sabato 3 marzo 2018

Lettera dal fronte: Dacci oggi la nostra eresia quotidiana/06: «Aridatece Ruini!» o della (quasi) inutilità dei Vescovi, soprattutto del Lazio

Per quanto riguarda i peccati, la Chiesa Cattolica afferma delle verità semplicissime sebbene oggigiorno ignorate dai più: essi sono causati dal Diavolo («Rinunciate a Satana, origine e causa di ogni peccato?»), sono tollerati da Dio all’interno del suo imperscrutabile piano provvidenziale di salvezza e sono personali, ossia commessi dal singolo uomo che volontariamente non accetta la Legge di Dio sintetizzata nei Dieci Comandamenti. Esistono altresì peccati collettivi ma ciò non vuol dire che la colpa è ripartita equamente tra le parti, bensì che una collettività espressamente ha deciso di non aderire alle Leggi divine («Per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa»: la liturgia non lascia scampo a giustificazioni diverse): stesso discorso si può fare per i meriti e le preghiere.

Logicamente, poiché «a chi ha, sarà dato e sarà nell’abbondanza», i peccati di un uomo di governo sono più gravi di quelli di un semplice cittadino poiché egli deve avere una condotta atta a far si che nelle sue azioni si rifletta l’opera del Sommo Giudice e Creatore del Mondo che è Iddio: se, dunque, i peccati degli uomini di governo sono pubblici e portano a peccare tutta la collettività (come avviene nel caso della difesa, o nella propaganda, o nell’introduzione di leggi contrarie alla Legge naturale e/o divina) questi saranno ancora più gravi e con il passare del tempo, in virtù dell’intrinseco carattere pedagogico di qualsiasi legge, quella società si troverebbe nella condizione di peccare collettivamente più o meno consciamente e i pochi timorati di Dio dovranno barcamenarsi, come la nave scossa dalla tempesta, per viver in una società ingiusta che li spinge a peccare o, quantomeno, ad omettere il più possibile le azioni meritorie.

Altra precisazione dovuta riguarda il fatto che, poiché tutta la natura umana è stata ferita dal peccato originale (e non solamente una sua parte come potrebbe essere una singola facoltà), i peccati che discendono da esso possono riguardare tutta la vita dell’uomo ossia «pensieri, parole, opere e omissioni»: di conseguenza, anche le buone opere riguardano tutta la vita umana poiché Cristo ha assunto e redento per intero la natura umana giacché non è possibile che il Figlio di Dio compisse qualcosa in maniera incompleta in quanto verrebbe meno alla sua perfetta natura divina.

Se, dunque, ogni singola azione dell’uomo potrebbe essere (condizionale d’obbligo) soggetta al peccato, ne consegue che anche l’esercizio della politica e del moderno diritto di voto è fonte di meriti o demeriti e potrebbe favorire o inficiare la salvezza dell’anima di quella persona: non esistono infatti due persone mentre si commette un’azione (A fa il bene / A’ fa il male) bensì come una sola è la persona, così saranno personali le azioni, meritorie o dannose, che la riguardano.

Poiché Iddio ha fatto, e continua a fare, ogni cosa con somma sapienza volendo salvare tutti gli uomini, non solo ha inviato il Suo Unigenito a redimere l’umana generazione ma ha permesso che dopo la sua Ascensione al Cielo ogni uomo possa godere dell’aiuto divino sia per mezzo dei Sacramenti sia con la trasmissione e la custodia della fede prima tramite gli Apostoli e, dopo la loro morte, per mezzo dei loro successori, ossia i Vescovi, tra cui spicca, logicamente, il Successore di Pietro nella Sede di Roma, ovvero il Papa, il quale, per esplicito mandato di Cristo, deve confermare e custodire i suoi fratelli e tutte le pecore del gregge dell’unico vero divino Pastore.

Nel Nuovo Testamento, il ritratto a tutto tondo del Vescovo è data da San Paolo in diverse sue Lettere le quali, essendo Parola di Dio, non possono essere lette in maniera storicistica (ossia ritenendole proprie di quel tempo e quella cultura): se, dunque, Paolo afferma che il Vescovo debba intervenire in maniera opportuna ed in maniera inopportuna per contrastare e confutare le velenose favole che sorgeranno contro la retta dottrina, il suo insegnamento non si riferisce solo alle eresie del primo secolo bensì a tutta la Chiesa di tutti i tempi. Il Vescovo, inoltre, secondo le parole di Cristo stesso, deve essere Pastore e non mercenario «che vede venire il lupo e fugge»; non si deve dimenticare, poi, che il Vescovo, essendo successore degli Apostoli, sa bene che essi hanno preferito «obbedire a Dio piuttosto che agli uomini» contravvenendo ai divieti imposti dai “principi di questo mondo” decidendo di testimoniare pubblicamente Cristo fino al martirio.

Appare evidente – senza doverlo né specificare né descrivere minuziosamente – come sia scomparsa dalla predicazione della Chiesa sia la nozione di peccato che di peccato collettivo e che, contemporaneamente, si stia prepotentemente affermando l’idea che il Vescovo non debba più correggere ma al massimo indirizzare sia il suo clero che il suo gregge, sottintendendo pertanto che non esiste differenza ontologica bensì solo funzionale tra le membra della Chiesa: cosi non può essere, però, per il semplice fatto che il Vescovo, in quanto ha la pienezza sacerdotale, è essenzialmente superiore (ed in un certo senso differente) sia dal clero che dai fedeli laici.

