giovedì 2 giugno 2016

Ricognizione: È nato il Comitato Famiglie per il no al referendum. Un no ricco di ragioni vere

“Siamo gente comunissima, non rappresentiamo nessuna lobby di potere. Abbiamo però una grande vocazione a servire il bene per la società e la verità sull’uomo”. Queste sono le parole che Massimo Gandolfini ha pronunciato sabato 28 maggio all'apertura della convention organizzata dai promotori del Comitato Difendiamo i Nostri Figli e degli ultimi due Family Day presso l'Auditorium Antonianum. Di fronte a lui la platea era gremita da circa 400 entusiasti provenienti da tutta Italia, in buona parte rappresentanti dei Comitati locali nati da poco.

La manifestazione si è snodata attraverso tre sessioni dedicate a temi specifici e tenute da autorevoli personalità. Tra il pubblico non sono mancati alcuni parlamentari come Eugenia Roccella (Idea), Gian Marco Centinaio (capogruppo Lega Nord al Senato), Maurizio Gasparri (Forza Italia, vicepresidente del Senato) ed ex-parlamentari come Luisa Santolini (già presidente del Forum delle Famiglie).

Scopo principale della giornata è stato la presentazione del ‘Comitato famiglie per il no al referendum costituzionale’ del 2 ottobre. Il “No alla riforma costituzionale Renzi-Boschi” non nasce, come ha subito evidenziato Gandolfini nel proseguo delle sue parole iniziali, da una semplice (pur comprensibile) revanche contro il governo piddino che ha imposto l'iniqua legge sulle unioni civili. È un no fondato su argomenti solidi e difficilmente confutabili da chi spera invece di convincere il popolo italiano a scambiare la libertà della repubblica “con un piatto di lenticchie condito da promesse mirabolanti e chiacchiere da bar”, come è accaduto durante la finta discussione del ddl Cirinnà.

In modo particolare, sono emerse due questioni. La prima riguarda l'aspetto economico, il risparmio, che da una attenta lettura della riforma risulta irrisorio. L'altra concerne invece l’attuale, pur imperfetto, equilibrio istituzionale, che sarebbe sconvolto in senso autoritario dalla riforma: la riforma ci porterebbe ad una sola Camera deliberante in molte materie delicate (l’unica tra l’altro in cui si potrebbe porre la questione di fiducia e anche quella che avrebbe l’ultima parola nel caso di divergenze con il Senato), un partito che – con il disposto dalla nuova legge elettorale - si troverebbe ad avere una forte maggioranza in Parlamento pur con percentuali nettamente minoritarie nell’insieme del corpo elettorale, un segretario di quel partito che potrebbe evidentemente disporre a suo piacimento della vita politica italiana. Inoltre, ha evidenziato ancora Gandolfini, la Riforma indebolisce gravemente il federalismo e il principio di sussidiarietà, facendo saltare molti corpi intermedi ed equilibratori; dalla Riforma emergerebbe uno Stato centralista, statalista, pronto per il totalitarismo.

Quindi l'intento è quello di contribuire a fermare il tentativo autoritario di concentrare i poteri in un solo uomo e un solo partito, di esautorare il Senato a vantaggio di una sola Camera, che la riforma costituzionale del governo Renzi prevede. Che non solo indebolirebbe la democrazia ma agevolerebbe pure l'approvazione di nuove leggi liberticide e antropologicamente sovversive.

Prima di terminare il momento introduttivo e dare avvio alle tre sessioni, Gandolfini ha anche parlato delle prossime amministrative del 5 giugno. Esprimendosi come presidente del Comitato Difendiamo i nostri figli, promotore dei Family Day di San Giovanni e del Circo Massimo, è stato molto chiaro: “Guardate bene i candidati e i partiti che li sostengono. Non votate i candidati e i partiti che hanno partecipato all’approvazione della ‘bella’ legge sulle unioni civili. Non possono avere il nostro consenso. Anche a livello amministrativo conta infatti la sensibilità per le politiche della famiglia. Il tema fondamentale della famiglia non si risolve tanto nel bonus bebè, ma tutelando il fatto che in una famiglia ci siano un papà, una mamma e i figli. Non si può buttar via questo per un piatto di lenticchie”.

In un breve video molto incisivo e molto applaudito, che ha funto da “intermezzo” prima dei dibattiti con le personalità illustri e da ulteriore conferma di quanto riportato sopra, sono comparsi Renzi il ministro Boschi e Monica Cirinnà. Il primo ripreso mentre era intento a osservare che non si sarebbe mai posta la fiducia su leggi sensibili; la seconda ripresa quando annunciò, smentendo il premier, la fiducia sul “ddl unioni civili” nei due rami del Parlamento. Infine, nell'ultimo filmato è comparsa la ben nota Cirinnà, in versione euforica, che confessa candidamente al presentatore del programma Gazebo che, passata la riforma, non ci sarà più nessun ostacolo per l’approvazione delle altre leggi sovversive in materia antropologica, data la maggioranza di cui godrebbe il Pd. Non solo, ma alla domanda dell’intervistatore se non sarebbe ancora meglio che ci fosse un partito unico, la nota Cirinnà risponde: Magari! 

