QUARTA
PUNTATA DELL’INCHIESTA SUL VOTO CATTOLICO. L’onorevole uscente,
Eugenia Roccella, storico difensore della vita e della famiglia,
invita con forza tutto il mondo cattolico, in particolare la piazza
del Family Day, a esigere una posizione chiara e netta ai politici su
Biotestamento e Cirinnà. Soprattutto ai leader del Centrodestra,
unico luogo dove i cattolici secondo lei possono avere agibilità. [A
cura dei siti Pepe, The
Debater e La
Baionetta]
Lei ha scritto sull’Occidentale che i cattolici sono diventati irrilevanti nell’ultima legislatura. E ora che cosa è cambiato? Perché dovremmo ancora votare quel Centrodestra che ha fatto passare Cirinnà, divorzio breve e eutanasia per fame e per sete?
Veramente queste leggi sono dovute a quel piccolissimo margine che ha regalato la maggioranza alla sinistra nelle elezioni del 2013: grazie a quel 0,37 % in più che il Centrosinistra ha preso rispetto al Centrodestra – veramente un pugno di voti – lo stesso Centrosinistra ha avuto il premio di maggioranza, quindi ha vinto e ha fatto le leggi contro la vita e la famiglia. Quando in passato il centrodestra ha governato nessuna di queste leggi è passata.
Però alcune leggi – tipo divorzio breve e biotestamento – sono passate con maggioranza bulgare, quindi anche con il voto del Centrodestra.
Evidentemente in tutti i partiti del centro-destra ci sono aree laiche. Ma il problema non è questo. La vera questione è: in quale schieramento i cattolici hanno agibilità politica? I cattolici ormai sono minoranza politicamente parlando, ma nel centrodestra sono in grado di avere spazio e alla fine anche di trascinare tutto lo schieramento quando fanno battaglie forti. Io penso ad esempio al caso di Eluana Englaro, quando siamo arrivati ad avere lo scontro tra la Presidenza del Consiglio e il Presidente della Repubblica, che poi non ha firmato il decreto per salvare la vita ad Eluana.
Non pensa quindi che l’elemento decisivo di differenza sia il protagonismo diverso della CEI, che allora riusciva a unificare i cattolici sparsi nelle varie coalizioni sui temi della vita e della famiglia e che ora invece sono affidati a se stessi?
Questo certamente è un fattore fondamentale, non marginale. Però io penso che nonostante anche questa diversa attitudine delle gerarchie, il punto fondamentale è che all’interno del centro-destra c’è quest’agibilità. Le faccio un altro esempio. Quando c’è stata all’inizio di questa legislatura la legge sull’omofobia, c’era un accordo già fatto tra il PdL e il PD. Ebbene, in due sole persone – una ero io e l’altra era Alessandro Pagano, ora nella Lega – ripeto in due persone siamo riusciti a far cambiare il voto del PdL che alla fine alla camera ha votato No. Questa decisione è poi stata fondamentale per fermare la legge al Senato e infatti quella legge non fu fatta. Se c’è una cosa buona di questa legge elettorale (che a me non piace) è proprio il fatto che ripropone con chiarezza la scelta fra le coalizioni di centrodestra e di centrosinistra. E abbiamo visto che il centro-sinistra (vista anche la presenza di Emma Bonino alleata) è totalmente occupato da questa ideologia dei cosiddetti nuovi diritti e non c’è il minimo spazio per i cattolici. Tanto è vero che quando abbiamo fatto la legge sul biotestamento, nell’area dei cattolici del PD nemmeno una persona si è alzata per dire una cosa contraria, né tanto meno ha proposto un emendamento. Nemmeno uno.
Su quest’ultimo aspetto concorda anche Mario Adinolfi del Popolo della Famiglia, il quale però ha una ricetta diversa per difendere i principi non negoziabili: lui dice che tutti gli schieramenti politici hanno tradito il Family Day e quindi il popolo del Family Day deve andare di persona in Parlamento con un soggetto unico a fare le sue battaglie e ad allearsi ad esempio con il Centrodestra per condizionarlo dall’esterno. In che cosa sbaglia?
Per allearsi col Centrodestra bisogna farlo prima. A meno che non si riesca a prendere il 3%, infatti, non c’è spazio. Invece all’interno del Centrodestra lo spazio c’era.
Lui dice: Se io mi alleo “dopo” posso condizionare il Centrodestra con la forza dei miei voti, invece se mi alleo prima sono condizionato dall’alleanza a priori che ho scelto.
