Si può parlare, in effetti, di una pellicola che alterna magistralmente momenti ironici e comici a slanci nell’intimo del dolore di un paese, e di una sua splendida regione in particolare.
Attraverso gli occhi azzurri di un ragazzo ingenuo ed apparentemente superficiale (Arturo), interessato solo a poter sposare la fanciulla che ama - conosciuta nella New York meta dei sogni degli italiani del primo dopoguerra-, il regista ci fa assistere ad uno dei momenti di svolta epocale nella storia del nostro Bel Paese. Un momento che cambierà per sempre le nostre vite.
Pif decide, infatti, di tornare indietro nel tempo, costruendo una sorta di prequel ideale de “La mafia uccide solo d’estate”, gettando lo spettatore in un paesino fittizio della Trinacria (Crisafullo), nel corso del Secondo Conflitto Mondiale.
Tra sentinelle decisamente bizzarre e rifugi anti bombardamento simpaticamente affollati, Pif ci mostra le sensazioni e le reazioni del popolo, semplice ed umile, dinnanzi all’orrore della guerra. Chi si è fidato ciecamente del regime fascista, chi spera esclusivamente nel rientro in patria dei propri cari, chi ancora si affida solo alla preghiera e non vede l’ora che la guerra volga al termine. Le gag non mancano, ma non mancano neanche le riflessioni sulla società dell’epoca e sui suoi effettivi ed impellenti bisogni.
Ecco che, in questo quadro di distruzione e di abbandono dell’Italia meridionale, si inseriscono gli Americani, i “liberatori”, che distribuiscono finalmente il latte in polvere e le sigarette; con loro anche il povero e squattrinato Arturo (il suo ingresso in Sicilia da soldato semplice in sella ad un asino che vola sembra riaccendere le speranze di chi non sa più in cosa o in chi credere).
L’arrivo dei liberatori, però, stupisce molto il popolo e con esso anche lo spettatore, che si trova scaraventato nella piazza principale di Crisafullo: nessun morto né feriti, bensì una festosa processione di Americani belli e sorridenti, che prendono possesso del Paese e degli uffici pubblici e vi si insediano senza colpo ferire.
“Che bisogno c’è di mettere mano alle armi, quando siete in mezzo agli Amici?”- questa l’affermazione compiaciuta di Don Calò, capomafia del paesino, all'arrivo dei soldati dell’Operazione Husky. Sarà proprio Don Calò, temuto e rispettato tanto dai soldati fascisti quanto dagli abitanti di Crisafullo, ad avvisare tutti dell’arrivo degli alleati ed a spianare loro la strada, guadagnandosi così non solo la loro fiducia, ma soprattutto una serie di cariche pubbliche e di onori per sé ed i propri (non certo preparati) Amici.
Se Arturo non fa altro che cercare di rintracciare il padre della sua amata fidanzata Flora, cui deve chiedere ufficialmente la mano della figlia, vi è qualcuno tra gli esponenti massimi dell’esercito americano che rimane da subito molto colpito dagli strani atteggiamenti del proprio schieramento: il generale Catelli. Uomo di grande lealtà e purezza d’animo, conosce Arturo e si affeziona a lui, riconoscendone l’innocenza e facendogli comprendere passo dopo passo cosa stesse accadendo sotto i loro occhi increduli.
Se con Arturo si mostra comprensivo e simpatico, cercando di aiutarlo nella sua impresa d’amore, con i propri superiori Catelli non transige: dinnanzi a palesi ingiustizie ed alla progressiva consegna di città e paesi della Sicilia nelle mani di soggetti a dir poco discutibili, il generale si rifiuta di proseguire in questa missione.
Probabilmente ciò che colpisce di più nella figura di questo soldato americano è il grandissimo amore per il suo paese, amore tale che lo spinge a scrivere una commovente lettera al Presidente Franklin Delano Roosevelt, con la ferma convinzione della sua estraneità rispetto ai fatti che si stavano verificando in Sicilia.
Sarà proprio Catelli a dire ad Arturo, con gli occhi sfavillanti di orgoglio, di essere anche lui “in guerra per amore”… per amore del suo Paese.
Chissà quanta amarezza nell'animo di questo valoroso generale, nel rendersi conto della piena consapevolezza degli USA di essere nazione complice (per non dire artefice) di uno dei più grandi inganni della storia contemporanea. Un inganno che affonda le sue radici in un lungo incontro in carcere con il famigerato Lucky Luciano.
Tutto il gruppo di persone che si sono dedicate a questo intenso film ci tiene a sottolineare che “storicamente il racconto è inattaccabile!”, poiché svela uno spaccato di storia ampiamente documentato. Il generale Catelli, infatti, chiederà allo stesso Arturo di testimoniare e promulgare la verità.
Da siciliana mi sono fatta innumerevoli volte la domanda cui Pif cerca di dare una risposta in questo film …
Da dove nasce la mafia? Da dove è rifiorita la prepotenza fine a se stessa?
Perché la terra in cui sono nata e cresciuta, terra ricca e fortunata, meta delle esplorazioni e delle migrazioni di tutti i grandi popoli vissuti sin dall’antichità, è scesa a compromessi con la sua bellezza e purezza? Perché non sfrutta il proprio talento ed i doni ricevuti da Dio e sceglie la filosofia del “fregare il prossimo”, ogniqualvolta sia possibile?
Ignoranza? Scarsa coscienza di sé? Probabilmente sì. Ma non mi basta come risposta.
Eppure se mi guardo indietro vengo a sapere che la mia regione vive, proprio a partire dalla Seconda Guerra Mondiale, nella piena e luccicante democrazia!
“Grazie agli amici americani, in paese è arrivata la Democrazia!”- urla felicemente il neosindaco Don Calò, in comizio davanti agli abitanti di Crisafullo, che lo temono e lo rispettano da parecchi anni ormai, qualsiasi veste egli abbia indossato.
Lo sguardo incantato con cui Arturo si reca in Sicilia è lo stesso sguardo con cui qualsiasi migrante costretto a starle lontano la osserva, arrivando in nave o in aereo, alla ricerca del proprio passato o degli affetti più cari…
Pif ci invita ad accostare a questo amorevole (ma ahimè illuso) sguardo una grande forza di volontà, una caparbietà sempre nuova nel voler cambiare le cose nel nostro intero Stato, in cui, a partire dalla Sicilia, si è diffusa uniformemente la Democrazia.
Cerchiamo di essere tutti pronti a dare ogni giorno un contributo all’onestà, al merito, alla prudenza, alla cultura vera, alla libertà vera, insomma… pronti ad andare in guerra per Amore.
Anna Amato
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