lunedì 8 gennaio 2018

Cinematografo dell'alpino: Assassinio sull'Orient Express

Dopo la memorabile interpretazione di Albert Finney, il detective Hercules Poirot torna sul grande schermo ad interrogarsi su chi possa essere stato l’efferato assassino che ha condiviso con lui l’intenso viaggio sull’Orient Express.

Questa volta è il regista e co-produttore Kenneth Branagh ad interpretare l’astuto ed integerrimo investigatore belga.

Un cast d’eccellenza al suo fianco: Michelle Pfeiffer, Johnny Depp, Penelope Cruz, e tanti altri, salgono a bordo del treno più famoso della letteratura per dare un volto ai personaggi del romanzo di Agatha Christie.

Così diversi fra loro, apparentemente perfetti sconosciuti, in realtà legati indissolubilmente tanto dal sentimento dell’amore che non conosce limiti, quanto dalla rabbia e dal risentimento inguaribile.

Inquadrature ed effetti speciali mozzafiato, lasciano lo spettatore in attesa della scoperta più incredibile.

La genialità della scrittrice, che nel 1934 seppe proporre al grande pubblico inglese e poi di tutta Europa così tante sfumature dell’essere umano ferito, colpisce ancora ai nostri giorni.

Un filo più potente di qualsiasi altro unisce i protagonisti di questo viaggio, da Istanbul (luogo in cui all’autrice venne davvero l’ispirazione per la stesura dell’opera) a Calais.

Il desiderio di vendetta, la convinzione di raggiungere la serenità solo con il farsi giustizia da sè conducono all’organizzazione di un piano ingegnoso, destinato a riuscire. Esso si scontra inesorabilmente con l’intelligenza del detective, ma anche con il tradimento dei sentimenti sui volti dei vari personaggi.

La trama, che rimanda ad un passato impossibile da dimenticare per ciascuno di questi uomini e donne, è una delle più strane nel panorama dei romanzi gialli.

Gli interrogatori lenti di Poirot e i flashback un po’ forzati, non competono con la tensione narrativa della prima versione cinematografica del romanzo.

Ma ciò che conta è l’analisi psicologica che dalla Christie giunge fino a noi.

È innegabile che la nostra esistenza, così ricca di colpi di scena, che può essere spezzata in tenera età come dopo estenuanti sofferenze, possa condurre l’uomo a porsi profonde domande sul senso della stessa.

Tutto dipende dalle risposte che siamo in grado di trovare, che siamo in grado di ascoltare nel silenzio in cui ci sussurra chi più ci ama.

Vale davvero la pena di sporcarsi le mani, di distruggere la propria anima diventando simili agli stessi carnefici?

Volti spenti e delusi quelli dei numerosi autori dell’assassinio. Volti che non sanno più che risposta darsi all'assordante silenzio del dolore.

Credevano che solo un’altra vita sacrificata avrebbe potuto dar loro la pace, senza comprendere che la gioia del cuore risiede nella profonda carità e nel provare a diventare ogni giorno migliori, trovando in comune con gli altri la dignità profonda dell’essere umano piuttosto che le medesime ferite.








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