giovedì 9 febbraio 2017
Obice: EFDD – ALDE andata e ritorno
Premessa: chi scrive non è un hater né tantomeno un entusiasta dell’azione politica del M5S; è solo un osservatore con senso critico che si fa delle domande rispetto alla politica. Quindi Alessandro Di Battista e i suoi fans sono pregati di non prendere sul personale quello che leggerete da qui in poi. Grazie.
Sono ormai passate alcune settimane dallo sfumato accordo tra il M5S e l’ALDE, accordo che avrebbe portato il M5S a confluire nel suddetto gruppo parlamentare al Parlamento Europeo. La faccenda non è così irrilevante dal punto di vista politico, dato che M5S faceva già parte dell’EFDD di Nigel Farage, l’eurodeputato britannico dell’UKIP che ha condotto il proprio Paese alla eroica Brexit. Per l’appunto, EFDD è costituito solo da M5S e UKIP, e ciò lo rende praticamente il più piccolo gruppo parlamentare. Inoltre, EFDD è rigorosamente a guida UKIP, ed è famoso per essere il gruppo parlamentare più fieramente antieuropeista del Parlamento.
In vista della Brexit, che comunque non avverrà fattivamente prima di qualche anno, Beppe Grillo decide in maniera del tutto autonoma di uscire da EFDD e tentare un accordo con ALDE, il gruppo capitanato dall’ex-premier belga Guy Verhofstadt, gruppo fanaticamente europeista al quale sono appartenuti anche Mario Monti e attualmente Sylvie Goulard, una delle ex-collaboratrici di Romano Prodi ai tempi della Presidenza della Commissione Europea.
ALDE è un gruppo assolutamente relativista su tutti i temi etici, è fanaticamente anti-russo e anti-Putin (sono i più pervicaci sostenitori delle famose sanzioni contro la Russia, peraltro unico caso nella storia di embargo che provoca più nocumento a chi lo istituisce che a chi lo subisce), ed è estremista sul libero mercato e la globalizzazione (libero mercato un par di scatole, è il libero mercato controllato per mezzo di accordi stile TTIP che fondamentalmente favoriscono solo le elité, le grandi corporazioni e le lobby oligopolistiche che ormai occupano Strasburgo a tempo pieno).
Il tentativo di accordo viene portato avanti alla chetichella da Grillo e Verhofstadt, e nessuno dei parlamentari dei due schieramenti sa assolutamente niente di questo. Quando Grillo lo pubblicizza sul blog, esso viene votato a maggioranza, ma poi, dopo varie polemiche da entrambe le parti (i componenti dell’ALDE si sono rivoltati contro Verhofstadt stesso), ALDE rinuncia e si accorda con il PPE per l’elezione di Tajani, e il M5S torna con la coda fra le gambe dallo zio Nigel.
Le motivazioni che portano Grillo a fare un accordo di questo tipo sono strettamente di tipo numerico-economico, dato che se il Regno Unito uscisse dall’UE, l’UKIP sparirebbe dall’Europarlamento, e Grillo si ritroverebbe senza gruppo; il che significherebbe rinunciare ad astronomici rimborsi a 5 zeri riservati solo ai gruppi e a tempi di intervento ridotti durante le sedute dell’assemblea.
Per carità, motivi più che legittimi, ma che non giustificano l’adesione ad un gruppo con posizioni assolutamente antitetiche rispetto al M5S dal punto di vista politico.
E qui viene da farsi alcune domande: quale visione del mondo porta avanti il M5S? È una visione culturalmente conservatrice o progressista? La questione che si pongono è la conquista del potere fine a se stessa come i peggiori progressisti o ambiscono al buon governo come proclamano incessantemente?
Rispondere è impegnativo, ma i fatti possono aiutarci a comprendere meglio le domande poste.
Innanzitutto, si potrebbe analizzare il fatto che l’UKIP e M5S hanno votato in maniera opposta la stragrande maggioranza delle volte, addirittura il M5S risulta più in sintonia con le votazioni del GUE (il gruppo dei Verdi e delle sinistre radicali) che con quelle dell’UKIP. Non deve sorprenderci: l’UKIP è un partito molto particolare come M5S, ma favorisce una agenda di tipo conservatore, a differenza di M5S che porta avanti istanze care al peggior ambientalismo e al peggior socialismo d’accatto. Evidentemente l’alleanza è un veicolo di comodo per entrambi, il che non è necessariamente una vergogna ma interroga sull’ambiguità di fondo di M5S, dato che la parte del leone l’ha sempre fatta l’UKIP.
Inoltre, un evento del genere pone serie domande sull’intelligenza politica dei leader M5S. Questo perché Trump ha vinto le elezioni, e Nigel Farage è l’unico politico europeo che ha un canale di comunicazione diretto con The Donald: sono infatti grandi amici e sembra che lo voglia nominare ambasciatore per il Regno Unito o consigliere personale. Ora, da umile plebeo quale sono, ritengo che avere certi tipi di legame sia solo un bene: quindi perché incrinare una alleanza che avrebbe portato sicuramente benefici dal punto di vista internazionale, e poi, di riflesso anche nazionale?
Purtroppo gli eventi ci dicono che la questione, come sempre, è la conquista del potere. Lo dico con rammarico, dato che pur non condividendo le posizioni grilline, mi rendo conto che il voto grillino rappresenta un quasi 25-30% dei voti, e sarebbe meglio se i 5S fossero chiari su cosa vogliono fare da grandi.
Inoltre, sono anni che a proposito di Europa ed Euro propongono referendum (che, tra l’altro, neanche possono essere fatti in quanto anticostituzionali) per i quali neanche spiegano quali posizioni adotterebbero in quel momento.
Probabilmente l’ambiguità di fondo è dovuta alla necessità di pescare dal bacino elettorale più ampio possibile, e per questo motivo non possono essere prese posizioni chiare su tanti temi (mi vengono in mente quelli etici, dove tra l’altro vige il mandato del blog e del sistema Rousseau, che Dio ce ne scampi).
Questo insieme di motivi, fatti e ragionamenti fanno arrivare ad un’ovvia conclusione: M5S è come gli altri partiti italiani, senza cultura politica, con membri che sembrano usciti da un casting del Grande Fratello e che mira esclusivamente alla conquista del potere tramite tutti i mezzi possibili.
Mi dispiace, ma abbiamo già dato.
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