A questo punto, credo si possano fare due riflessioni. Il giornalista e tutti i suoi colleghi, tra cui direttore del cartaceo Marco Travaglio e il direttore online Peter Gomez, hanno commesso un sacrilegio, occorre sottolinearlo. Essi hanno “smaniato per uccidere una seconda volta Gesù nel cuore degli uomini”, oltraggiando uno dei 7 sacramenti, il sigillo sacramentale o segreto confessionale. Tra l'altro, stupisce che Travaglio abbia permesso un atto di questo tipo, essendo cattolico, seppure “adulto”, come lui stesso ha dichiarato in varie occasioni, e un allievo dei salesiani al Val Salice di Torino.
Non a caso, si legge all'art. 4 delle norme sostanziali della Congregazione per la Dottrina della Fede: “§ 2. Fermo restando il disposto del § 1 n. 5, alla Congregazione per la Dottrina della Fede è riservato anche il delitto più grave consistente nella registrazione, fatta con qualunque mezzo tecnico, o nella divulgazione con i mezzi di comunicazione sociale svolta con malizia, delle cose che vengono dette dal confessore o dal penitente nella confessione sacramentale, vera o falsa. Colui che commette questo delitto, sia punito secondo la gravità del crimine, non esclusa la dimissione o la deposizione, se è un chierico”. La scomunica è dietro l'angolo.
Non solo, l'azione dei giornalisti del FQ si pone in contrapposizione perfino con la legislazione italiana, la quale protegge - come quella di molti Paesi - il segreto confessionale. Il concordato del 18 febbraio 1984, art. 4, n. 4, sancisce: «Gli ecclesiastici non sono tenuti a dare ai magistrati o ad altra autorità informazioni su persone o materie di cui siano venuti a conoscenza per ragione del loro ministero». Aggiungerei, men che meno ai giornalisti!
Ma cosa avrebbero fatto di così male i sacerdoti ambrosiani, per portare i giornalisti del FQ a rischiare contro tutto e tutti? Non appena si leggono le 5 pagine su Millennium, dedicate loro, si scopre che prima di tutto i sacerdoti presi di mira non sono disobbedienti o scandalosi. Per esempio, il Parroco di Vanzaghello afferma quello che la dottrina di sempre ricorda: “il Papa non è infallibile ogni volta che parla in pubblico, a meno che non lo faccia ex cathedra su questioni appunto di morale e di dottrina. E ancora, a Legnano il sacerdote ricorda semplicemente che accogliere gli immigrati senza mostrar loro la nostra identità non è vera accoglienza; d'altronde, solo chi ha un'identità, una storia precisa non ha paura dell'altro e sa accogliere per davvero. Altrimenti, si rischia che un'immigrazione pacifica si trasformi in un'invasione che distrugge e sostituisce la cultura ospitante. Ma cosa più importante, ricorda il dovere dei cattolici: “Difendere Cristo come l’unica cosa importante”. Sembra aver imparato bene la lezione del card. Biffi, di cui non si poteva dire che fosse un razzista. Ad un certo il don risponde con: “Eh, sì, ognuno è fatto a suo modo”, alla preoccupazine del giornalista fintosi 'pecorella smarrita': “Tanto i Papi, prima o poi, cambiano. Prima ce n’era uno, quello tedesco, che mi sembrava più rigido su certe cose e mi piaceva”. Dov'è che il sacerdote mostrerebbe disobbedienza verso Papa Francesco?
Sul sagrato della Chiesa non si ferma la riforma pastorale di Papa Francesco, ma il buon senso dei giornalisti del FQ.
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Perciò diceva il card. Newman: «Se fossi obbligato a introdurre la religione nei brindisi dopo un pranzo - il che in verità non mi sembra proprio la cosa migliore -, brinderò, se volete, al Papa; tuttavia prima alla coscienza, poi al Papa». Per non travisare questa frase, vedendovici un'idea di coscienza non cattolica, essa va inquadrata, come diceva l'allora cardinal Joseph Ratzinger, nel complessivo pensiero di Newman e nella sua fedeltà alla tradizione medioevale, la quale aveva individuato due livelli del concetto di coscienza: sinderesi e coscienza.
Ancora un'ultima osservazione. E' interessante notare che pure i giornalisti de Il Fatto Quotidiano si sono iscritti al club esclusivo del nuovo sport nazionale “la caccia al presunto integralista cattolico”. Aveva iniziato il Foglio, con un articolo di Crippa, a proposito dei cosiddetti cattolici ideologici e integristi; su questa strada si è costruito pure il dossier de la Nuova Europa sui fondamentalismi a cura di Massimo Introvigne nell'autunno 2016; seguito subito dopo da una “lista di proscrizione” su La Stampa a cura di Andrea Tornielli e sempre con la collaborazione di Massimo Introvigne, che fino a qualche mese prima si trovava dalla parte opposta di Tornielli and Co; e di recente, l'articolo di padre Antonio Spadaro e del pastore presbiteriano Marcelo Figueroa (direttore dell'edizione argentina de L’Osservatore Romano: sì, lettori, è lecito essere perplessi). Questa alleanza tra cattolici e mondo laicista – il quale appoggia il Papa in modo del tutto strumentale – non può non destare qualche preoccupazione, dal momento che favorisce la scomparsa dei cattolici dalla vita pubblica della nostra patria; a discapito del bene comune, della libertà religiosa, degli articoli 19 e 21 della costituzione.
Origliare telefonate private, intrufolarsi nei confessionali, come possono definirsi giornalisti!
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