La chiusura del settimanale Tempi ricorda quella di un'altra autorevole testata Il Sabato. Entrambe hanno formato e informato generazioni di autorevoli giornalisti e lettori. Sono nate per accogliere sia la necessaria esigenza di inculturazione (come ricorda, ad esempio, "Fides et Ratio") della Fede, respingendo la tentazione di disincarnarla, che la straordinaria intuizione di don Giussani "suscitare nei giovani la vocazione al giornalismo", con cui offrire al prossimo la carità di ricordargli il Buono il Bello il Vero che reggono la realtà. Anche perché non di solo pane vive l'uomo.
Quindi, amici e colleghi di Tempi, il dolore per come siete stati trattati dal liquidatore della società editrice (per i vostri 23 anni di onorato servizio, questo non lo meritavate) è forte; e aumenterà quando sarà ancora più evidente l'assenza della vostra "fraternità" dalla società civile. Una piccola patria (direbbe Chesterton) ove era possibile incontrare persone vive, che incarnavano/incarnano il buon senso comune: penso a Susanna Campus, padre Aldo Trento, Pippo Corigiliano, Rodolfo Casadei, Benedetta Frigerio, Luigi Amicone, Alfredo Mantovano, e sono solo alcuni. Da ieri la salute della libertà di pensiero di stampa, come della libertas ecclesiae et educandi nel nostro paese è molto più cagionevole. Ma ciò non durerà troppo tempo, ne sono sicuro.
Non tutto il male viene per nuocere. Questa spiacevole situazione potrebbe essere l'inizio di riflessioni vincenti, per un grande ritorno. Voi tornerete a scrivere, sicuro, grazie alla qualità che vi contraddistingue ma questo ritorno potrà diventare grande se i vostri preziosi talenti non saranno impiegati soltanto per un'altra testata. Guardatevi attorno.
Tante sono le persone, cattoliche e non, che studiano, si formano, fanno rete, federandosi contro le colonizzazioni ideologiche del nostro tempo, portate da gruppi di potere votati al nichilismo al relativismo e al postumano tecno-scientifico. Tra quelle persone vi sono molti giovani, che hanno scoperto la vocazione per il giornalismo, l'elaborazione culturale. Da anni scrivono libri, curano blog, organizzano eventi (tra questi ci sono anche il sottoscritto e gli altri amici de La Baionetta).
Non dimenticate questo fenomeno, bensì "accompagnatelo". Continuate ad accoglierlo perché ha a che fare con la giusta "intuizione" di don Giussani. Per fare e mantenere un giornale c'è sempre tempo. Ora è il tempo di formare dei comunicatori e operatori culturali militanti. Di conseguenza, "cercateci, diventiamo compagni di viaggio". In questo modo, la vostra esperienza unita alle nostre giovani forze renderà ancora più proficuo e forte lo scambio intergenerazionale e potenzierà la "sana dissidenza" - di cui sopra - fatta di amicizie, opere, e per noi cattolici (soprattutto) di Fede in Gesù Cristo. Contro le ideologie diaboliche e perniciose del nostro tempo. Così si rigenera un popolo che ha dei principî e delle tradizioni da custodire e tramandare.
Crediamo in questo processo, avviamolo, perché non siamo ancora alla fine dei "Tempi (di fraternità)"
i redattori di Tempi però erano assunti e prendevano uno stipendio... un blog può garantire lo stesso trattamento?
RispondiEliminaQuello che dice è vero. Però, un blog potrebbe diventare un giornale online (come la NBQ,l'intellettuale dissidente,Termometro Politico). E un'intelligente azione di "crowfunding" potrebbe garantirgli le risorse necessarie. Comunque sia, non è l'elemento centrale della lettera: si propone un "incontro", di "fare popolo" con quei cattolici (giovani e non) che elaborano cultura. Oggi c'è più bisogno di amicizia popolare, di giornalisti militanti, operatori culturali che dei giornali. Grazie per aver risposto.
EliminaQuando ho letto l'incipit dell'articolo, pensavo si facesse riferimento al fatto che entrambe le testate hanno chiuso poco dopo aver fatto incetta di abbonamenti e rinnovi (anche biennali) a scapito di poveri lettori sprovveduti. E alcuni dei protagonisti c'erano anche negli anni '90. Che strana compagnia!!! Non cancellate il commento, please: sono disposto a pagare.
RispondiEliminaCaro Anonimo,
RispondiEliminaPremetto che “sono disposto a pagare” dovrebbe essere accompagnato da una firma con nome e cognome, perché “pagare”, in tema di giornalismo, significa innanzitutto assumersi la paternità di ciò che si scrive.
Il tema della libertà di stampa comporta l’incontro di due libertà: quella del giornalista e quella del lettore.
Il lettore non legge (cioè non compra - abbiamo in Italia il ricord negativo tra i paesi occidentali), l’editore va alla ricerca di un mecenate per “stare in piedi”, i giornalisti devono assicurarsi lo stipendio cercando di non dispiacere troppo al mecenate.
Il giornalismo, cane da guardia della democrazia, è una vocazione eroica a cui, chi ha avuto talenti deve obbedire altrimenti, quando il Signore gli chiederà conto,..
Scusate, ma quale sarebbe questa perennemente innominata "società editrice"?
RispondiEliminaCome mai tanta ossessiva attenzione alla privacy di coloro che hanno preso la decisione?
Dopotutto i cari amici di Tempi hanno già proclamato la loro acritica sottomissione alla "rigorosa logica di libero mercato" (con ciò stesso condannandosi di nuovo: è impossibile servire due padroni...).
mi sembra che rimani sempre "anonimo"!e se dici e insinui,magari a ragione ma non posso saperlo, rimanendo "anonimo",quindi aggravando il senso del tuo giudizio tipo lanciare il sasso e nascondersi,perdi di credibilità e di onore !
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