Cattolici in politica, oltre la dura legge del gol
Le Sentinelle in piedi e il grande bluff delle “Sveglie”
Pensiero sdraiato, Sentinelle in piedi
Ecco perché i cattolici non possono tacere sulle unioni civili
Ridurre la fede a testimonianza personale è la negazione della Dottrina sociale della Chiesa
C’è ancora chi crede ai dati farlocchi di Oxfam sulla disuguaglianza mondiale?
Belgio, eutanasia: nuovo record nel 2015. I casi superano quota 2.000
E Renzi "paga" Alfano in poltrone
Francia. Approvata «l’eutanasia mascherata»: si chiama sedazione
Lettera aperta a Don Carron
Da prete a prete: una risposta a don Carron!
Giorgio Celsi censurato su Facebook
Il ritardo che l’Italia non ha
sabato 30 gennaio 2016
Obice: Cattolico cioè realista, in ricordo di San Tommaso d'Aquino
In una cultura così - che si manifesta innanzitutto come costume - chi ancora conferisce un significato a certe parole e persegue ciò che esse indicano risulta un po' matto e come tale va isolato, se possibile espulso.
Il cristiano è l'uomo che ricorda al mondo il valore vero di ciò che indicano quelle parole. Entra in polemica col mondo poiché ricorda ciò che tutti, plagiati, vorrebbero scordare. Non ha intenzioni polemiche: la Chiesa, nei Cori da "La Rocca" di Eliot, non entra in scena polemizzando, ma considerando e condividendo «l'infinita fatica» di essere uomini. Ma è il mondo a stabilire i termini inevitabili della polemica, intimando al cristiano, come già a Paolo nell'Areopago, di lasciar stare certi discorsi e di non toccare certe questioni. Già Nietzsche si scagliava contro «l'ardente desiderio del vero».
Non si tratta di una polemica ideologica: innanzitutto, il cristiano non oppone al mondo una certa «idea» di felicità, né organizza tavole rotonde per mettersi d'accordo sui termini di un discorso. Egli propone un'esperienza di bene e di felicità così come gli è resa possibile dall'incontro con la persona di Cristo, viva oggi nella storia in persone che hanno la statura dei propri desideri. È un incontro che libera da qualsiasi schema del mondo sul bene e sulla felicità, proprio perché in esso si registra, ragionevolmente, una corrispondenza inedita con ciò che il cuore, pur sepolto nel plagio generale, non cessa di desiderare. Così, anche la madre nella discrezione della sua casa e il timido ragazzino nella sua classe, per il fatto stesso di aver incontrato Cristo e di aver ripetuto nella penombra del loro cuore lo stesso «sì» di san Pietro, realizzano una ribellione contro la schiavitù del mondo e fissano il punto di riscossa della libertà. Si tratta di una riscossa che può estendersi fino agli estremi confini del mondo - dall'Argentina alla Siberia - e ai più capillari aspetti del vivere personale e sociale.
In un'epoca in cui l'odio del mondo non cessa di attaccare con sempre maggiore astuta pervicacia la presenza viva del Dio fatto uomo, l'alternativa quotidiana dinanzi a cui siamo messi è quella tra plagio e libertà. E l'essere stati scelti per un'esperienza di libertà non è un ergersi guerresco contro il mondo, quanto piuttosto l'esercizio di una inesausta pietà, per una battaglia, pur così piena di limiti e di mancanze, per il mondo.
mercoledì 27 gennaio 2016
Conversazione al fronte: Unioni civili. Intervista al senatore Malan (FI). «Quelle del DDL Cirinnà sono un matrimonio sotto falso nome»
Nel pomeriggio di martedì 26 gennaio Magda Zanoni, sul suo profilo facebook, ha pubblicato quanto emerso dall’Assemblea dei Senatori PD. E cioè: «verrà votato l’intero ddl dai senatori in modo positivo anche se passeranno emendamenti che non si condividono (sui quali in alcuni casi si avrà libertà di coscienza; non si avrà libertà per quanto riguarda le pregiudiziali d’incostituzionalità – Il PD voterà compatto a favore del testo che è pienamente costituzionale; il gruppo dei senatori PD non chiederà il voto segreto (atto di responsabilità) visto che le idee di ciascun sono state chiaramente espresse in Assemblea».
Come la pensa Malan? Lo ha intervistato, per Vita Diocesana, Daniele Barale.
Senatore Malan, lei è in commissione giustizia al Senato, dove da anni è tra i pochi che lotta contro il ddl Cirinnà: perché?
