Questo testo fa parte di "La politica, per chi, per cosa", supplemento a "il Sabato" n. 22 del 30 maggio 1987, p.77-78
Aldo Moro, da «Civitas», 5 maggio 1952
Ora appunto la libertà d'iniziativa scolastica, così com'è stata or ora delineata (e corrisponde ad un ordinamento sociale di vera e sostanziale ispirazione liberale), non sarebbe compiuta e concreta, se, pur data a tutti la possibilità di insegnare in accordo con le scelte ideologiche proprie della società, non fosse poi attribuita a tutte le iniziative che hanno una reale intrinseca efficienza educativa un pari valore sociale, un'eguale efficacia discriminativa in rapporto alla funzione selettiva e qualificativa che alla scuola, specie nelle forme moderne di organizzazione ed in ispecie in Italia, viene attribuita. Ciò vuol dire in via preliminare un riconoscimento appunto di efficienza di idoneità specifica a svolgere nella società il proprio ufficio educativo, e poi in modo significativo l'attribuizione di un potere selettivo degli educandi in rapporto ai compiti che essi sono chiamati ad assolvere nella società. Accanto alla scuola il cui libero funzionamento è consentito e che può essere prescelta in vista del suo modo d'istruire e di educare vi è dunque una scuola qualificata in ragione della sua efficienza organizzativa e didattica e dell'attitudine ad essa riconosciuta in conseguenza di rilasciare titoli validi per l'assolvimento dei compiti sociali. Una vera attuazione del principio di libertà scolastica, una interpretazione non formalistica ma sostanziale di esso richiedono che questo riconoscimento di efficienza spetti a tutte le scuole che lo meritino, quale che sia l'iniziativa, pubblica o privata, alla quale esse fanno capo, e che egualmente a tutte sia affidato il compito fiduciario di discriminare, per conto della collettività, i capaci dagli incapaci.
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