lunedì 1 maggio 2023

Ultime dal sinodo tedesco. La Chiesa è chiamata a seguire Cristo, non a stargli davanti – (Parte Seconda)

 



Lo scorso mese, sempre via Strumenti politici, chi scrive ha provato a far emergere le origini della  situazione incresciosa provocata  considerando alcune delle riflessioni ad hoc che Benedetto XVI aveva dedicato all’ambiente cattolico tedesco, in tempi non sospetti.

Esso è intriso – non tutto, come ricordano i “Sant’Atanasio bavaresi”, capitanati da Mons. Woelki, e in cui si trovano le 4 intellettuali che a fine febbraio hanno lasciato lo stesso sinodo – di progressismo e spirito mondano. “In Germania – asseriva il 265mo successore di Pietro – abbiamo un cattolicesimo strutturato e ben pagato, in cui spesso i cattolici sono dipendenti della Chiesa e hanno nei suoi confronti una mentalità sindacale. Per loro la Chiesa è solo il datore di lavoro da criticare. Non muovono da una dinamica di Fede”. Anche a causa della tassa…

Il processo di dissoluzione della concezione cristiana della morale

Parole consegnate al suo biografo Peter Seevald, in Ultime conversazioni. Un datore di lavoro giacché la Chiesa non è considerata in chiave soprannaturale, bensì terrena, quale una mera istituzione umana, i cui compiti si possano decidere a colpi di sinodalità e riforme. E, ancora, Negli Appunti del 2019, asseriva Benedetto: “Il processo di dissoluzione della concezione cristiana della morale, da lungo tempo preparato e che è in corso, negli anni ’60, come ho cercato di mostrare, ha conosciuto una radicalità come mai c’era stata prima di allora. Questa dissoluzione dell’autorità dottrinale della Chiesa in materia morale doveva necessariamente ripercuotersi anche nei diversi spazi di vita della Chiesa”.

La vana rincorsa del mondo

Ha ben riflettuto al riguardo anche Monsignor Camisasca, vescovo emerito di Reggio Emilia, teologo, fondatore e a lungo superiore generale della Fraternità sacerdotale dei missionari di san Carlo Borromeo, in un’intervista, del 14 marzo, con il mensile Tempi ha espresso: «Noi [Chiesa] non dobbiamo rincorrere il mondo. Per rimanere nella stessa immagine direi così: dobbiamo rincorrere le persone.

Cercare l’uomo smarrito e mostrargli la luminosità della vita cristiana che, certo, comporta anche prove e sacrifici, ma in vista di un bene e di una felicità più grandi. Nella comunità cristiana ci stiamo tutti, con i nostri sbagli e i nostri peccati, ma non dobbiamo far diventare bene ciò che è male. In questo modo non faremmo altro che accrescere lo smarrimento e la confusione e ottenere un disagio più grande per i nostri fratelli e sorelle. […] Tanto più saremo assillati dal numero, tanto più le persone ci lasceranno. La Chiesa è “indietro” perché è chiamata da Cristo a stare dietro di Lui».

Evitare lo scisma

Perdipiù, il prelato ha sottoscritto con altri 69 vescovi e 4 cardinali (Francis Arinze, Raymond Burke, Wilfred Napier, George Pell) di tutto il mondo una lettera per chiedere ai confratelli di Germania di non rischiare uno scisma per conformarsi alla mentalità del mondo. «[…] L’urgenza delle nostre osservazioni – si legge nella lettera – qui contenute trovano il loro fondamento nella lettera ai Romani, capitolo 12, ed in particolare nell’avvertimento di San Paolo di “non conformarsi alla mentalità di questo mondo”.

La serietà di queste osservazioni scaturisce dalla confusione che il “Cammino Sinodale” ha già causato e continua a causare, e dal potenziale per uno scisma che inevitabilmente ne deriverebbe nella vita della Chiesa. La necessità di riforma e di rinnovamento è antica quanto la Chiesa stessa. Alla sua radice, questo impulso è lodevole e non dovrebbe mai essere temuto. Molti di coloro coinvolti nel processo del Cammino Sinodale sono senza dubbio persone dotate di un carattere eccezionale.

Eppure, la storia cristiana è disseminata da sforzi animati da buone intenzioni che hanno però perso il loro radicamento nella Parola di Dio, in un incontro fedele con Gesù Cristo, in un vero ascolto dello Spirito Santo e nella sottomissione della nostra volontà alla volontà del Padre. Questi sforzi sono falliti perché hanno ignorato l’unità, l’esperienza e la sapienza accumulate dal Vangelo e dalla Chiesa. Dal momento che non hanno dato ascolto alle parole di Gesù: “senza di me non potete far nulla” (Gv 15,5), tali sforzi sono rimasti infruttuosi e hanno danneggiato sia l’unità che la vitalità evangelica della Chiesa. Il cammino sinodale della Germania rischia di condurre ad un tale vicolo cieco […]».

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