Perché, essendo un matrimonio sotto falso nome, e senza la ragione del matrimonio (la procreazione) svilisce il vero matrimonio dal punto di vista ideale, ma anche da quello materiale perché toglierà ancora risorse alla famiglia, alla quale lo Stato già dà quasi nulla. Con le cosiddette “stepchild adoption”, legittima l’utero in affitto, snatura il concetto stesso di procreazione, trasforma il bambino in merce, e renderà automatica l’educazione “gender” nelle scuole, in cui si racconta che i bambini sono un “diritto” di chi si “ama”, e maschio e femmina sono intercambiabili e con tante variazioni mediane: menzogne e confusione inculcate ai bambini.
Il dibattito avviene davvero in modo “democratico” e nel rispetto del volere degli italiani, come dicono Scalfarotto, Cirinnà, Fedeli, Luxuria etc, oppure vi sono state e ancora vi sono delle forzature?
Ci sono state delle forzature regolamentari: la Costituzione e il Regolamento del Senato dicono che un provvedimento deve passare in Commissione e in Aula, mentre questo Ddl in Commissione è stato appena menzionato in meno di un minuto: non era mai accaduto. Visto che il Presidente del Senato Grasso ha manifestato più volte il suo favore alla legge, dicendo che non ci sarebbe neppure da discuterne, c’è da temere qualche altra violazione in Aula. Più ci sarà attenzione pubblica, meno questo potrà avvenire.
Se il ddl Cirinnà dovesse essere approvato, riemergeranno i ddl Scalfarotto e Fedeli?
Il ddl Cirinnà rende quasi superflui entrambi: dal momento in cui ci saranno bambini “con due papà” per legge, sarà “discriminatorio” dire che la famiglia vera è un altra e che un bambino ha diritto a un padre e una madre. L’indottrinamento in parte già avviene, e quando ci saranno i “bambini omogenitoriali” sarà molto peggio perché avranno il pretesto di “spiegare”.
La legge 40 è stata aggirata a colpi di sentenze, l’articolo 5 del ddl, che prevede la “stepchild adoption", troverà un perfetto assist per tutelare la pratica dell’utero in affitto: si esagera a pensare ciò?
No, anzi. Non c’è bisogno di altre sentenze: già oggi ci raccontano di “100mila bambini arcobaleno di Italia” (cifra esagerata ma qualcuno ce n’è). Quale sanzione hanno? Nessuna! Domani avranno anche la possibilità di privare definitivamente quei bambini della possibilità di avere una madre, o un padre.
Se si ascolta la stessa Monica Cirinnà, si scopre che è la prima a fare l’elogio di quei Paesi dove è concessa la pratica dell’utero in affitto e ad ammettere che l’articolo 5 del suo ddl tutelerà i figli nati attraverso questa pratica.
Ma certo! E con il ddl questa barbarie sarà “consacrata” per legge. Dopo 1500 anni torna lo schiavismo in Italia.
Dato che ha costi elevati ed occorre recarsi in paesi come Canada, Nepal, Stati Uniti, India, che non sono dietro l’angolo e alla portata di tutti i portafogli non è che il Cirinnà anziché tutelare fantomatici “diritti” lgbt, tutela interessi economici di alcuni ricchi, quale un certo senatore PD, che ha usufruito di quella pratica, in nome di un vero e proprio bio-business?
Proprio così. Questi militanti dei diritti se ne infischiano delle famiglie che non riescono ad arrivare alla fine del mese, se ne infischiano degli omosessuali di certi paesi mussulmani che vengono impiccati o ammazzati in altri modi fantasiosi e fanno la guerra alla famiglia per difendere i “diritti” di qualche gay eccentrico che vuole un bambino.
Il 30 gennaio a Roma si terrà una nuova edizione del Family Day. È importante scendere in piazza?
È importantissima la presenza di ciascuno. Nessuno deve pensare: “Ci vadano gli altri”. Senza la manifestazione del 20 giugno scorso la norma sarebbe forse già passata. L’azione di alcuni di noi in Senato ha potuto ritardare l’iter di molti mesi, ma è solo la pressione popolare che può scacciare il pericolo.
Dalla piazza può nascere la nuova classe dirigente del futuro, responsabile e attenta ai bisogni dell’uomo, primo fra tutti la famiglia: papà, mamma e figli?
Le guide politiche, i “leader”, come si dice in un’altra lingua, se non sono fabbricati esclusivamente da un’operazione mediatica, nascono in qualche modo dal sentimento popolare. In ogni caso, questi temi sono così importanti che esprimono forza anche senza un “capo” definito.
articolo pubblicato su Vita Diocesana Pinerolese
martedì 26 gennaio 2016
Obice: Chiamata alle armi
Tenteremo di raccogliere tutto le informazioni e ciò che può aiutare a capire perché ci sarà una nuova manifestazione di piazza, questo perché non rimanga solo un parere, perché come diceva Gaber "si sa, i pareri son come i coglioni, ognuno c'ha i suoi", ma diventi sempre più un
giudizio.
