mercoledì 18 maggio 2016

Come eravamo: Lo Stato e la Chiesa

Questo testo fa parte di "La politica, per chi, per cosa", supplemento a "il Sabato" n. 22 del 30 maggio 1987, p. 37-38
Leone XIII, Libertas, 23

Norme di comportamento dei cattolici nei riguardi dello Stato e della vita pubblica
23. Similmente non è vietato prediligere governi moderati di tipo democratico, salva però la dottrina cattolica circa l'origine e l'uso del potere. Purché adatte per sé a fare il bene dei cittadini, nessuna delle varie forme di governo è riprovata dalla Chiesa: essa vuole bensì, ciò che è voluto anche da natura, che esse si stabiliscano senza offendere il diritto di alcuno, e specialmente rispettando le ragioni della Chiesa stessa. 
È cosa onesta prender parte all'amministrazione dei pubblici affari, tranne che in qualche luogo per circostanze speciali di cose e di tempi non venga disposti altrimenti; la Chiesa anzi approva che ognuno cooperi al bene comune, e secondo la possibilità sua difenda, conservi e faccia prosperare lo Stato. E neppure la Chiesa disapprova, salva sempre la giustizia, la volontà d'indipendenza della propria nazione da ogni dominio straniero e dispotico. E infine neppure condanna chi voglia farsi propugnatore di una giusta autonomia e procurare alle città più larghi mezzi di benessere pubblico. La Chiesa fu sempre fautrice fedelissima di giuste autonomie civili; di che fan testimonio i Comuni d'Italia, che acquistarono prosperità, ricchezza, nome glorioso, in tempi che la salutare influenza della Chiesa era, senza contrasto alcuno, penetrata in tutte le parti dello Stato.






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