Dopo
aver negato ai genitori di potere portare Charlie a casa, o in un
hospice o di concedere loro il weekend per permettere ad amici e
parenti di salutarlo, i medici del Great Ormond Street Hospital di
Londra avevano deciso di staccare i supporti vitali di Charlie
venerdì 30 giugno. Poi il dietrofront, inatteso: «Si sono trovati
d’accordo per darci più tempo», ha annunciato la mamma Connie
Yates.
Merito
sia del coraggio e della determinazione dei coniugi Gard, sia della
mobilitazione di popolo che ha accompagnato e sostenuto loro e il
piccolo; solidarietà che continua, ovviamente. Nelle ultime ore il
clamore si è moltiplicato. Autorità civili, istituzioni come il
Movimento Cristiano Lavoratori, gruppi come la squadra di CitizenGo,
associazioni e soprattutto semplici cittadini da tutto il mondo hanno
fatto sentire la loro voce. Persone cattoliche e non si sono
mobilitate, e concretamente hanno messo in moto un'incredibile
macchina della solidarietà. Telefonando facendo sit-in al Consolato
e all'ambasciata britannica, su Internet, ma anche in piazza, nelle
parrocchie per recitare il Rosario, come è successo a Torino venerdì
30 giugno, presso la chiesa del Cafasso. Ma non solo: a Charlie e ai
suoi genitori sono stati donati più di un milione di sterline, per
permettere le eventuali cure (lo si spera tanto) richieste negli
Stati Uniti.
A
tutto questo, si sono aggiunte la disponibilità generosa della Santa
Sede dell’Ospedale Bambin Gesù di Roma e della Comunità Giovanni
XXIII. Ed è anche intervenuto il presidente degli Stati Uniti
d'America: "Se possiamo aiutare il piccolo #CharlieGard, come i
nostri amici in Gb e il papa, saremmo felici di farlo".
Papa
Francesco per ben due volte ha manifestato la sua vicinanza al
piccolo Charlie e alla sua famiglia. Quel venerdì ha mandato un post
su Twitter, senza nominare direttamente il bambino: “Difendere la
vita umana, soprattutto quando è ferita dalla malattia, è un
impegno d’amore che Dio affida ad ogni uomo”. Il 2 luglio è
intervenuto più direttamente, nominandolo per nome e cognome: “Il
santo Padre segue con affetto e commozione la vicenda del piccolo
Charlie Gard ed esprime la propria vicinanza ai suoi genitori. Per
essi prega, auspicando che non si trascuri il loro desiderio di
accompagnare e curare sino alla fine il proprio bimbo”. E'
intervenuta la Conferenza episcopale italiana, con un invito rivolto
alla famiglia Gard da don Carmine Arice, Direttore dell'Ufficio
nazionale per la pastorale della salute della Cei e membro della
Pontificia commissione per le strutture sanitarie: “Le strutture
cattoliche, come il Gemelli o il Bambin Gesù, o altre strutture
simili, sarebbero ben disposte ad accogliere questo fanciullo per
potergli dare vita. Mi chiedo perché ci debbano essere dei luoghi
nei quali, la vita quando è così fragile, non possa essere
altrettanto curata e custodita?”. “Da parte della comunità
cristiana non c'è solo una dichiarazione di solidarietà, c'è anche
un intento concreto, per quanto permesso fare, di poter restare
vicini a questa famiglia. E qualora chiedessero un aiuto più
concreto, offrirlo”. E non sono nemmeno mancate le argomentazioni
ricche di amore per Charlie del cardinal Elio Sgreccia, uno dei più
autorevoli bioeticisti, a livello mondiale.
Tuttavia,
mercoledì 5 luglio il ministro degli esteri britannico, Boris
Johnson ha fatto sapere al titolare della Farnesina Angelino Alfano,
che si è mosso per sollevare il caso e ribadire l'offerta
dell'ospedale “Bambin Gesù”: E’ impossibile accogliere la
richiesta dell’Italia di ricoverare il piccolo Charlie Gard
all'ospedale “Bambino Gesù”, a causa di ragioni legali. Che
sono le stesse del Great Ormond Street Hospital, ove si trova
ricoverato Charlie Gard. Giustamente, ha sottolineato Alberto
Gambino, giurista, ordinario di diritto privato all'Università
Europea di Roma e presidente di Scienza & Vita: “Non comprendo
quali siano le motivazioni legali addotte dal Great Ormond Street
Hospital di Londra per non trasportare il piccolo Charlie in Italia
presso il Bambin Gesù. Agli atti processuali, infatti il 21°
statement della decisione dell’High Court of Justice statuisce
espressamente che ‘Transporting Charlie to the USA would be
problematic, but possible’”.
