Cosa deve tenere presente un cattolico sulle unioni civili
Petrolio, nucleare, rinnovabili e quelle batterie che durano troppo poco. Il futuro dell’energia secondo Scaroni
Giorgio Ponte, scrittore omosessuale: "Sarò al Family Day e non il solo: facciamo sentire la nostra voce"
La posta di Alessandro Gnocchi
Quanto laicismo può permettersi la democrazia?
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Resistenti bisogna essere
Lo strano caso del dottor Melis, abortista e cattolico
La misericordia inflazionata
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Il bestiario dei no-family-day
Quelli che «meglio la surrogacy legale, se no la gente va all’estero»
Unioni civili, «dopo il momento della preghiera, quello della piazza», dice il Vescovo di Trieste
Il bene comune impone: nessun compromesso
«No alla confusione fra famiglia e altre unioni»
La verità sulle unioni civili. Domande e risposte per capire meglio il ddl Cirinnà
Family Day, ecco come tenteranno di sabotarlo. Senza riuscirci
23 gennaio. Sposalizio di Maria e Giuseppe
sabato 23 gennaio 2016
Obice: Caro senatore ti sostengo
Non abbiamo potuto fare a meno di interessarci alle dinamiche e vicende attuali, ma sempre ricordando cosa ci ha resi ciò che siamo ora, sia personalmente che come nazione, la bellissima eccezione italiana.
Una nazione costruita sulla Bellezza e sulla Verità, la Bellezza artistica intramontabile, ma anche la Bellezza semplice, umile e costruttrice delle famiglie.
Famiglia è da sempre il luogo di accoglienza e testimonianza, di amore e sacrificio reciproci; chi meglio dei genitori può educare, semplicemente con il suo fare, ad accogliere una creatura, non perché perfetta o perché brava, ma per il semplice, e contemporaneamente incredibile, fatto che c'è, che è lì tra loro, viva, come segno evidente della loro unione e complementarietà.
Famiglia è da sempre motore della società e della storia, pensiamo ai numerosi sacrifici fatti nell'Italia del dopoguerra, della forza di cui disponevano i suoi componenti per vivere insieme tutta una vita.
In questi ultimi anni, e in particolare oggi, ci troviamo di fronte a un grave problema giuridico e sociale, perché alcuni vorrebbero cambiare le strutture della società e considerare il matrimonio e la famiglia come uno dei tanti modi possibili di instaurare legami sociali.
La realtà è però che la coppia uomo-donna è all'origine stessa dei legami sociale. Si vorrebbe aggiungere a quest'ultima un altro tipo di legame, quello che si vuole chiamare "la coppia omosessuale". Ma se la coppia uomo-donna rappresenta effettivamente la procreazione, la parentela, l'educazione, la trasmissione, "la coppia omosessuale" non può simbolizzare alcun valore.
L'omosessualità può essere un dato di fatto, ma non potrà mai erigersi a modello di unione familiare. Si tratta dell'utopia e della finzione di fronte alla vita e alla realtà.
L'omosessualità non può essere oggetto di diritto. Solo la persona in quanto tale è soggetto di diritti e di doveri.
Occorre essere onesti e fedeli ai valori e alla storia che hanno creato la nostra nazione, vi preghiamo dunque di non cedere alle pressioni e alle intimidazioni che, purtroppo, arrivano numerose.
Non cedete al falso mito di progresso per il quale non conta il sesso per educare i bambini. Niente di più falso: anche voi siete stati bambini e lo sapete, un bambino nasce solo da mamma e papà, e soltanto di loro ha bisogno.
All'origine della vita umana ci sono solo un uomo e una donna, l'umanità è fatta della loro complementarietà, che unendosi e donandosi reciprocamente generano nuove vite.
Non c'è l'omosessualità all'inizio della vita umana. Questo non lo dice lo Stato, il diritto, la cultura, la religione. Lo ricorda la realtà!
