Per
quanto riguarda i peccati, la Chiesa Cattolica afferma delle verità
semplicissime sebbene oggigiorno ignorate dai più: essi sono causati
dal Diavolo («Rinunciate
a Satana, origine e causa di ogni peccato?»),
sono tollerati da Dio all’interno del suo imperscrutabile piano
provvidenziale di salvezza e sono personali,
ossia
commessi
dal singolo uomo che volontariamente non accetta la Legge di Dio
sintetizzata nei Dieci Comandamenti. Esistono altresì peccati
collettivi
ma
ciò non vuol dire che la colpa è ripartita equamente tra le parti,
bensì che una collettività espressamente ha deciso di non aderire
alle Leggi divine («Per
mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa»:
la liturgia non lascia scampo a giustificazioni diverse): stesso
discorso si può fare per i meriti e le preghiere.
Logicamente,
poiché «a
chi ha, sarà dato e sarà nell’abbondanza»,
i peccati di un uomo di governo sono più gravi di quelli di un
semplice cittadino poiché egli deve avere una condotta atta a far si
che nelle sue azioni si rifletta l’opera del Sommo Giudice e
Creatore del Mondo che è Iddio: se, dunque, i peccati degli uomini
di governo sono pubblici e portano a peccare tutta la collettività
(come avviene nel caso della difesa, o nella propaganda, o
nell’introduzione di leggi contrarie alla Legge naturale e/o
divina) questi saranno ancora più gravi e con il passare del tempo,
in virtù dell’intrinseco carattere pedagogico di qualsiasi legge,
quella società si troverebbe nella condizione di peccare
collettivamente
più o meno consciamente e i pochi timorati di Dio dovranno
barcamenarsi, come la nave scossa dalla tempesta, per viver in una
società ingiusta che li spinge a peccare o, quantomeno, ad omettere
il più possibile le azioni meritorie.
Altra
precisazione dovuta riguarda il fatto che, poiché tutta la natura
umana è stata ferita dal peccato originale (e non solamente una sua
parte come potrebbe essere una singola facoltà), i peccati che
discendono da esso possono riguardare tutta la vita dell’uomo ossia
«pensieri,
parole, opere e omissioni»:
di conseguenza, anche le buone opere riguardano tutta la vita umana
poiché Cristo ha assunto e redento per intero la natura umana
giacché non è possibile che il Figlio di Dio compisse qualcosa in
maniera incompleta in quanto verrebbe meno alla sua perfetta natura
divina.
Se,
dunque, ogni singola azione dell’uomo potrebbe essere (condizionale
d’obbligo) soggetta al peccato, ne consegue che anche l’esercizio
della politica e del moderno diritto di voto è fonte di meriti o
demeriti e potrebbe favorire o inficiare la salvezza dell’anima di
quella persona: non esistono infatti due persone mentre si commette
un’azione (A fa il bene / A’ fa il male) bensì come una sola è
la persona, così saranno personali le azioni, meritorie o dannose,
che la riguardano.
Poiché
Iddio ha fatto, e continua a fare, ogni cosa con somma sapienza
volendo salvare tutti gli uomini, non solo ha inviato il Suo
Unigenito a redimere l’umana
generazione
ma ha permesso che dopo la sua Ascensione al Cielo ogni uomo possa
godere dell’aiuto divino sia per mezzo dei Sacramenti sia con la
trasmissione e la custodia della fede prima tramite gli Apostoli e,
dopo la loro morte, per mezzo dei loro successori, ossia i Vescovi,
tra cui spicca, logicamente, il Successore di Pietro nella Sede di
Roma, ovvero il Papa, il quale, per esplicito mandato di Cristo, deve
confermare e custodire i suoi fratelli e tutte le pecore del gregge
dell’unico vero divino Pastore.
Nel
Nuovo Testamento, il ritratto a tutto tondo del Vescovo è data da
San Paolo in diverse sue Lettere le quali, essendo Parola di Dio, non
possono essere lette in maniera storicistica (ossia ritenendole
proprie di quel
tempo
e
quella cultura):
se, dunque, Paolo afferma che il Vescovo debba intervenire in
maniera opportuna ed in maniera inopportuna
per contrastare e confutare le
velenose favole
che sorgeranno contro la retta dottrina, il suo insegnamento non si
riferisce solo alle eresie del primo secolo bensì a tutta la Chiesa
di tutti i tempi. Il Vescovo, inoltre, secondo le parole di Cristo
stesso, deve essere Pastore e non mercenario «che
vede venire il lupo e fugge»;
non si deve dimenticare, poi, che il Vescovo, essendo successore
degli Apostoli, sa bene che essi hanno preferito «obbedire
a Dio piuttosto che agli uomini»
contravvenendo ai divieti imposti dai “principi di questo mondo”
decidendo di testimoniare pubblicamente Cristo fino al martirio.
Appare
evidente – senza doverlo né specificare né descrivere
minuziosamente – come sia scomparsa dalla predicazione della Chiesa
sia la nozione di peccato
che di peccato
collettivo
e che, contemporaneamente, si stia prepotentemente affermando l’idea
che il Vescovo non debba più correggere ma al massimo indirizzare
sia il suo clero che il suo gregge, sottintendendo pertanto che non
esiste differenza ontologica bensì solo funzionale tra le membra
della Chiesa: cosi non può essere, però, per il semplice fatto che
il Vescovo, in quanto ha la pienezza sacerdotale, è essenzialmente
superiore (ed in un certo senso differente) sia dal clero che dai
fedeli laici.
