L’articolo domenicale a firma di Galeazzi e Tornielli, apparso sulla Stampa, sembrerebbe cavalcare virtualmente le tendenze d’oltralpe: "Quei cattolici contro Francesco che adorano Putin". Così titola, ed è difficile non sentire, tra le righe dei due vaticanisti tiravento, il rammarico per il fatto che il web non possa mettere il bavaglio a tutti coloro che si esprimono criticamente nei confronti dell’attuale pontificato. In mancanza di legislazioni totalitarie capaci di colpire non solo i chierici (penso al vergognoso caso dei Francescani dell’Immacolata, espulsi e costretti all'addiaccio, trattati peggio degli emigranti, nel disinteresse generale dei tirapiedi pontifici), ma anche i laici (fottutissimo Concilio ventunesimo che li ha responsabilizzati!), ecco che la Stampa ci prova, a bombardare i nemici, ridicolizzandoli.
Già, peccato che le tecniche adoperate svelano la profonda inconsistenza religiosa dei redattori e lo spirito decisamente acattolico del loro pensiero. D’altra parte, un altro quotidiano domenicale, il Vangelo della santa Messa, metteva in guardia: "quando il Figlio dell’uomo tornerà, troverà ancora fede sulla terra?" Partiamo dalle inesattezze dell’articolo in questione, poi lanceremo le nostre accuse.
Anzitutto, giudicano la compagine dei detrattori dell’attuale pontificato, si dice che “a tenerla unita è l’avversione a Francesco”. Falso, la galassia di oppositori al Magistero dell’attuale pontificato non è unita in se stessa, né è composta di gente avversa a Francesco: c’è chi non lo riconosce come Papa, chi lo riconosce ma accusa apertamente, chi è a disagio con alcune sue espressioni sebbene lo onori.
Quindi si cita il caso Socci. Personalmente non prendo posizioni, ma denuncio che, come Socci mi è da subito parso la voce temeraria espostasi a nome di qualche cardinale ben informato, ugualmente G&T mi paiono il pappagallo della vulgata normalista, capaci solo di rassicurazioni tiepide e banali. Per quanto poco il sottoscritto sottoscriva Socci, prendo atto del fatto che i giuristi espressisi criticamente attorno alle elezioni sono ormai più di uno e le battute freak della Stampa non smontano le loro obiezioni sottili. Ma si vede che la Stampa scrive per un pubblico di presunti deficienti (io in effetti non la leggo).
In terzo luogo si descrive l’“opposizione a Francesco, numericamente contenuta”. Ora, a parte che il numero è contenuto, se si fa il censimento di chi anima il dissenso sul web, ma cresce vertiginosamente, se si intervistano le persone dal vivo. E’ quell’“effetto anti-Francesco” di cui Introvigne non vuole parlare, bontà sua. D’altro canto, e ci torneremo sopra più oltre, quanto contano i numeri, se si tratta di Verità?
Da ultimo segue un sfilza di autori sparpagliati, di cui vengono prese dichiarazioni più o meno centrate, in un affastello di chiacchiere che ha l’effetto di gettare ironia e discredito sulle proposte avanzate. Nella sarabanda lo storico Giovagnoli accusa il fronte anti-franceschiano di occidentalismo (omissis le tesi dell’asiatico mons. Zen: anche lui un occidentalista per caso?), Socci e mons. Gänswein vengono frullati al fine di azzerare ipotesi gravissime cui non ci si perita di rispondere, un centinaio di anonimi teologi e filosofi sono bollati come resistenti e don Bux come dissidente (ma cosa dicono? Che livello di scientificità portano? Merita ascoltarli? Si saranno giocati la reputazione per un capriccio?), per poi trovarsi affiancati alla volgarità del sacerdote ambrosiano don giorgio De Capitani secondo cui “il Papa ci sta rompendo le balle”. Ma tutto questo è giornalismo?
Il mio giudizio è che l’indagine di G&T è, per dirla con Paolo Conte, roba da “stupidi per stupidi” (Jeeves, album: Nelson). Il dolore con cui tanti fedeli, blogger o meno, stanno vivendo il clima ecclesiale confuso di questi tempi è inenarrabile, autori seri e innamorati della Chiesa di Cristo si preoccuperebbero di questo, non di sfanculare presunti avversari del web. A meno che le due penne stiano semplicemente obbedendo ai loro capi, convincenti salariatori.
