mercoledì 27 settembre 2017

Obice: A proposito della Correctio Filialis: questione di "core business"


È notizia dell’altro ieri la pubblicazione della Correctio filialis de haeresibus propagatis, ovvero di una lettera indirizzata a Papa Francesco dove si dichiara che il Papa, mediante la sua Esortazione Apostolica Amoris laetitia e mediante altre parole, atti e omissioni ad essa collegate, ha sostenuto 7 posizioni eretiche, riguardanti il matrimonio, la vita morale e la recezione dei sacramenti, e ha causato la diffusione di queste opinioni eretiche nella Chiesa Cattolica.

Ovviamente, la stampa più becera ha avuto subito da etichettare i firmatari (tra i quali spicca, come unico prelato, Mons. Bernard Fellay, superiore della San Pio X e quindi, di riflesso, cattivo e fascista) come fronda anti-Bergoglio, tradizionalisti (senza sapere nemmeno che nella Chiesa Cattolica il tradizionalismo è una identità ben precisa, e tra i firmatari ce ne sono pochissimi) e via dicendo.

In realtà, le critiche che vengono mosse nella lunga lettera sono ben precise e circostanziate, non sono accuse a caso per il puro gusto di fare la guerra a qualcuno. È evidente la buona fede dei firmatari, e il loro interesse a far sì che non si propaghino eresie dannose per il popolo di Dio.

Le critiche alle 7 posizioni eretiche sono innanzitutto dovute all’incredibile ambiguità di Amoris Laetitia; sarebbe da ciechi negare che tale documento non sia drammaticamente ambiguo. Ciò è testimoniato dal fatto che a distanza di due anni dalla pubblicazione, non esiste ancora una interpretazione univoca del testo e che ogni Conferenza Episcopale (se non addirittura ogni Diocesi, ma tant’è) si stia arrangiando interpretandolo nella maniera che più la aggrada (anche questo è ben dettagliato nella lettera, con tutti i tentativi ambigui degli ultimi due anni).

Chi scrive non ha intenzione di spulciare tutte le proposizioni errate e le loro correzioni; tuttavia può riportare la discussione su un terreno più semplice e più immediatamente comprensibile per il cattolico medio, ovvero sulla questione della salvezza delle anime.

Sì, perché se qualcuno se ne fosse dimenticato, la salvezza delle anime è il "core business" della Chiesa Cattolica Romana. Potremo volgarmente dire (mi perdonino l’ardimento, ma serve a rendere il concetto) che il fatturato della Chiesa Cattolica si misuri nel numero delle anime che vengono strappate alle grinfie di Satana.

In questa ottica, Amoris Laetitia è solo un produttore di caos che non rende affatto più agevole la comprensione del Magistero dei precedenti Papi e che crea confusione nei fedeli e nei confessori. E capirete che questo non è assolutamente bene: se ci si confessa male, non si ottiene l’assoluzione dai propri peccati. Se i peccati mortali non sono assolti, si va all’Inferno (brutto da dire, poco appetibile come strategia di marketing, ma è così).

Sembra quasi che Amoris Laetitia sia un tentativo di rendere il sacramento dell’Eucarestia come più inclusivo, come se lo si rendesse più bello in base a quante più persone lo ricevono (con una logica che, se mi permettete, non è diversa da quella con cui si va ad un concerto di Vasco, per dire).

Ma la Chiesa non può piegarsi ad un ragionamento mondano di questo tipo: la Misericordia per il peccatore passa innanzitutto dal metterlo in guardia dai peccati, e ricevere l’Eucarestia essendo in una situazione reiterata di peccato è esso stesso un peccato mortale. Motivo per cui, se la Chiesa è Madre che si cura delle anime dei suoi figli, farà di tutto per scoraggiare comportamenti (come quello appena esposto) che aprono la strada alla dannazione eterna.

Purtroppo Amoris Laetitia porta proprio nella direzione opposta. Allora ben vengano lettere come questa, che comunque non sono attacchi personali alla figura del Papa ma amorevoli indicazioni per evitare di cadere in gravi errori e di dannare le anime di tanti fedeli.



P.S.: l’etichetta di “tradizionalista” sta diventando (o lo è già) l’equivalente ecclesiale del “fascista” in campo politico. Cioè, se non sei d’accordo col pensiero dominante, sei “quella roba là”.







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