martedì 15 novembre 2016

Lettera dal fronte: Se la porta rimane sempre aperta

Note a margine della chiusura del Giubileo Straordinario della Misericordia

Secondo il Calendario del Giubileo Straordinario della Misericordia, il 13 Novembre si sono chiuse le Porte Sante aperte in tutto il mondo con eccezione di quella di San Pietro in Vaticano che si chiuderà domenica 20 Novembre 2016, Solennità di Cristo Re dell’Universo.

Chiuso il Giubileo, pertanto, è d’obbligo una riflessione su quanto avvenuto, in particolare su alcune variazioni (in particolare liturgiche) che ogni fedele, più o meno inconsapevolmente, ha avuto sotto gli occhi durante quest’ultimo Anno Santo. Specificando che faremo preferenzialmente riferimento a casi italiani, andiamo con ordine e vediamone alcune.

La Misericordia a tempo determinato. Papa Francesco, riprendendo la decisione di Giovanni Paolo II in occasione del Giubileo Ordinario del 2000, ha permesso l’apertura delle Porte Sante in tutto il mondo, e non solamente nelle Basiliche papali romane, ed i Vescovi hanno inteso tale permesso in maniera sempre più larga e sproporzionata organizzando in alcuni casi delle vere e proprie aperture a tempo determinato delle Porte Sante. In Italia i casi sono stati centinaia, se non migliaia. In pratica si è trattato di aprire delle Porte Sante in svariati luoghi (in particolare parrocchie e santuari) solamente in alcuni giorni e non durante tutto l’anno: ho in mente in particolare il caso di una piccola Diocesi in cui il Vescovo ha aperto una Porta Santa in (quasi) tutte le Parrocchie che la compongono. In pratica, il locale comitato organizzatore, ovviamente composto da soli sacerdoti (è risaputo che la tanto sbandierata corresponsabilità dei laici significa obbedire ciecamente alla volontà del sacerdote di turno), anche per non scontentare nessuno dei confratelli, ha organizzato un calendario giubilare in tutta la Diocesi a seconda dei tanto famosi bisogni specifici della comunità ecclesiale: oltre, quindi, ad aprire una Porta Santa sia nella Cattedrale che nella Concattedrale della Diocesi, in un paese si è avuto il giubileo degli ammalati (con ben 2 porte sante aperte nello stesso centro, di cui una solo per un giorno), in un altro il giubileo dei giovani (con la porta santa aperta solamente per poche ore), etc etc. Un'altra Diocesi, sempre italiana, ha calendarizzato l’apertura di bene 21 Porte Sante, sia a tempo determinato che annuali. E così via.

La Misericordia a casa propria. Ovviamente, se si sono aperte tante Porte Sante, che senso ha insistere nel dire, come avviene nella Bolla di Indizione, che il fedele deve compiere un pellegrinaggio? Se ho una Porta Santa sotto casa mia che pellegrinaggio posso compiere? A salvare capra e cavoli ci hanno pensato i vertici della CEI: ogni circoscrizione ecclesiastica infatti è stata invitata a compiere un pellegrinaggio presso la Basilica Vaticana in una data specifica, sotto la guida del proprio Vescovo. Come è facile immaginare, i numeri di questi pellegrinaggio diocesani (checché ne dicano i bollettini delle Diocesi stesse) non sono da capogiro e non è facile capire il perché: che senso ha andare volutamente a Roma, magari di luglio, con l’asfalto di Via della Conciliazione talmente bollente che rischia di sciogliersi, in compagnia di persone con cui non si ha nulla da spartire o che sono invisi (come succede di solito) a tutta la popolazione diocesana, quando posso comodamente fare il Giubileo a casa mia, in solitaria, approfittando magari del fatto che il parroco non c’è per confessarmi e sentirmi una buona predica da un sacerdote, magari più bravo di lui, chiamato a sostituirlo?

Misericordia o giustizia sociale? Tra le novità del Giubileo di quest’anno ci sono stati degli appuntamenti particolari: parliamo sia dei Venerdì della Misericordia che dei Giubilei per categoria, tra cui spicca (quantomeno nel nome altisonante e, finora, mai usato a quanto se ne sappia) quello di domenica 13 novembre dedicato alle persone socialmente escluse. Si tratta di un lessico innovativo per la Chiesa Cattolica e che lascia veramente senza parole il “fedele della strada” costretto a identificarsi in una categoria per poter vivere il Giubileo a Roma: ma si tratta di un lessico derivante più dalla Teologia della Liberazione che dal Catechismo della Chiesa Cattolica. Nei Venerdì della Misericordia, inoltre, il Pontefice si è chinato su alcune situazioni di obiettiva sofferenza ma che spesso sono state fraintese, se non ingigantite, dalla stampa: il caso più emblematico si è avuto l’11 Novembre, quando Francesco ha visitato alcune famiglie formate da sacerdoti che hanno abbandonato il ministero. Non stiamo dicendo che queste persone non devono essere oggetto di cura pastorale o di gesti di misericordia ma è sorprendente il fatto che il Santo Padre si sia fatto fotografare in compagnia di queste persone, bambini compresi, mentre negli altri Venerdì della Misericordia le immagini sono state sempre scarne (se non di repertorio): si pensi a quando, il 17 Giugno, Francesco ha visitato una comunità con dei sacerdoti che soffrono dubbi sulla loro fede. Nessuna foto. Nessun virgolettato. Ma l’11 novembre non è andato così, e la cosa è stata ancora più clamorosa in quanto i diversi comunicati non hanno mai specificato se questi sacerdoti (in quanto l’ordinazione imprime un nuovo carattere ontologico nell'ordinato che non dipende dall'esercizio del suo ministero: Tu es sacerdos in Aeternum) siano stati dispensati dall'osservanza dei consigli evangelici. E si è calcata la mano, e molto pesantemente, sul fatto che hanno abbandonato il ministero a causa della «solitudine, l’incomprensione, la stanchezza per il grande impegno di responsabilità pastorale» (fonte: Zenit, che parla anche di «ex sacerdoti») cosa che, non lo neghiamo, fa tornare in mente uno dei refrain contro il celibato ecclesiastico.