Io sto raccontando quello che è successo nella legislatura passata e che succede anche in questa. All’interno del centro-destra c’è la possibilità di fare una battaglia che porti tutti poi a una posizione profamily o prolife. Sono convinta che questo si possa fare perché l’ho già vissuto. Il problema casomai è che invece tutto il Family Day non ha avuto sufficiente dialogo con la politica, fin dall’inizio. Per questo non è riuscito a condizionare la legislatura politica. Quando in passato io sono stata portavoce del Family Day (nel 2007 – N.d.R.) la prima cosa che abbiamo fatto è statoavere incontri con tutti i partiti per far loro prendere posizione,per premiare esplicitamente quelli che avevano una posizione pro-family e punire quelli che avevano una posizione diversa. Il Family Day recente è stato un pochino “grillino” diciamo cioè non ha avuto un rapporto con la politica, un dialogo per snidare i leader dei partiti. Da parte mia, invece, ho lanciato all’incontro di Alleanza Cattolica sulla denatalità la proposta di abrogare o radicalmente riformare le due leggi peggiori di Renzi e Gentiloni: le unioni civili e il biotestamento. I giornalisti naturalmente hanno subito cominciato a chiedere ai leader se erano d’accordo e tutti hanno cercato di sfumare, di svicolare: la Meloni e Salvini hanno detto quello che importa è evitare le adozioni gay ma non la legge sulle unioni civili, Berlusconi ha detto prima sì e poi no (con la Carfagna che premeva). Ebbene, a questo punto io mi aspetterei che da fuori si stringessero questi leader e si dicesse loro: “Allora le volete abrogare o no queste leggi perché se le abrogate vi votiamo, sennò non vi votiamo”. Invece, nulla. Dal popolo del Family Day nessuno ha fatto questo. Tutti si accontentano del fatto che Salvini sventoli il rosario ma nessuno gli ha chiesto conto e ragione del fatto che vuole o no abrogare quelle leggi.
Probabilmente non c’è più fiducia in molte di queste persone che sono venute al Family Day e poi molti di loro hanno tradito quella piazza, ovvero hanno votato per la legge Cirinnà e anche per il biotestamento.
Io non parlerei di tradimento in politica. Lo ripeto mille volte, nel Centrodestra c’è lo spazio per i cattolici, ma quello spazio va conquistato.
Spieghi per favore ai nostri lettori perché nella scorsa legislatura questo spazio non è stato conquistato.
Non è stato conquistato perché anche da parte del mondo cattolico che si mobilitava mon c’è stato un dialogo forte con la politica, una pressione forte sulla politica. Il problema è che fin dall’inizio il popolo del Family Day – anche se non è esatto dire questo – aveva già una sorta di sfiducia o di disinteresse nei confronti della politica. Sull’omofobia e su Eluana Englaro abbiamo combattuto la battaglia in poche persone e abbiamo convinto anche gli altri, anche un intero Consiglio dei Ministri. Il problema è che la politica va utilizzata, non la si può considerare come una cosa che non convince e poi magari si dice: facciamo il partito dei cattolici.
Quindi lei non crede a un’unità dei cattolici sui temi fondamentali? Non pensa che ci sia bisogno di più unità in questo momento storico dove non c’è più la “guida” della CEI?
Io penso che se il popolo avesse dato quello 0,37% al centrodestra e non al centro-sinistra, non sarebbero passate queste leggi. E’ da lì che è nato tutto. Quindi, la prima cosa da fare è collocarsi in uno schieramento che possa vincere e in cui ci sia possibilità per i cattolici di fare una battaglia. Se poi il centrodestra non vince per lo 0,4%…?
Che cosa risponde su questo punto a chi dice che con questo sistema elettorale è quasi impossibile che vinca il centrodestra per la presenza delle regioni rosse e che la nuova legge elettorale è stato scritta appositamente per preparare le larghe intese?
Le regioni rosse si stanno sgretolando, adesso vedremo. Ma il problema è che noi non sappiamo. Gli esperti su questo hanno idee molto differenti. Questa legge elettorale dà la possibilità di scegliere o da una parte o dall’altra ed è molto differente scegliere il centro-destra o il centro-sinistra. In mezzo non c’è niente perché questa legge non lo consente se il centro-destra ha già difficoltà a vincere figuriamoci un piccolo partito cattolico che cosa può fare. Comunque io non voglio fare polemiche con il Popolo della Famiglia.
Lei dopo il voto è disposta a unire le forze a ripensare un po’ il posizionamento dei cattolici e le loro battaglie alla luce dei risultati ottenuti?
Io intanto sono presidente del comitato che ha depositato i quesiti per abrogare la legge sulle unioni civili con uno schieramento trasversale di parlamentari. Non abbiamo potuto fare la raccolta delle firme perché non si può fare entro un anno dall’appuntamento elettorale. Adesso vediamo nella prossima legislatura che cosa succede: innanzitutto solleciteremo il leader del centro-destra ad abrogare queste leggi (dovremmo già chiederglielo adesso, io insisto ogni volta che posso); se invece questo non succede allora possiamo fare una battaglia fuori dal Parlamento per raccogliere le firme. Io sono convinta che il problema è però entrare nella politica, ma non nel senso di fare i parlamentari, bensì nel senso di dialogare fortemente con la politica, condizionarla, pressarla. Non è che la si condiziona solo facendo un partito, già la piazza avrebbe dovuto condizionarla. Insisto, perché non si pressano questi leader e non si chiede se vogliono o no abrogare queste leggi? I politici sono appiccicati al consenso: se si fa vedere che il consenso dipende da queste cose non sono così indifferenti, perché non hanno fatto spallucce in altre occasioni. Una volta l’unità era favorita dai pastori, adesso tocca a noi laici.
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