mercoledì 23 maggio 2018

Congedo con onore: Il Padrino: Mi volete amico?







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Obice: L’Occidente è infine libero pensiero? No. E infatti muore perché è molto di più

L’Occidente morirà se perderà la relazione con l’evento da cui è nato: l’Incarnazione. Solo il fatto di Cristo, infatti, tiene in piedi i diritti umani, la separazione Cesare/Dio e la libertà. Lontano da Lui, questi ideali, per quanto grandi, appassiscono (e lo vediamo ogni giorno intorno a noi).

Continua il dibattito sulla (presunta) fine dell’Occidente [A cura dei siti Pepe , The Debater e La Baionetta]


Non sono d’accordo con chi identifica l’Occidente con la separazione tra Stato e Chiesa, con una civiltà “laica” caratterizzata dalla distanza fra la politica e la religione. Se guardo alla storia e alla geografia posso vedere come questa definizione non stia in piedi. Ci sono stati imperatori cinesi meno intrusivi in materia religiosa di certi presidenti; e non mi pare che la Regina d’Inghilterra, a capo della confessione anglicana, regni in un paese non occidentale. La rivoluzione francese, con la sua dea ragione, è stata antioccidentale?

Possiamo anche identificare l’Occidente con la democrazia, con i diritti umani, con il libero mercato. Sono questi i tesori delle nostre terre, ciò che le costituisce, la loro anima più vera? Sono questi i nuovi dei che le proteggono? Sono loro che ci rendono felici?

Cos’è, quindi, questo inafferrabile Occidente? Esiste davvero, o è solo un’idea confusa di quella che identifichiamo con la nostra civiltà? Cosa accomuna Praga e Londra, Parigi e Messina, l’America coast to coast? I nostri anni dieci e gli anni dieci del secolo scorso, e di quello ancora prima?

Tutte le idee che ho elencato fanno parte dell’Occidente, ma non sono l’Occidente. Sono le conseguenze di un particolare evento che noi cristiani indichiamo come l’Incarnazione. Come se l’irrompere di Cristo nel mondo li avesse rivelati, li avesse indicati come aspetti possibili e gradevoli del vero. No, non sono il vero. Sono parte del vero. Sono scoperte del vero, sue declinazioni rese evidenti da una visione del mondo cristiana. Sono, in altre parole, l’annuncio di Cristo che si è fatto cultura. Quella cultura che rifiuta lo schiavismo, che vede gli uomini come fratelli, che dà a Cesare quello che è di Cesare.

Il guaio è che si è pensato bastasse. Che, dopo che ci ha dato tutte queste cose belle e giuste il cristianesimo non servisse più. Che si possa essere fratelli anche senza. Si è ridotto Cristo ad uno schema, a qualcosa che non c’entra con la vita. La fede la si è data dapprima per scontata, poi per inutile, ora si asserisce sia dannosa. È per questo che l’Occidente sta morendo.

L’Occidente è il cristianesimo che si fa cultura, abbiamo detto, e tuttavia il cristianesimo è molto più grande dell’Occidente. L’occidente che si crede autosufficiente, orgoglioso del suo essere e delle sue scoperte è un fantasma, è un’idea incompiuta, è come chi si ferma sul pianerottolo asserendo di avere raggiunto il cielo. Non credo che, qualunque sia l’aspetto di questo spettro, possa sussistere senza il cristianesimo. Non senza diventare altro da quella idea che ne abbiamo. Domani l’Occidente diventerà altro, come è diventato costantemente altro.

Il suo punto cardinale sarà ancora occidente? O punterà piuttosto verso il basso? Ciò dipenderà da se resterà fedele, in qualche maniera, a quella sua radice costitutiva.

Se non lo sarà, sappiamo cosa fanno le radici la cui pianta sia stata tagliata. Rinascono altrove.





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martedì 22 maggio 2018

Obice: Fine dell’Occidente? No, fine di ogni dittatura del cervello

È vero, come dice Veneziani, che l’intero Occidente sta per finire? Secondo Magni no, anzi, l’Occidente non è mai stato così in salute, come dimostrano i milioni di uomini che vi emigrano: quello che è finito è ogni tentativo di imporre all'Ovest del mondo un unico ideale in cui tutti devono credere.

Dibattito sulla (presunta) fine dell’Occidente [A cura dei siti Pepe , The Debater e La Baionetta]


Da più di un secolo, gli intellettuali occidentali descrivono e prevedono il tramonto della nostra parte di mondo. All’inizio del secolo scorso fu “Il Tramonto dell’Occidente”, di Oswald Spengler. In questi giorni esce, con un titolo molto simile, “Tramonti. Un mondo finisce e un altro non inizia” di Marcello Veneziani. Fra queste due opere crepuscolari, troviamo un’infinità di lavori analoghi, prodotti sia da intellettuali della destra conservatrice e reazionaria, sia, soprattutto, da una sinistra che identificava l’Occidente con il capitalismo.

Sapete una cosa, però? Che da allora ad oggi l’Occidente non è mai morto. Ancora oggi vive e gode di ottima salute.

Serve una piccola premessa, prima di tutto: che cosa si intende per Occidente? Da più di mezzo secolo a questa parte sono definiti “occidentali” anche paesi come il Giappone, Taiwan, Australia, Nuova Zelanda e Israele, che non si trovano geograficamente in Occidente. Dall'altra parte, un pezzo di Occidente ha tradito se stesso quando il regime nazista ha instaurato un vero e proprio Stato confessionale, fondato sul culto nazista: la Germania, pur essendo in mezzo all’Europa, non era più “occidentale”, per stessa ammissione dei massimi dirigenti del suo regime di allora.

