Attenzione, però: è giusto che questo Natale muoia giacché non è il Natale ma solo una sua brutta copia (che, in quanto tale, viene dal maligno in quanto mera Scimia Dei). Ma si potrebbe dire che anche da un punto di vista religioso – mi si permetta la contrapposizione ma solo per esigenze di tipo logiche e comparatistiche – le cose non vanno meglio: l’altro giorno un’autorità (si dice il peccato e non il peccatore) ha utilizzato la cerimonia di scambio degli auguri per potersi dedicare ad una filippica contro i suoi detrattori; le persone che si confessano (e che, pertanto, vorrebbero trovarsi purificati dinanzi alla mangiatoria del Puro) sono sempre di meno; le Messe faticano ad attirare fedeli comuni e natalini; ormai anche nelle Chiese e nei gruppi di catechismo i presepi sono diventati merce rara. Se dunque Atene piange, Sparta non ride: attenzione, però, anche in questo caso abbiamo perso la bussola in quanto non si può pretendere che ci si comporti come se quel Bambino fosse Dio quando invece non è più riconosciuto come tale (o, addirittura, viene negato come se fossimo ai tempi di Ario).
È giusto pertanto che anche il cosiddetto Natale religioso muoia perché non è possibile che esista un Natale laico ed un Natale per i cristiani: Natale infatti o è cristiano, o non è. O si fa il presepe o non lo si fa. O si crede che Gesù è Dio o non lo si crede. O ci si confessa per poter essere il più possibile vicino alla Santa Famiglia nella grotta di Betlemme o stiamo semplicemente facendo una seduta di psicanalisi. O la Vergine è tale, o non lo è. O l’Infinito ha squarciato i cieli facendo piovere dall’alto il Giusto oppure, come ha fatto Comunione e Liberazione quest’anno con il suo pessimo Volantone, è nato un bambino come tanti altri. O il misterioso scambio di doni che si celebra per otto giorni nella Liturgia è tale (ed io, sacramentalmente, lo posso rivivere, toccare, adorare, mangiare finanche!) o si va semplicemente ad un banchetto ammantato da benedizioni e formule rituali che permettono di sentirmi parte di una più o meno grande famiglia dei Figli di Dio.
In breve: o il Natale è un mistero che fa tremare i polsi e che ci ricorda la redenzione del genere umano operata da Dio fin dal primissimo istante della concezione verginale di Suo Figlio, che ha assunto tutta la natura umana ed ha realizzato il progetto del Padre con la propria Incarnazione, Passione, Morte, Resurrezione e Ascensione al Cielo, o è una festa. Magari la più famosa, magari la più bella, magari la più lieta, ma rimarrebbe sempre e solo una festa. Non la Festa che, per essere tale invece, guarda immediatamente alla Croce perché una volta che il Figlio è stato innalzato da Terra, ha attirato tutti a sé.
Si è uomini pertanto solo in Cristo, ed in Cristo Crocifisso perché, se Egli ha preso la Croce, chi sono io per non voler (o, addirittura, meritare) di soffrire? Ma, ovviamente, se Cristo è morto in Croce è logico che ha dovuto nascere: ecco perché da sempre la Chiesa tutta celebra con una solennità eccelsa ed in svariate forme, dalla Liturgia alla Pietà Popolare, il Natale.
Vuoi essere uomo? Vai alla capanna: li troverai il nuovo Adamo, ossia il vero Uomo cui sei chiamato a corrispondere quemadmodum poiché Egli è buono e, pur non negandoti la grazia ed il Suo Spirito, comprende che sei stato ferito dal peccato che, però, ha sconfitto una volta per tutte. La salvezza e la santità sono per tutti poiché dipendono dalla grazia e non solo da noi, con buona pace dei donatisti e dei pelagiani dei nostri giorni.
Se Natale è solo una festa, tenetevela. Io mi tengo il Bambinello nella culla con Maria che gli canta una ninna nanna mentre i cieli sono in estatica contemplazione.
Natale o è cristiano, o non lo è. E vale anche per i non cristiani, se ne facciano una ragione.
Auguri di un Santo Natale a tutti voi ricordandovi di pregare l’uno per l’altro per poter oltrepassare senza (troppi) perigli questa valle di lacrime redenta, impreziosita ed abbellita dal Sangue Prezioso di Cristo.
Il
Cardinale del Sacco
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