Da mercoledì 13 gennaio, vi è un nuovo ordine di priorità che si sono dati in Senato, il ddl Cirinnà bis verrà infatti dibattuto il 28 e non più il 26, per lasciare spazio alla "questione banche" e al Decreto Ilva; altra notizia importante è che Forza Italia ha trovato un accordo e deciso di votare NO.
Da mercoledì 13 gennaio, vi è un nuovo ordine di priorità che si sono dati in Senato, il ddl Cirinnà bis verrà infatti dibattuto il 28 e non più il 26, per lasciare spazio alla "questione banche" e al Decreto Ilva; altra notizia importante è che Forza Italia ha trovato un accordo e deciso di votare NO.
Dunque, il punto è che si sta organizzando una nuova mobilitazione per contrastare DDL Cirinnà, e a sto giro pure quelli che ci davano degli "ideologici" faranno inversione a U e diranno che manifestare è bello
noi siamo sempre stati a favore di queste manifestazioni e vi terremo aggiornati su tutto ciò che ne riguarda.
Iniziamo con il riportare gli ultimi due comunicati della segreteria di Difendiamo i nostri figli.
Atteso grande afflusso per il nuovo family day
Considerato il grande riscontro di adesioni e un previsto afflusso di molto superiore rispetto alla manifestazione dello scorso 20 giugno, il Comitato Difendiamo i Nostri Figli ha valutato di modificare il programma del Family day che si terrà sabato 30 gennaio a Roma, annunciando un raduno statico a Circo Massimo. Per agevolare gli arrivi, l’area di Circo Massimo sarà accessibile dalle ore 12.00; la manifestazione inizierà alle 14.00 e si concluderà alle 16.30.
Il programma dell’iniziativa sarà comunicato nei prossimi giorni; sono comunque già previsti interventi di diverso taglio da parte di esperti giuristi, testimonianze di famiglie, e le conclusioni del neurochirurgo e presidente del comitato "Difendiamo i Nostri Figli", Massimo Gandolfini.
“Con grande soddisfazione, abbiamo registrato, fin da subito, una massiccia risposta alla convocazione del Family day, da tempo richiesta a gran voce e con determinazione dal nostro popolo, – spiega il prof. Massimo Gandolfini - tanto che il favore incontrato ha spinto il comitato al cambiamento di piazza e di programma”.
Roma, 20 gennaio 2016
Comitato Difendiamo i Nostri Figli
Family day: attivo portale on-line ufficiale dell'evento
Il Comitato Difendiamo i Nostri Figli, promotore del Family Day del prossimo 30 gennaio al Circo Massimo di Roma, comunica che da ieri è attiva la piattaforma on-line ufficiale dell'evento, all'indirizzo www.familyday2016.it.
Il portale raccoglie tutte le informazioni necessarie per raggiungere Roma tramite pullman (comunicando con urgenza ogni informazione utile alla mail trasporti@difendiamoinostrifigli.it) e treno (con i pacchetti di sconto propri dei servizi di Trenitalia e Italo).
Quanto all'utilizzo del sistema di trasporto pubblico di Roma Capitale, il Comitato smentisce quanto riportato da alcune agenzie di stampa circa la stipula di specifici accordi tra l'azienda ATAC e il Comitato stesso, chiarendo soprattutto che l'ordinaria formula di agevolazione prevista per le occasioni di alta affluenza in città si applica a partire da una spesa minima di 1500€. Si segnalano il sito www.atac.roma.it per ogni ulteriore approfondimento e l'indirizzo grandiclienti@atac.roma.it per un contatto diretto con l'azienda.
Roma, 20 gennaio 2016
Comitato Difendiamo i Nostri Figli
Riportiamo anche il comunicato dell'8 Gennaio delle Sentinelle in piedi
Il prossimo 26 gennaio comincerà l’iter al Senato del testo sulle cosiddette “unioni civili”, ancora una volta diciamo cosiddette perché il ddl Cirinnà di civile non ha nulla dal momento che è strutturato per delegittimare e disintegrare la cellula fondamentale della nostra società, ovvero la famiglia.
