Il Ministro, infatti, dichiara che gli accertamenti sul caso hanno rilevato una linea di attuazione regolare del principio di autonomia scolastica. Osserviamo, al contrario, che forse le procedure sono state regolari, ma solo formalmente, in quanto non ci risulta che sia stato effettivamente realizzato da parte delle singole istituzioni scolastiche, quanto lo stesso Ministro ritiene necessario, come dire: “la costante interazione con tutte le componenti del processo educativo: personale della scuola, studenti e genitori, in linea con i principi enucleati nella nostra Costituzione". Ne sia riprova la protesta dei genitori, informati successivamente all’accaduto.
Le proteste sollevate dalle famiglie sono il segnale di una modalità troppo spesso carente in trasparenza sul dettaglio delle proposte didattiche e progettuali. Non basta elencare i titoli dei testi, quasi che i genitori abbiamo il tempo e il modo di leggerli tutti in anticipo, prima di dare o negare la propria adesione. Ci pare più corretto che la scuola, secondo trasparenza e responsabilità deontologica, renda edotti i genitori, prima della scelta, degli aspetti suscettibili di dissenso e divisione tra le famiglie, come nel caso dell’educazione sessuale.
L’autonomia scolastica dovrebbe valorizzare al contempo la libertà di insegnamento dei docenti, la libertà educativa delle famiglie e il diritto ad apprendere degli allievi (art 21,9 legge 59 – 1997).
Si richiede dunque un pronunciamento ufficiale da parte del Ministro in ordine alla richiesta, presentata ormai da tempo da DNF, affinché:
- sia richiesto ai genitori il consenso informato preventivo, nel caso si svolgano “attività extracurriculari o attività riguardanti valori educativi divisivi e controversi, come l’educazione sessuale”;
- sia possibile, per le famiglie dissenzienti, esonerare i propri figli da quelle attività;
- siano assicurati percorsi educativi alternativi, nel caso si svolgano tali attività in orario normale di lezione.
Roma, 6 Maggio 2016
Comitato Difendiamo i Nostri Figli
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