E'
uscito per la casa editrice Effatà il libro Guglielmo Massaja.
Contenuto e stile di una singolare missione africana. Libro
scritto da don Vittorio Croce, storico teologo e giornalista
astigiano. Prefazione a cura di Fra Mario Durando OFMcap,
Vicepostulatore del processo di canonizzazione del Venerabile Servo
di Dio Fra Guglielmo Massaja dalla Piovà.
Con
precisione e semplicità, come solo un buon divulgatore scientifico
sa fare, don Vittorio propone la vita di un grande missionario
piemontese, che non lascia indifferenti. Senza problemi ci si
appassiona velocemente ai suoi viaggi e alle sue vicissitudini
avventurosi. Messe tutte nero su bianco nelle tante lettere che
scrisse in più di 35 anni di missione in terra africana. Affrontò
cinque viaggi per raggiungere l'impervio e spettacolare acrocoro
etiopico, subì una drammatica prigionia sotto l'imperatore Teodoro e
l'espulsione ad opera del negus Johannes per aver collaborato (perché
costretto con la forza) con il ras Menelik, futuro imperatore e
unificatore dell'Etiopia.
Fu
Esploratore, con un acuto interesse per la natura, di fatti scoprì e
raccolse informazioni su territori sconosciuti in Europa: dati
geografici, montagne fiumi clima, flora e fauna, per questo divenne
socio della Società Geografica Italiana. Tale raccolta di dati era
facilatata dal suo essere francescano. Egli camminava a piedi nudi
senza sandali, evitava di salire sulle bestie da soma, a meno che non
fosse costretto dalle malattie, a fianco dei locali che lo
accompagnavano. In questo modo si faceva prossimo agli altri per
conoscere le loro esigenze e vedere coi loro occhi i territori
africani che attraversava fino all'Etiopia. Si adattava ai costumi
locali anche per quanto riguardava i lunghi e terribili digiuni
etiopici. Si fece medico, in particolare producendo e praticando il
vaccino contro il vaiolo, cosa che lo tramandò nella memoria locale
come il “padre del fantatà”. Condivise la sua cultura contadina
dell'astigiano: coltivò la vite per ricavarne il vino per la Messa;
affrontò e insegnò ad affrontare la carestia capitalizzando il
tief, cereale tipico del posto. E si fece pure diplomatico, per
risolvere le contese locali, e impegnarsi sul fronte francese e
inglese.
Fece
tutto questo solo per un motivo. Salvare tutte le anime possibili,
per portarle a Dio. Tale santa esigenza era il cuore della sua
personalità. Per l’evangelizzazione dell’Etiopia si fece pure
linguista e mise per iscritto le diverse lingue etiopiche, tra cui la
oromo, attraverso le quali potè scrivere due-tre catechismi, in
primis il Catechismo Galla. Grazie a questi strumenti potè
formare i giovani da avviare anche al sacerdozio. Inoltre, riformò
attentamente la liturgia abissina nel rispetto della sua tradizione e
lavorò per trovare le soluzioni accettabili per ammettere al
battesimo e risolvere difficili casi matrimoniali; inventò una forma
di vita monastica.
Massaja
oltre ad accettare il confronto con la cultura abissina ormo e Kaffa,
volle affrontare la chiesa copta e l'islam, con cui ebbe un rapporto
rispettoso ma duro, soprattutto con la II religione, la quale era
impegnata a sottomettere i popoli dell'Africa orientale. Avvertì La
Chiesa di Roma di questo grande pericolo, in tempi non sospetti.
Anche perciò rimane una figura molto attule, considetati i tempi che
corrono.
Questo
passo del libro non è solo la conclusione della recensione, bensì
anche un ottimo assaggio di quanto vi aspetta nel libro.
“Maggiori dettagli richiedeva la spiegazione dei comandamenti, sia nell'orientamento della teologia del tempo più motivata sull'aspetto etico che su quello dogmatico, sia per le esigenze di una popolazione che viveva tra paganesimo tradizionale, cristianesimo contaminato, ebraismo e islamismo. Massaja punta decisamente a una cristianizzazione dell'etica, che significa il superamento del legalismo in direzione del cuore della morale cristiana, l'amore a Dio e al prossimo. Colpiscono l'insistenza sull'aspetto positivo dei comandamenti di Dio dati a Mosè e sul loro orientamento alla perfezione della legge di Gesù nelle opere della misericordia, cosa che non accadeva sempre nella teologia e nella catechesi europea del tempo, spesso impegolata in una casistica asfissiante. Ciò indubbiamente era facilitato per Massaja dalla sua formazione francescana”.
Anche sul giornale della Diocesi di Pinerolo
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