«Oggi è indispensabile trovare una prossimità che unisce i diversi per edificare una unità di disegno o una unità che abbracci tutti […] Contro i muri, Marco [Pannella] è figura che parla di universalità, libertà per la costruzione, speranza in un mondo che si ricomponga». Sono le parole di Emma Bonino, di Roberto Giachetti? No, sono le parole che monsignor Vincenzo Paglia ha usato qualche tempo fa, durante il programma di Radio Radicale dedicato alla presentazione del libro “Marco Pannella una libertà felice”.
La retorica dell'"abbattere tutti i muri" non poteva trovare un punto più alto di questo: mons Paglia, il presidente della Pontificia Accademia per la Vita celebra Marco Pannella, l'incarnazione stessa dell'aborto e dell'eutanasia in Italia.
Frutto di un trasbordo ideologico inavvertito, oppure, scelta consapevole di una direzione ben precisa? La seconda opzione sembra la più convincente. Del resto, non è la prima volta che monsignor Paglia lascia spazio a parole e comportamenti poco ortodossi. Si pensi, ad esempio, all'opera che commissionò in qualità di vescovo per il Duomo di Terni, nel 2007: “La risurrezione con gay trans ladri spacciatori”, quadro di un pittore argentino che dimentica totalmente che non sono gli stili di vita ad andare in Paradiso, ma le persone (meritevoli). Chissà dov'era riposto il Catechismo della Chiesa cattolica... forse sotto la gamba di un tavolo, o di un letto.
Vediamo in sintesi allora quale sia la “santità” di Pannella. Le sue battaglie principali sono state: aborto, liberalizzazione delle droghe, eutanasia, sperimentazione su embrioni di uomo, divorzio, libertà sessuale. Solo con l'aborto, le idee e le azioni di Pannella hanno innescato la morte di circa sette milioni di italiani, lasciando il nostro paese in balìa di una crisi demografica quasi fatale (che, ora, con lacrime di coccodrillo la radicale Emma Bonino lamenta come emergenza nazionale…).
Dunque, non è stato l'uomo della conquista dei diritti, del passo in avanti dell'umanità. Al contrario, è stato colui che negandoli, ci ha fatto tornare indietro, al tempo della “rupe Tarpea”, giacché ha contribuito a far sopprimere in modo legale quei “non ancora nati” che avevano i diritti della persona già nel diritto romano. Giacinto Pannella non ha solo vinto dal punto di vista legislativo (nonostante il partito sia sempre rimasto minoranza), ma ha anche fatto fare progressi a quel “pensiero unico” (orwelliano, gnostico) che spinge, un po’ in tutto il mondo, in una direzione ben precisa. Ora capite perché chi scrive ha usato parole forti contro il monsignore.
Ma infine, dove porta questo abbattimento di tutti i muri, compresi quelli verso idee che si pongono esplicitamente contro la dignità infinita della persona umana, che la Chiesa proclama?
Sinteticamente, alla creazione di una sorta di Onu delle religioni e dell'umanità. Questa distopìa chiede ai popoli, alle culture e alle religioni di fondersi, rinunciando alle proprie identità, per poter diventare una cosa sola. E alla Chiesa soprattutto è chiesto di non annunciare più Cristo ma i valori umani comuni. Perciò, i tanti Kasper, Hans Kung, Vito Mancuso, araldi di questa nuova prospettiva, parlano – è vero - di Gesù però alla fine come qualcosa di “superato”, un passaggio verso una grande mescolanza di tutte le religioni e gli ideali in nome di una non precisata “umanità”. Insomma, è alto il rischio di costruire una “contro-chiesa”, o “scimmia di Dio”, come la definiva l'arcivescovo americano Fulton John Sheen.
Oggi tale deriva antropologica e teologica accelera il passo in Europa e negli Stati Uniti anche perché trova terreno fertile in un popolo, cattolico e non, sempre più intorpidito dalla potente propaganda dei media mainstream. A causa di ciò, si crede che, per andare d’accordo, in pratica occorra tacere su tutto, perché la dialettica porterebbe all'odio e quindi alla guerra. Ovviamente, segno di civiltà non è tacere, ma il parlare liberamente tra uomini e donne di quello che rende la vita umana più bella e buona: la Verità. I cattolici in particolare devono cogliere questa occasione per testimoniare Cristo.
Il grande scrittore inglese Chesterton scrisse in un articolo nel 1936, pochi mesi prima della morte, un giudizio sul pacifismo, che in realtà vale per tutto, totalmente applicabile ai nostri tempi: «Vi è una strampalata ipotesi che oggi si va consolidando nella mente di molti e che non ha nulla a che vedere con il concetto filosofico del pacifismo… È l'idea che la mancanza di lotta in quanto tale impedirebbe ad altri di combattere o di impadronirsi, senza colpo ferire, di quanto essi volessero. [...] gli uomini sembrano essersi messi in capo la strana idea che in tutte le circostanze immaginabili potrebbero conservare tutte le proprie cose esclusivamente e unicamente rifiutando di difenderle. Sembra persino che sarebbero capaci di metter fine… a tutto il regno della violenza e dell’orgoglio semplicemente non facendo nulla. Ma sarà bene per tutti se tutti abbandoneranno tale illusione».
È vero, Cristo abbraccia tutto l’uomo e tutti gli uomini (che accettano il suo abbraccio). Ma lo fa proprio perché c’è una differenza infinita tra Lui e l’uomo: la stessa differenza che passa tra l’Amore Infinito e la debolezza di ogni creatura (compresi me, Pannella e te che stai leggendo). Insomma, tra l’amicizia di Cristo e quella di Marco Pannella c’è una bella differenza, un grande e solido muro, che, a ben guardare, è il caso di lasciare dov'è.
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