Al termine della proiezione, è iniziata la prima sessione di carattere giuridico ed economico: riforma costituzionale: perché “NO”. Vi hanno partecipato il professor Mauro Ronco (in veste di presidente del Centro studi Rosario Livatino) e l’avvocato umbro Simone Pillon (vicepresidente del Comitato DNF). Entrambi hanno risposto entrando nei dettagli alle domande del moderatore Massimiliano Coccia di Radio Radicale sui contenuti della riforma e sulle bugie di ogni genere dai sostanziosi risparmi: attualmente il Senato costa 540 milioni di euro l'anno (di cui la maggior parte derivati dai costi della struttura e del personale). A meno che non si voglia licenziare buona parte dei dipendenti, il risparmio ottenuto con la Riforma sarebbe di 20 milioni di euro l’anno; circa 35 centesimi al giorno per ogni italiano; alla grande velocizzazione dell’iter legislativo che su di essa vengono proclamate dal presidente del Consiglio e dai suoi sostenitori.

La sessione successiva ha avuto per titolo “Ce lo impone l’Europa?”: hanno espresso le loro considerazioni in materia – rispondendo alle domande di Sara Fornari di Telepace la svedese Maria Hildingsson (segretario generale del Forum delle famiglie europee), che ha anche parlato dell'iniziativa europea per la famiglia e quindi l'uomo “Mum Dad and Kids”, l’ex-europarlamentare Luca Volonté (presidente della Fondazione Novae Terrae) e Marco Griffini (presidente dell’ AI.BI., Amici dei bambini, associazione protagonista sul fronte delle adozioni internazionali). Dal dibattito è emerso che l’Europa con le sue norme non ci impone lo stravolgimento antropologico (sono le varie commissioni, i vari organismi che spingono verso tale obiettivo); l’Italia – come risulta anche dalla recente indagine dell’Ilga (associazione per i diritti lgbt) in 53 Paesi e su 96mila persone – è il Paese più tollerante e meno discriminatorio dopo l’Irlanda nei confronti delle persone lgbt; la legge sulle ‘unioni civili’ non era dunque per niente necessaria. Appassionato l’intervento di Mauro Griffini, che ha denunciato la situazione di grave e irresponsabile immobilismo in cui da due anni a questa parte si trova la Commissione italiana per le adozioni internazionali, che da poco ha una nuova presidente, Maria Elena Boschi. Una nomina che apre comunque pesanti interrogativi, specialmente quando si scopre che su 12000 richieste di adozioni ne sono state concesse 17 negli ultimi anni.

L'ultimo intervento ha coinvolto per i temi “Elezioni e sfida antropologica”: Paolo Maria Floris (membro del Comitato e vicepresidente di Identità cristiana), Giusy D’Amico (membro del Comitato e presidente dell’associazione Non si tocca la famiglia), Chiara Atzori (medico infettivologo), moderati da Alessandra Benignetti de IlGiornale.it. Il dottor Floris ha approfondito la delicata questione dell’annunciata obiezione di coscienza alla legge Cirinnà da parte dei sindaci e ha affermato che la Riforma “è gravemente lesiva delle competenze degli enti locali”; la professoressa D'Amico ha illustrato la penetrazione della ideologia gender (spesso sotto le mentite spoglie della “Lotta al bullismo”) nelle scuole italiane, comprese quelle materne; la dottoressa Atzori ha ricostruito le radici e lo sviluppo delle teorie gender: da Money Judith Butler e altri sostenitori di una teoria così pericolosa, giungendo alla conclusione che oggi “siamo in balia di una gendercrazia di pensiero organizzata e di una oligarchia tecnoscientifica”, da cui dovrebbero salvarci “politici in preda a una profonda confusione antropologica”.

La parola è poi tornata a Massimo Gandolfini per la conclusione dell'importante giornata. Il presidente ha invitato i presenti a “sensibilizzare i nostri pastori”, ricordando cosa diceva Don Bosco: “Offrite loro una goccia di rosolio più che non barili di acido”. Poi ha ricordato il realismo che occorre avere, attraverso le parole del grande scrittore J.R.R. Tolkien: “Non tocca a noi dominare tutte le maree del mondo, il nostro compito è di fare il possibile per la salvezza degli anni nei quali viviamo, sradicando il male dai campi che conosciamo, al fine di lasciare a coloro che verranno dopo terra sana e pulita da coltivare. Ma il tempo che avranno non dipende da noi”.

Ragioni non emotive ma razionali e vere, sono state date. Ora cattolici e non cattolici sono chiamati a non essere complici della deriva antropologica e totalitaria del nostro tempo. Sono chiamati ad impegnarsi con il passaparola per il 'NO', dentro le mura di casa, di famiglia in famiglia, di quartiere in quartiere, di paese in paese, di città in città, di regione in regione. Da adesso al 2 ottobre prossimo.



su www.mumdadandkids.eu è possibile firmare l'iniziativa dei cittadini europei in difesa del matrimonio e dalla famiglia



È nato il Comitato Famiglie per il no al referendum. Un no ricco di ragioni vere






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