La coerenza del caos ecclesiale
Ecco perché detestate Padre Pio al Giubileo
I diritti civili c’entrano poco con la battaglia piagnona del mondo Lgbt
Adesso l'Anm vuole querelare il vescovo che difese chi spara
La supremazia rossa dalla politica fino al cimitero
Ddl Cirinnà, si vota dal 16 febbraio
Ma che male vi ha fatto il Medioevo?
Norvegia. Hanno sottratto a Marius e Ruth i cinque figli anche se sono «genitori eccellenti»
Santità, ecco cosa realmente fa, oggi, Emma Bonino
Conto alla rovescia
Dal divorzio all'aborto fino alla Cirinnà
Gravitational Waves Explained
Dichiarazione comune di Papa Francesco e del Patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Russia
Da “Instaurare omnia in Christo” a “Non nominiamo Cristo”. La strada suicida della neochiesa
Don Giussani e “La Zanzara”. Cinquant’anni dopo, raccontano ancora le stesse balle
sabato 13 febbraio 2016
Radio Monte Grappa: Gandolfini: “Provocazioni Lgbt in Senato rivelano animo intollerante”
“Il provocatorio atteggiamento di dileggio nei confronti del Senatore Giovanardi
durante il suo intervento in Aula messo in atto dalla tribuna dal portavoce del
Roma Pride del 2013 e attivista LGBT Andrea Maccarone, costituisce un
esecrabile segno di sprezzo nei confronti non solo del Senatore, ma del Senato
stesso, di cui viola peraltro il regolamento”, afferma il presidente del Comitato
difendiamo i nostri figli e promotore del Family day, Massimo Gandolfini.
“Sottolineiamo l’incivile mancanza di rispetto per le Istituzioni e condanniamo atti di tale genere, che rivelano l’animo violento e intollerante di queste associazioni, che va ben al di là della richiesta di riconoscimento dei diritti civili”, conclude Massimo Gandolfini.
Roma, 12 febbraio 2016
“Sottolineiamo l’incivile mancanza di rispetto per le Istituzioni e condanniamo atti di tale genere, che rivelano l’animo violento e intollerante di queste associazioni, che va ben al di là della richiesta di riconoscimento dei diritti civili”, conclude Massimo Gandolfini.
Roma, 12 febbraio 2016
Comitato Difendiamo i Nostri Figli
Radio Monte Grappa: Gandolfini: “Preoccupazione Bagnasco legittima, popolo delle famiglie guarderà in viso chi recepisce le sue istanze”
“Le parole con le quali il cardinale Bagnasco ha auspicato un dibattito democratico, in cui “la
libertà di coscienza su temi fondamentali per la vita della società e delle persone sia non solo
rispettata, ma anche promossa con una votazione a scrutinio segreto”, non manifestano
l’intento di un’indebita “ingerenza negli affari dello Stato”, come dichiara il senatore Pd Sergio
Lo Giudice o come lascia presagire il commento stizzito del sottosegretario ai Rapporti con il
Parlamento Luciano Pizzetti (Pd)”. Così il presidente del Comitato Difendiamo i Nostri Figli e
promotore del Family day, Massimo Gandolfini.
“La dichiarazione del Presidente della CEI – prosegue Gandolfini - sottolinea invece la preoccupazione della Chiesa per un disegno di legge che, se venisse approvato così come è, stravolgerebbe l’antropologia e la cultura del popolo italiano. Si tratta della stessa preoccupazione emersa con inequivocabile chiarezza dal popolo delle famiglie nei due appuntamenti del 20 giugno 2015 e del 30 gennaio 2016”.
“Auspichiamo che la prospettiva di un voto in cui potrebbe essere molto limitato il ricorso allo scrutinio segreto, che crea le condizioni per una maggiore libertà di espressione, sproni i Senatori ad una ancora maggiore assunzione della propria responsabilità personale. Il popolo delle famiglie, che segue con attenzione i lavori dell’Aula, ha forte interesse a conoscere per nome e cognome e a guardare in viso chi è disponibile a recepire le sue istanze e farsene difensore e chi invece con pervicacia le ignora”, conclude Massimo Gandolfini.