Ragioniamoci: un bambino nasce da mamma e papà; per il legame profondo che si crea nei 9 mesi che è nella pancia della mamma e nella vita del papà, quando nasce avrà bisogno solo di loro e di un progetto di vita che duri per sempre e lo abbracci "per sempre": a questa esigenza può rispondere solo il matrimonio e la famiglia uomo-donna, l'unica!
Le realtà lgbt non difendono il bene delle persone con orientamento omosessuale, mentono dicendo che se la loro unione sarà considerata per legge uguale alle altre, troveranno finalmente amore e rispetto, sappiamo tutti che amare e rispettare l'altro non è imponibile per legge.
La verità rende libero e felice l'uomo: a chi vuole vivere con un partner dello stesso sesso occorre ricordare che non sono discriminati per il loro orientamento ma rispettati in quanto persone: possono vedere il compagno qualora andasse all'ospedale o finisse in carcere e altri diritti individuali già previsti dalle leggi italiane.
Non siamo solo noi o solo i provenienti da un certa area culturale a denunciare questi fatti, siamo accompagnati anche da filosofi che apparentemente hanno una visione opposta dalla nostra sia in materia economica che religiosa come Diego Fusaro o Sylviane Agacinski; ma anche Giorgio Ponte, romanziere milanese, omosessuale e attento al dibattito sulle unioni civili ha già annunciato al sua partecipazione al prossimo Family Day che si svolgerà a Roma il 30 gennaio.
Voi sapete bene che se viene approvata una legge a metà, oggi c'è una sentenza della Corte Europea che stabilisce che se gli Stati membri decidono di concedere un riconoscimento legale alle unioni tra persone dello stesso sesso devono garantire tutti gli stessi diritti del matrimonio.
Qualsiasi legge a metà, a prescindere da quale sia la gradazione di questa via di mezzo, nel momento in cui venisse approvata sarebbe impugnabile davanti alla Corte Europea e a quel punto lo Stato sarebbe costretto a trasformare quella legge in un matrimonio gay a tutti gli effetti, con anche la possibilità di procreare.
Non basterà dire no all'articolo V del ddl Cirinnà, che apre all'utero in affitto, per rendere giusta una legge ingiusta.
Occorre quindi dire un secco no a leggi che pretendono dare un primato a diritti basati sui sentimenti, perché il primato spetta alla realtà, non vi è cosa più facile, anche se non è semplice, che osservare la realtà e seguirla.
Lettera dal fronte: Invito al Family Day
Siamo quattro studenti universitari di Perugia e abbiamo voluto raccogliere le motivazioni della nostra partecipazione alla manifestazione del 30
gennaio partendo da alcune delle obiezioni che abbiamo sentito contro il Family Day.
La manifestazione non è una risposta adeguata al dramma degli omosessuali e alle domande poste alla nostra società dalla deriva antropologica a cui assistiamo.
Nessuno, o almeno non noi, crede di poter rispondere alla deriva antropologica lottando per leggi giuste. È chiaro che sarebbe un tentativo illusorio, ed è chiaro che andare in piazza senza testimoniare la bellezza di un’altra proposta di vita è assolutamente parziale. Tuttavia qui non si tratta di risolvere il problema della ferita degli omosessuali, ma di tentare di far avere delle leggi buone al nostro Stato.
Non è un sostituire un fare o scivolare nell'attivismo, ma rispondere ad una sfida (una legge ingiusta) con un metodo adeguato all'oggetto (qualcosa che tenti di fermare la legge).
Il Catechismo della Chiesa Cattolica spiega bene come, seppur il primo compito del cristiano è una testimonianza di bellezza che può convertire l’altro, questo non è in contrasto con il tentativo di portare la propria visione etica nella gestione dello Stato: “La priorità riconosciuta alla conversione del cuore non elimina affatto, anzi impone l'obbligo di apportare alle istituzioni e alle condizioni di vita, quando esse provochino il peccato, i risanamenti opportuni, perché si conformino alle norme della giustizia e favoriscano il bene anziché ostacolarlo” (dal Catechismo della Chiesa Cattolica, paragrafo 1888).
