sabato 10 marzo 2018

Salmerìa 10.2018

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giovedì 8 marzo 2018

Giornale murale: «Non confondete chi attacca con chi si difende». Appello delle trappiste in Siria alla stampa «unilaterale»

Pubblichiamo la lettera-appello diffusa in questi giorni dalle trappiste di Azeir, in Siria, fondazione del monastero italiano di Valserena. Un testo che aiuta a comprendere qual è la posta in gioco nella guerra in Siria e in particolare nell’operazione che gran parte della stampa occidentale presenta come la “liberazione” di Ghouta.



CHIAMIAMO LE COSE CON IL LORO NOME… QUESTO È L’INIZIO DELLA PACE

Quando taceranno le armi? E quando tacerà tanto giornalismo di parte?

Noi che in Siria ci viviamo, siamo davvero stanchi, nauseati da questa indignazione generale che si leva a bacchetta per condannare chi difende la propria vita e la propria terra.

Più volte in questi mesi siamo andati a Damasco; siamo andati dopo che le bombe dei ribelli avevano fatto strage in una scuola, eravamo lì anche pochi giorni fa, il giorno dopo che erano caduti, lanciati dal Ghouta, 90 missili sulla parte governativa della città. Abbiamo ascoltato i racconti dei bambini, la paura di uscire di casa e andare a scuola, il terrore di dover vedere ancora i loro compagni di classe saltare per aria, o saltare loro stessi, bambini che non riescono a dormire la notte, per la paura che un missile arrivi sul loro tetto. Paura, lacrime, sangue, morte. Non sono anche questi bambini degni della nostra attenzione?

Perché l’opinione pubblica non ha battuto ciglio, perché nessuno si è indignato, perché non sono stati lanciati appelli umanitari o altro per questi innocenti? E perché solo e soltanto quando il Governo siriano interviene, suscitando gratitudine nei cittadini siriani che si sentono difesi da tanto orrore (come abbiamo constatato e ci raccontano), ci si indigna per la ferocia della guerra?

Certo, anche quando l’esercito siriano bombarda ci sono donne, bambini, civili, feriti o morti. E anche per loro preghiamo. Non solo i civili: preghiamo anche per i jihadisti, perché ogni uomo che sceglie il male è un figlio perduto, è un mistero nascosto nel cuore di Dio. Ed è a Dio che si deve lasciare il giudizio, Lui che non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva.

Ma questo non significa che non si debbano chiamare le cose con il loro nome. E non si può confondere chi attacca con chi si difende.

A Damasco, è dalla zona del Ghouta che sono cominciati gli attacchi verso i civili che abitano nella parte controllata dal governo, e non viceversa. Lo stesso Ghouta dove – occorre ricordarlo? – i civili che non appoggiavano i jihadisti sono stati messi in gabbie di ferro: uomini, donne, esposti all’aperto e usati come scudi umani. Ghouta: il quartiere dove oggi i civili che vogliono scappare, e rifugiarsi nella parte governativa, approfittando dalla tregua concessa, sono presi di mira dai cecchini dei ribelli…

Perché questa cecità dell’Occidente? Come è possibile che chi informa, anche in ambito ecclesiale, sia così unilaterale?

La guerra è brutta, oh sì, sì se è brutta! Non venitelo a raccontare ai siriani, che da sette anni se la sono vista portare in casa… Ma non si può scandalizzarsi per la brutalità della guerra e tacere su chi la guerra l’ha voluta e la vuole ancora oggi, sui Governi che hanno riversato in Siria in questi anni le loro armi sempre più potenti, le loro intelligence… per non parlare dei mercenari lasciati deliberatamente entrare in Siria facendoli passare dai Paesi confinanti (tanti che poi sono diventati Isis, va ricordato all’Occidente, che almeno questa sigla sa cosa significa). Tacere sui Governi che da questa guerra hanno guadagnato e guadagnano. Basta vedere che fine hanno fatto i più importanti pozzi petroliferi siriani. Ma questo è solo un dettaglio, c’è molto più importante in gioco.