Roma, 12 febbraio 2016
“La dichiarazione del Presidente della CEI – prosegue Gandolfini - sottolinea invece la preoccupazione della Chiesa per un disegno di legge che, se venisse approvato così come è, stravolgerebbe l’antropologia e la cultura del popolo italiano. Si tratta della stessa preoccupazione emersa con inequivocabile chiarezza dal popolo delle famiglie nei due appuntamenti del 20 giugno 2015 e del 30 gennaio 2016”.
“Auspichiamo che la prospettiva di un voto in cui potrebbe essere molto limitato il ricorso allo scrutinio segreto, che crea le condizioni per una maggiore libertà di espressione, sproni i Senatori ad una ancora maggiore assunzione della propria responsabilità personale. Il popolo delle famiglie, che segue con attenzione i lavori dell’Aula, ha forte interesse a conoscere per nome e cognome e a guardare in viso chi è disponibile a recepire le sue istanze e farsene difensore e chi invece con pervicacia le ignora”, conclude Massimo Gandolfini.
Roma, 12 febbraio 2016
Comitato Difendiamo i Nostri Figli
mercoledì 10 febbraio 2016
Radio Monte Grappa: Lettera di AGAPO ai Senatori
Gentile Senatrice, gentile Senatore,
in questi giorni di forte presenza delle famiglie omogenitoriali sui media oltre che in aula a Palazzo Madama, gli ultimi dubbi del cittadino comune sulla provenienza dei bambini adottabili nell’ambito della prospettata stepchild adoption sono stati dissipati: quei bambini proveranno dall’eterologa e dalla surrogata, sono già nati o verranno fatti nascere semi-orfani, cioè mancanti di uno dei due genitori biologici, allo scopo di essere successivamente adottati.
Il caso del senatore Lo Giudice parla chiaro, così pure la lettera delle due “mamme” di figli acquistati in vitro, con padre fatto sparire e ucciso simbolicamente, portata in Aula dalle onorevoli Valeria Fedeli e Monica Cirinnà confermano: senza bambini fatti nascere semi-orfani, la stepchild adoption non ha campo di applicazione.
Come genitori di figli omosessuali non crediamo che l’omologazione dell’unione omosessuale alla famiglia uomo-donna-bambino, cui ambisce il DDL, cambierà in positivo la “visione sociale dell’omosessualità” (parola di Lo Giudice); se mai genererà un’avversione verso quegli omosessuali che antepongono i loro diritti di adulti a quelli del bambino.
In generale, così come in questo caso, l’omologazione dell’Altro a sé è soprattutto sintomo di mancata accettazione del diverso, è segno di omofobia non elaborata da parte della società che a tutt’oggi non riesce a immaginare l’Altro, cioè la persona omosessuale, se non uguale agli altri, ossia se non vive in un matrimonio “ugualitario”.
Non è un caso che in Italia l’omologazione dell’omosessualità sia fortemente rivendicata, oltre che dai neoliberali, da quell’area politico-culturale di sinistra radicale, i cui precursori per decenni sono rimasti in silenzio di fronte alle migliaia di omosessuali periti nei Gulag dell’Unione Sovietica e di fronte alle persecuzioni di Cuba.
Non è ancora un caso che l’omologazione degli omosessuali sia promossa da quei Paesi occidentali, in cui storicamente più lo Stato si è reso colpevole di crimini contro gli omosessuali, come avvenuto nei Paesi di cultura anglosassone (azioni penali in 20 Stati USA fino al 2003, pena di morte fino a metà 800 nel Regno unito), in Olanda (pogrom e roghi in piazza), in Germania (persecuzione per legge fino al 1973), per citarne solo alcuni esempi.
L’Italia non ha mai conosciuto forme così violente di omofobia, vi è sempre stata, pur nei limiti che nessuno deve negare, maggiore comprensione umana e tolleranza nei confronti del diverso rispetto ai Paesi menzionati, in cui a tutt’oggi la condizione degli omosessuali non risulta certo essere più favorevole.
Gli italiani – per precisione il 73% secondo gli ultimi sondaggi – si prendono a cuore la questione dei “figli naturali già esistenti” delle coppie omosessuali, non hanno paura di chiedere “da dove vengono i bambini adottabili”. L’accusa di essere “retrogradi”, “medievali”, “oscurantisti”, “omofobi latenti” ecc. ha scarso effetto sulla maggioranza degli italiani.