Quindi che cosa si intende per Occidente? La civiltà “laica”, caratterizzata dalla separazione fra la politica e la religione. Che poi si parli di religione tradizionale o di nuovi culti ideologici, come il nazismo e il comunismo appunto, importa meno: è il rapporto fra potere politico e potere spirituale che fa la vera differenza. Quella occidentale è l’unica civiltà in cui il potere spirituale e quello politico sono separati, dunque è l’unica in cui si afferma la triade che più la contraddistingue: democrazia, libero mercato e diritti umani.

Un sistema, cioè, in cui ciascuno vive come crede e non sulla base di ciò che gli viene ordinato di credere. Gli intellettuali che prevedono la caduta dell’Occidente, sia quelli di destra che quelli di sinistra, in realtà lamentano proprio la separazione della religione dalla vita politica e della fede dal potere coercitivo. Credono che, senza una religione di Stato, la vita sia impossibile e la società sia presto destinata alla disintegrazione. Spesso esprimono parole di condanna contro gli Usa e per oltre un secolo ne hanno previsto l’imminente caduta. E devono aver portato bene agli americani: man mano che gli intellettuali, inclusi quelli statunitensi, ne prevedevano declino, crisi e crollo, loro crescevano sotto tutti gli aspetti fino a diventare la prima potenza del mondo. Gli americani sono una società molto cristiana (e i simboli religiosi sono presenti ovunque nelle istituzioni, anche nel dollaro stesso), ma gli Usa sono il primo Stato laico del mondo e l’unico che possa dirsi veramente tale anche al giorno d’oggi. Sono un paese in cui lo Stato non si fa portatore di una fede, non si considera come espressione della volontà divina, ma al contrario lascia liberi i suoi cittadini di praticare il proprio culto, privatamente e pubblicamente. Gli stessi intellettuali che prevedevano il crollo imminente dell’Occidente, negli anni ’30, non disdegnavano affatto la Germania nazista. Proprio perché era uno Stato fondato sull’ideologia, era una riedizione di uno Stato confessionale. Abbiamo visto come è andata a finire.

E la stessa condiscendenza, per non dire ammirazione, è stata riservata all’altro grande totalitarismo novecentesco, lo Stato confessionale comunista, che imponeva la fede nel marxismo a tutti i suoi cittadini. Ogni uomo sovietico era tenuto a comportarsi da marxista dalla culla alla tomba, dalla mattina alla sera. Finché non ci ha creduto più nessuno e, anche qui, abbiamo visto come è andata a finire.

Sulle rovine di questi Stati confessionali, totalitari, l’Occidente ha trionfato e nessuno, ad oggi, è mai riuscito a proporre un’alternativa credibile. Chi sarebbe l’alternativa? Il regime venezuelano, il Socialismo del XXI Secolo in cui si muore di fame? Cuba, ormai cartolina di se stessa? La Corea del Nord, inferno da cui chi può fugge? Gli jihadisti, sono un’alternativa? Quelli che usano armi prodotte in Occidente e i social network made in California per farsi propaganda? Gli jihadisti sono parassiti violenti e particolarmente nocivi della civiltà occidentale. Ma di loro, a parte il fanatismo, non aggiungono nulla. La Cina è un’alternativa? Quella Cina che scimmiotta il mercato occidentale, copiandone tutte le idee migliori, dagli smart phone ai megastore online, sarebbe l’alternativa… a cosa? La Russia è un’alternativa? Quel regime che è “democratico sì, ma non troppo”, “di mercato sì, ma non troppo”, rispetta i diritti umani “ma senza esagerare” e in occasione di Olimpiadi e Mondiali deve nascondere sotto il tappeto tutti suoi aspetti meno occidentalizzati? Sarebbe quella “l’alternativa”? Vista da qui, parrebbe piuttosto una brutta copia del mondo occidentale.

Strano tramonto quello di un Occidente che viene imitato da tutti i Paesi non occidentali…

E l’Occidente come sta? In perfetta forma, come dicevamo all'inizio. Sotto tutti i punti di vista. Mai come in questo periodo e in questa parte del mondo c’è stato un così alto tasso di alfabetizzazione, una speranza di vita così lunga, un tasso di violenza così basso, un benessere così elevato. Un benessere contagioso, per di più: con tutti i paesi che hanno abbracciato la globalizzazione, miliardi di individui sono usciti dalla povertà. Meglio di qualunque programma umanitario messo in atto nell'ultimo secolo. Ci lamentiamo dell’immigrazione “selvaggia”, ma non ci accorgiamo che anche questo è un sintomo di ottima salute. Dall'Africa e dall'Asia fuggono per venire da noi, in Occidente, non per andare in Cina o in Russia. L’Occidente di oggi non è in crisi, non è fragile, è perfettamente solido, è stato in grado di assorbire lo shock della crisi del 2008: in altri periodi storici avrebbe provocato il collasso della democrazia, oggi è stata in gran parte superata.

E allora perché, cari intellettuali di destra e di sinistra, continuate a parlare di crisi dell’Occidente? Non è, per caso, che ad essere in crisi siete voi? Vi lamentate di un Occidente laico, perché volete comandare in uno Stato confessionale, di cui voi vi sentite i chierici?





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