State attenti a vivere! Accorti a non morire di risate!
Mamma mia che ansia!! Queste ed altre sono le premurose e asfissianti raccomandazioni della tua cara mamma, figlio mio, e spesso anche le mie. Ma sai com'è, ama te e le tue sorelle a tal punto che l’ipotesi più remota che in qualche maniera possiate farvi male, fa rinvenire in lei la sopita Rottermeier che alberga in ognuno! (Specie nelle madri, va detto.)
Come? Non conosci la Rottermeier? Ma cosa vi insegnano a scuola? È vero sei troppo giovane!
Ascoltami allora. Con te mi vien facile.
La signorina Rottermeier è il personaggio più odioso di una serie cult di cartoni anni 70: Heidi. Il suo carattere autoritario è insopportabile. Fino a pochi secondi dalla fine dell’ultima puntata è costantemente acida. Pur avendo a cuore la salute e l’educazione di Clara, una graziosa bambina in carrozzella affidatale dal padre sempre occupato, risponde alle sue richieste di aiuto in malo modo. Tua madre è oro, tranquillo.
La storia di Heidi non è eccessivamente lunga. Nel mezzo trovi la svolta. C’è Heidi a Francoforte, a casa di Clara in compagnia dell’onnipresente ed agitata Rottermeier, oramai in preda ad una crisi di nervi perché incapace di controllare il comportamento della piccola ospite. Le sue storie, teme, possano nuocere gravemente alla salute e al rendimento scolastico della sua padroncina.
Il papà di Clara, fuori per lavoro, torna finalmente a casa per conoscere la piccola amica della figlia. In questo episodio Heidi va in cerca di un po’ d’acqua veramente fresca. Raggiunge così una lontanissima fontana dove incontra per la prima volta chi si rivelerà essere il medico di Clara, il dottor Classen, un uomo capace di leggere gli animi di tutti i protagonisti. Lui chiede di abbeverarsi con lo stesso bicchiere e lei gentilmente acconsente. La invita quindi a portare, quanto prima, quell'acqua così buona in casa Seseman. Il Signor Seseman e tanti altri vengono in un certo modo influenzati dalla fresca vivacità di Heidi. Purtroppo a lungo andare, la piccola risente della distanza che la separa dalla sua vera casa, si sente un pesciolino fuor d’acqua, diviene talmente triste che giunge a vagare sonnambula per il palazzo durante la notte, spaventando chi la crede un fantasma!
Interpellato, il dottor Classen le diagnostica la “nostalgia”: il malessere tipico di chi si sente fuori luogo, di chi brama un impossibile ritorno a casa. Un disagio che non può essere curato con le medicine tradizionali pertanto le prescrive di ritornare sui monti! Clara in lacrime acconsente, il padre intanto promette di starle maggiormente vicino. È disposto a cambiare le sue priorità, apre addirittura ad una possibile trasferta della figlia sulle Alpi, per trovare Heidi nel suo nido. La piccola montanara intanto, tornata alla sorgente, ritrova il naturale colorito delle sue guance. Rinasce!
A distanza di qualche puntata il viaggio di Clara si realizza, anche perché il puntuale dottor Classen è sempre più convinto che la montagna potrà aiutarla a ritrovare fiducia in sé stessa e molto probabilmente a guarire. Il nonno di Heidi ricorda con tenera fermezza a Clara quanto è importante non scoraggiarsi, avere pazienza e continuare ad esercitarsi, così come indicato dal dottore. Un passo alla volta e se questo comporta del dolore, significa che i muscoli stanno reagendo, si stanno rinforzando. Come si può imparare a camminare se non si fanno gli esercizi? Le ripete Heidi. Occorre vincere la paura di farsi male. L’umore di Clara è altalenante, ma gli amici e la natura circostante le fanno tenere ferma la direzione. In un momento di sconforto, strisciando di nascosto, tenta di riprendersi la sedia a rotelle nascosta appositamente dal nonno, ma accidentalmente la fa rotolare giù dal pendio contro un masso che la frantuma. L’odiata ma rassicurante protesi non c’è più. Il passato è ormai alle spalle. Lei è libera, anche nella possibilità di sbagliare. Un’aquila in volo e dei fiori da raccogliere spingono definitivamente Clara a camminare! Rinasce!
Il padre di Clara sorpreso e ricolmo di gioia ringrazia tutti e anche Dio! Devono comunque rientrare a Francoforte perché ricominciano gli studi. Lei promette ad Heidi e Peter di ritornare dopo l’inverno per correre e giocare insieme. Intanto in città trova la signorina Rottermeier finalmente serena e accondiscendente. Ennesimo miracolo!
La “metodo” Rottermeier delle prime 50 puntate è una gabbia (come quella dell’uccellino Hansi) che si serve di protesi rassicuranti per convincere di una libertà che tale non è. È un approccio normo-educativo che rassicura più il docente che il discente. Preserva lo status quo e non mette in discussione sé stessi. Conserva il paziente, isolandolo in un’apparente, quanto inquietante ed artificiale benessere. L’umanità preservata rischia di morire per solitudine.