Con ciò abbiamo presente la sofferenza dei nostri figli omosessuali anche in Italia, ma a loro non sono utili semplificazioni a livello istituzionale come quelle contenute nel DDL nella sua attuale forma.
Gentile Senatrice, gentile Senatore, nel caso la legge passi così com’è – cioè con la stepchild adoption -, difficilmente la questione finirà lì. Lei e il suo partito dovranno ripetere ancora tante volte “l’utero in affitto non ha nulla a che fare con la stepchild adoption” e ogni qualvolta lo si dirà, si allargherà lo scollamento tra Istituzioni e cittadini comuni.
Nella speranza di essere ascoltati, salutiamo con cordialità
Michele Gastaldo per la Presidenza AGAPO
in questi giorni di forte presenza delle famiglie omogenitoriali sui media oltre che in aula a Palazzo Madama, gli ultimi dubbi del cittadino comune sulla provenienza dei bambini adottabili nell’ambito della prospettata stepchild adoption sono stati dissipati: quei bambini proveranno dall’eterologa e dalla surrogata, sono già nati o verranno fatti nascere semi-orfani, cioè mancanti di uno dei due genitori biologici, allo scopo di essere successivamente adottati.
Il caso del senatore Lo Giudice parla chiaro, così pure la lettera delle due “mamme” di figli acquistati in vitro, con padre fatto sparire e ucciso simbolicamente, portata in Aula dalle onorevoli Valeria Fedeli e Monica Cirinnà confermano: senza bambini fatti nascere semi-orfani, la stepchild adoption non ha campo di applicazione.
Come genitori di figli omosessuali non crediamo che l’omologazione dell’unione omosessuale alla famiglia uomo-donna-bambino, cui ambisce il DDL, cambierà in positivo la “visione sociale dell’omosessualità” (parola di Lo Giudice); se mai genererà un’avversione verso quegli omosessuali che antepongono i loro diritti di adulti a quelli del bambino.
In generale, così come in questo caso, l’omologazione dell’Altro a sé è soprattutto sintomo di mancata accettazione del diverso, è segno di omofobia non elaborata da parte della società che a tutt’oggi non riesce a immaginare l’Altro, cioè la persona omosessuale, se non uguale agli altri, ossia se non vive in un matrimonio “ugualitario”.
Non è un caso che in Italia l’omologazione dell’omosessualità sia fortemente rivendicata, oltre che dai neoliberali, da quell’area politico-culturale di sinistra radicale, i cui precursori per decenni sono rimasti in silenzio di fronte alle migliaia di omosessuali periti nei Gulag dell’Unione Sovietica e di fronte alle persecuzioni di Cuba.
Non è ancora un caso che l’omologazione degli omosessuali sia promossa da quei Paesi occidentali, in cui storicamente più lo Stato si è reso colpevole di crimini contro gli omosessuali, come avvenuto nei Paesi di cultura anglosassone (azioni penali in 20 Stati USA fino al 2003, pena di morte fino a metà 800 nel Regno unito), in Olanda (pogrom e roghi in piazza), in Germania (persecuzione per legge fino al 1973), per citarne solo alcuni esempi.
L’Italia non ha mai conosciuto forme così violente di omofobia, vi è sempre stata, pur nei limiti che nessuno deve negare, maggiore comprensione umana e tolleranza nei confronti del diverso rispetto ai Paesi menzionati, in cui a tutt’oggi la condizione degli omosessuali non risulta certo essere più favorevole.
Gli italiani – per precisione il 73% secondo gli ultimi sondaggi – si prendono a cuore la questione dei “figli naturali già esistenti” delle coppie omosessuali, non hanno paura di chiedere “da dove vengono i bambini adottabili”. L’accusa di essere “retrogradi”, “medievali”, “oscurantisti”, “omofobi latenti” ecc. ha scarso effetto sulla maggioranza degli italiani.
Con ciò abbiamo presente la sofferenza dei nostri figli omosessuali anche in Italia, ma a loro non sono utili semplificazioni a livello istituzionale come quelle contenute nel DDL nella sua attuale forma.
Gentile Senatrice, gentile Senatore, nel caso la legge passi così com’è – cioè con la stepchild adoption -, difficilmente la questione finirà lì. Lei e il suo partito dovranno ripetere ancora tante volte “l’utero in affitto non ha nulla a che fare con la stepchild adoption” e ogni qualvolta lo si dirà, si allargherà lo scollamento tra Istituzioni e cittadini comuni.