Una Porta che rimane sempre aperta.
Tuttavia, ciò che probabilmente è passato inosservato (a meno che non si faccia parte degli addetti ai lavori liturgici: chierichetti, diaconi, cerimonieri, etc) è qualcosa di ancora più grave: non è stato preparato alcun rito di chiusura delle svariate Porte Sante. Il Cerimoniale, fornito dal Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione (e, ovviamente, anche dagli altri Enti organizzatori del Giubileo) prevedeva solamente una monizione da parte del Vescovo e invitava calorosamente a celebrare una Messa di ringraziamento ed a cantare il Magnificat dopo i Riti di Comunione. Nulla di più. Due, tre paginette che non dicono nulla di nulla se non quello che già si sa (che l’Eucarestia sia Sacramento di Ringraziamento è insito nel nome infatti). Perché ci siamo meravigliati e perché diciamo che la cosa è grave? Non dovremmo invece essere contenti che si faccia una Messa di ringraziamento (cosa oggigiorno abbastanza difficile da trovare)? Perché, invece, per l’apertura della Porta Santa era previsto un apposito cerimoniale, ricco di spunti liturgici e quindi pregno di fede: lettura dei Salmi, responsori, inno da cantare, rito dell’aspersione del popolo, monizioni, etc etc. E anche questa è una novità non da poco. Nella liturgia cattolica, infatti, ogni cosa che si consacra poi si purifica ed ogni cosa che si apre, poi si chiude: facendo solamente tre esempi, desunti dal Rito della Messa (NO), il sacerdote bacia sia all'inizio che alla fine della celebrazione l’altare; nella proclamazione del Vangelo traccia prima della lettura un segno di croce (che poi ripete tre volte su se stesso) e poi lo bacia terminata la lettura; benedice le offerte (che poi saranno consacrate) e dopo i Riti di Comunione purifica i sacri vasi. C’è sempre un prima e un poi, nulla rimane in sospeso. Nel caso della chiusura delle Porte Sante, invece, non si capiva né come né quando né dove chiuderle cosicché ogni singolo Vescovo ed ogni singolo Ufficio Liturgico diocesano ha potuto liberamente improvvisare: nella maggior parte dei casi c’è stata un’ultima processione penitenziale per poter passare sotto la Porta ma solo perché richiamava il rito di apertura, e non perché è stato ordinato di farlo. Ma, d’altro canto, chi ha semplicemente celebrato la Messa non ha sbagliato ma è possibile che più di qualche fedele sia ancora convinto che le Porte Sante siano aperte. Ma c’è anche un’altra cosa: una Diocesi importante italiana avrà una Porta Santa fino al 23 novembre nella propria Cattedrale, andando contro il precetto di Francesco di chiuderle tutte prima di quella di San Pietro in Vaticano. Si è scelto questa data per poter solennizzare maggiormente la festa del locale santo patrono ma senza comunicare ai fedeli se si era ottenuto un indulto o meno. Tuttavia, è doveroso specificare che anche a fronte di un indulto la scelta di concederlo non è decisamente da elogiare in quanto il giudizio (per quanto motivato e pio) di un singolo Vescovo supererebbe quello del Vicario di Cristo: non era meglio rispettare le decisioni del Papa e mostrare fedeltà a «quella Sedia, onde move la luce di Verità che illumina il mondo» e, magari, spiegare in maniera degna ai fedeli che Ubi Petrus, ibi Ecclesia?

Il discorso potrebbe anche essere più lungo, con tanti altri esempi da dire e tante altre cose da segnalare, tra cui l’assenza della definizione di indulgenza fin dalla Bolla di Indizione, ma preferiamo tacere affidando tutto alla Madre di Misericordia affinché illumini i cuori e le menti dei propri figli: come prese sotto le sue cure l’Apostolo (e Vescovo!) Giovanni, sappia guidare anche i nostri pastori nelle scelte per i futuri anni (il prossimo Giubileo Ordinario è ormai infatti alle porte).

Credo fermamente nella bontà del Pontefice ma dubito fortemente della preparazione (teologica, liturgica, storica, etc) dei tanti (forse troppi) collaboratori e membri della Curia che, forse, usano il trucchetto del far firmare documenti senza che il Pontefice abbia tempo di leggerli (si vedano al riguardo gli episodi 7 e 8 di The Young Pope).

Ma rimane sempre nell'aria una domanda inquietante: quando i generali disertano, che cosa devono fare i soldati?


Il Cardinale del Sacco






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