Con un nuovo ospite
La necessità di una lettura diversa della pellicola di Singer per ricordarci della vera grandezza di Mercury
Bohemian Rhapsody è come un percorso per trovare la risposta a questa domanda. Si comincia già dalla musica che fa da intro alle scene iniziali: si apre sulle note di "Somebody to love", qualcuno da amare, mentre si susseguono immagini di Mercury che, dopo essersi svegliato, si prepara e si incammina verso lo stadio per il Live Aid. Poi il tuffo nelle alle origini, quindi lo spettatore fa un tuffo nel passato dove Singer riesce a delineare perfettamente il profilo del suo protagonista: Farrokh Bulsara (il futuro Mercury) ha tutti i tratti di un genio benedetto da un grande talento musicale. Già in queste sequenze è descritto come un giovane uomo con i tratti tipici di un grande artista musicale del suo tempo: estroso, sensibile, ribelle e con una grande consapevolezza (quasi cristiana) delle sue doti uniche: bellissimo, per esempio, quando durante il suo primo incontro con May e Taylor spiega "Quattro denti in più significa più spazio nella mia bocca e una maggiore portata vocale".
Altro aspetto, che contraddistingue la sua genialità, è quel suo fuoco dentro, tipico dei grandi artisti, che vuole, deve, essere tirato fuori, divampare dalle sue membra in ogni aspetto. Non è solo l'ego di un interprete: per Mercury è fuoco che dà sapore alla vita in ogni aspetto, dal rapporto con il suo primo amore della sua vita, May Austin, all'amicizia con i membri della sua band fino alla sua passione per la musica lirica, l'Opera in particolare.
Una volta assolto il compito di ritrarre minuziosamente protagonista e comprimari, Singer ci riporta, in maniera non minuziosa ma coinvolgente, la storia della band dall'uscita di Bohemian Rhapsody, focalizzandosi principalmente sulle dinamiche interne dei Queen e soprattutto sull'irrequietezza, inquietudine, di Freddy Mercury. Indaga poi sul suo orientamento sessuale, presentandolo, non esaltandolo, come uno degli aspetti più drammatici del cantante: la storia con Paul Prenter che, come un diavolo tentatore, approfitta della sua fragilità e inquietudine, allontanandolo da chi gli vuole bene e portandolo ad ogni sorta di scelleratezze: droga e serate orgiastiche a sfondo omosessuale, fino alla carriera da solista che porta alla rottura con la band.
Arriva poi la riconciliazione: per Freddy passa ancora una volta attraverso il grande affetto per Mary, la quale gli ricorda che, nonostante tutta quella confusione, ha ancora una sua famiglia, i Queen appunto, e che è amato. Quindi il ritorno con i suoi amici, la scoperta della malattia che lo porterà alla morte, tornando poi alle scene iniziali: il concerto del Live Aid.
Tutta una catena di eventi, ma che si diramano come da un unico solo anello centrale: è l'avere un luogo dove tornare, un piccolo gruppo di persone che ti vogliono bene e sempre pronte a perdonarti. Di fatto, è questo che vediamo nella relazione tra Freddy Mercury e i Queen: per lui non sono soltanto colleghi di lavoro, sono la sua famiglia; sono il luogo dove tutto quel suo fuoco trova esaltazione, sia come artista che come persona. Nella storia raccontata da Singer, quindi, Mercury e i Queen rappresentano una massima molto importante, un universale centrale nella storia di tutti i noi: tutti noi abbiamo bisogno di qualcuno da amare e che ci ami; un rapporto che illumini la nostra vita ne rilanci gli aspetti, anche quelli scabrosi, che ci faccia accettare il destino, anche quello tragico, con serenità e "santa lotta".
Ultima nota, ma importante: Rami Malek è, nonostante il flop politicamente corretto, bravissimo e coglie nella sua interpretazione la complessità della personalità di Mercury, ridando vita, appunto, a quel suo modo di essere benedetto e dannato al tempo stesso, ma centrato sull'affetto di poche persone sincere, dalle quali poteva sempre riprendere forza.
Antonello Di Nunno