Nella speranza di essere ascoltati, salutiamo con cordialità
Michele Gastaldo per la Presidenza AGAPO
Radio Monte Grappa: Sull'utero in affitto autogol di Gay Center
"Quello di Fabrizio Marrazzo, portavoce di Gay Center, è un plateale autogol",
sostiene Massimo Gandolfini, Presidente del Comitato Difendiamo i Nostri Figli.
A qualche giorno dalla chiara e lucida denuncia da parte del Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che ha definito l'incivile pratica dell'utero in affitto come "ultraprostituzione", l'ex presidente dell' Arcigay capitolino la accusa di fare "terrorismo politico e culturale".
"Nel suo goffo tentativo di attaccare il Ministro - sottolinea Gandolfini - Marrazzo finisce per ammettere la presenza di aberrazioni che, a suo dire, avrebbero semplicemente bisogno di 'regole chiare a tutela dei genitori gay o etero che siano, regole chiare a tutela dei minori' (sic!).
Tuttavia, il vero ed ineludibile problema non sono i singoli casi, perché ad essere aberrante è la pratica in quanto tale. Non si comprano né i bambini né le donne. E la stepchild adoption è una porta spalancata all'inciviltà.
Chi dichiara di volere andare avanti senza ripensamenti si fa interprete di lobby ideologiche che il popolo delle famiglie, oggi sconcertato, saprà castigare".
Roma, 9 febbraio 2016
A qualche giorno dalla chiara e lucida denuncia da parte del Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che ha definito l'incivile pratica dell'utero in affitto come "ultraprostituzione", l'ex presidente dell' Arcigay capitolino la accusa di fare "terrorismo politico e culturale".
"Nel suo goffo tentativo di attaccare il Ministro - sottolinea Gandolfini - Marrazzo finisce per ammettere la presenza di aberrazioni che, a suo dire, avrebbero semplicemente bisogno di 'regole chiare a tutela dei genitori gay o etero che siano, regole chiare a tutela dei minori' (sic!).
Tuttavia, il vero ed ineludibile problema non sono i singoli casi, perché ad essere aberrante è la pratica in quanto tale. Non si comprano né i bambini né le donne. E la stepchild adoption è una porta spalancata all'inciviltà.
Chi dichiara di volere andare avanti senza ripensamenti si fa interprete di lobby ideologiche che il popolo delle famiglie, oggi sconcertato, saprà castigare".
Roma, 9 febbraio 2016
Comitato Difendiamo i Nostri Figli
martedì 9 febbraio 2016
Radio Monte Grappa: DNF: monitoriamo la discussione in Senato
In occasione della ripresa della discussione in Senato del ddl Cirinnà, si ribadisce con fermezza l'assoluta contrarietà non solo alla stepchild adoption, che consideriamo una pratica incivile e abominevole, ma anche agli articoli 1,2 e 3, che confezionano un simil-matrimonio inaccettabile.
Per questi motivi ci appelliamo nuovamente alla terzietà e all'onestà del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Terremo sotto stretto controllo il comportamento delle forze politiche, indicando con chiarezza al nostro popolo chi lo ha sostenuto e chi, al contrario, ha ignorato ogni istanza. Ogni prossimo election-day diventerà l'occasione per premiare chi ci ha sostenuto e sanzionare chi con arroganza ci ha scavalcato.
Roma, 9 febbraio 2016
Comitato Difendiamo i Nostri Figli
lunedì 8 febbraio 2016
Come eravamo: A noi interessa anche il Giappone
Leggendo la sintesi finale non si può non notare come tocchi tutti i temi caldi ancora oggi, parla quindi di presa di coscienza del vivere, di differenza tra volontarismo e amore, dell'esistenza di gruppi più o meno chiusi, di ideologia, di lotta al potere, di incremento della persona, di essere dentro o fuori, dell'uso di strumenti più o meno adatti, dell'impegno politico, insomma, ho tentato di fare un riassunto della sintesi, per quanto possibile, lasciando organico e comprensibile il discorso (c'è anche un pezzo degli avvisi).