La guerra è brutta. Ma non siamo ancora arrivati alla meta, là dove il lupo e l’agnello dimoreranno insieme, e per chi è credente bisogna ricordare che la Chiesa non condanna la legittima difesa; e se anche non si augura certamente il ricorso alle armi e alla guerra, la fede non condanna chi difende la propria patria, la propria famiglia, neppure la propria vita. Si può scegliere la non-violenza, fino a morirne. Ma è una scelta personale, che può mettere in gioco solo la vita di chi lo sceglie, non si può certo chiederlo ad una nazione intera, a un intero popolo.

Nessun uomo che abbia un minimo di umanità vera, può augurarsi la guerra. Ma oggi dire alla Siria, al governo siriano, di non difendere la sua nazione è contro ogni giustizia: troppo spesso è solo un modo per facilitare il compito di quanti vogliono depredare il Paese, fare strage del suo popolo, come accaduto in questi lunghi anni nei quali le tregue sono servite soprattutto per riarmare i ribelli, e i corridoi umanitari per far entrare nuove armi e nuovi mercenari… e come non ricordare quali atrocità sono accadute in questi anni nelle zone controllate dai jihadisti? Violenze, esecuzioni sommarie, stupri… i racconti rilasciati da chi alla fine è riuscito a scappare?

In queste settimane ci hanno fatto leggere un articolo veramente incredibile: tante parole per far passare in fondo una sola tesi, e cioè che tutte le Chiese di Oriente sono solo serve del potere… per convenienza… Qualche bella frase ad effetto, tipo la riverenza di Vescovi e Cristiani verso il Satrapo Siriano… un modo per delegittimare qualunque appello della Chiesa siriana che faccia intravedere l’altro lato della medaglia, quella di cui non si parla.

Al di là di ogni inutile difesa e polemica, facciamo un ragionamento semplice, a partire da una considerazione. E cioè che Cristo – che conosce bene il cuore dell’uomo, e cioè sa che il bene e il male coabitano in ciascuno di noi – vuole che i suoi siano lievito nella pasta, cioè quella presenza che a poco a poco, dall’interno, fa crescere una situazione e la orienta verso la verità e il bene. La sostiene dove è da sostenere, la cambia dove è da cambiare. Con coraggio, senza doppiezze, ma dall’interno. Gesù non ha assecondato i figli del tuono, che invocavano un fuoco di punizione.

Certo che la corruzione c’è nella politica siriana (come in tutti i Paesi del mondo) e c’è il peccato nella Chiesa (come in tutte le Chiese, come tante volte il Papa ha lamentato).

Ma, appellandoci al buon senso di tutti, anche non credenti: qual è l’alternativa reale che l’Occidente invoca per la Siria? Lo Stato islamico, la sharia? Questo in nome della libertà e la democrazia del popolo siriano? Ma non fateci ridere, anzi, non fateci piangere…

Ma se pensate che in ogni caso non sia mai lecito scendere a compromessi, allora per coerenza vi ricordiamo, solo per fare un piccolo esempio, che non potreste fare benzina “senza compromessi coi poteri forti”, dato che la maggior parte delle compagnie ha comprato petrolio a basso costo dall’Isis, attraverso il ponte della Turchia: così quando percorrete qualche chilometro in auto, lo fate anche grazie alla morte di qualcuno a cui questo petrolio è stato rubato, consumando il gasolio che doveva scaldare la casa di qualche bambino in Siria…

Se proprio volete portare la democrazia nel mondo, assicuratevi della vostra libertà dalle satrapie dell’Occidente, e preoccupatevi della vostra coerenza, prima di intervenire su quella degli altri.

Non ultimo, non si può non dire che dovrebbe suscitare almeno qualche sospetto il fatto che se un cristiano o un musulmano denuncia le atrocità dei gruppi jihadisti è fatto passare sotto silenzio, non trova che una rara eco mediatica, per rivoli marginali, mentre chi critica il governo siriano guadagna le prime pagine dei grandi media. Qualcuno ricorda forse l’intervista o un intervento di un Vescovo siriano su qualche giornale importante dell’Occidente? Si può non essere d’accordo, evidentemente, ma una vera informazione suppone differenti punti di vista.