Se il sacerdote deve solamente accompagnare, il Vescovo al massimo può gestire una determinata Diocesi ed entrambi sono passati ad essere da dispensatori della grazia di Dio a meri funzionari amministrativi che si limitano alla celebrazione eucaristica (di Confessione e altri Sacramenti manco a parlarne). Similmente ci si rifiuta di ammettere a tutti i livelli che se il popolo è smarrito, è innanzi tutto colpa del clero che o ha cessato di essere guida o ha insegnato impunemente errori più o meno gravi da diversi anni a questa parte: è altresì chiaro (ma ovviamente negato “dai piani alti”), inoltre, che le nuove generazioni che si formano nei seminari sono a loro volta indotte all’errore da parte di falsi maestri che insegnano favole (in altri termini, eresia chiama altra eresia) formatisi nei tristemente anni della “fantasia al potere”.

Fatta questa duplice quanto lunga premessa, veniamo a noi: il prossimo 4 Marzo ci saranno le elezioni per il rinnovo del Parlamento italiano ed è chiaro che ci sono partiti, coalizioni e singoli candidati (la maggioranza, in verità) che sfidano apertamente sia la Legge Naturale che la Legge Divina ed è ulteriormente vero che ve ne sono altrettanti che sono conniventi con chi predica, pratica, autorizza, propone, propaga la Cultura della Morte ed i (presunti) diritti della Scimia Dei.

Ma c’è un Partito, ed una persona, che spicca per la protervia con cui si istiga, si cerca e si propugna la pratica di pubblici peccati ed il sovvertimento di ogni Diritto insito nel cuore dell’uomo: è il Partito Radicale (che ora si chiama +Europa) la cui Leader, Emma Bonino, ha deciso di candidarsi nel Collegio del Centro di Roma: non vi è alcun dubbio che la sua scelta è stata voluta e ricercata, come se fosse sulla scia dell’universo anticattolico ed anticlericale che, invasa Roma nel 1870, si mise ad erigere monumenti, chiese protestanti e altri ammennicoli contrari alla Chiesa in prossimità o nei medesimi luoghi cari alla fede dei primi martiri e trasmessa dai successori degli Apostoli e dai Romani Pontefici.

Ma c’è anche da aggiungere un’altra questione, passata in sordina, ossia il fatto che in alcune Regioni ci sarà anche il rinnovo della Giunta e del Consiglio regionale e tra queste spicca il Lazio con la probabile riconferma di Nicola Zingaretti. Per chi non fosse aggiornato, Zingaretti ha lavorato ogni giorno della sua amministrazione per poter allargare le possibilità di abortire nel Lazio, guidando una vera e propria guerra all’obiezione di coscienza sia a livello ambulatoriale che ospedaliero. Il fratello di Montalbano, come lo chiamano i suoi, ha anche all’attivo altre nefandezze contro la Legge Naturale e/o Divina ma già questo suo intervento a gamba tesa sulla questione dell’omicidio di Stato dovrebbe essere un campanello di allarme per chiunque abbia a cuore i cosiddetti “valori non negoziabili” e il rispetto della dignità di ogni persona umana.

Non si è invece alzata pressoché nessuna voce autorevole in difesa dei Diritti di Dio, della Chiesa e dell’Uomo: soprattutto, non si è alzata la voce dei Pastori i quali non hanno messo in guardia il proprio gregge da questi invasori che non sono altro che mercenari al soldo di Mammona.

Solamente qualche coraggioso l’ha fatto, come chi ha scelto volutamente (Adinolfi e Iadicicco) di candidarsi contro la Bonino in quel Collegio sfidando ad una vera e propria battaglia valoriale tra la Sfera e la Croce. Ma le voci autorevoli dovevano essere ben altre!

I Vescovi, compreso il Vicario del Santo Padre, sono stati muti, ma non come fu muto “l’agnello di Dio condotto al macello”, bensì come i conniventi con il peccato denunciati da Geremia.

I Presuli laziali, infatti, non sembra che abbiano parlato apertamente contro gli attuali nemici di Dio, agendo come ordina Paolo, ossia opportune et inopportune – beninteso: qualora sia avvenuto siamo pronti a scusarci pubblicamente!

Ci dispiace dover dire queste cose perché accanto a Vescovi pavidi e attenti più all’audience mediatica che alla salus animarum (“si dice il peccato, non il peccatore”) ve ne sono nel Lazio altri che – siamo certi – darebbero la vita senza tentennamenti pur di salvare una sola anima dalle grinfie del Demonio.

Poiché, tuttavia, come diceva Santa Giovanna d’Arco, «bisogna dar battaglia affinché Dio conceda la vittoria» non era bene che il Pastore alzasse il proprio Pastorale indicando chiaramente contro quale nemico si combatte (benché non di carne e sangue, come direbbe sempre l’Apostolo)?

E le domande che si presentano nella mente di un semplice fedele sono due, lapidarie quanto drammatiche: 1) Perché avete taciuto? 2) Siamo certi che il buon Don Camillo Ruini sarebbe stato muto?








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