Questo testo fa parte di "La politica, per chi, per cosa", supplemento a "il Sabato" n. 22 del 30 maggio 1987, p.80
Giulio Andreotti, da Vittorio Messori, Intervista a Giulio Andreotti in «Inchiesta sul cristianesimo», Sei, 1987
In Francia, nel dopoguerra, non sono mai state messe in discussione le libertà fondamentali. Noi abbiamo alle spalle una storia di laicismo spesso virulento che viene da lontano. Un esempio: ho scoperto in archivio che nel 1887 il sindaco di Roma, principe Torlonia, mandò auguri al Papa Leone XIII. Saputolo, Francesco Crispi, capo del governo e gran capo massonico, dimise il sindaco. Ancora nel 1904, quando apparvero le prime candidature cattoliche per le elezioni amministrative, da parte liberale si dichiarò che si potevano tollerare credenti solo a livello locale ma non certo nazionale. Nella storia dell'Italia unita il cattolico, in quanto tale, fu spesso sospinto in un ghetto, se non perseguitato. Poi ci fu la lunga stagione della guerra fredda, con la contrapposizione frontale con i comunisti. Ancora adesso molte "aperture" sono più una speranza che una realtà. Quando la libertà della gente non sarà davvero più minacciata da nessuno, allora si potrà forse pensare a un rimpasto generale delle forze politiche italiane.
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