Del resto, chi parla di una interessata riverenza della Chiesa siriana verso il presidente Assad come di una difesa degli interessi miopi dei cristiani, dimostra di non conoscere la Siria, perché in questa terra cristiani e musulmani vivono insieme. È stata solo questa guerra a ferire in molte parti la convivenza, ma nelle zone messe in sicurezza dall’esercito (a differenza di quelle controllate dagli “altri”) si vive ancora insieme. Con profonde ferite da ricucire, oggi purtroppo anche con molta fatica a perdonare, ma comunque insieme. E il bene è il bene per tutti: ne sono testimonianza le tante opere di carità, soccorso, sviluppo gestite da cristiani e musulmani insieme.

Certo, questo lo sa chi qui ci vive, pur in mezzo a tante contraddizioni, non chi scrive da dietro una scrivania, con tanti stereotipi di opposizione tra cristiani e musulmani.

“Liberaci Signore dalla guerra… e liberaci dalla mala stampa…”.

Con tutto il rispetto per i giornalisti che cercano davvero di comprendere le situazioni, ed informarci veramente. Ma non saranno certo loro ad aversene a male per quanto scriviamo…








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domenica 4 marzo 2018

Conversazione al fronte: Intervista a Pino Morandini

Per la VII intervista, che conclude l'inchiesta sul voto dei cattolici, abbiamo coinvolto Pino Morandini, il quale ha parlato a nome del comitato Difendiamo i Nostri Figli e del suo portavoce e presidente Massimo Gandolfini. Il dottor Morandini è stato per anni consigliere regionale in Trentino, ove propose il “pacchetto famiglia”, un pregevole insieme di leggi provinciali pro famiglia; è magistrato, vice presidente nazionale del Movimento per la Vita italiano, nonché socio fondatore del CDNF. [Inchiesta promossa dai siti La Baionetta, Pepe e The Debater].



Dottor Morandini, qual è la linea del Comitato Difendiamo i Nostri Figli per le ormai imminenti elezioni?

La linea del CDNF per le elezioni è stata una linea che definirei “degasperiana”. Sento, peraltro, di fare prima una premessa ineludibile: il servizio politico, per quanto forma eminente di carità, non rappresenta comunque il fine della vita. Tornando a De Gasperi, egli era profondamente consapevole che il “perfettismo” non dovesse costituire il metodo d’azione del politico, mentre, al contrario, lo sguardo realistico sulla società - considerata nel suo complesso organicamente costituita e dove bene e male interagiscono nell’agostiniana civitate mundi, che proprio per questo non sarà mai in grado di conformarsi secondo un progetto ideale - poteva sviluppare le capacità di valutazione di tempi e circostanze che avrebbero portato all’obiettivo voluto. Il CNDNF ha quindi intrattenuto un dialogo franco e autorevole con tutte le forze politiche dimostratesi non ostili alla sua impostazione culturale e valoriale. Con una duplice consapevolezza: quella di essere semplice strumento per servire i valori fondativi dell’umano – peraltro strumento autorevole, considerata l’immensa responsabilità di rappresentare un popolo vasto, motivato e competente, quello del Family Day - ; e quella, parallela, di considerare la politica quale mezzo assai prezioso per servire quei valori, nella convinzione del profondo nesso che lega vita umana, famiglia e bene comune. Quel dialogo mi pare si sia rivelato fecondo, considerato l’impegno delle forze politiche con cui abbiamo interloquito, di dare notevole importanza alla tutela e alla promozione dei c.d. valori non negoziabili. Naturalmente non staremo a guardare, ma vigileremo e faremo costantemente sentire loro il fiato addosso, affinchè quell’impegno venga onorato.


Dato che personalità contrarie ai e poco inclini alla difesa dei principi non negoziabili militano nei partiti Lega, Forza Italia, Fratelli d'Italia e cosiddetta IV gamba, e penso alla Bongiorno, alla Pascale, alla Prestigiacomo, a Lupi, i cattolici non corrono il rischio di essere poco supportati nella loro giusta lotta per fermare la deriva antropologica e secolarizzante? Oppure, c'è ancora speranza?

