Una versione aggiornata ma molto fedele all'originale disneyano, questo è stato nel complesso il progetto pensato dal regista Bill Condon. Un progetto che si è realizzato in maniera impeccabile: il film riesce a restituire in pieno lo stupore e la meraviglia del cartoon animato e dà anche ai protagonisti una certa profondità che li rende più umani ed appetibili ai gusti degli adulti.
La pellicola non è tuttavia immune da piccoli difetti: qualche aggiunta è un po’ di troppo e anche se in alcuni casi sono funzionali per delineare meglio la complessità dei personaggi (vedi per esempio la scena di Belle e della Bestia nella vecchia casa di Parigi), altre volte smorzano un po’ la semplicità che aveva caratterizzato il precedente (nel finale ci sono evidenti allunghi per il brodo...); i nuovi brani cantati non entrano con la naturalezza che detiene il precedente e quindi per quanto belli e ben interpretati possono risultare di primo impatto un po’ stucchevoli: un semplice monologo o dialogo sarebbe bastato (per esempio la canzone della Bestia dopo la partenza di Belle per salvare il padre).
Però a conti fatti La Bella e la Bestia è un vero e proprio capolavoro. Riesce a toccare punte di lirismo e di poesia con maggior forza del precedente in alcuni casi e grazie al fatto di essere un live action ci trasmette la naturalezza delle situazioni, dei paesaggi, dei sentimenti che coinvolgono i personaggi e l’attualità della fiaba stessa.
Gli scenari, gli sfondi e i costumi sono frutto di un lavoro evidentemente scrupoloso: la cura nel dettaglio trasmette allo spettatore l’atmosfera tipica di una Francia di fine seicento con i suoi paggi aristocratici e il paesino popolato da contadini indaffarati nelle varie faccende quotidiane. Questo lo notiamo anche su alcune scelte: per esempio il luogo dove Belle accede ai suoi libri non è una semplice libreria (poco verosimile tra l’altro per un paese dell’epoca) ma è la chiesa del villaggio; la presenza di Parigi con la sua Notre Dame (preludio ad un altro live action ?...); il riferimento all'epidemia di peste. Dettagli, questi come altri, che però nell'insieme costituiscono un gioco convincente e godibile; anche per questo la fiaba riesce ad acquisire un pizzico di dignità in più: non è più un semplice racconto con una morale ma anche una vera e propria “storia” (il termine va inteso ovviamente nel suo senso più largo possibile).
I punti di forza del film però restano tre: il grande messaggio insito proprio nella fiaba de La Bella e la Bestia; un cast di attori talentuoso; e ovviamente Emma Watson.
Gli interpreti sono tutti bravi e coscienziosi dei ruoli assegnati. Risaltano su tutti il duo Luke Evans (Gaston) e Josh Gad (Le Tont) con una buona alchimia alternano da gag comiche e momenti di tensione, quelli che cominciano a insidiarsi nel secondo quando comincia a manifestarsi in modo sempre più violento l’ossessione del primo. Bravi anche (anche se sono perlopiù doppiatori nel loro caso) Ewan McGregor (Lumière), Emma Thompson (Mrs Bric), Ian McKellen (Tockins) e Stanley Tucci che è il nuovo personaggio del clavicembalo Mastro Cadenza: tra questi sono i primi due a distinguersi per interpretazione e virtuosismo che dimostrano soprattutto perché a loro sono affidate due delle canzoni più famose del cartone animato, “Stia con noi” e la classica “La Bella e la Bestia” (da noi conosciuta come “È una storia sai”). Apprezzato è anche Dan Stevens che veste i panni della Bestia: è credibile e sa cantare anche bene.
Tuttavia sull'intero gruppo svetta su tutti una magnifica Emma Watson. Belle è il suo personaggio, e lei ne veste i panni come se infondo fosse lei stessa ad essere immersa in quella fiaba. È credibile sotto tutti i punti di vista: negli sguardi, nelle espressioni del viso, nelle emozioni che trasmette, quando canta e anche quando balla. La sua Belle ricalca da un lato l’energia che aveva caratterizzato il personaggio animato, ma è allo stesso tempo distante da quel modello di “crocerossina stoica” (non in tutte le scene ovviamente... l’originale si discute ma poco!) che era presente nel precedente. La Watson inoltre possiede quel fascino e quel carattere e un modo di muoversi fino alla sua stessa voce che portano spesso e volentieri a pensarla come una vera principessa. E sarà anche quel suo essere femminista convinta a rendere intrigante il personaggio di Belle, la prima principessa Disney senza la “fissa” del principe azzurro ma con quel desiderio di “voler vivere di avventure”. Eppure Emma sa donare anche nella sua interpretazione i sentimenti di fragilità che contraddistinguono una qualunque ragazza, l’insicurezza di chi ha paura di vivere un’intera vita in una quotidianità sempre solita e desidera trovare qualcuno che sappia veramente capirla. Insomma è Emma Watson la vera stella del film e difficilmente troveremo, almeno per questo periodo, un’attrice così simbolica rispetto a un film: una vera e propria icona per il cinema di oggi.
E infine, ma non ultima per importanza, c’è proprio la storia de La Bella e la Bestia: una storia così carica di significati che fanno riflettere con meraviglia non solo i bambini, ma anche gli adulti. Il saper guardare ed amare oltre la semplice apparenza estetica, dove però nella pellicola si esprime anche la natura coraggiosa di uno sguardo che vuole cogliere l’essenziale della persona. E il coraggio è un tema ricorrente nel rapporto tra i due protagonisti; incarnato in particolar modo nel personaggio di Belle che sa andare avanti nonostante tutti i piccoli muri che la Bestia costruisce intorno a se stesso. L’amore, altro tema cardine, è quello espresso nel precedente disneyano: non è solo attaccamento, ma è anche possibilità di attaccamento e sorpresa verso se stessi; è anche sacrificio, il saper mettere da parte se stessi per il bene e l’affermazione dell’altro. Anche l’antagonista di turno, Gaston, si carica di nuovi significati: non è solo archetipo di un’idolatria verso se stessi, ma diventa pure un uomo ripiegato sui suoi progetti meschini.
La Bella e la Bestia è quindi una “nuova” (?) perla all'interno del grande panorama targato Walt Disney godibile per grandi e piccini. Primeggia quindi meritatamente al botteghino con i suoi 400 milioni negli States e i complessivi 900 milioni in tutto il mondo; in Italia si classifica ancora primo al box office per il terzo weekend consecutivo.
Consiglio appassionato: vederlo in lingua originale! È il modo più sicuro per apprezzare totalmente l’opera e le prestazioni degli attori. E poi Emma Watson che canta è una meraviglia che non si discute.
Antonello Di
Nunno
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