È assai più interessante ciò che scrive oggi sul quotidiano della Cei, Avvenire, Andrea Riccardi, uomo che perfettamente incarna il modello di intellettuale cattolico (?) affermato, di uomo di potere in quota cattolica (?). Riccardi non ha alcun dubbio (i neretti sono nostri): “È un gesto rivelatore della disumanità dei terroristi e della loro assoluta mancanza di senso religioso, che invece abita in molti musulmani con il rispetto degli «uomini di Dio» e della preghiera. Giovani, folli, ingabbiati nella logica totalitaria dell’odio e nella propaganda del Daesh, hanno compiuto questo atto cruento”.
Chiaro, no? Non c’è odio religioso, assolutamente, i musulmani sono bravi e pieni di senso religioso… e poi, la solita tranquillizzante parola, che sistema tutto e tranquillizza tanto: “folli”. Insomma, anzitutto state tranquilli: è stato un atto di follia; invece noi, tanto sani ed equilibrati, siamo in grado di resistere.
Come? Ma è chiaro: “La Chiesa non scende in campo con i populisti contro l’islam. Ieri l’hanno colpita quanti sono imbevuti nell’odio della guerra santa, per trascinarla nello scontro e farla uscire dal suo atteggiamento sapiente e materno”.
E non manca naturalmente la professione di correttezza politica: “La porta aperta delle nostre chiese – quella attraverso cui sono entrati gli assassini di padre Hamel – contrasta con il moltiplicarsi di chiusure, di cancelli, di muri, frutto della paura”.
Che sventati i combattenti di Lepanto, di Vienna! Erano convinti di combattere a difesa della Fede, e invece, ci ricorda Andrea Riccardi, “Con grande chiarezza, la Chiesa di Francia e quella universale – da Giovanni Paolo II a Francesco – non hanno mai riconosciuto l’esistenza di una guerra di religione tra Occidente (cristiano) e islam. Nel gennaio 2002, dopo gli attentati dell’11 settembre, papa Wojtyla chiamò i leader religiosi a pregare per la pace a Assisi. Prima, volle un giorno di digiuno dei cattolici in coincidenza con la fine del Ramadan”. E in questo Riccardi ha ragione. Lo abbiamo scritto più volte: (OMISSIS) non è che il liquidatore, di basso livello finché si vuole, ma il liquidatore, di un disastro che ha radici antiche.
Serve un laico come Angelo Panebianco, editorialista del Corriere della Sera per riportarci con i piedi per terra, per guardare la realtà. Fin dal titolo: “Le troppe realtà negate nella guerra degli islamisti”. Panebianco è così scorretto da parlare di “guerra santa islamica” e da avvertire che il tentativo di relegare nell’ambito psichiatrico questi crimini è una fuga dalla realtà.
Addirittura Panebianco ricorda che “In un certo senso, i jihadisti hanno ragione: perché, pur quasi scomparsa dalla coscienza di tanti europei, forse la maggioranza, la religione cristiana ha comunque forgiato il mondo europeo e occidentale”.
Ma andiamo alla chiusura dell’editoriale di Angelo Panebianco: “C’è un problema per le classi politiche che devono affrontare l’emergenza. C’è un problema per gli intellettuali, molti dei quali ancora impantanati, quando si parla di Islam, nelle trappole del politicamente corretto. E c’è un problema per le Chiese cristiane, quella cattolica in primis. L’impressione è che, per ragioni essenzialmente geo-religiose, una parte della Chiesa (non tutta certamente) si sia rassegnata a dare per perduta l’Europa secolarizzata, ad assumerla come definitivamente dimentica della sua tradizione cristiana, e che per questo stia scommettendo su altre aree del mondo. Perdendo di vista il fatto che un Cristianesimo che allentasse troppo i suoi legami con l’Europa diventerebbe molto diverso da ciò che è stato. Se questa impressione fosse esatta, allora bisognerebbe dire che quella parte della Chiesa starebbe commettendo un grave errore.L’attacco di Saint-Etienne-du-Rouvray dovrebbe aprirle gli occhi”.
È chiaro: Panebianco fa un’analisi politica dei fatti, non religiosa. Ma la fa con l’onestà di guardare ai fatti e ricordando ciò che troppi, Chiesa in testa, hanno per comodità dimenticato. Del resto, nemmeno Andrea Riccardi fa un’analisi religiosa dei fatti; si limita ad applicare gli slogan del pensiero unico dominante.
Il problema è questo: vedere la realtà, o negarla. Negarla può essere comodo al momento, ma porta solo disastri per il domani. E non è di certo un atteggiamento intelligente e religioso. È solo un tributo al conformismo che, negata la Fede, diventa il tranquillizzante rifugio per una “pace”, peraltro solo umana e che del resto non si raggiunge lo stesso, nemmeno con tante belle preghiere “interreligiose”. Essere in guerra e negare di esserci è semplicemente un suicidio.
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