Il carisma suscita un avvenimento in cui è possibile incontrare la realtà della Chiesa e farne esperienza nella sua autenticità. (Giussani, Luigi. “Comunione e Liberazione: l’impegno con la Chiesa locale segno di maturità cristiana.”L’Osservatore Romano, 7 marzo 1984).
Il primo sentimento che si impone a chi consideri con intelligenza di fede la vicenda contemporanea della Chiesa è di stupore. Stupore per l'azione dello Spirito che dona alla Chiesa stessa una straordinaria ricchezza di carismi. Questo avvenimento di Grazia è all'origine del fenomeno dei movimenti: non frammenti, parzialità, nemmeno fondamentalmente accentuazione di una particolare spiritualità, ma «riflesso dell'unica Chiesa», come affermò S. E. Monsignor Lucas Moreira Neves al I° Convegno Internazionale «I movimenti nella Chiesa» (Roma, 23-27 settembre 1981).
Il carisma, infatti, attua una reale esperienza ecclesiale: «I carismi sono conferiti ai singoli non attraverso la Chiesa, bensì — in vista della Chiesa — immediatamente da Dio (Rm 12, 13), immediatamente dal Cristo glorificato (Ef 3, 8-11). Il singolo riceve in dono dall'assoluta singolarità di Dio e di Cristo una singolarità che non può essere dedotta dalla comunità, ne in essa congetturata, benché la comunità può contare su questa singolarità come su qualcosa che l'arricchisce e che è stato pensato per essa. Perciò il singolo, insignito da Dio di qualche dono speciale, è inserito più a fondo nella comunità e ad essa vincolato da una generosità maggiore» (H.U. Von Balthasar, Teodrammatica, vol. II, Jaca Book, Milano 1982, pp. 389). Il carisma suscita, cioè, un avvenimento in cui è possibile incontrare la realtà della Chiesa e farne esperienza nella sua autenticità. Si tratta di un avvenimento definito dalla partecipazione al dinamismo missionario della Chiesa: quel dinamismo che, come ha messo in luce il Concilio Vaticano II e come continuamente richiama il Magistero di Giovanni Paolo II, costituisce la stessa ragion d'essere della Chiesa, la sua ineludibile responsabilità nei confronti dell'uomo contemporaneo e del suo irrisolto desiderio di salvezza.
Comunione e Liberazione si concepisce come una modalità storica di evocazione alla fede ecclesiale e di educazione alla vita cristiana. Non desidera essere altro che questo, per chiunque, qualunque posizione abbia nella Chiesa. Non è caratterizzato dalla preferenza per un determinato settore di apostolato specializzato: ciò non è dell'essenza di un movimento ecclesiale. Essenziale è aiutare il fedele (termine che il Concilio ha messo al centro della sua riflessione) a prendere coscienza del proprio Battesimo e della novità di vita che esso contiene come seme, per comunicarla; aiutare il fedele, dunque, fino ad assumere in modo personale la responsabilità della missione ecclesiale, di cui esso è soggetto autentico: anche «i laici derivano il dovere e il diritto all'apostolato dalla loro stessa unione con Cristo Capo. Inseriti nel Corpo mistico di Cristo per mezzo del Battesimo, fortificati dalla virtù dello Spirito Santo per mezzo della Cresima, sono deputati dal Signore stesso all'apostolato» (Apostolicam Actuositatem, n. 3).
Anche l'apostolato laicale è, quindi, parte integrante dell'unica missione ecclesiale, ed è modalità specifica per attuarla nel mondo. Si realizza costruendo e rendendo presente la Chiesa nel fermento della vita dell'uomo di oggi, sia personale che sociale: non c'è ambiente che non debba essere investito e risignificato dall'annunzio di Cristo Redentore dell'uomo.
Come in Comunione e Liberazione ci si educa a vivere la fede ecclesiale?
Innanzitutto attraverso un rapporto personale con Cristo, nel Sacramento e nella preghiera, cioè nei gesti della «memoria» della Sua presenza di Salvatore Crocifisso e Risorto. Una opportuna catechesi tende poi a rendere la persona cosciente dell'avvenimento della fede, comprendendone le ragioni e cogliendone l'incidenza sulla mentalità e sulla dinamica dell'azione.
In secondo luogo, attraverso una vita di concreta comunione in nome di Cristo, la quale renda possibile un cambiamento di mentalità (metanoia), generi un nuovo ethos della persona, per cui la carità diventi l'unica legge del comportamento verso se stessi e verso gli altri uomini. Tale comunionalità è alla radice di una nuova visione della realtà — «cultura di comunione ... (che) produce una mentalità nuova» (cfr. Cei, Comunione e Comunità, n. 63) — e sostiene il quotidiano impeto missionario.
Vivere il carisma del movimento coincide con l'assumere personalmente e attivamente la responsabilità di servizio all'unica Chiesa del Signore, per renderla presente nel mondo come annuncio di Salvezza ed insieme come luogo obiettivo in cui compiere l'esperienza storica della Redenzione, cioè della restituzione dell'uomo a se stesso nella verità e nella pace.
Il recupero e l'incremento della fede come cultura è ciò che sentiamo più urgente. La crisi della presenza cristiana nel nostro Paese è nata infatti per la separazione artificiosa tra fede e impegno culturale, sociale e politico: «Una fede che non diventa cultura, è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta» (Giovanni Paolo II al Congresso del Meic, 16 gennaio 1982).