“Ciò
indica inequivocabilmente che come è tecnicamente possibile il
trasferimento di Charlie negli Usa, così lo può essere anche in
Italia nella struttura ospedaliera Bambino Gesù”. "Sarebbe,
del resto, davvero in contrasto con lo spirito tipicamente liberale
anglosassone privare per motivi burocratici della libertà di
circolazione e di cura un essere umano malato e costringerlo a morire
nel suo luogo di residenza".
In
questo modo si può capire che i medici del Gosh e i quattro
tribunali con le loro sentenze di morte (Alta corte britannica, Corte
d'Appello, Corte Suprema britannica, Corte europea per i diritti
umani) hanno scatenato un potere violento sul piccolo Charlie e i
suoi genitori. Aspetto inquietante della questione, che ha ben
descritto Domenico Coviello, direttore del Laboratorio di Genetica
Umana dell'Ospedale Galliera di Genova, durante un'intervista con
Caterina Giojelli di Tempi:
«La
scienza non sa tutto. La storia di Charlie
Gard
è
la storia di un potere violento, quello esercitato dalla scienza di
fronte all’ignoto: la scienza che non sa, non può aiutare Charlie,
si avvale della legge per eliminarlo, eliminare un problema. Ma
nessun medico può arrogarsi il diritto di emanare un simile
verdetto. Non può sospendere la vita di un bambino solo perché “non
è possibile guarirlo”, perché non sa “se soffre”, perché non
sa “quali effetti potrebbe avere una terapia sperimentale sul
bambino”. Altrimenti si aprono scenari di onnipotenza sull'ignoto.
Charlie Gard, stando alle conoscenze di cui disponiamo oggi, non si
può guarire. E allora? Se non possono guarirlo, se la sua malattia è
irreversibile – e questa pare essere l’unica certezza degli
inglesi –, i medici si devono arrendere al loro compito che è
quello di assistere il malato, fino alla fine. Non quello di
accelerare l’esito finale e fatale della sua vita. I medici non
sono demiurghi».
Così
il dottor Coviello svela quale delirio di onnipotenza muove medici e
giudici. Un delirio da “mondo nuovo” (Voeglin, Samek Lodovici,
Chesterton docent), gnostico ed eugenetico, che attraverso la scienza
medica e le sentenze pretende di manipolare il mondo la vita; decide
quale vita merita di essere vissuta e quale invece è da considerare
indegna. Non a caso, ciò che più sorprende è
che la stessa idea di sottoporre Charlie ad un protocollo
sperimentale di terapie nucleosidiche che si sta mettendo a punto
negli Stati Uniti, proposta a più riprese avanzata dai genitori, è
stata considerata inattuabile, meglio ancora “futile”, dai
consulenti medici interpellati dai giudici.
La
Speranza deve essere forte in noi, nonostante tale situazione, con i
medici i giudici che appaiono troppo potenti, i media che appoggiano
loro e squallidi politici come il radicale Silvio Viale, che ha perso
l'occasione per mostrare rispetto e tacere: “L'ospedale Bambin Gesù
offre la camera di tortura per conto della Santa Sede”. Nemmeno se
proprio da pulpiti cattolici abbiamo sentito e letto parole che
lacerano più della sentenza di morte annunciata su Charlie. Ad
esempio, si potrebbe pensare alla scelta di Marco Tarquinio di
ospitare su Avvenire
Maria Antonietta Farina Coscioni, la quale ha definito la legittima
difesa di Charlie da parte dei genitori come "atto di egoismo";
che il direttore ha definito pensoso e appassionato, utile a
costruire un dialogo.
E'
il caso di dire che di fronte a chi non vuole dialogare, i ponti del
confronto senza respiro vanno fatti brillare. Sul giornale della Cei
non deve esserci lo spazio per chi condanna il comportamento naturale
e ragionevole, quindi giusto, dei genitori verso il proprio figlio.
Diceva Chesterton:
In
quest'epoca così barbarica in cui è facile buttare via le persone,
non farle nascere, giacché “reificate” a causa di un pensiero
mainstream totalitario, mortifero, i coniugi Gard hanno compiuto un
gesto di sana dissidenza, tra i più grandi; che in tempi diversi
sarebbe stato additato quale frutto di virtù, di buon senso comune,
di civiltà. Gesto di eroico altruismo, paragonabile a quello degli
eroi di certe fiabe saghe, i quali salvano i bambini dagli orchi
cattivi. I coniugi Gard hanno fatto quello che ogni mamma e papà
vuole e deve fare: desiderare che il proprio bambino viva! E questo
non indica un egoistico allontanamento dalla realtà, ma il
contrario: per loro la realtà non è un insopportabile fardello
(come certo pensiero gnostico giuridico-culturale pretende), l’hanno
affrontata con Speranza, anche se tutto sembrava suggerire il
contrario.