Disintegrazione del matrimonio. Questo testo viene presentato come uno strumento necessario a garantire dei diritti ad una supposta categoria di persone discriminate per il loro orientamento sessuale. Basta il buon senso per capire che non è così. Il matrimonio in Italia è consentito a tutti, non è precluso a nessuno (purché maggiorenni e non già sposati chiaramente), ed è fondato sull’unione stabile e fedele tra un uomo e una donna. Istituire un’unione tra due uomini o due donne ed equipararla al matrimonio non significa dunque estendere un diritto a chi non ce l’ha, significa invece ridefinire il matrimonio che, a questo punto, non sarebbe più fondato sulla complementarietà sessuale e la potenzialità generativa bensì su una “preferenza” sessuale o, come va di moda dire ultimamente, “sull’amore” inteso unicamente come sentimento ed emozione. Ma il matrimonio non ha nulla a che fare con il sentimento, la parola “amore” non si trova negli articoli del Codice Civile poiché la disciplina del matrimonio parla di diritti e di doveri fra marito e moglie e nei confronti dei figli, parla di obbligo reciproco alla fedeltà, di assistenza morale e materiale, di fissare l’indirizzo della vita famigliare. La nostra Costituzione ri-conosce la famiglia (ovvero prende atto che esiste da prima della Carta) come cellula primaria della società poiché la stessa è l’unica che può educare, in un nucleo stabile, cittadini capaci di contribuire al bene comune e di accogliere la diversità, all’interno di un’unione fondata sulla differenza sessuale. Il sentimento non ha nulla a che fare con la disciplina giuridica del matrimonio, da millenni fondato sulla complementarietà uomo donna: l’unica capace in potenza di generare.
Mercificazione dei bambini. Come abbiamo ripetuto fino allo sfinimento, l’istituto della stepchild adoption, contenuto nel DDL, apre la strada alla pratica abominevole dell’utero in affitto, per cui due persone adulte che decidono di volere un figlio, unicamente in funzione di questo desiderio, avrebbero il diritto di fabbricare lo stesso con ovuli, utero e seme esterni, sfruttando il corpo di altre donne (che avvenga a pagamento o meno, resta inaccettabile) all’estero, di tornare in Italia e di vedersi riconosciuto quel bambino come figlio, quando figlio non è, ma un minore trattato come un oggetto di diritto. Inoltre la mancanza della bipolarità sessuale, del padre o della madre, creerebbe ostacoli allo sviluppo normale dei bambini. Ma è chiaro che non basterebbe eliminare dal DDL la stepchild adoption, perché qualora il nostro paese varasse una legge sulle cosiddette “unioni civili”, anche senza adozione, l’Europa ce la imporrebbe (vedi la sentenza contro l’Austria) o lo farebbe la magistratura a colpi di sentenze. Inoltre, anche senza figli, queste unioni indebolirebbero l’istituto matrimoniale, svilendone il significato, facendo passare l’idea che il compito procreativo ed educativo sono solo delle opzioni. Il matrimonio non servirebbe più a garantire l’ordine delle generazioni e ciò sarebbe dannoso per la stabilità della società.
Bisogna scendere in piazza. Se il ddl Cirinnà, come abbiamo detto, disintegra la società partendo dalla famiglia, la società intera è chiamata a dire no ed è chiamata a farlo nello spazio pubblico poiché questa legge riguarda chiunque sia figlio, fratello, padre, madre, amico. La famiglia non è una delle tante opzioni possibili per costruire la società, il matrimonio non è “una modalità di vivere l’amore”, il figlio non è mai un oggetto, l’amore non è una pulsione sessuale e la tendenza sessuale non definisce le persone. Ripetiamo, il matrimonio è una reciproca donazione, esclusiva, di un uomo e una donna che si compiono nell’apertura alla generazione ed educazione di nuove vite.
Da Nord a Sud il popolo è pronto per mobilitarsi a difesa dell’uomo poiché, pur non avendo mezzi di comunicazione a disposizione, ci restano il nostro corpo, la nostra faccia, quello che siamo, la nostra storia e il nostro amore per l’uomo e per il Bene Comune. Nessuna mediazione è possibile e partendo da questa certezza siamo pronti ad una grande manifestazione a Roma, ma nell’attesa non restiamo a guardare: da Nord a Sud vegliamo nelle piazze italiane, lì dove viviamo, abitiamo, dove siamo chiamati a svegliare le coscienze. Prima dell’inizio della discussione al Senato, e in particolare il 23 e 24 gennaio, invaderemo le piazze delle nostre città.
Qui, invece, una Salmerìa straordinaria in cui raccoglieremo articoli, interviste, commenti e giudizi per aiutare nel lavoro e nell'impegno di capire cosa e perché sta succedendo.
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