cose riferite loro dai pastori. Maria poi conservava in cuore tutte queste cose e le meditava. E i pastori se ne ritornarono, glorificando e lodando Iddio per tutto quello che avevano udito e veduto, secondo che era stato loro detto.



Meditazione tratta da Dieci minuti a Dio del D'Isné

«Maria lo avvolse di fasce e lo adagiò in una mangiatoia» (San Luca, II, 7).

Assistiamo, umili, raccolti, commossi all'arrivo dei viaggiatori cacciati lontano da ogni asilo umano...

Essi sono felici e riconoscenti alla vista della stalla, ricovero insperato; lo condividono con gli animali; ma che importa? Essi ringraziano Dio.

Ed ecco una grande luce illumina il cielo. Un canto, sconosciuto fino allora, riempie l'aria di liete vibrazioni, il compimento di una magnifica speranza è dato alla terra: «Gloria a Dio! pace all'uomo!» poiché il Signore si è piegato verso di lui, lo ha visitato e suggella oggi il patto della riconciliazione e del perdono.

L'ordine è ristabilito. Un Dio ha preso la forma umana per riparare il male commesso dall'uomo. Egli nasce povero, umiliato, abbassato, Egli dice in cuor suo, secondo la parola del profeta: «Eccomi mio Dio! eccomi per fare la tua volontà». Dio è glorificato, e sull'uomo discende la pace e la benevolenza del Signore!

Adoriamo la saggezza del piano divino, cerchiamo di conformarvi la nostra vita. Se siamo atterriti dalle nostre colpe, se ci domandiamo come ristabilire l'ordine, glorificare Dio e gustare la pace, avviciniamoci al Dio Bambino, baciamo con rispetto il fragile involucro nel quale il Verbo di Dio si annienta; non mormoriamo delle prove che intralciano i nostri desideri o contrariano i nostri gusti; la nostra docilità, il nostro abbandono glorificano Dio e attirano sul nostro capo il perdono e la pace.

Prendiamo al presepe le preziose lezioni di umiltà, sottomissione al beneplacito di Dio, di raccoglimento e di abbandono. Cerchiamo di finire l'anno vicino a Gesù, nella stalla, tra Giuseppe e Maria. Uniamo le nostre preghiere alle loro e chiediamo il loro soccorso.

Eccomi, o mio Dio, per fare la tua volontà! Vicino a te, Divino Infante, divenuto così povero per amor mio, ogni sacrifizio mi sembra dolce.













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IX giorno della Novena del Santo Natale

 

Particolare di  Josef e Maria auf Herbergsuche (Giuseppe e Maria a caccia di ostelli), Carl Rahl, 1865


9° ed ultimo flash della NOVENA di NATALE – “ERO CRAS” - a cura di don Fabio Rosini:

https://youtu.be/MFzFD_zV5go


IX Meditazione tratta da Dieci minuti a Dio del D'Isné


"Non vi era posto per essi, negli alberghi" (San Luca, II, 7).

Accompagniamo le comitive che entrano a Betlemme. Vediamo come sono accolti quelli che hanno l'apparenza della ricchezza o del potere, con quanta premura sono ricevuti; gli albergatori si affrettano a prevenire i loro desideri.

Giuseppe e Maria si presentano a loro volta. Li squadrano, li osservano. Del posto ve n'è ancora, ma bisogna riservarlo per quelli che possono pagare profumatamente; per loro non vi è posto; ed Essi si ritirano senza mormorare, dopo essere stati respinti da tutti gli alberghi. Restano calmi e tranquilli sotto questa nuova prova, perché sono umili e interamente sottomessi al beneplacito di Dio. 

Dopo aver fatto tutto ciò che hanno potuto, escono dalla città; ora aspettano il soccorso di Dio.

Interroghiamoci; facciamo noi così? facciamo tutto ciò che dipende da noi per compiere i nostri doveri di stato, per riuscire nei nostri affari; poi, avendo agito sotto lo sguardo di Dio, sappiamo sopportare tranquillamente l'insuccesso?

E poi, poiché vi sono molte interpretazioni, qual è il movente dell'accoglienza che noi riserviamo ai nostri visitatori? È illuminato da vedute soprannaturali? Vediamo nel povero, nell'umile, l'apparenza di Gesù che si è rivestito, per vivere tra noi, delle livree dell'indigenza? Riceviamo il povero con l'interesse, l'affettuosa carità, cui ha diritto?...

Non lo lasciamo noi bruscamente, mostrandogli che non vi è posto per lui nel nostro cuore, dal momento che si presenta una relazione più lusinghiera al nostro amor proprio?

oh, non condanniamo gli albergatori di Betlemme, noi non differiamo da essi!

Nella Santa Comunione stessa, riceviamo l'Ospite divino come conviene? Vi è sempre per Lui il posto d'onore?