Dunque,
mamma Connie e papà Chris con la difesa del figlio non ricordano
soltanto la potestà dei genitori sui figli, bensì pure che il
rapporto papà mamma e figlio è “sacro”, non si tocca. I medici
i giudici non possono sottrarre il bambino a loro, senza inciampare
nella tirannia.
Asseriva
sempre Chesterton: "La famiglia è il test della libertà,
perché è l'unica cosa che l'uomo libero fa da sé e per sé”.
I
genitori possono non sapere nulla della malattia e delle terapie
sperimentali di Charlie, e si fa bene ad avvisarli; ma due cose sono
certe: conoscono bene, più di qualsiasi esperto, chi è Charlie e
che il suo bene non coincide con “la condanna a morte” per
sentenza. Solo prima della venuta di Cristo si era così sbrigativi
verso i piccoli considerati 'difettosi'. Siamo innanzi al ritorno del
peggior paganeismo. Basterebbe saper stare ai fatti, oltre ogni
falsificazione ideologica, per vedere che la storia umana è
costellata di tante vite che la scienza aveva considerato spacciate,
le quali hanno poi dimostrato il contrario, grazie anche alla
temperanza di chi ha creduto in e pregato per loro. Bastarebbe andare
a Lourdes per capirlo, come fece il premio Nobel per la medicina
Alexis Carrel, il quale si convertì proprio per la guarigione
inattesa di una donna. Non a caso è suo il detto: “Molto
ragionamento e poca osservazione (si potrebbe dire ai giudici e ai
medici inglesi) conducono all'errore; molta osservazione e poco
ragionamento conducono alla verità”.
Solo
che questo richiede la capacità di “Sperare contro ogni speranza”
(San Paolo, Lettera ai Romani 4,18). Nemmeno Nando Broglio smise di
sperare. Il
vigile del fuoco morto la scorsa settimana, che per tre giorni e per
tre notti, nel giugno del 1981, restò accanto al pozzo artesiano in
cui era caduto il piccolo Alfredino Rampi (di 6 anni), per fargli
compagnia, mentre i medici tentavano di nutrire il bambino con una
sonda e gli speleologi più magri d’Italia si calavano nel buco, ci
provavano, rischiando, senza calcoli.
Loro
non smisero di Sperare, nonostante la gravità della situazione;
anzi, non decisero di imperio di ucciderlo ma lo sostennero fino alla
fine. E noi posti di fronte alle maggiori possibilità di Charlie: è
ancora tra le braccia dei genitori, in diversi ospedali lo vogliono
accogliere, dovremmo smettere di Sperare?
Direi proprio di no, dato che pure la Federazione
italiana malattie rare ha fatto sapere di recente: “Molti bimbi con
stessa malattia sono migliorati oltre ogni aspettativa medica”.
Inoltre, per
la Federazione Uniamo la sentenza sul bimbo inglese “segna
fortemente il destino di tutti i piccoli” che nascono con patologie
rare e complesse. Ed evidenzia come le malattie mitocondriali siano
“molto poco conosciute e imprevedibili”. Ma la decisione di
“porre fine alle sofferenze” di Charlie non tiene conto delle
“sia pur flebili possibilità offerte dalla ricerca in un campo
ancora tutto da esplorare come quello delle malattie rare”.
Sperando
contro ogni speranza, dobbiamo dire il nostro sì alla vita. Questa
battaglia è da fare per Charlie e tutti i piccoli indifesi. In modo
particolare lo possiamo capire noi cattolici, però, visto che la
ragione non ci manca, perfino i non credenti possono arrivarci.
Lo
faceva capire Charles Péguy quando parlava della Speranza “sorella
piccola” di Fede e Carità, del padre come avventuriero più
grande, il quale deve compiere grandi imprese per il bene della
famiglia: la vita bambina rivela l’umano che c’è in noi. La vita
indifesa, la vita bisognosa, la vita innocente. Perché è la vita di
ciascuno di noi, la vita di cui, in fondo in fondo abbiamo paura.
Perché un bambino è totalmente in balìa del padre e della madre:
ed è bene che sia così, perché l’alternativa è il tribunale,
l'ospedale, lo stato.
Quindi,
continuiamo ad essere “l'Italia e l'Europa” che pregano, fanno
veglie nelle chiese e nelle piazze, che scrivono e firmano lettere
ai potenti, che fanno telefonate, che Sperano e credono nel cuore
dell'uomo, perché in quel cuore risiede il desiderio del vero bene.
Tutto questo è una delle prove che le persone
insieme possono veramente fare qualcosa di bello buono e giusto per
cambiare in meglio il corso della storia. Solo così l'Italia
l'Europa potranno tornare ad essere civiltà della vita. Fari di
Speranza nel mondo.
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