Per chi avesse desiderio di rileggersi tutto il riferimento è la sintesi di "Trasformare il presente", da pagina 278 a 313 di "Ciò che abbiamo di più chiaro"
Giussani: «C’incontri e ci chiami per nome/Colui ch’era morto ed è vivo.». Tutte le volte che ci ritroviamo, in qualche modo, è questo augurio dell'inno che si ripete: «C'incontri e ci chiami per nome». Ma la cosa più bella di quest'inno è l'ultima: «In questa letizia pasquale,/rifatti di nuovo innocenti». Ciò che ci rifà innocenti è il contatto con l'ideale, è l'ideale che si risvela, che si reimpone, in vario modo a seconda dello stato d'animo.
[…]
A casa è più costretta a entrare in gioco la nostra libertà come coscienza, cioè come memoria, e la nostra libertà come volontà, come volontà-di, che non è soltanto desiderio-di, è qualche cosa di più del desiderio-di.
[…]
Che le nostre giornate, fin dall'inizio, siano toccate da questa prospettiva (da una prospettiva di verità, di bellezza, di bontà, di giustizia), è questo il varco che dobbiamo dilatare dentro la meschinità che tende a chiuderci tutte le mattine.
[…]
La mattina è quando riprendi coscienza del vivere.
[…]
E se non accade, se una mattina non accadesse, questo dipenderebbe esclusivamente dalla tua non-volontà, da una tua libertà prigioniera, prigioniera del sonno, della dimenticanza, o prigioniera del risentimento, di quel risentimento che caratterizza cosi facilmente ogni risveglio, il risveglio della maggior parte delle mattine (risentimento contro un contesto che non è la facilitazione totale che ci aspetteremmo), il peso del vivere.
[…]
Volevo dire che questo appuntamento è ogni mattina e che dipende profondamente e totalmente dalla tua libertà, come memoria di un fatto che c'è e come volontà del destino costruttivo, del destino trasfigurante, redentivo, del destino liberante di questo fatto che c'è.
[…]
Dobbiamo continuare questo nostro incontro ogni mattina e dipende dalla tua memoria, da quel concretarsi della tua libertà, che, riprendendo coscienza di sé, si riconosce appartenente a una presenza, cosi che la memoria di questa presenza invade il tuo modo di vedere, il tuo modo di sentire, il tuo modo di percepire, il tuo modo di giudicare.
[…]
Il valore della nostra compagnia è Cristo. «L' angelo del Signore portò l'annuncio...» dovrebbe essere ripetuto ogni istante, ogni momento prima di ogni lavoro. Insomma, il primo invito che ci facciamo è a questa densità del mattino, a questa densità originale della nostra giornata. «Il destino conduce coloro che vi aderiscono, trascina coloro che lo respingono.» E siccome il nostro destino è Cristo — e questa è la pietra d'angolo su cui tutto si costruisce e ciò che non si costruisce su questa pietra d'angolo sarà sfracellato —, ogni mattina noi decidiamo se essere trascinati da tutte le circostanze in cui la Sua volontà svolge il suo misterioso disegno, oppure se noi vi aderiamo, se noi vi aderiamo con libertà. Il destino conduce coloro che vi aderiscono.
[…]
Non c'è niente di più forte e soave di questo, perché innegabilmente occorre una forza, ma è una forza tenera, è una forza dolce. E infatti — qui bisognerebbe approfondire — è una forza che nasce da un amore alla tua vita, da un amore a te stesso, da un amore alla tua persona; è una tenerezza verso di te, che sei incamminato dentro una strada per sua natura enigmatica, perché esprime la volontà del Mistero, verso un destino però chiaro e certo.
[…]
Ci saranno mattini spontanei e ci saranno — il più delle volte — mattini non spontanei; è in tutti, ma è soprattutto in questi, il momento in cui il riconoscimento razionale, il riconoscimento di ciò che è giusto e l'energia affettiva verso ciò che è giusto dovranno essere attuati. Occorre che mettiamo a capo di tutto questa impresa del mattino, l'impresa che ricostruisce il tuo soggetto, ricostruisce la tua identità, cosi che essa non sia trascinata, travolta, dissipata e tutta quanta determinata — ma determinata a frammenti, perciò corrotta — da ciò che accadrà nella giornata.
[…]
«Bisogna amare solo Cristo» indica il modo con cui devi amare tua moglie e i tuoi bambini, si identifica con quello, è la verità dell'amore a tua moglie, è la verità dell'amore ai tuoi bambini, ma, prima ancora, è la verità dell'amore a te stesso.