Nessuno, o almeno non noi, crede di poter rispondere alla deriva antropologica lottando per leggi giuste. È chiaro che sarebbe un tentativo illusorio, ed è chiaro che andare in piazza senza testimoniare la bellezza di un’altra proposta di vita è assolutamente parziale. Tuttavia qui non si tratta di risolvere il problema della ferita degli omosessuali, ma di tentare di far avere delle leggi buone al nostro Stato.
Non è un sostituire un fare o scivolare nell'attivismo, ma rispondere ad una sfida (una legge ingiusta) con un metodo adeguato all'oggetto (qualcosa che tenti di fermare la legge).
Il Catechismo della Chiesa Cattolica spiega bene come, seppur il primo compito del cristiano è una testimonianza di bellezza che può convertire l’altro, questo non è in contrasto con il tentativo di portare la propria visione etica nella gestione dello Stato: “La priorità riconosciuta alla conversione del cuore non elimina affatto, anzi impone l'obbligo di apportare alle istituzioni e alle condizioni di vita, quando esse provochino il peccato, i risanamenti opportuni, perché si conformino alle norme della giustizia e favoriscano il bene anziché ostacolarlo” (dal Catechismo della Chiesa Cattolica, paragrafo 1888).
Non siamo perduti se passa la legge, né ci sarà impedito di continuare a costruire una famiglia
come desideriamo noi.
La nostra consistenza, grazie a Dio, non è nella vittoria politica o nell'assetto di leggi che il nostro
Stato ha. Ma può essere questo un motivo di disimpegno? Non siamo definiti dalla conduzione
buona o meno della nostra Università, ma per questo forse rinunciamo a candidarci e a portare la
nostra visione di bene negli organi universitari?
Saremo liberi di costruire la famiglia come vogliamo noi, ci mancherebbe, ma non è vero che questa
legge non tocca la nostra libertà. Anzi, a nostro avviso, la tocca nel punto in cui più siamo stati
educati a porre attenzione: la libertà di educazione.
Se diventerà una legge dello Stato il fatto che
non esiste un solo tipo di famiglia, ma anche le unioni omosessuali sono una scelta riconosciuta, i
progetti che confondono i bambini nelle scuole riguardo l’identità sessuale non saranno più da
considerare extra-curricolari. A cosa potranno appellarsi i gruppi di coraggiosi genitori che fino ad
ora hanno impedito questa deriva nelle scuole?
La legge inoltre non solo riconosce processi già in atto, ma contribuisce a formare la coscienza di un
popolo: anche opporsi ad una legge sbagliata è in questo senso occuparsi dell’educazione del proprio
popolo.
Infine c’è un fattore economico. Una delle più grandi necessità che tutti riconosciamo nella nostra
società è di sostenere le famiglie e la natalità. Come si potranno dare aiuti alle famiglie se “famiglia”
diventa qualsiasi tipo di unione?
Nessuno ci ha chiesto di andare.
Il nostro Cardinale Bassetti ha pubblicamente espresso condivisione per l’organizzazione della manifestazione e ha inviato tutti a partecipare, addirittura dando un avviso prima della benedizionea Messa.
Ha detto espressamente che ci attende prima di tutto come uomini di buona volontà e poi come
appartenenti ad una realtà ecclesiale.
La Chiesa non si è schierata su questa manifestazione.
La Chiesa non ha partecipato attivamente all'organizzazione e non ha dato indicazioni vincolanti alla
partecipazione per rispetto della natura di questo gesto che parte dall'iniziativa di laici cristiani e tale
deve rimanere.
Tuttavia le più importanti cariche e realtà della Chiesa sono tutt'altro che neutre.