La sua è una falsa sobrietà. L’ostentata austerità non esclude solo i piaceri superflui e disordinati ma anche quelli essenziali. L’eccesso di premura, l’impiego di una pedagogia devota alla fredda tecnica che tutto regolarizza, come la sovrabbondanza di possibilità economiche, non impediscono la tristezza di Clara, anzi la accentuano, scoraggiandola e immobilizzandola sempre più. La sobrietà dello stile di vita montanaro, invece, è vera, perché permette l’amicizia e la gioia. Il poco, l’essenziale viene messo in evidenza, apprezzato e condiviso. Cip, l’uccellino curato di Heidi, sarà libero di volare.
Heidi a Francoforte attiva un protocollo fantasma che le permette, nonostante le persecuzioni e le insopportabili costrizioni, di lavorare sottotraccia per Clara, portandola al successo in una missione tecnicamente impossibile!
La Signorina Rottermeier appare “fredda” come una calcolatrice, esecutrice di una logica “ferrea”. Rappresenta la ragione ipertrofica e disumana che non contempla minimamente la Provvidenza. Non contempla l’imprevisto, il mistero. Inevitabilmente si scontra non solo con Heidi e Peter ma anche con i personaggi più anziani della storia: la nonna Seseman e lo stesso Vecchio delle Alpi. La storia alla fine ci rivelerà che la cultura “geneaLogica” vince di gran lunga su quella prettamente “Logica”. La presenza degli avi, dei nonni, è determinate per la rottura del paradigma Rottermeier! Il sapere che rende vivi è quello incarnato nella realtà, quello che si trasmette per generazione nella carne. Un sapere vitale e resistente come un albero maestoso che si erge verso il cielo con fierezza perché ben radicato nel terreno della storia.
La nostalgica di Heidi dimostra che non esistono città, distrazioni cementificate, grigie e superficiali, capaci di annullare completamente il richiamo alle origini. È un’eco al bene, alla verità e alla bellezza, che alberga nel profondo dei cuori. Questo richiamo alla natura, “auscultato” dall’attento dottore, permette tutta una serie di miracoli. Alcuni meno evidenti ma lo stesso importanti. Il ritorno alla baita di Heidi ricompone la famiglia Seseman e la stimola ad uscire di casa. Lo stesso nonno, il vecchio scorbutico e taciturno delle Alpi, viene più apprezzato in paese. Heidi lascia ovunque e comunque un seme di “allegra” freschezza, di “eversivo” ottimismo, di “concrete” occasioni di riscatto. Contagia chi le è accanto, propizia la trasformazione dei cuori che incontra. Il suo dinamismo converte le comunità.
Ma qual è il segreto di Heidi?
Lei sin da piccola è adottata dalla natura che la circonda. Dorme su una balla di fieno come in una mangiatoia, si confida con l’abete che domina la radura, ama le caprette Fiocco di neve, Bianchina, Diana, Bella e Variopinta. Non teme Nebbia, il letargico ed enorme San Bernardo del nonno. Munge e fischia con le dita (e i batteri!?!?).Gareggia a gran velocità con la slitta incurante degli ostacoli. Riposa sui prati, addenta con gusto carni, verdure e formaggi. Dialoga di continuo con mucche, stambecchi, conigli, cavalli, uccelli. Ammira le nuvole, il vento, le montagne, il cielo!
Heidi è una bambina. È contemplativa per natura. È accesa dalla meraviglia che prova di fronte ai fenomeni della natura. È in costante ascolto: apprende dalla natura. La natura è per lei madre e maestra. Nella “casa comune” si sente istruita e custodita. E lei contraccambia coltivandola ed avendone cura. È responsabile dell’amore di cui si nutre.
Il suo cuore è capace di rimanere pienamente presente davanti a chi incontra perché ogni momento è un dono da vivere in pienezza. È in pace perché ha trovato il suo posto, l’ha umilmente riconosciuto e serenamente lo vive. Ha un cuore grande così!
È in continuo movimento. È viva, schietta, genuina e pura! Le sue piccole braccia vorrebbero affettuosamente abbracciare tutto l’uomo e la natura. La sua incontenibile gioia esprime l’esperienza di una fratellanza universale!
Ha cura di tutte i doni ricevuti: parenti, amici, animali, piante. Ogni cosa è per lei, tutto le appartiene! Sorride perché è piccola e leggera, viaggia su una nuvola. Nell'intento di risolvere i problemi degli altri sviluppa creatività ed entusiasmo. Non le è da meno il generale delle capre, Peter, che progetta e realizza una resistente seggiola a spalla per accompagnare Clara su in montagna!
Osserva incuriosita l’equilibrio degli ecosistemi che la circondano, riconosce che tutto è legato nella natura. Si possono avere le capre senza formaggio, ma non il formaggio senza le capre!
Lo stupore è il termometro dell’amore di cui si sente oggetto. Il cosmo l’ha accolta anche se orfana, ricolmandola di doni. Lei ne è infinitamente grata!