[…]
Ti sentissi addosso un cumulo di errori, di responsabilità, di ripugnanze, questa memoria (l'accettazione, il riconoscimento che è, nel contenuto di questa memoria, il contenuto del tuo io) è ciò che ti definisce.
[…]
La «verità igienica» incomincia da questa impresa mattutina.
[…]
Tutto si gioca in questo momento. «Rifatti di nuovo innocenti.»
[…]
È quella presenza. Cosi, è questa compagnia la consistenza della nostra vita: questa compagnia nel suo superamento interiore, senza fine, che si chiama «Cristo».
[…]
Tutto, attorno a noi, tutto, anche i fattori che si pongono come i più propizi e familiari e benevoli, tende a strapparci dalla coscienza semplice, dall'innocenza di quella identità tra il nostro io e l'appartenenza a Cristo, e quindi alla compagnia. Ma questo è come l'epifenomeno, è come il fenomeno superficiale che rivela quello che sta nel profondo.
[...]
Quella innocenza del mattino deve per forza diventare lotta, diventare una storia di milizia, un ingaggio continuo, un impegno; usiamo il termine esatto: deve diventare «lavoro».
[…]
La coscienza di questa dislocazione o di questa follia, che è generale, fa sentire l'umanità ai nostri occhi cosi come era sentita dagli occhi di Cristo: «Si voltò ed ebbe compassione di loro, della folla».
[…]
Cosi accorti della follia che è in noi, perché non dobbiamo scandalizzarci di essa? Anzi, essa è come l'asperità di un cammino: se tu vuoi andare in vetta, l'asperità del cammino non è obiezione, ma addirittura, paradossalmente, diventa gusto, gusto di fatica, una fatica gustosa, un rischio gustoso. Chi mi sa dire perché non dobbiamo scandalizzarci della nostra follia — è stato detto ieri dal professore, ripetuto tante volte, quando parlava del metodo con cui si deve trattare l'uomo sofferente, ammalato —? Perché siamo accolti, siamo abbracciati. Ma senza queste categorie, senza che queste categorie diventino pensiero normale dell'animo, come si fa a vivere?
[…]
Ma provate a pensare che razza di importanza, che imponente ragione di vita ha il fatto che questo abbraccio, che è l'abbraccio di Cristo, sia documentato attraverso la nostra compagnia!
[…]
Non dobbiamo avere paura della nostra follia, perché siamo abbracciati, siamo abbracciati da Dio e Dio è diventato un uomo per farlo vedere, un uomo che è morto per me.
[…]
Anche se avessimo le ali e andassimo sopra le nubi a contare le stelle a una a una, non saremmo più felici, dolce mia gregge o dolce mia luna, e tutte le navi spaziali di questo mondo non faranno avanzare di un capello la felicità presente dell'uomo presente. Mentre la gratuità si! La gratuità che abbraccia la follia e la convoglia verso una positività insospettata, inconcepibile. Sto parlando della follia mia e tua, cioè di tutti. Perché, come ha detto il professore ieri, chiamiamo «folle» in senso stretto l'espressione eccezionale di questo disappunto.
[…]
È a questo punto esatto che uno usa la parola «caro», come è usata nel Volantone pasquale. Non la può usare neanche con sua moglie e i suoi figli così. Perché, come dicevo prima, Cristo è la verità dell'amore alla moglie e ai figli. Ed è una realtà presente. La verità dell'amore alla moglie e ai figli è una realtà presente, è un Tu, è un Tu! Come la verità mia è un Tu: «Io sono Tu che mi fai».
[…]
La responsabilità che la nostra compagnia ha è d'essere testimonianza della gratuità che governa tutte le cose, della gratuità come natura espressiva dell'essere, della carità: il perdono tra di noi, l'aiuto tra di noi, la ripresa continua tra noi, l'assoluta eliminazione dell'estraneità tra noi, chiunque siamo. Ah, Dio, che lunga strada! Ma siamo insieme, Napoli! Dico Napoli perché è come se voi portaste dentro il simbolo della figura, quella di Giovanni, che realmente ha come incarnato tutta quanta l'aspirazione del CLU, tutta!
[…]
Questa compagnia non è animata da un volontarismo, ma da un amore. La differenza è tra volontarismo e amore.