Oltre al già citato Cardinale Bassetti:
- La Conferenza Episcopale Umbra ha pubblicato sul suo sito l'invito a partecipare alla manifestazione
- La conferenza episcopale del Piemonte e della Valle d’Aosta ha scritto: “Per salvaguardare epromuovere questi valori fondamentali anche dal punto di vista legislativo, raccomandiamoanche noi calorosamente, unendoci alla sollecitazione del Cardinal Bagnasco, un'ampiapartecipazione al Family day del prossimo 30 gennaio a Roma.”
- Il Cardinale Bagnasco (presidente della Cei) ha definito la manifestazione “condivisibile” edalle finalità “assolutamente necessarie”
Secondo Kiko (fondatore e
responsabile del Cammino Neocatecumenale), Bagnasco lo avrebbe addirittura chiamato per
incoraggiare la partecipazione del suo movimento.
- Mons. Luigi Negri, Arcivescovo di Ferrara-Comacchio ci ricorda, nel suo messaggio di invito, che “le decisioni gravissime che
si stanno prendendo nei confronti della famiglia, su cui è fondata la convivenza sociale […]
rendono necessaria una presenza esplicita, impegnata e responsabile del popolo cristiano.
Invito pertanto le famiglie, le comunità parrocchiali, i gruppi, i movimenti, le associazioni […]
ad assecondare questa iniziativa con il massimo dell'impegno e della generosità.”
- I più numerosi movimenti ecclesiali hanno aderito ufficialmente alla manifestazione.
Oltre ai
Neocatecumenali ha aderito il Rinnovamento nello Spirito, mentre l’Azione Cattolica
ha pubblicamente espresso il suo dissenso alla legge Cirinnà, lasciando il giudizio sulla
partecipazione a ciascuno.
- I membri del comitato “Difendiamo i nostri figli” hanno tenuto centinaia di incontri in giro per
l’Italia dopo il 20 giugno, la maggior parte dei quali organizzati da parrocchie e associazioni
ecclesiali, con il supporto e la gratitudine dei Vescovi locali.
Ad esempio a Perugia il presidente
del comitato prof. Gandolfini ha tenuto un incontro accolto ed introdotto dal Cardinale.
- Il Papa non si è mai pronunciato, coerentemente con la sua linea che su questi temi non debba
essere la Chiesa a “pilotare” i laici, ma che debbano essere i laici cattolici ad assumere in prima
persona la responsabilità di agire. Difficile però credere che se avesse giudicato ideologica e
controproducente una così grande mobilitazione di tanti cattolici non avrebbe fatto sentire la
sua voce.
La manifestazione è solo un evento di opposizione e non contribuisce a costruire ponti nella
società.
Il presidente del comitato organizzatore ha definito così le finalità della manifestazione: “Andremo a
dire che cosa crediamo: la visione della famiglia secondo la Costituzione italiana ed i principi
dell’antropologia e dell’etica cristiana”. Non quindi contro qualcuno ma contro un’ideologia che è
contraria a quello a cui crediamo.
Un sacerdote durante un intervento della direzione del comitato ha spiegato bene questo errore:
“Ma un punto, insidioso, merita ancora attenzione. Ci poniamo talvolta il problema di agire in modo
da evitare di provocare spaccature. Ebbene, noi dovremo evitare il livore, l’arroganza, la mancanza di
buon gusto; però, abbiamo abbastanza buona educazione da poter rimanere signorili senza
diventare muti e confusi. Dicono: «costruiamo ponti, non eleviamo muri». Ma ora la questione sono
proprio i ponti. Qui la questione è che i ponti fondamentali, quelli che fanno vivere una società, li
stanno facendo saltare vergognosamente coloro che propongono la confusione di genere o i disegni
di legge di genere confuso. Fanno saltare i ponti tra famiglia e scuola, tra l’identità psicologica e la
propria carne, tra amore e responsabilità, tra i vincoli e i patti di cui una società vive e le sue leggi. Noi
non eleviamo muri: noi ricostruiamo i ponti minati!”.
