Filippo Savarese è il direttore della piattoforma CitizenGo Italia, portavoce di Generazione Famiglia - La Manif Italia e co-fondatore del Comitato "Difendiamo i Nostri Figli", promotore dei due Family Day: in piazza San Giovannni (20 giugno 2015) e al Circo Massimo (30 gennaio 2016). Ma prima di tutto è un giovane che ha deciso di mettere i propri talenti al servizio del bene comune. Da anni, attraverso le realtà poc'anzi citate e con molti amici, si occupa soprattutto di promuovere una partecipazione cosciente dei cittadini alla politica, di difendere la dignità e i diritti del singolo e della famiglia e di tutelare il valore della vita.
L'ho contattato per fargli raccontare bene le pregevoli attività che compie e per approfondire alcune tematiche oggi divenute cruciali, come la questione della militanza culturale cattolica e le prossime elezioni. Ecco che cosa ne è venuto fuori.
Guidi la piattaforma CitizenGo Italia: cos'è e perché è importante?
CitizenGO Italia è l’ufficio italiano della comunità web internazionale CitizenGO, che ha sede a Madrid ed è diffusa in quasi tutta Europa, Stati Uniti e Sud America, con progetti d’espansione in Africa e Asia. Dal 2013 CitizenGO promuove campagne online a difesa dei principi fondamentali dell’umanesimo cristiano: vita, famiglia, libertà educativa, religiosa e di opinione. Lanciamo petizioni popolari rivolte a politici, media, gruppi finanziari. La “filosofia” di CitizenGO è che ognuno noi, nel suo piccolo, è determinante per migliorare il mondo sulla base dei nostri valori. Firmare una petizione, fare una piccola donazione o condividere un contenuto sui social network sono piccole gocce che, insieme, formano un oceano.
Quali attività avete realizzato?
La più importante campagna lanciata in Italia ha denunciato “Fa’afafine”, uno spettacolo teatrale rivolto ad alunni dagli 8 ai 16 anni sulla storia di un bambino transgender che si sveglia maschio e femmina a giorni alterni, è innamorato di un suo coetaneo e non sa se dichiararsi nei panni di maschio o di femmina, così desidera essere un mix dei due sessi nonostante l’incomprensione dei genitori, rappresentanti come poveri bigotti. In due settimane la petizione ha raccolto oltre 100.000 firme, scosso l’opinione pubblica e costretto il Ministero dell’Istruzione a prendere le distanze dallo spettacolo. A maggio abbiamo collaborato alla Marcia per la Vita a Roma, istituendo il Premio Bene Comune che abbiamo consegnato durante una cena di Gala a personalità come Massimo Gandolfini, Costanza Miriano e altri.
Di recente, tra settembre e ottobre, abbiamo portato per strada il Bus della Libertà: un pullman completamente rivestito con questo slogan: “I bambini sono maschi, le bambine sono femmine. La natura non si sceglie, Stop Gender nelle scuole”. Siamo andati nei capoluoghi più importanti per tenere alta l’attenzione su quella che Papa Francesco ha definito una “colonizzazione ideologica” al pari del nazifascismo e una “guerra mondiale contro il matrimonio”. Come era prevedibile, vi è stato - e vi è - il tentativo di censura, al quale abbiamo risposto con una petizione su CitizenGO intitolata "IO NON DESISTO! No alla censura dell'Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria (IAP) contro il Bus della Libertà", dove vengono dati ulteriori chiarimenti e ragioni di ciò che sta accadendo.
Cos'altro avere in programma?
Per il futuro, vogliamo dedicare il 2018 al tema della Vita, visto che sarà il 40° anniversario della L 194 sull'aborto ma anche – e soprattutto – il 50° anniversario dell’enciclica Humanae Vitae di Paolo VI. Faremo molte iniziative diffuse su tutto il territorio.
Con Maria Rachele Ruiu e Jacopo Coghe, vivi anche quell'avventura che prende il nome di Generazione Famiglia-Manif Pour Tous Italia. Perché è nata e qual è la sua mission?
Fondammo La Manif Pour Tous Italia (ora Generazione Famiglia) nel 2013 a Roma sull'onda delle grandi manifestazioni francesi contro il grande progetto di riforma sociale fondato sull'ideologia Gender: matrimoni “gay”, leggi anti “omofobia”, ora obbligatoria di educazione sessuale nelle scuole, adozioni gay e utero in affitto. Tutti interventi volti a distruggere la dualità maschile-femminile come paradigma della famiglia e della società stessa. Oggi Generazione Famiglia ha la missione di formare padri e madri capaci di proteggere i loro figli dall'infiltrazione dell’ideologia Gender nelle scuole delle loro città.
