Da dove trae origine questa crisi? Come si diceva sopra, la responsabilità è anche di molti uomini di Chiesa, e non solo del potere del mondo; di persone come il cardinal Kasper, Enzo Bianchi (che non è sacerdote ma laico), che diffondono pensieri non cattolici. Ma prima di parlare di questi, su cui varrà la pena tornare prossimamente, con un articolo dedicato, è necessario tornare indietro nel tempo e analizzare le cause dell'attuale situazione, che permette a loro di trovare, purtroppo, argomentazioni utili.
Occorre partire dagli anni 60-70. Il beato Paolo VI, non a caso e costatando la presenza della crisi, iniziata durante e dopo il Concilio Vaticano II, sui cui si tornerà, parlò del “fumo di Satana” penetrato nel Tempio di Dio (Allocuzione del 29 giugno 1972) e di “autodemolizione della Chiesa”, cioè la Chiesa che si demolisce da sé, la Chiesa demolita dalla sue stesse autorità. E lo stesso Paolo VI disingannò anche coloro che consideravano il Vaticano II una primavera nella Chiesa: “si credeva che dopo il Concilio sarebbe venuta una giornata di sole per la storia della Chiesa. È venuta, invece, una giornata di nuvole, di tempesta, di dubbio” (Allocuzione del 29 giugno 1972). A sua volta, il Papa San Giovanni Paolo II il 6 febbraio 1981 fu molto chiaro nel suo discorso al Convegno per le missioni al popolo: “Bisogna ammettere realisticamente e con profonda e sofferta sensibilità che i cristiani oggi in gran parte si sentono smarriti, confusi, perplessi e perfino delusi; si sono sparse a piene mani idee contrastanti con la Verità rivelata e da sempre insegnata; si sono propalate vere e proprie eresie, in campo dogmatico e morale... si è manomessa la liturgia.”
Preoccupazioni che riceveranno conferma dall'incontro interreligioso di Assisi nel 1986. Fu uno scandalo senza precedenti. Anche il card. Silvio Oddi, che vi assistette, ne restò scandalizzato. In un'intervista a “30 giorni” (novembre 1990) affermò: “ … in quel giorno ho girato per Assisi, essendo il Legato pontificio della basilica di San Francesco, ed in alcuni luoghi di preghiera ho assistito a delle profanazioni. Ho visto buddisti danzare attorno all'altare, sul quale al posto di Cristo era stata messo Budda, incensato e riverito. Un benedettino che ha gridato allora allo scandalo è stato portato via dalla polizia. Io non ho gridato, ma lo scandalo era nel mio cuore. La confusione era evidente sui volti dei cattolici che assistevano alla cerimonia. Pensai: se adesso i buddisti distribuissero del pane dedicato a Budda, questa gente lo prenderebbe. E lo mangerebbe magari con maggiore devozione che non l'Ostia sacra”. NB luglio scorso: ci ha pensato un sacerdote di Ventimiglia a distribuire il pane ai musulmani presenti in chiesa. Certo, il dialogo è cosa buona, ma nei luoghi appropriati e non durante la Messa, che ha uno scopo preciso: il Sacrificio Eucaristico.
Però, anche San Giovanni Paolo II non ha aiutato a risolvere le ambiguità e le confusioni. Precisazione: lungi il pensiero di giudicare le intenzioni, allo stesso tempo la papolatria: visto che il Pontefice sui temi ecumenico e interreligioso non ha espresso giudizi ex cathedra, non è peccato esprimere perplessità su alcune sue scelte. Il predecessore di Benedetto XVI nel 1986 chiese che si mantenesse sempre vivo nella Chiesa “lo spirito di Assisi” (Allocuzione ai cardinali e ai prelati della Curia Romana 22/12/1986-cf. L'Osservatore Romano 4-1-1987); egli disse anche: “La Chiesa cattolica è irrevocabilmente impegnata nell'opera ecumenica” (Discorso nell'incontro ecumenico con diversi pastori protestanti a Nairobi il 18-9-1985: cf. L'Osservatore Romano 8-9-1985). In questo medesimo spirito ecumenico il Papa organizzò il Giubileo dell'anno 2000. Sulle dieci Commissioni preparatorie cinque avevano per oggetto l'ecumenismo. Il card. Etchegaray, presidente del Comitato Centrale del Giubileo, invocò: “Spirito d'Assisi, discendi su di noi!” (cf. la rivista Tertium Millennium sett/ott. 1996 “Spirito d'Assisi). Per non parlare delle visite papali alle sinagoghe ebraiche, ai templi di diverse altre religioni, come al tempio protestante, dove il Papa recitò una preghiera composta da Lutero (cf. L'Osservatore Romano 18/12/1983, p. 7). Per non parlare delle dichiarazioni in cui considerava le altre religioni come sorelle; lodava la fede dei musulmani nel medesimo Dio dei cristiani (cf. L'Osservatore Romano 15/09/1985 p.9); esaltava la religiosità di Lutero (cf. Documentation Catholique 21/12/1980 n. 1798): si impegnava a non cercare la conversione degli eretici e degli scismatici, come nella dichiarazione congiunta col patriarca ortodosso, scismatico ed eretico, Dimitrios I: “Noi rigettiamo ogni forma di proselitismo” (cf. L'Osservatore Romano 20/12/1987, p. 6), come hanno fatto i rappresentanti del Papa nella Dichiarazione di Balamand, firmata con gli ortodossi: “Non si tratta di cercare la conversione delle eprsone da una Chiesa all'altra per assicurare loro la salvezza” (cfr. Documentation Catholique n. 2077, p. 711-714, 23/06/1993). E, a motivo di questo impegno con gli ortodossi, la Santa Sede chiese il ritorno allo scisma dei due Vescovi convertiti, con i loro sacerdoti e fedeli, ed accolti nella Chiesa Cattolica da Mons. Vladimir Sterniouk, vescovo cattolico di Russia.