In ultimo, la manifestazione non è un evento fine a se stesso e che si conclude il 30 gennaio. I
membri del comitato “Difendiamo i nostri figli” hanno tenuto centinaia di incontri dopo la
manifestazione del 20 giugno, per continuare un’opera educativa diffusa e quotidiana.
Anche se non lo è nelle intenzioni degli organizzatori, la manifestazione verrà percepita come
divisiva.
Il Meeting di Rimini, il gesto per eccellenza improntato al dialogo e all'apertura che il Movimento
propone, è presentato dalla maggior parte della stampa e percepito da molti come uno sfoggio del
potere economico e politico di una lobby e quindi “divisivo” e “contro”. Eppure noi, certi che non sia
così, non metteremmo mai in discussione la costruzione del Meeting per questo motivo.
La manifestazione non serve a nulla.
La previsione dell'impatto della manifestazione è una valutazione politica difficile a priori. Ma alcuni
elementi sono da tenere in considerazione:
- La legge Cirinnà era stata presentata nel giungo scorso come se ne fosse ormai ineluttabile
l’approvazione. Tuttavia a partire dalla convocazione della manifestazione del 20 giugno è
stata oggetto di continui rinvii fino ad oggi.
Non sarà di certo merito soltanto della
manifestazione, ma è difficile negare un ruolo anche ad essa.
- Anche nelle settimane scorse la legge era presentata come ormai inevitabile e blindata ad
eventuali modifiche. Tuttavia dal momento della convocazione della manifestazione si sono
succeduti rinvii, distinguo e ipotesi di modifica.
- Se anche la soluzione fosse una mediazione, dimostrare che una buona fetta di popolo non
vuole questa legge darebbe più “forza contrattuale” a chi media per disinnescare la bomba
di questa legge.
- In ultimo una manifestazione coronata da successo potrebbe convincere i parlamentari
tiepidi ad opporsi fermamente alla legge. In particolare coloro che sono divisi tra l’appoggio
al governo e la contrarietà alla legge (es il gruppo NCD) potrebbe, vedendo in piazza tanti
potenziali elettori persi in caso di un comportamento ambiguo, arrivare a minacciare
apertamente la crisi di governo in caso di approvazione della Cirinnà.
A parte queste considerazioni, la manifestazione sarà un successo se riaffermerà la possibilità e il
dovere dei cristiani di incidere nella politica italiana, rivendicando uno spazio che gli si vorrebbe
negare in nome di una fede ridotta allo spazio privato.
La manifestazione, come già accaduto per il
20 giugno può contribuire al risveglio della coscienza di tanti cristiani e non di fronte alle sfide dei
tempi. Come ha affermato il sacerdote già citato prima: “Non possiamo essere ingenui: se non si
reagisse, se non si prendesse posizione con chiarezza, anche chi ha un pensiero nitido rischierebbe di
non essere più sicuro di quel che pensa”.
Se ci opponiamo oggi a questa legge, tra poco ne faranno una peggiore.
A detta dei proponenti, questa legge al contrario serve appunto per essere superata presto in favore
di leggi che prevedano il matrimonio gay egualitario.
Ad oggi il popolo italiano è ancora in
maggioranza contro il matrimonio gay ma quando le unioni civili avranno legalizzato la creazione di
queste famiglie si dirà “ma ormai ci sono, hanno i figli, perché non dovremmo farli sposare?”.
Se
passasse questa legge non solo non si fermerà la richiesta di nuovi diritti, ma anzi questa sarà
favorita.
Daniele Botta
Lucia Montemarani
Luca Marroni
Luca Schillaci
mercoledì 20 gennaio 2016
Obice: Informazioni utili su DDL Cirinnà e sull'utero in affitto
Perché alcuni sostengono che il DDL Cirinnà sia ingiusto e tecnicamente incostituzionale? Quali proposte per la tutela delle singole persone?
Secondo la Costituzione: "La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio"(art 29). L'unione donna uomo è riconosciuta, non istituita, in quanto unione che naturalmente è aperta alla filiazione e alla formazione di una famiglia.
