domenica 18 giugno 2017

Obice: Padre Sosa e le sue preoccupanti affermazioni

“Abbiamo creato figure simboliche, come il diavolo, per esprimere il male”, “Dottrina è una parola che non mi piace molto, porta con sé l’immagine della durezza della pietra. Invece la realtà umana è molto più sfumata, non è mai bianca o nera, è in uno sviluppo continuo”.
Queste sono alcune delle ultime affermazioni che padre Sosa ha reso pubbliche nel corso di interviste. Si sperava che il generale dei gesuiti si fermasse a “bisognerebbe incominciare una bella riflessione su che cosa ha detto veramente Gesù... a quel tempo nessuno aveva un registratore per inciderne le parole. Quello che si sa è che le parole di Gesù vanno contestualizzate” e che per queste assurdità, datate 18 febbraio 2017, chiedesse scusa, ritrattando. Purtroppo, così non è stato; anzi, ha rincarato la dose di asserzioni scandalose. Scandalose, quelle citate all'inizio, ma per nulla sorprendenti, dati i tempi non facili che corrono nella Chiesa. Da vari decenni, per esempio e per rimanere in tema, molte predicazioni e studi cattolici dimenticano il diavolo. Alcuni teologi non solo tacciono su questo personaggio della divina Rivelazione, ma spesso ne parlano come di una metafora banale: un frutto della fantasia pagana, penetrato poi nel giudaismo.

Considerando il ruolo che ricopre, risulta difficile credere che padre Sosa non si renda conto di quel che dice. Si potrebbe non essere in errore nel sostenere che stia appoggiando, assieme a quei teologi, sacerdoti e non, una linea che contraddice la dottrina cattolica, i fondamentali Esercizi Spirituali del suo fondatore Sant'Ignazio di Loyola e pure Papa Francesco, che non perde occasione per ricordare le tentazioni del diavolo. Si vede che gli interessi mondani preoccupano di più. Di fatti, chiunque abbia una conoscenza essenziale del catechismo, della teologia potrebbe riconoscerlo; e allo stesso tempo, questi si ricorderà che la Chiesa insegna da sempre che il demonio c’è e agisce, invitandoci con san Pietro (I lettera 5, 8-9) a vigilare perché “Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede, sapendo che i vostri fratelli sparsi per il mondo subiscono le stesse sofferenze di voi”. E ancora “Dio non risparmiò gli angeli che avevano peccato, ma li precipitò negli abissi tenebrosi dell'inferno, serbandoli per il giudizio (II lettera di San Pietro 2,4).

Ecco perché la Chiesa ha istituito anche la funzione dell’esorcistato per allontanare il demonio dalle persone che egli ha posseduto e dai luoghi che egli ha infestato. Per di più la Chiesa ci consegna la Sacra Scrittura assicurandoci che è davvero Parola di Dio, dotata di assoluta inerranza. Tutta la Bibbia, a cominciare dal Libro della Genesi, per esempio 3, 14-23, parla dell’esistenza del diavolo e degli angeli ribelli, della loro cacciata dal Cielo e della loro azione volta a impedire l’amicizia dell’uomo con Dio. Per non parlare del Nuovo Testamento: 27 libri canonici, tra cui i 4 Vangeli sinottici, in cui Cristo rivela che la propria missione è liberare gli uomini dal potere di Satana e quindi dal peccato. Non si dimentichino, perciò, gli esorcismi che Egli ha fatto, come nel caso dell'indemoniato di Gerasa (San Marco 5, 1-20), alle tre volte in cui ha respinto il diavolo, durante il digiuno di 40 giorni nel deserto (San Matteo 4,1-11, San Marco 1,12-13 e San Luca 4,1-13).