Certo che c’è ancora speranza! Anzi! E’ emerso chiaro dai contatti con quelle forze politiche il loro intendimento di rinforzare sempre più anche al loro interno l’area attenta alla vita umana, alla famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna e alla libertà di educazione, nella consapevolezza che non si può prescindere da quei valori se si vuole edificare una società più giusta e più umana. Già oggi la maggioranza in seno alla coalizione definita di centro destra (categoria che, peraltro, considero superata) condivide questo pensiero, per cui eventuali voci dissenzienti, per quanto autorevoli, non possono cambiare l’orientamento culturale di una forza politica. Va poi aggiunto che si tratta di valori squisitamente laici, che trovano fondamento sia in Documenti internazionali (Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo) sia in tutte le Costituzioni dei Paesi d’Europa (per noi, soprattutto negli artt. 2, 3, 29 e seguenti della Costituzione).Per cui, ritengo che proprio la laica ragionevolezza ed umanità di quei valori potrà poco a poco fare breccia anche in chi oggi li vede “pietra d’inciampo” anziché “pietra di paragone”. In effetti, uno Stato che voglia definirsi “di diritto”, non può disconoscere quei valori, se vuole rivelarsi realmente democratico e dal volto umano. Diversamente, si ritrova autoritario e non democratico, soprattutto scarsamente attento, per non dire sordo, ai più fragili e indifesi e alle esigenze dell’istituto familiare, che è fondamento della società e dello Stato, come afferma la cennata Dichiarazione Universale. Con conseguenze negative per l’intera comunità e quindi per il bene comune.


Il Comitato DNF ha la forza per fare da “Lobby del buon senso comune” in quei partiti? Ha già ottenuto dei risultati?

Penso proprio di sì. In primo luogo, i due Family Day hanno testimoniato la presenza di un popolo che non si arrende ed è disposto a mobilitarsi totalmente allorquando sono messi in discussione i valori fondanti di una civiltà. E le forze politiche hanno preso contezza e non sono rimaste indifferenti di fronte alla vastità e alla determinazione di quel popolo, tra l’altro composto non solo da cattolici, ma da tante persone di buon senso che non si rassegnano alla deriva antropologica in atto. In secondo luogo, i buoni rapporti “politici” cui sopra ho fatto riferimento, hanno svolto e, sono convinto, svolgeranno sempre più un ruolo di incentivazione e di proposta per una cultura politica sempre più attenta ai valori non negoziabili. I risultati sono emersi sia sul versante legislativo – si pensi al blocco della pdl che ha visto primo firmatario l’on. Scalfarotto (PD), tesa di fatto a cancellare pressochè totalmente la libertà di coscienza costituzionalmente garantita ovvero all’insabbiamento della pdl mirante a legalizzare le droghe – sia su quello della democrazia diretta. Intendo qui riferirmi al referendum relativo alla riforma costituzionale del 4 dicembre 2016, il cui lusinghiero risultato per la vittoria dei “NO”, a parere di autorevoli ed esperti sondaggisti di rilievo nazionale, è da attribuire in maniera determinante alla diffusa e generale mobilitazione organizzata dal Comitato Nazionale “Difendiamo i nostri figli”. Per venire all’oggi, sono fiducioso che lo spazio dato ad alcuni nostri rappresentanti in seno alle liste elettorali delle forze politiche cui sopra ho fatto cenno, avrà un ruolo importante nel far sì che gli elementi fondativi dell’umano siano sempre più punti di riferimento per l’azione politica.


Crede davvero che si riuscirà ad ottenere all'interno della “coalizione” che tiene uniti quei partiti la maggioranza capace di dire no alle unioni tra le persone dello stesso sesso, alla legalizzazione delle droghe, o all'aborto, all'eutanasia, alle adozioni gay, alla barbara pratica dell'utero in affitto?

Quanto alla coalizione composta dalle forze politiche suaccennate, è intenzione del Comitato “Difendiamo i nostri figli” proporre la costituzione di un Intergruppo composto dai Parlamentari cui sta particolarmente a cuore la questione antropologica, e con essa tutte le altre emergenze sociali, indipendentemente dalle appartenenze partitiche. Una sorta di schieramento trasversale, alleato negli ideali e fortemente unito nelle proposte valoriali, sia legislative che amministrative. In tal modo si realizza l’unità politica - la sola unità oggi possibile se si intende davvero far vincere le cose che contano – che si concretizza votando e sostenendo insieme le proposte di legge e i provvedimenti che tutelano e promuovono i valori non negoziabili.