Il DDL Cirinnà presenta diversi aspetti incostituzionali e di ingiustizia:
1. la sovrapposizione del regime matrimoniale a quello delle unioni civili, la cui sostanza fa parlare a pieno titolo di matrimonio omosessuale, (con i conseguenti diritti doveri legati anche alla filiazione).
2. Il danno per il bambino derivante dall'adozione omosessuale, con l’eliminazione di una delle due figure genitoriali del padre o della madre, e nello stesso tempo la duplicazione dell'altra (due mamme o due papà)
3. La circostanza che si giungerebbe direttamente alla legittimazione dell'utero in affitto (attraverso sentenze della magistratura).
A riguardo delle convivenze di fatto è stata fatta proposta di un testo unico sui diritti dei conviventi che rende maneggevoli e coordina disposizioni che l’ordinamento italiano già prevede, permetterà ai parlamentari di schierarsi e agli elettori di comprendere le loro posizioni.
Chi vuole il “matrimonio” omosessuale, completo di adozioni subito o tra qualche anno, potrà votare le unioni civili.
Chi vuole ribadire che ai conviventi, dello stesso sesso o di sessi diversi, sono riconosciuti i diritti e i doveri relativi alla sanità, alle carceri, alla locazione, ai risarcimenti, ha un testo su cui convergere proposto dal Comitato sì alla famiglia.
Contratto di compra vendita di un bambino, mediante il quale una coppia
che desidera un figlio affitta l’utero di una donna esterna alla coppia
impiantandole un ovulo fecondato. Nello specifico l’ovulo e lo sperma
possono essere della coppia o comprati da terzi.
Le procedure che portano alla nascita di questi bambini sono:
1. la ricerca di donne disposte a vendere il proprio ovulo,
sottoponendosi a bombardamento ormonale con rischi gravi anche
mortali. L’ovulo viene poi prelevato con ago aspirazione in
sedazione profonda.
2. Viene successivamente fecondato con lo sperma (che può essere
interno o acquistato esternamente da terzi).
3. Dopo la fecondazione l’ovulo viene inserito nell'utero affittato di
un'altra donna
Sia la donna che vende l'ovulo sia la donna che affitta l'utero firmano un
contratto (mediante agenzie intermediarie, che hanno una percentuale
molto alta di guadagno) in cui rinunciano a qualsiasi rivendicazione sul
bambino presente e futura, pena la perdita di quanto stipulato per
contratto.
Se durante la gravidanza il bambino commissionato dovesse
risultare difettoso è scartato ed eliminato, e alla nascita qualora dovesse
essere non conforme ai requisiti richiesti il bambino può essere rifiutato
dall'acquirente e il contratto essere annullato senza o con compenso
irrisorio per la donna.
Il mercato della cosiddetta GPA (gestazione per altri, ovvero utero in affitto)
è legale in molti paesi tra cui Ucraina, India, Nepal, partendo da 29.000 euro
a 70.000 e in Usa e Canada da 100.000 euro “bambino in braccio”.
Stepchild adoption
La Stepchild adoption indica nello specifico del DDL Cirinnà la possibilità di
adottare il figlio biologico del partner dello stesso sesso.
La Stepchild adoption quindi porterebbe a:
1. mercificare la vita umana.
L’utero in affitto in Italia è vietato, e attraverso la Stepchild adoption si
tutela chi all'estero usufruisce della pratica dell'utero in affitto,
legittimando in sostanza la pratica stessa nel nostro paese.
2. Nega il diritto del bambino, primo dei quali è avere una madre e un
padre ed essere da loro cresciuto (art. 7 della Convenzione
Internazionale dei Diritti del Fanciullo).
In concreto, all'interno di una coppia formata da due uomini, si accede
all'estero alla pratica dell'utero in affitto (come ha fatto un senatore della
nostra Repubblica firmatario del DDL Cirinnà).