E da qui si può capire perché la dottrina i dogmi siano fondamentali: dogma, ossia «regula fidei», serve a fornire a ogni fedele il chiaro criterio di discernimento per sapere qual è la fede della Chiesa, che cosa ognuno deve credere e a chi deve dare ascolto; è l'aiuto, la scala verso il Cielo e non un peso. “Doni che rendono vivi”, perché portati da Gesù Cristo figlio del Dio vivente, incarnato morto e risorto per sottrarci al potere del peccato e del demonio. Eppure, alcuni cattolici veramente non ne credono e si dedicano a demolire la fede del popolo di Dio. Si tratta dell’eresia che rende gli uomini di Chiesa del tutto indifferenti al dogma, o anche insofferenti nei suoi confronti. Questa eresia ha un nome particolare, “modernismo - il coacervo di tutte le eresie”, come diceva San Pio X, giacché punta a demolire il dogma, lasciando lo spazio ad ogni opinione, anche a quella più strampalata. La reputazione di modernista rimane a padre Sosa, finché con sincerità non ritratta.

Certo, di audio con la voce di Gesù non ve ne sono, ma abbiamo qualcosa di più importante: la storia, che con i fatti ci dimostra la veridicità delle Sue parole. Non a caso, l'uomo ha vissuto realmente bene, con bontà bellezza sapienza giustizia, senza ansie e azioni diaboliche, proprio in quei secoli in cui ha ascoltato di più e non contestato i Suoi insegnamenti. Secoli nati dall'incontro del Figlio di Dio con l'uomo (questo è sopratutto il cattolicesimo) e dalle sue parole, le uniche in grado di dare la vita eterna.

Come conclusione, tornerà assai utile rileggere cosa affermava Papa Paolo VI il 29 giugno 1972: “debbo accusare la sensazione che da qualche fessura sia entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio”. E diversi mesi dopo, 15 novembre, egli aggiungeva: “Cari presbiteri quali sono oggi i bisogni maggiori della Chiesa? Uno dei bisogni maggiori è la difesa da quel male, che chiamiamo il Demonio”. Quindi, non si sottovaluti il Demonio, che esiste per davvero; è un essere oscuro e conturbante, ché con proditoria astuzia agisce ancora: è il nemico occulto che semina errori e sventure nella storia umana. È lui il perfido e astuto tentatore, che in noi sa insinuarsi, per via dei sensi, della fantasia, della concupiscenza, della logica utopistica, o di disordinati contatti sociali nel gioco del nostro operare, per introdurvi deviazioni.

Diceva Lewis ne Le lettere di Berlicche “Vi sono due errori, uguali e opposti, nei quali la nostra razza può cadere nei riguardi dei Diavoli. Uno è di non credere alla loro esistenza. L'altro, di credervi, e di sentire per essi un interesse eccessivo e non sano. I Diavoli sono contenti d'ambedue gli errori e salutano con la stessa gioia il materialista e il mago”.

Ma nessuno si scoraggi. Con audacia e filiale abbandono, affidiamoci a Dio e al principe della milizia celeste, il male non prevarrà.

Sancte Michaël Arcangele, defende nos in proelio, contra nequitias et insidias diaboli esto presidium; imperet illi Deus, supplices deprecamur; tuque, princeps militiae coelestis, satanam aliosque spiritus malignos, qui ad perditionem animarum pervagantur in mundo, divina virtute, in infernum detrude. Amen

San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia: sii tu nostro sostegno contro la perfidia e le insidie del diavolo. Che Dio eserciti il suo dominio su di lui, te ne preghiamo supplichevoli. E tu, o principe della milizia celeste, con la potenza divina, ricaccia nell’Inferno satana e gli altri spiriti maligni i quali errano nel mondo per perdere le anime. Amen.


Cari lettori, pazientate ancora un momento, siamo alla fine dell'articolo, non temete, e leggete quanto segue: la storia di come la Preghiera appena proposta è nata. Anch'essa sarà un toccasana per l'anima.

Il 13 ottobre 1884, al termine della celebrazione della S.Messa, Leone XIII udì una voce dal timbro gutturale e profondo che diceva: “Posso distruggere la tua Chiesa: per far questo ho bisogno di più tempo e di più potere” Il Papa udì anche una voce più aggraziata che domandava: “Quanto tempo? Quanto potere?” La voce gutturale rispose: “Dai settantacinque ai cento anni e un più grande potere su coloro che si consegnano al mio servizio”; la voce gentile replicò: “Hai il tempo...”. Profondamente turbato, Leone XIII dispose che una speciale preghiera, da lui stesso composta, venisse recitata al termine della S.Messa.





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