Questo disastroso ecumenismo non era e non è ristretto nel cerchio del Vaticano; al contrario, è esteso a tutte le diocesi e parrocchie. Per esempio, nell'XI convegno dei sacerdoti e vescovi negri, i cento ecclesiastici partecipanti avevano celebrato la Messa rivestiti di ornamenti africani. Il punto culminante del convegno fu la visita a due dei più famosi centri di candoblé (culto con predominio di elementi africani simile al voudou e praticato in Brasile) della città, l'Yle Axé Opo Afonjà e la Casa Branca, dove sacerdoti e vescovi ricevettero la benedizione degli dei. L'arcivescovo Mons. Geraldo Magela Agnello partecipò all'apertura del Convegno, allorché fu festeggiata Madre Estella, sacerdotessa del centro sopra menzionato per i suoi sessanta anni d'iniziazione al candoblé. L'arcidiocesi pubblicò una nota che giustificò il Convegno con le direttive del Concilio Vaticano II sul dialogo interreligioso (cfr. Jornal do Brasil 10 agosto 1999 p. 7).
Cosa fare per evitare questi e altri errori? Prima di tutto occorre non farsi confondere dalle “sirene del mondo” ma rimanere ancorati al fermo proposito di obbedire a Gesù Cristo, che è Dio incarnato. Per non allontanarci da Lui, dimenticandone le fattezze e gli insegnamenti, a causa dell'indifferentismo; e di conseguenza per superare la crisi; ci vengono incontro santi maestri, fratelli padri e amici. Ce ne sono, e non pochi, però bisogna compiere uno sforzo: cercare loro e non i pokemon; Cerchiamoli, perché avremo la grazia di trovare personalità come G.K.Chesterton e Sant'Ireneo.
Sul New Witness nel quale ribatté l'insinuazione di un giornale secondo il quale la Chiesa avrebbe dovuto “muoversi” coi tempi, Chesterton disse:
“La Chiesa non può muoversi coi tempi; semplicemente perché i tempi non si muovono. La Chiesa può solo infangarsi coi tempi e corrompersi e puzzare coi tempi. Nel mondo economico e sociale, come tale, non c'è attività, eccettuata quella specie di attività automatica che è chiamata decadenza: l'appassire dei fiori della libertà e la loro decomposizione nel suolo originario della schiavitù. In questo, il mondo si trova per molte cose allo stesso piano dell'inizio dell'oscuro Medioevo."E la Chiesa ha lo stesso compito di allora: salvare tutta la luce e la libertà che può essere salvata, resistere a quella forza del mondo che attrae in basso, e attendere giorni migliori. Una Chiesa vera vorrebbe certo fare tutto questo, ma una Chiesa vera può fare di più. Può fare di questi tempi di oscurantismo qualcosa di più di un tempo di semina; può farli il vero opposto dell'oscurità. Può presentare i suoi ideali in tale e attraente e improvviso contrasto con l'inumano declivio del tempo da ispirare d'un tratto agli uomini qualcuna delle rivoluzioni morali della storia, così che gli uomini oggi viventi non siano toccati dalla morte finché non abbiamo visto il ritorno della giustizia. Non abbiamo bisogno, come dicono i giornali, di una Chiesa che si muova col mondo. Abbiamo bisogno di una Chiesa che muova il mondo. Abbiamo bisogno di una Chiesa che lo smuova da molte cose verso le quali muove oggi, per esempio lo stato servile. È da questo che la storia giudicherà realmente di qualsiasi chiesa, se è o non è la Chiesa autentica”.
E Sant'Ireneo vescovo diceva nel trattato Contro le eresie (Lib. 1, 10, 1-3; PG 7, 550-554 ):
“Avendo ricevuto tale messaggio e tale fede, la Chiesa li custodisce con estrema cura, tutta compatta come abitasse in un'unica casa, benché ovunque disseminata. Vi aderisce unanimemente quasi avesse una sola anima e un solo cuore. Li proclama, li insegna e li trasmette all'unisono, come possedesse un'unica bocca. Benché infatti nel mondo diverse siano le lingue, unica e identica è la forza della tradizione. Per cui le chiese fondate in Germania non credono o trasmettono una dottrina diversa da quelle che si trovano in Spagna o nelle terre dei Celti o in Oriente o in Egitto o in Libia o al centro del mondo. Come il sole, creatura di Dio, è unico in tutto l'universo, così la predicazione della verità brilla ovunque e illumina tutti gli uomini che vogliono giungere alla conoscenza della verità. E così tra coloro che presiedono le chiese nessuno annunzia una dottrina diversa da questa, perché nessuno è al di sopra del suo maestro. Si tratti di un grande oratore o di un misero parlatore, tutti insegnano la medesima verità. Nessuno sminuisce il contenuto della tradizione. Unica e identica è la fede. Perciò né il facondo può arricchirla, né il balbuziente impoverirla.”
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