Non vi spaventa la possibilità che dalle elezioni possa emergere, come fanno presagire certi atteggiamenti di Berlusconi e di Renzi, un governo delle larghe intese a guida dei cosiddetti centro-destra e centro-sinistra?

A parte che considero retaggio del passato categorie come quelle di “centro destra” e di “centro sinistra”, vedrei davvero pericolosa la formazione di un Governo delle c.d. ”larghe intese” tra il laeder di Forza Italia e quello del Partito Democratico. Primariamente, perchè a farne le spese sarebbero proprio quei fondamenti di civiltà rappresentati dalla questione antropologica. Infatti, entrambi gli schieramenti, per non interferire nella cultura di riferimento dell’alleato politico, si limiterebbero, nel nome della governabilità, alla proposta e all’approvazione di provvedimenti “non nocivi” per le sensibilità di alcuno dei due partner politici. In tal modo, leggi profondamente inique (perché devastanti nei confronti dei diritti fondamentali dei bambini e dei malati) oltrechè di dubbia costituzionalità (in quanto violative degli artt. 2, 3, 29 e segg. della nostra Costituzione) lasciateci in eredità dalla maggioranza uscente – vedasi la legge Cirinnà e quella sulle Disposizioni Anticipate di Trattamento – resteranno intoccabili e spiegheranno i loro effetti nocivi per chissà quanti anni!


Inoltre, siete consapevoli che occorrerà lavorare non solo per “mantenere sani” Lega, Forza Italia etc, bensì anche per costruire un fronte della vita, che sappia rappresentare i principi e i valori universali importanti per tutti gli uomini dotati di buon senso comune, cattolici e non? Ormai, le categorie centro-destra e centro-sinistra sono rese desuete da uno scenario internazionale e nazionale che mostra l'attacco lanciato da una “cultura della morte” o partito radicale di massa (come avrebbe detto Augusto del Noce) alla giusta visione antropologica della vita e della realtà.

Siamo responsabilmente consapevoli e sentiamo il forte peso, peraltro affascinante, di questa responsabilità. E’ del resto una delle ragioni primarie, per non dire la prima, della nascita del Comitato nazionale e dei Comitati locali, che ringrazio per l’incessante e generoso lavoro svolto in questi anni e pure in questa circostanza elettorale. E’ un impegno da portare avanti parallelamente sia sul versante educativo – culturale, quindi prepolitico – cosa che Comitato nazionale e Comitati locali fanno sin dalla loro fondazione – sia, oggi e nel prosieguo, sul terreno prettamente politico, peraltro in stretto collegamento con il versante prepolitico. Il “fiato addosso” alle persone impegnate in politica, cui prima ho accennato, a questo mira soprattutto. Dobbiamo insieme alimentare una grande mobilitazione delle coscienze e un comune sforzo etico per una forte cultura della vita umana e della famiglia naturale. E argomentare laicamente la centralità di quei valori, per il bene e la crescita integrale delle generazioni future. Sono certo, come l’esperienza sta già testimoniando, che anche molti non credenti si stanno interrogando positivamente su quella centralità, l’unica capace di assicurare una società davvero a misura dei più piccoli e dei più fragili.


Altra questione assai delicata: qual è il rapporto tra il Comitato DNF e il PDF? Non si poteva fare davvero niente per curarlo e fare un'unica “casa comune”? E' vero che a Gandolfini fu proposto di guidare il Popolo della Famiglia (PDF), prima che questo nascesse?