Lo stesso associazionismo cattolico, se da un lato ha superato il momento più acuto della crisi, non può evitare oggi di misurarsi fino in fondo con il problema del recupero di un' identità culturale cristiana. Tanto più che, al di là degli ideologismi e di una secolarizzazione troppo spesso ritenuta indiscutibile, gli uomini di oggi attendono — per quanto inconsapevolmente — la testimonianza di un uomo nuovo, redento, capace cioè di affrontare le circostanze della vita alla luce della salvezza che è Cristo. Un uomo, quindi, teso a vivere e a proporre il cristianesimo come modo nuovo di vita autenticamente umano.
Ha detto il Papa nell'Udienza generale di mercoledì 25 gennaio 1984: «II fondamento della dignità umana, che ogni uomo può cogliere riflettendo sulla sua natura di essere dotato di libertà, cioè di intelligenza, volontà ed energia affettiva, trova nella Redenzione di Cristo la sua piena intelligibilità. Nella Lettera Enciclica Redemptor Hominis ho scritto che "quel profondo stupore riguardo al valore e alla dignità dell' uomo si chiama Vangelo, cioè la Buona Novella. Si chiama cristianesimo". (...) il "cristiano" fa scoprire "l'umano" e la grazia la natura».
Il compito impellente è quindi «rendere di nuovo cultura la fede»: portare l'esperienza cristiana alla sua maturità e dignità umane, non confinandola nell'ambito privato di un cultualismo inincidente o di un richiamo alla carità moralistico e perciò ideologizzato. Occorre rinnovare l'esperienza di una vita cristiana, fondata sulla certezza lieta della fede, resa visibile in un soggetto comunionale, rischiata nel giudizio sul mondo e nella costruzione di una società più umana.
A seimila adulti della Diocesi di Milano aderenti a Comunione e Liberazione, riuniti a Varese per l'incontro d'inizio d'anno il 17 settembre 1983, è stato indicato come «sintomo della maturità cristiana l'impegno con la Chiesa locale e l'intensità di presenza missionaria nell'ambiente». Il frutto dell'educazione cristiana che Cl cerca di impartire ai suoi aderenti si misura proprio dalla capacità che singoli e gruppi hanno di portare un servizio qualificato alla edificazione della Chiesa locale ed universale. E dalla passione ad assumere, come cristiani, responsabilità culturali, sociali e politiche al servizio del bene dell'uomo, per la difesa e la promozione della sua libertà e della sua dignità, contro ogni violenza e strumentalizzazione. Simile passione tende a costruire un tessuto sociale nuovo — «forme nuove di vita per l'uomo» — continuo inizio nella storia della «civiltà della verità e dell' amore».
Nell'ambito della Chiesa italiana, ed in particolare nel dialogo fraterno con gli altri movimenti ed aggregazioni laicali, Cl intende favorire l'autentica unità del Popolo di Dio. Una unità ecclesiale nasce dall'affermazione coerente dei vari carismi e dalla loro valorizzazione in un prudente coordinamento ad opera dell'autorità della Chiesa. È quindi un'unione organica ed articolata, in cui ciascuna esperienza di Chiesa possa approfondire la fedeltà al proprio originale carisma nel sacrificio e nella libertà.
Su questa viva ed attiva disponibilità, l'autorità è chiamata ad esercitare la sua funzione di riconoscimento della verità ecclesiale, chiedendo i sacrifici necessari, e a compiere essa stessa il sacrificio di impostare i piani pastorali in base alle varie fisionomie che lo Spirito rende "fatti" nell'ambito della Chiesa: «Si deve avere un atteggiamento di favore e di incoraggiamento per le nuove forme di responsabilità che sorgono nella Chiesa; di rispetto e di accoglienza della responsabile libertà e della sana creatività con le quali si esprimono concretamente le odierne maniere della partecipazione e del servizio; di accettazione e di conferma quando ne viene fatta richiesta per ministeri già praticamente esercitati» (cfr. Cei, Evangelizzazione e ministeri, n. 96).
Una presenza unitaria dei cristiani socialmente visibile è soprattutto richiesta, a nostro avviso, di fronte al mondo, in particolare negli ambienti e nell'impatto coi problemi sociali, dove una mentalità secolarizzata continuamente emargina la stessa proposta cristiana. In questo senso, nelle più gravi sfide che la società italiana ha rivolto ai cristiani in questi anni e che hanno richiesto via via la difesa della indissolubilità del matrimonio e del valore della vita, la proposta di un autentico ordine sociale, la promozione della libertà di educazione e di espressione culturale, CL si è resa sempre attivamente favorevole ad una vasta aggregazione di cattolici, chiaramente consapevoli della propria identità e aperti al dialogo e alla collaborazione con tutti quanti hanno a cuore le esigenze vere dell'uomo.
La nostra è epoca di una nuova opera evangelizzatrice, che abbia l'interezza di orizzonte indicata da Giovanni Paolo II ai vescovi dello Zimbawe in visita ad limina (15 giugno 1982): «..."l'evangelizzazione non sarebbe completa se non tenesse conto della crescente reciproca influenza del Vangelo e della vita concreta degli uomini" (Evangelii nuntiandi), e così essi (i missionari) cercarono di servire la persona intera, consci che la risposta della fede chiede un coinvolgimento totale con la vita dell'altro nella sua interezza. Per questa ragione essi si sono occupati dei bisogni concreti dell'educazione, dell'assistenza medica e della preparazione al lavoro, perché la conversione interna della fede potesse manifestarsi all'esterno, e, in questo modo, divenire causa di fede profonda per l'intera comunità».
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