Concludo e commento. G&T imperniano la retorica del bavaglio su due termini congiunti: abbiamo dinanzi un fronte solo apparentemente compatto, in fondo numericamente inconsistente. Smonto la retorica. Il fronte non è compatto e non è un fronte e non è anti-franceschiano. Il proclama in salsa anti-fascista e anti-falangista non tiene (poteva mancare tra i nomi citati alla rinfusa un guenoniano, la destra esoterica, Cuniberto?), in merito valga quanto dirò a breve sulle posizioni curiose di Introvigne. In secondo luogo i numeri non contano proprio nulla. Il punto è che la verità dei cattolici è Cristo stesso, e che a difenderlo ai piedi della croce sia rimasta la Madonna e pochi altri non toglie nulla al testimonio di Cristo. Su questo G&T concordano? Da qui deriviamo il modello veritativo cattolico, la verità cattolica non si stabilisce a maggioranza, le cose non vanno bene se tutti le applaudono (quei maledetti applausi in Chiesa che tolgono riflessività e fanno mentalità populista): la verità si fonda su ben altri criteri, se poi la seguiranno in pochi, saranno dolori, ma non a danno della verità, bensì dell’umanità. Devo proprio perdere tempo a citare i documenti a sostegno di tale posizione? La premiata coppia G&T non conosce Magistero, CIC, Catechismo, DSC e compagnia? Per esempio, la “critica all’esortazione apostolica «Amoris Laetitia» di 45 teologi e filosofi cattolici” è impressionante per rigore e gravità. Tale per cui da un lato ci si chiedecome mai l’abbiamo firmata solo in 45, dall’altro sarebbe valida e scioccante anche se l’avesse firmata uno solo: in fondo al solo san Paolo dobbiamo il valido rimbrotto a san Pietro documentato nel Nuovo Testamento. In sintesi, non c’è nessuna falange armata (di penna o spada) e non c’è nessun complotto contro Francesco. Ci sono alcuni fedeli che hanno capito quanto la difesa della fede sia più importante della difesa di qualsivoglia poltrona, persino di quelle giornalistiche vicine al Vaticano.
E ora veniamo all’ultimo paragrafo dell’articolo e all’ultimo grave tema, che fa rima con il personaggio più ambiguo del conservatorismo cattolico italiano contemporaneo, il prof. Introvigne.“Introvigne sostiene che questo dissenso «è presente più sul web che nella vita reale ed è sopravvalutato: ci sono infatti dissidenti che scrivono commenti sui social sotto quattro o cinque pseudonimi, per dare l’impressione di essere più numerosi»”. A parte quanti scrivono sotto pseudonimo solo per smarcarsi dall’immisericordiosa censura ecclesiastica, gente che ama scrivere la verità, ma deve anche garantirsi un posto di lavoro, perché leccare i piedi al pontefice di turno non sempre procaccia sussistenza; a parte la stranissima partita culturale di Introvigne, che fino a pochi anni fa recensiva le minuzie teologiche di Benedetto XVI, atteggiandosi a suo interprete ufficiale, mentre oggi difende con nonchalance le dichiarazioni di Francesco sovente ambigue e a tratti antipodiche al Magistero precedente - e tacciamo sul grande assente nell’inquisitoria di G&T, Alleanza Cattolica, che non si sa più che taglio cultural-spirituale persegua, da chi sia diretto, dove sia diretto, che abbia da dire (questo non lo scrivono sui blog, ma basta entrare in confidenza coi loro adepti per saggiarne tutto il malcontento e lo sbando); a parte non aver ancora capito chi mai abbia messo in giro l’idea di uno scisma e che divertimento ci sia nell’irridere chi l’abbia minacciato o nel denigrarne la proiezione futura; il fatto è che, per la terza volta, non sono d’accordo né con la diagnosi né con la terapia dei vaticanisti: non vedo il fronte allineato, non vedo il proclama anti-franceschiano e non vedo il problema scismatico-numerico. Le Scritture in merito sono chiare, l’avvicinarsi degli ultimi tempi sarà segnato dall’apostasia, mica dallo scisma. Chiedo: il problema è la plausibilità di uno scisma nell’immediato o il problema è che umanità e cristianità ormai sono insensibili a qualsivoglia variazione ecclesiale, morale, giuridica, culturale e le maggioranze sono inclini ad adeguarsi anche alle peggiori contraddizioni in campo dottrinale e sacramentale? In altri termini,tertius datur: puoi avere la Chiesa compatta e fedele, puoi avere lo scisma, puoi avere infine anche la terza opzione, quella della Chiesa - per così dire - compatta e infedele. Si chiama apostasia e san Paolo, quello che proibiva la comunione ai peccatori e non condannava apertamente l’istituto della schiavitù antica, ce l’ha preannunciata.
Però chi se ne frega, la Chiesa ormai è una cosa politica - come denunciava inutilmente Messori alcuni lustri fa - e non una cosa spirituale, ergo è giudicata secondo parametri politici, governata secondo riforme politiche, descritta da gesti di populismo vacuo, blindata e propagandata da giornalisti e sociologi. Non c’è spazio per teologi, filosofi e martiri in una cosa politica. Quanto a Putin, resto attonito, non c’entra nulla, non interessa a nessuno (o interessa, ma per tutt’altri motivi) e conferma solo la lettura politica del caso. Fa nulla,nella Chiesa insensibile al rischio di apostasia le deduzioni logico-teologiche degli intellettuali sono bazzecole, ma gli accostamenti psicologico-associativi tra cattolici tradizionali e Putin sono fondamentali. Davvero, roba da “stupidi per stupidi”. Lo vogliamo dare o no un Nobel anche a Paolo Conte?
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