Non so se al Presidente del Comitato nazionale “Difendiamo i nostri figli” è stata fatta quella proposta. Personalmente, lo troverei strano, considerata la diversa modalità che ha caratterizzato fin da subito la scelta politica. Da un lato, chi ha ritenuto più opportuno il dar vita ad una nuova formazione politica, per l’appunto il PDF; d’altro lato, chi (il CNDNF) ha considerato più efficace, per servire i valori antropologici in cui crediamo, il cercare realisticamente di rinvigorire quei valori dal di dentro di forze politiche già presenti in Parlamento e non ostili alla nostra cultura di riferimento. Ci accomuna, col PDF, la condivisione totale di quei valori; ci distingue la diversa modalità politica scelta per servirli. Entrambe vanno rispettate, a partire dalle persone che le incarnano.


Comunque sia, lei, il presidente Gandolfini e gli altri vostri colleghi vi auspicate che dal 5 marzo in poi, qualsiasi risultato raccogliate voi e loro, che il Comitato Difendiamo i Nostri Figli e il Popolo Della Famiglia possano riavvicinarsi e concorrere – insieme - al bene comune?

Il bene comune viene prima di qualsiasi steccato o diversità di scelta politica. Questo non è solo il mio parere ma, conoscendolo bene e da molti anni, pure quello del Presidente del Comitato nazionale “Difendiamo i nostri figli”. Oltrechè dell’intero Comitato nazionale e di tutti i Comitati locali. Presupposto ineludibile perché si superino le incomprensioni, è poi il rispetto per le persone, indipendentemente dalle scelte che hanno operato. Posso dire che anche in questa direzione il Presidente del CNDNF si è sempre distinto positivamente e autorevolmente.


Potrebbero aiutare i cattolici a ritrovare l'unità in politica e nella cultura, arginando quella frattura venutasi a creare tra cattolici del sociale e cattolici della morale, di cui peraltro ha fatto menzione il cardinal Bassetti nella sua prima prolusione il 25 settembre scorso?

L'unità culturale e l’unità politica dei cattolici sono, a mio avviso, una delle sfide più importanti di quest’epoca, visti gli attacchi frontali sferrati sia alle fondamenta della questione antropologica sia alle possibilità di una vita dignitosa per ogni persona umana, sempre più in difficoltà nello sbarcare il lunario o nel trovare un lavoro. Per vincere quella sfida l’unità è assolutamente necessaria, pena l’irrilevanza dei cattolici nella vita sociale e politica italiana, e non solo. Con le conseguenze nefaste che ne deriverebbero per il bene comune e quindi per l’intera società. Invito a rimeditare il par. 75 della “Caritas in Veritate” di Benedetto XVI, laddove egli afferma che oggi “La questione sociale è radicalmente questione antropologica”. Il che significa che “cattolici della morale” e “cattolici del sociale”- per usare un’espressione del Presidente della CEI - debbono parlarsi e trovare un progetto comune, vista l’immensità della posta in gioco.





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Conversazione al fronte: Intervista a Assuntina Morresi: «Caro mondo cattolico, non bisogna cancellare il passato, ma aggiungere»

SESTA PUNTATA DELL’INCHIESTA SUL VOTO CATTOLICO. Abbiamo chiesto ad Assuntina Morresi, editorialista per Avvenire sui temi bioetici, perché è ancora convinta di dare la sua fiducia ad un Centrodestra che ha certificato l’irrilevanza politica dei cattolici, di cui lei stessa ha scritto. Nella risposta, non nasconde una critica alla smemoratezza e all’ingratitudine di un certo mondo pro-vita. [A cura dei siti Pepe, The Debater e La Baionetta]


Tu stessa hai detto che è passata un’era geologica dei tempi in cui cattolici nel Centrodestra erano rilevanti. Perché adesso consigli di votare ancora il medesimo Centrodestra dopo aver visto passare divorzio breve, Cirinnà ed eutanasia?

Perché penso che sia l’unico ambito in cui sia ancora possibile dire qualcosa, visto che questa legge elettorale premia le coalizioni e quindi fuori dalle coalizioni non capisco come si possa incidere.


Quindi tu non consideri nemmeno la possibilità del Popolo della famiglia perché?

Il motivo principale è che io non credo in un partito fortemente identitario, perché penso che non funzioni. La politica in queste condizioni ha bisogno di mediazione, il che significa poter partecipare alle decisioni. Non penso che un partito al di fuori delle coalizioni abbia delle possibilità con questa legge elettorale


Invece il PDF dice che se riuscirà ad avere un 3% con 20 parlamentari potrebbe condizionare un governo di Centrodestra sui temi della vita.