Se
il sacerdote deve solamente accompagnare,
il Vescovo al massimo può gestire
una determinata Diocesi ed entrambi sono
passati ad essere da dispensatori della grazia di Dio a meri
funzionari amministrativi che si limitano alla celebrazione
eucaristica
(di
Confessione e altri Sacramenti manco a parlarne). Similmente ci si
rifiuta di ammettere a tutti i livelli che se il popolo è smarrito,
è innanzi tutto colpa del clero che o ha cessato di essere guida o
ha insegnato impunemente errori più o meno gravi da diversi anni a
questa parte: è altresì chiaro (ma ovviamente negato “dai piani
alti”), inoltre, che le nuove generazioni che si formano nei
seminari sono a loro volta indotte all’errore da parte di falsi
maestri
che
insegnano favole
(in altri termini, eresia chiama altra eresia) formatisi nei
tristemente anni della “fantasia al potere”.
Fatta
questa duplice quanto lunga premessa, veniamo a noi: il prossimo 4
Marzo ci saranno le elezioni per il rinnovo del Parlamento italiano
ed è chiaro che ci sono partiti, coalizioni e singoli candidati (la
maggioranza, in verità) che sfidano apertamente sia la Legge
Naturale che la Legge Divina ed è ulteriormente vero che ve ne sono
altrettanti che sono conniventi con chi predica, pratica, autorizza,
propone, propaga la Cultura della Morte ed i (presunti) diritti della
Scimia
Dei.
Ma
c’è un Partito, ed una persona, che spicca per la protervia con
cui si istiga, si cerca e si propugna la pratica di pubblici peccati
ed il sovvertimento di ogni Diritto insito nel cuore dell’uomo: è
il Partito Radicale (che ora si chiama +Europa) la cui Leader, Emma
Bonino, ha deciso di candidarsi nel Collegio del Centro di Roma: non
vi è alcun dubbio che la sua scelta è stata voluta e ricercata,
come se fosse sulla scia dell’universo anticattolico ed
anticlericale che, invasa Roma nel 1870, si mise ad erigere
monumenti, chiese protestanti e altri ammennicoli contrari alla
Chiesa in prossimità o nei medesimi luoghi cari alla fede dei primi
martiri e trasmessa dai successori degli Apostoli e dai Romani
Pontefici.
Ma
c’è anche da aggiungere un’altra questione, passata in sordina,
ossia il fatto che in alcune Regioni ci sarà anche il rinnovo della
Giunta e del Consiglio regionale e tra queste spicca il Lazio con la
probabile riconferma di Nicola Zingaretti. Per chi non fosse
aggiornato, Zingaretti ha lavorato ogni giorno della sua
amministrazione per poter allargare le possibilità di abortire nel
Lazio, guidando una vera e propria guerra all’obiezione di
coscienza sia a livello ambulatoriale che ospedaliero. Il fratello di
Montalbano, come lo chiamano i suoi, ha anche all’attivo altre
nefandezze contro la Legge Naturale e/o Divina ma già questo suo
intervento a gamba tesa sulla questione dell’omicidio di Stato
dovrebbe essere un campanello di allarme per chiunque abbia a cuore i
cosiddetti “valori non negoziabili” e il rispetto della dignità
di ogni persona umana.
Non
si è invece alzata pressoché nessuna voce autorevole in difesa dei
Diritti di Dio, della Chiesa e dell’Uomo: soprattutto, non si è
alzata la voce dei Pastori i quali non hanno messo in guardia il
proprio gregge da questi invasori che non sono altro che mercenari al
soldo di Mammona.
Solamente
qualche coraggioso l’ha fatto, come chi ha scelto volutamente
(Adinolfi e Iadicicco) di candidarsi contro la Bonino in quel
Collegio sfidando ad una vera e propria battaglia valoriale tra la
Sfera
e la Croce.
Ma le voci autorevoli dovevano essere ben altre!
I
Vescovi, compreso il Vicario del Santo Padre, sono stati muti, ma non
come fu muto “l’agnello di Dio condotto al macello”, bensì
come i conniventi con il peccato denunciati da Geremia.
I
Presuli laziali, infatti, non sembra che abbiano parlato apertamente
contro gli attuali nemici di Dio, agendo come ordina Paolo, ossia
opportune
et inopportune
– beninteso: qualora sia avvenuto siamo pronti a scusarci
pubblicamente!
Ci
dispiace dover dire queste cose perché accanto a Vescovi pavidi e
attenti più all’audience mediatica che alla salus
animarum
(“si dice il peccato, non il peccatore”) ve ne sono nel Lazio
altri che – siamo certi – darebbero la vita senza tentennamenti
pur di salvare una sola anima dalle grinfie del Demonio.
Poiché,
tuttavia, come diceva Santa Giovanna d’Arco, «bisogna
dar battaglia affinché Dio conceda la vittoria»
non era bene che il Pastore alzasse il proprio Pastorale indicando
chiaramente contro quale nemico si combatte (benché non
di carne e sangue,
come direbbe sempre l’Apostolo)?
E
le domande che si presentano nella mente di un semplice fedele sono
due, lapidarie quanto drammatiche: 1) Perché avete taciuto? 2) Siamo
certi che il buon Don
Camillo Ruini sarebbe stato muto?
Nessun commento:
Posta un commento