In autunno è previsto l'arrivo di un vademecum “protagonisti a scuola”. Cosa vi ha spinto a realizzarlo?
Abbiamo deciso di scrivere e regalare questo utile vademecum a tutti quelli che ne facciano richiesta per diffondere il più possibile strumenti concreti per tornare, come genitori, protagonisti nelle scuole dei nostri figli. Il vademecum spiega in modo dettagliato quali strumenti e possibilità di intervento sono oggi riservati ai genitori nei processi decisionali delle scuole di ogni ordine e grado, dall'asilo al liceo. Ne stiamo spedendo proprio in questi giorni circa 10.000 copie gratuite.
Non solo. Con generazione famiglia, siete tra i fondatori del Comitato nazionale Difendiamo i Nostri Figli. Che significato ha questo per voi?
Innanzitutto, conoscere altre persone straordinarie che come noi hanno deciso di mettersi al servizio del Bene Comune in Italia. Cito per tutti il presidente del Comitato, il dottor Massimo Gandolfini, un uomo di straordinaria umiltà e perseveranza che in questi anni è divenuto (suo malgrado!) punto di riferimento morale e civico per milioni di italiani. Ha significato poi mettere tutta la nostra esperienza, per così dire “2.0”, nell'organizzazione dei grandi Family Day di San Giovanni e del Circo Massimo.
I due Family Day, di piazza San Giovanni e del Circo Massimo, cosa hanno rappresentato per l'Italia e per il resto d'Europa?
La riscoperta della coscienza comune di un popolo. I Family Day hanno dimostrato che anche in Italia milioni di cittadini, diversi per sesso, professione, religione ed estrazione culturale e sociale, hanno a cuore il Bene Comune, e vogliono veder difesa e promossa la Vita, la Famiglia, la Libertà educativa. Da quegli appuntamenti nazionali si sono moltiplicati eventi di formazione su tutto il territorio che nei prossimi mesi vorremmo strutturare in modo ancor più organizzato perché siano incisivi sul lungo periodo. Dobbiamo risvegliare l’Italia, affinché l’Italia risvegli l’Europa. Tutti insieme possiamo farcela, sono molto ottimista.
Cosa occorrerà fare in vista delle prossime elezioni nazionali?
Dobbiamo influenzare programmi e candidature. Far capire alle forze politiche – dati alla mano – che la maggioranza degli italiani non approva l’agenda politica della lobby LGBT né di quella abortista, difende il matrimonio tra uomo e donna e il diritto dei bambini di avere un papà e una mamma.
Dobbiamo anche far capire ai cittadini che non si può più dare credito a chi, come il Partito Democratico o il Movimento 5 Stelle, ha fatto di queste agende politiche un asse portante dei loro programmi per l’Italia.
Da quanto detto, emerge che la tua figura è quella di un militante a tempo pieno. Pensi che la militanza possa essere una soluzione 'alla liquidità' fuori delle parrocchie e alla 'scelta religiosa' che si attua in alcune di esse?
San Paolo diceva che la vita stessa è una militanza. Noi siamo militanti del Bene Comune, vivendo e testimoniando questo Bene senza approcci ideologici ma con necessari accorgimenti organizzativi e comunicativi. Ciascuno di noi deve trovare il suo modo di essere un militante del Bene Comune facendo quel poco che basta nella sua giornata quotidiana, ad esempio condividendo sui social e nelle chat i contenuti che diffondiamo dai nostri profili Facebook o Twitter. Questo significa essere cittadini svegli e attivi. L’indifferenza e la superficialità ci sarebbero in breve tempo fatali. Questa militanza può convivere con qualsiasi altra opzione politica o confessionale si scelga di seguire.
Sarebbe cosa buona trasformare la militanza in una professione, come operatore culturale, da inserire, per esempio, in ogni parrocchia, oratorio, allo scopo di fornire buona formazione e buona informazione?
Come dicevo, ciascuno di noi deve essere questo “operatore culturale”, questo militante del Bene Comune. Certamente, alcuni di noi si sentono chiamati con maggior ardore a questa missione, hanno o sviluppano particolari talenti nel farlo. Sarebbe opportuno che si creasse una rete territoriale il più possibile professionalizzata in tal senso. Anche perché chi lavora alacremente contro di noi ha adottato questa strategia da anni, e si sta dimostrando vincente, almeno sul breve periodo. Sul medio-lungo noi possiamo fare altrettanto e anche molto meglio, perché oltre alle competenze e agli strumenti abbiamo dalla nostra parte un elemento che non si può acquistare. La verità sull'Uomo.
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