Sul divorzio breve 28 parlamentari – tutti del Centrodestra, distribuiti in vari partiti – hanno votato contro. Ora vorrei sapere che differenza c’è tra 20 parlamentari cattolici del Centrodestra e 20 parlamentari del PDF? Perché si vuole “sostituire” e non “aggiungere”?


Ad esempio il Popolo della Famiglia afferma che un movimento unito e fuori dalla coalizione potrebbe ritirarsi dal governo e farlo cadere, mentre 20 parlamentari dentro la logica della coalizione non lo farebbero.

Non è questo il punto perché tra quei 28 c’erano alcuni che non hanno più votato la fiducia al governo. Il punto vero è che erano solo 28. Quindi il problema è aumentare quel numero, non diminuirli. La cosa che non mi piace non solo del PDF, ma di tutta un’area cattolica che non coincide solo che il PDF, è l’idea che prima di noi hanno fatto tutto sbagliato, prima di noi non ha funzionato niente. Non è così. Prima di questo popolo ce n’è stato un altro che ha funzionato molto bene. Prima di tutto quello della DC, che ha fatto l’Italia dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. E poi, per tornare a quello che conosco io, c’è stato il popolo del referendum della legge 40. Noi abbiamo vinto il referendum. Poi c’è stato il popolo del primo Family Day in cui le leggi le abbiamo fermate, non come adesso. Per cui, in primo luogo, a me dà molto fastidio l’idea che “ora arriviamo noi e voi avete fatto tutti disastri”; e, in secondo luogo, quei 28 che hanno votato contro adesso non hanno votato la fiducia al governo, quindi non si capisce perché se altri 28 si sostituiscono a quei 28 dovrebbero risolvere tutto. Sarebbe diverso se uno pensasse di affiancare quello che c’è e non di sostituire.


Ma come hai anche scritto tu questi risultati sono stati raggiunti in un mondo totalmente diverso dove ad esempio la CEI aveva un atteggiamento molto diverso e riusciva a coagulare i cattolici presenti in vari partiti. Un mondo che adesso non c’è più. Questa differenza non richiederebbe una “novità”, nel senso di una maggiore compattezza e autonomia di coloro che difendono vita e famiglia?

Ripeto, c’è un area cattolica che non coincide con il PDF – ma molti del pdf dicono questo – che parte da un ragionamento sbagliato: quello del “fino ad adesso avete sbagliato tutto”. Ai tempi del referendum sull’aborto non era come adesso che si stava dietro la tastiera a criticare ma ma si andava a scuola nelle assemblee a testimoniare in mezzo alle urla.


Alla luce di quello che è successo dopo, condividi la scelta “lobbistica” (quella di influenzare dall’esterno i partiti con uomini del Family Day) del Comitato Difendiamo i Nostri Figli? La sua azione ha prodotto alla fine, come risultato visibile, il solo Simone Pillon candidato al quarto posto nella lista della Lega dove al primo posto c’è Giulia Bongiorno nemica dichiarata del Family Day. Non sarebbe stato meglio per il portavoce del Family Day Gandolfini scegliere di guidare un soggetto politico unitario come gli era stato proposto?

Io ho partecipato a tutti e due i Family Day da esterna, ma sulle scelte interne non so cosa dire.


Ultima domanda: in questo difficile momento storico, qual è contributo più importante che i cattolici possono dare alla società?

Innanzitutto darebbero un buon contributo riconoscendo quei pochi valorosi che fino adesso ci sono stati e hanno resistito nonostante tutto. Invece vedo che tutti vengono messi insieme facendo di ogni un’erba un fascio. In generale, io credo che i cattolici debbano riscoprire la loro tradizione culturale profonda. Onestamente mi sembra che ci sia un livello di astio che non è da noi. Dovremmo riscoprire la nostra grande tradizione, la nostra grande storia che abbiamo alle spalle. Facendo questo impareremo anche molte cose sulla politica, io credo.









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