[…]
Chiunque (persona o persone di qualunque rango, altolocate o bassolocate) ci chiuda in un gruppo, in una realtà, in una fortezza, lui dice, in una realtà che si difende e si afferma di fronte alle altre o sulle altre della compagnia, del movimento, fa certamente qualcosa di sbagliato.
[…]
«L'uomo che fa le cattive azioni ama le tenebre affinché nessuno veda le sue cattive azioni, ma l'uomo che fa le buone azioni ama la luce, affinché le sue azioni siano viste da tutti».
[…]
L'ideologia è la teoria di tutto questo. L'ideologia è vinta soltanto dall'appartenenza, dal riconoscimento dell'appartenenza, perché l'appartenenza a Cristo spalanca all'universo: anche il Giappone ti interessa.
[…]
Intervento: L'amicizia ha una legge, questa legge è l'orizzonte totale. Quando è cosi, è irresistibile, anche se dovessero coagularsi contro tutti i poteri d'Italia.
Giussani: Del mondo, del mondo!
Intervento: L'amicizia è il riverbero nell'umano del divino, della Trinità.
Giussani: Perché? Perché la natura della Trinità, la natura dell'Essere è la gratuità. A noi si "risvela" come gratuità, perché ha creato. È gratuità perché ha creato; ed è gratuità perché libera, vale a dire compie. La compagnia crea e libera, cioè compie, dà identità a te: ti dà identità, non te la toglie, ti dà identità e ti compie, non permette che tu stia nel sottoscala schiacciato o imprigionato in quella cella che diventa poi sepolcro, come abbiamo sempre detto, in cui uno marcisce.
[…]
Non ci si può muovere, se non assimilandosi a qualcosa che già si muove. A meno che uno abbia un destino geniale. Il genio è la funzione con cui la natura coagula, crea solidarietà, crea popolo, polarizza.
[…]
Intervento: Il movimento perciò si incrementa per partecipazione. È un'amicizia intesa come coagulo con chi lo Spirito suscita come novità.
[…]
Giussani: Questa è la questione: sapere identificare l'amicizia vuole dire sapere identificare il punto di movimento.
Intervento: In questo sapere identificare l'amicizia c'è un'iniziativa personale, cioè il passaggio dal desiderio alla domanda. La domanda spacca i contorni soliti, spacca il comodo, è il contrario del borghese. Il desiderio è ancora un'idea mia, la domanda è un'incognita oggettiva.
[…]
Giussani: «Rifatti di nuovo innocenti» non è il ritorno a due anni e mezzo, non è il ritorno al fatto che non abbia più neanche l'ombra di un peccato, ma la domanda che l'ideale si avveri in te. La domanda ti spacca tutto, cosi come sei, lasciandoti come sei: ti spacca, come una casa che si spalanca, allora la luce e l'aria entrano, secondo la quantità della libertà di Dio e della libertà dell'uomo.
[…]
Non è la tua fatica, non è la tua scaltrezza, non è la tua testardaggine, non è la tua skilfulness, non è tutto ciò, la forza del lavoro, ma è che quello che fai, fosse anche il brandire una penna, è una domanda: una domanda che avvenga il vero, la bellezza, la bontà e la giustizia, cioè che avvenga il manifestarsi di ciò a cui appartieni, che si manifesti che Cristo è ciò che hai di più caro.
[…]
La compagnia sfida il mondo, dove per «mondo» si intende tutto ciò che ci strappa, che tenta di strapparci all'identità nostra, vale a dire all'appartenenza. Con la parola «mondo» intendiamo quello che Cristo diceva: menzogna, «tutto il mondo è posto nella menzogna».
[…]
La sfida al mondo non è un'appendice della compagnia, è il segno che la compagnia c'è.
[…]
Il rischio nell'affrontare il mondo è il rischio politico nel senso grande del termine. Ma il rischio nell'affrontare la polis non è partitico, l'impegno politico è inerente al «Padre Nostro, venga il tuo regno». Inerente! Inerente al fatto che la schizofrenia di uno debba essere abbracciata.
[…]
La sfida alle circostanze ha come scopo non quello di mettere a posto la legislazione universitaria, ma l'incremento della presenza della compagnia, cioè l'incremento della presenza del segno che deve anche interessarsi della legislazione universitaria. Lo scopo è l'incremento della compagnia. Ora, l'incremento della compagnia viene fuori tutto dalla persona, perciò l'impegno con le circostanze, la sfida al mondo, cioè i Cattolici Popolari, sono un incremento della tua persona.