La piccola Heidi percepisce l’intima essenza delle cose. Ha uno sguardo mistico.
Con i suoi occhi potremmo addirittura scorgere l’intimo legame che c’è tra Dio e tutti gli esseri, le trame del cosmo intessute dal Creatore. Ammirare la grandezza delle Sue opere, fino a guastarne la Presenza, come latte di nuvola.
Come Heidi potremmo scoprirci non separati dalle altre creature, ma uniti in una stupenda comunione universale. Potremmo accorgerci che la spiritualità non è disgiunta dal corpo, né dalla natura o dalla realtà di questo mondo, ma piuttosto vive con esse e in esse, in comunione con tutto ciò che ci circonda.
Potremmo riconoscere il mondo come dono ricevuto dall'amore del Padre e esserGli sempre grati. Prestare attenzione alla bellezza e amarla. Questo amore potrebbe liberarci dall'individualismo, dall'utilitarismo, dalla schiavitù della tecnicismo!
In montagna non ci sono rumori, distrazioni, ansietà. Le tempeste passano presto. Le nuvole si diradano e torna subito a splendere il sole. Il tempo rallenta e possiamo riflettere. La contemplazione può condurci a vivere con maggiore profondità. Heidi pare proprio suggerirci che ogni creatura riflette qualcosa di Dio, ha un messaggio da trasmetterci. L’universo ha inscritto in sé un ordine e un dinamismo che non possono essere ignorati. Si sviluppa in Dio, che lo riempie tutto. Ogni creatura porta in sé una traccia trinitaria, in modo del tutto originale nell’uomo creato a Sua immagine e somiglianza. Peculiarità che invita l’essere umano ad essere responsabile di tutto il resto. La traccia melodica della Trinità è così reale che potrebbe essere spontaneamente ascoltata, contemplata, se non fossimo corrotti dal peccato. Probabilmente lo sguardo innocente e le orecchie attente dei piccoli potrebbero aiutarci!
Papa Francesco, un po’ come il dottor Classen, ma sicuramente meglio, ci ricorda che “il mondo, creato secondo il modello trinitario, è una trama di relazioni. Le creature tendono verso Dio, e a sua volta è proprio di ogni essere vivente tendere verso un’altra cosa, in modo tale che in seno all'universo possiamo incontrare innumerevoli relazioni costanti che si intrecciano segretamente. Questo non solo ci invita ad ammirare gli intimi e molteplici legami che esistono tra le creature, ma ci porta anche a scoprire una chiave della nostra propria realizzazione. Infatti la persona umana tanto più cresce, matura e si santifica quanto più entra in relazione, quando esce da sé stessa per vivere in comunione con Dio, con gli altri e con tutte le creature. Assume così nella propria esistenza quel dinamismo trinitario che Dio ha impresso in lei fin dalla sua creazione. Tutto è collegato, e questo ci invita a maturare una spiritualità della solidarietà globale che sgorga dal mistero della Trinità”. (Laudato si’, § 240)
C’è un mistero da contemplare in ogni cosa anche in quelle che sfuggono al nostro controllo. La signorina Rottermeier è angosciata proprio da questo pensiero.
Una volta venuti al mondo, la totalità delle creature ci aiutano a crescere, ad elevarci a tal punto da per poter ri-nascere, stavolta ancor più in alto delle stesse montagne, in Cielo. Il nostro cammino verso la Luce avviene attraverso tutte le creature a cui siamo profondamente connessi. Il cosmo ci appare quindi come un misterioso grembo intessuto di relazioni vascolarizzate dalla bellezza, dalla tenerezza, dalla premura, dal rispetto, dal perdono, dalla giustizia, dalla libertà, dall'amore! Nasciamo da un grembo materno, mentre rinasciamo da uno cosmico che lo comprende.
In queste ulteriori e misteriose viscere, le provvidenziali contrazioni scatenate dallo Spirito Santo ci spingono verso il Padre, ci accompagnano fino al gemito di una nuova creazione. Cristo, che ha fatto nuove tutte le cose, ci ha preceduti e ci nutre col Suo corpo risorto, lo stesso in cui ogni creatura trova senso. Ci alimenta nella via della gestazione per giungere alla vita vera, quella gioiosa ed eterna. Al momento siamo ancora nel seno, come quello di Maria, vivi ma ancora in gestazione. Intravvediamo la stretta feritoia. È bello ciò che sperimentiamo su questa Terra ma non è ancora Tutto! Se riscopriremo la nostra piccolezza, saremo sempre più lieti e ci lasceremo partorire definitivamente in quella Luce eterna che già ora ci abbaglia!
“Misericordia” intravedo in tutto questo! Sì, proprio quella parola che tanto ripete, forse non a casaccio, la stessa Rottermeier! Come lei dovremmo ricordarcene, ma come Heidi viverla con gratitudine!
Ora, figlio mio, ascolta la sigla e torniamo a ballare con la mamma! Tutti insieme. Magari in giardino…
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