In un laboratorio, con il seme di uno dei due partner si feconda un ovulo di
una donatrice, che viene poi impiantato nell'utero di un'altra donna, nasce
così il suo “figlio biologico”, che poi – secondo la Stepchild adoption – in
Italia potrà essere adottato per legge dal partner e si costituirà in questo
modo una “famiglia” con “due papà”. E nessuna madre.
Oppure viceversa: nel caso di due donne si costituirà una “famiglia” con
“due mamme” e nessun papà, comprando lo sperma necessario per “fare”
un bambino.
Nello specifico questo bambino è già orfano di madre o di padre dalla
nascita, non per disgrazia, ma perché è stato comprato e prodotto da
contratto.
martedì 19 gennaio 2016
Lettera dal fronte: Chi vuole andare al posto di ognuna di noi?
Ripubblichiamo la mail che viene dalle suore di clausura trappiste della Repubblica Ceca e di Vitorchiano, pubblicata inizialmente sul blog di Costanza Miriano.
Suor Lucia, badessa delle trappiste di Praga ha mobilitato il suo convento e quello d’origine pregando tutti di andare a Roma per il Family Day.
Carissimo,
dí a tutti da parte mia (puoi girare questo e-mail a chi vuoi) che per amore dei più deboli, i nostri bambini e i nostri ragazzi, DEVONO andare e non fare come Pilato!! Un peccato di omissione può essere peggio di molti altri peccati. Noi qui siamo 25, siamo suore di clausura e non possiamo andare. CHI VUOLE ANDARE AL POSTO DI OGNUNA DI NOI? E’un favore personale che chiediamo a degli amici. Rimborseremo le spese del viaggio.
Noi preghiamo, adoriamo, digiuniamo. Voi andateci. E’ in nome della comunione tra laici e suore di clausura che ve lo chiedo. A Carròn dite che ve lo chiediamo noi monache di clausura.
Inoltre assieme a Bagnasco ve lo chiede la chiesa italiana che é rappresentata da lui e non da altri, per la grazia di stato del mandato di presidente.
Gira questo e-mail a tutti. Grazie.
sr Lucia e le sorelle di Naší Paní
Obice: La Santità piuttosto che la pace
Questo è il motto che Newman fece suo e noi, come lui, facciamo nostro; anche noi vogliamo essere santi, liberi, veri, ma per cercare, riconoscere, affermare e vivere nella Verità anche oggi occorre un uomo che la ami più di tutto il resto e combatta per essa.
Le ragioni che abbiamo iniziato a verificare in occasione della veglia del 23 maggio abbiamo dovuto riguardarle in un lavoro continuo, che continua tuttora:
Per questo, per essere davvero liberi e veri non possiamo fare a meno di reinvitarvi alla veglia delle sentinelle in piedi di questo sabato 23 gennaio.
Le ragioni che abbiamo iniziato a verificare in occasione della veglia del 23 maggio abbiamo dovuto riguardarle in un lavoro continuo, che continua tuttora:
«1 la verità in sé ci interessa, e per affermarla siamo disposti a fare una piccola battaglia. Le virtù e il coraggio vanno coltivati, allenati. Il giudizio va allenato. Occorre testimoniare a tutto campo, nello spazio pubblico e in quello privato. Bisogna sentire le cose vere, ripeterle, gustarle ancora, affezionarvisi.È ancora tutto vero.
La verità raggiunta e detta di qualcosa che vale più della vita, che ci viene testimoniata dai cristiani perseguitati, occorre riconoscerla e desiderare di avere la stessa forza nel testimoniare ciò per cui viviamo.
2 agli altri ci teniamo, e non si può fare a meno di testimoniare questa verità, in qualsiasi ambiente e con tutti i mezzi che abbiamo a disposizione.»
Per questo, per essere davvero liberi e veri non possiamo fare a meno di reinvitarvi alla veglia delle sentinelle in piedi di questo sabato 23 gennaio.
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