Intervento: Se si smarrisce lo scopo accadono due cose. Da una parte, la persona rimane fuori dall'azione che compie, l'azione è priva di domanda: la generosità, cosi, anche nell'impegno, rimane senza ragione; dall'altra, la persona pone tutta la sua attesa e speranza nell'esito dell'azione o nel semplice fatto che si sta muovendo, soffocando nell'azione stessa.
Giussani: Non capiscono, ma capiranno! Avanti.
Intervento: La ragione di un'azione è sempre più grande di ciò che si fa.
[…]
Il segno limite, che è sempre quello più fragile e più "stupido", ma più rivelativo, è l'ultimo: «Il Sabato» e il Movimento Popolare sono parte integrante dell'impegno che l'identità nuova del mattino (nel lavoro della giornata, del tempo, dentro il grande abbraccio della comunità) svolge. L'identità del mattino svolge se stessa fino all'uso di questi strumenti. Chi non giunge all'uso di questi strumenti è perché è "fuori" per metà, un terzo, un quarto; è fuori. Del resto, è proprio il fatto che la maggioranza è facilmente attenta a questo che fa dell'unità del nostro movimento l'enigma inspiegabile per tutti e la rabbia dei partiti (anche ecclesiastici).
Avvisi
[…]
Quando sentite uno dire: «Ah, io "Il Sabato" non lo condivido!», ecco, quello è fuori del movimento, perché è fuori dalla coscienza nostra. Bisogna ritirarlo dentro, eh!
Oltre «Il Sabato», c'è l'unica rivista che dà una visione della situazione della Chiesa nel mondo e ha un'importanza estrema, perché adesso è diffusa in tantissime lingue (per esempio negli Stati Uniti mi hanno detto che ci sono già dodicimila abbonamenti in due o tre mesi): è «30Giorni». Che ogni comunità s'abboni, l'abbia li nella sua sede, che ogni facoltà l'abbia li nel suo buco all'università!
Cosi pure, tutto ciò che avviene nelle vostre comunità e che vi sembri possibile oggetto edificante, sollecitazione edificante, scrivetelo a «Litterae communionis». Vogliamo che «Litterae communionis» sia meno un tentativo letterario e più una documentazione della nostra vita e che si abbia gusto a leggere la nostra vita. La vita della nostra comunità è zeppa di cose bellissime. Quante volte io, andando in giro, dico: «Oddio, ma guarda qui, e non lo sapevo!».
[…]
Radio Monte Grappa: Sanremo 2016: non si strumentalizzi il festival
In vista della annunciata partecipazione di Elton John al Festival di Sanremo, il Presidente Massimo Gandolfini, ha manifestato alla Dirigenza RAI la propria preoccupazione attraverso le seguente lettera.
Stimata Presidente e Stimato Direttore Generale,
in occasione del prossimo Festival di Sanremo è prevista la partecipazione del noto cantante Elton John. Le qualità artistiche dello stesso sono universalmente riconosciute e condivise, ma chiediamo fermamente che ci si limiti alla sua performance canora, evitando accuratamente che si trasformi in un comizio a favore dell’omogenitorialità o in uno spot pubblicitario delle cosiddette “famiglie arcobaleno”. A maggior ragione, in questo momento delicatissimo per il nostro Paese, essendo in discussione in Senato un ddl che riguarda proprio le unioni fra persone di pari sesso e l’omogenitorialità.
Come Loro ben sanno, il servizio pubblico deve rispettare la sensibilità del popolo italiano e, sul tema, ogni sondaggio documenta la netta contrarietà culturale dei nostri concittadini. Il servizio pubblico non può essere strumento di parte: ci si astenga pertanto dallo schierarsi da una parte particolare.
Nel formulare questo auspicio – peraltro dettato da laico principio di democratica parcondicio– è opportuno sappiate che seguiremo attentamente l’evento, denunciandone, se necessario, eventuali illecite prevaricazioni. La mancanza di contraddittorio rende inaccettabile anche una sola parola a favore di una parte.
Prof. Massimo Gandolfini
Presidente “Family Day” 2016
Roma, 8 febbraio 2016
Comitato Difendiamo i Nostri Figli
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