O mio Dio, vieni in me! Temo che tu non trovi che una povera, miserabile stalla, ma io voglio riceverti in essa con tutto il cuore...

Vieni, Signore, vieni!










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VIII giorno di Novena

 





Censimento a Betlemme, Pieter Brueghel il Vecchio, 1566, 
conservato nel Museo reale delle belle arti del Belgio di Bruxelles



8° flash della NOVENA di NATALE – “O EMMANUEL” - a cura di don Fabio Rosini: 

https://youtu.be/hZUBhOgSpQs



VIII Meditazione tratta da Dieci minuti a Dio del D'Isné


Giuseppe e Maria giungono a Betlemme

In mezzo all'agitazione tumultuosa che li circonda, Giuseppe e Maria restano nei sentimenti che hanno ispirato la loro partenza e li hanno accompagnati lungo il viaggio.

Dio! Dio! Solo il suo servizio e la sua gloria: fuori di questo nulla li arresta, nulla li preoccupa...

In verità, verrà un giorno - incontro al quale noi camminiamo - un giorno in cui non vi sarà più posto per noi nell'albergo di questo mondo; un giorno in cui saremo deposti nel feretro, come il Dio Bambino avvolto di fasce fu adagiato in una mangiatoia; un giorno in cui, per quanto  grande sia la nostra opulenza, saremo ridotti alla più completa povertà. Quel giorno, inizierà la nostra vita, segnerà la nostra nascita eterna.

Andiamo a questo ultimo e definitivo spogliamento, staccandoci volontariamente da tutto ciò che ci arresta nella via che conduce a Dio. Quanta maggiore energia porremo nel liberarci dagli ostacoli del mondo, ostacoli della vanità, del benessere, del lusso, tanto più saremo ricchi quando appariremo dinanzi a Dio.

Prepariamoci alla Comunione di Natale con il fervore che vorremmo avere nell'ultimo dei nostri giorni, con la cura che cerca, accusa e piange le minime macchie; prepariamoci a ricevere degnamente il Dio purissimo e santissimo, sulla terra, affinché ci accolga un giorno, poveri peccatori quali siamo, nei suoi eterni tabernacoli.

Signore, io non son degno, ma di' soltanto una parola e sarò salvo!








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martedì 22 dicembre 2020

VII giorno di Novena



Arrivo della Sacra Famiglia alla locanda di Betlemme, Joseph von Fuehrich, olio su tela, 
1838, Berlino, Nationalgalerie, Staatliche Museen zu Berlin 



7° flash della NOVENA di NATALE – “O Rex Gentium" ... - a cura di don Fabio Rosini:




VII Meditazione tratta da Dieci Minuti a Dio di Y. D'Isné


Giuseppe e Maria giungono a Betlemme


Quale tumulto intorno alla città! quale fretta di sorpassarsi gli uni gli altri, per essere sicuri di trovare alloggio! quali sollecitudini del benessere materiale, dei propri comodi, dei propri gusti! Molto diversi sono Giuseppe e Maria. Gli Angeli li circondano; lo sguardo di Dio è su di loro, essi conversano con Lui nel silenzio dei loro cuori. Dio è tutto; li assorbono interamente il suo servizio e il suo amore; non hanno altro pensiero che di piacergli e di compiere la sua volontà.

Anche ora avviene lo stesso nel mondo. La folla si agita e brontola per disputarsi i brani o gli avanzi delle cose inutili o cattive; corre dietro le vanità, vuole la sua parte di appariscenza, prende tutto ciò che brilla, e in questa folle corsa, calpesta, se occorre, quelli che vanno altrove, quelli che non cercano che il vero, l'immancabile, l'eterno.

Giuseppe e Maria non si agitano. Dove alloggeranno? dove nascerà il Dio Bambino?... Non se le rivolgono queste interrogazioni; essi faranno quanto dipenderà da loro per assicurargli un asilo, poi aspetteranno tutto da Dio, come se non avessero fatto nulla, e ciò tranquillamente, umilmente.

E noi? Raccogliamoci e cerchiamo quali sono i desideri, le preoccupazioni, le cure che ci assorbono. Qual è il pensiero che mi assedia, qual è il principale motivo delle mie pratiche, delle mie parole e delle mie azioni?

Oh! mettiamo ordine nei nostri desideri e nei nostri sogni. Divenire migliori per piacere a Dio, per compiere la sua volontà; andare a Lui, preparare le vie in quelli che lo ignorano; servirlo e accendere in tutti i cuori il desiderio di essere suoi: ecco il sogno di ogni cristiano che compie accuratamente i suoi doveri di stato, in vista di piacere al Signore che glieli affida. Il resto è l'accessorio; questo ci sarà dato per giunta.

Signore, io mi offro a te per servirti con tutto il cuore.

















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