Un
giudice della California difende la libertà di coscienza di Cathy
Miller, cake
designer
della località di Bakersfield, che si è rifiutata di realizzare la
scorsa estate una torta per il “matrimonio” di due donne.
Il
5 febbraio scorso il giudice David R. Lampe dell’Alta Corte della
Contea di Kern, in California, ha
negato al Department
of
Fair
Employment and Housing
la concessione di una misura cautelare contro la cake
designer
Cathy Miller, che nell’estate 2017 si è rifiutata di realizzare
una torta che sarebbe stata utilizzata da parte di Eileen e Mireya
Rodriguez-Del Rio.
Le
signore Rodriguez-Del Rio avevano organizzato per il 7 ottobre 2017
una festa con più di cento invitati in occasione del loro
“ricevimento nuziale”. La scelta sul negozio presso il quale
acquistare la torta cadde sulla pasticceria di Cathy Miller, la
Tastries
Bakery,
dopo averne assaggiato le prelibatezze il 17 agosto; ma la settimana
successiva la proprietaria si scusava e informava le acquirenti che
aveva provveduto a trasmettere l’ordine alla Gimme
Some Sugar,
pasticceria concorrente, dal momento che lei non poteva appoggiare un
matrimonio tra due persone dello stesso sesso. Due mesi dopo le
clienti, rimaste a bocca asciutta, presentavano una lagnanza
denunciando che la Miller, cristiana praticante, aveva violato
l’Unruh
Civil Rights Act,
ovvero la legge statale di contrasto alla discriminazione, a causa
del loro orientamento sessuale.
Non
proprio caratterizzato dal fair
play
risulta essere il comportamento delle due donne. Come si legge nel
memorandum
della Freedom of Conscience
Defense Fund, a cui la Miller ha affidato la propria difesa, le
richiedenti avrebbero consultato diversi negozi del circondario,
quasi a tastare il terreno, chiedendo ai diversi pasticcieri se erano
contrari o favorevoli al matrimonio omosessuale e registrandone
accuratamente le risposte. Insomma, sembra davvero che «[…] non
stavano cercando di comperare una torta, quanto piuttosto di
allestire una causa».
Precisa la difesa che la Tastries
Bakery offre
i suoi servizi e vende i propri prodotti, inclusi quelli già
preparati, senza discriminazione alcuna ma non intendeva realizzare
una torta che celebrasse un avvenimento offensivo dei propri intimi
principi religiosi: Cathy si era rifiutata di creare la torta nuziale
poiché le unioni tra persone dello stesso sesso violano il comando
biblico secondo cui il matrimonio è solo tra un uomo e una donna.
Nell’esame
della causa il giudice Lampe precisa che l’intento dello Stato di
garantire un mercato che sia privo di discriminazioni è lodevole,
poiché nessun venditore può rifiutarsi di vendere i propri prodotti
a causa dell’orientamento sessuale dei clienti, fosse anche in
virtù dei propri convincimenti religiosi. E, tuttavia, il diritto
alla libertà di parola garantito dal Primo Emendamento della
Costituzione americana supera l'interesse dello Stato nel garantire
un mercato liberamente accessibile.
Una
rivendita di penumatici, esemplifica il giudice, non può negare la
vendita delle gomme poiché il suo proprietario non intende venderle
a una coppia di persone dello stesso sesso, e questo perché «non vi
è nulla di sacro o di espressivo in uno pneumatico». Allo stesso
modo nessun artista, avendo messo in vendita la propria opera, può
poi rifiutarsi di venderla con un intento discriminatorio né un
fornaio può mettere le sue merci in vetrina, aprire il loro negozio
e poi rifiutarsi di venderle a causa della razza, della religione,
del sesso o dell’orientamento sessuale degli avventori.
Ma
nel caso specifico la differenza da tenere a mente è che la torta in
questione non è ancora
stata realizzata: lo Stato, infatti, non sta chiedendo alla corte di
ordinare alla signora Cathy di vendere la torta. Come spiega Lampe:
«Lo Stato chiede a questa corte di costringere Miller a usare i suoi
talenti per progettare e creare una torta che non ha ancora
concepito, con la consapevolezza che il suo lavoro sarà esposto
all’interno di una celebrazione di un’unione coniugale che la sua
religione proibisce». Ne consegue il rigetto della richiesta perché
forzare tale adempimento significherebbe fare violenza agli elementi
costitutivi della libertà di parole garantita dal Primo Emendamento.
L’Unruh
Civil Rights Act
proibisce la discriminazione sulla base della religione, così come
in virtù dell'orientamento sessuale delle persone. Il giudice pone
un quesito illuminante, a spiazzare gli accusatori della sua
ipotetica faziosità: «potrebbe questa Corte costringere una
panettiera che fosse dichiaratamente a favore dei diritti LGBT a
realizzare una torta nuziale che ella avesse rifuitato a una coppia
cattolica come forma di protesta contro l’insegnamento della Chiesa
Cattolica sul matrimonio omosessuale? La risposta è “no”». Il
giudice, infatti, «[…] ha l’obbligo di difendere la libertà di
parola, indipendentemente dal proprietario del piede che sta
indossando la scarpa».
Apprezzabile
è la saggezza salomonica del giudice Lampe che lungi dal coltivare
una tutela della “libertà di discriminazione” contro le persone
omosessuali riconosce che lo Stato non può costringere una persona a
agire contro i propri convincimenti religiosi né violando gli intimi
dettami della coscienza.
La
questione è tutt’altro che chiusa. E mentre le ricorrenti
affermano che la «loro
battaglia contro la discriminazione e il fanatismo è solo
all’inizio» a giugno si terrà la prossima udienza. Intanto
l’estate vedrà anche l’attesa pronuncia della Corte Suprema
degli Stati Uniti sul caso Masterpiece
Cakeshop v. Colorado Civil Rights Commission,
originato dal pasticciere Jack Philipps che nel luglio 2012 a
Lakewood, in Colorado, rifiutò di prendere in ordine una torta per
il matrimonio omosessuale di Charlie Craig and David Mullins.
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