Perché nel donarci scopriamo che riceviamo di più di quello che doniamo.
Per riprendere questo l'associazione Banco Alimentare ogni anno scrive 10 righe:
«la fame oggi ha assunto le dimensioni di un vero “scandalo” che minaccia la vita e la dignità di tante persone. ogni giorno dobbiamo confrontarci con questa ingiustizia, mi permetto di più, con questo peccato […]. non possiamo compiere un miracolo come l’ha fatto Gesù; tuttavia possiamo fare qualcosa, di fronte all’emergenza della fame, qualcosa di umile, e che ha anche la forza di un miracolo. Prima di tutto possiamo educarci all’umanità, a riconoscere l’umanità presente in ogni persona, bisognosa di tutto. continuate con fiducia questa opera, attuando la cultura dell’incontro e della condivisione. […] condividere ciò che abbiamo con coloro che non hanno i mezzi per soddisfare un bisogno così primario, ci educa a quella carità che è un dono traboccante di passione per la vita dei poveri.»In queste 10 righe, che erano scritte su ogni volantino che usavo e usavano gli altri volontari per invitare tutti a partecipare a questo gesto, e che hanno ricevuto tutti quelli che sono entrati in un supermercato ieri (frasi estratte da ciò che ha detto Papa Francesco all'Udienza del 3 ottobre 2015, in aula Paolo VI, con il Banco Alimentare) sono celate molte cose.
Una su tutte è il fatto che questo scandalo, per riprendere le sue parole, va riconosciuto e giudicato, ci dobbiamo confrontare con esso.
La seconda cosa che salta all'occhio è il nostro limite, “non possiamo compiere un miracolo come l’ha fatto Gesù”, ma questo non vuol dire che dobbiamo semplicemente lasciare le cose che vadano da sole, solo perché “tanto deve andare così, guarda il resto del mondo”.
Qui arriva, ed è anzi già stata anticipata, la terza “verità nascosta” in questa citazione, “tuttavia possiamo fare qualcosa, [...] possiamo educarci all’umanità, a riconoscere l’umanità presente in ogni persona”.
Educarci è la parola che mi piace di più; occorre educarsi a fare il bene, a riconosce ciò che non va, ad usare intelligenza per inventarci dei tentativi ironici per compiere “qualcosa di umile, e che ha anche la forza di un miracolo”.
Il termine “tentativo ironico” non è certamente inventato da me, è una definizione che don Giussani utilizzava spesso per descrivere le sue opere, o quelle nate da chi lo seguiva.
Ora, invece di dire quanto è bello questo modo di definire ciò che facciamo, cercherò di riportare come lo spiegava lui.
Immaginiamo una famiglia che si accinge a cenare; il figlio piccolo, che da poco cammina, tenta di spingere il suo seggiolone vicino al tavolo, spinto dalla voglia di stare al tavolo con i genitori. Il padre vedendolo sorride e, senza farsi vedere, spinge il seggiolone.
Il tentativo del figlio agli occhi del padre è ironico, è chiaro che non riuscirà mai a compiere la sua opera senza qualcuno di più grande, che gli vuole bene e che lo aiuta; ma è anche una dimostrazione del desiderio che ha di stare con lui e con la madre, e quindi una dimostrazione di bene.
Ogni gesto che compiamo non può che essere un tentativo ironico (noi siamo il bambino di questa breve storiella) e abbiamo bisogno di un Padre che mette la forza dove noi mettiamo le mani, mi vengono allora in mente tutti quelli che mi hanno aiutato durante la giornata: il dottor Roberto, che dopo avermi detto “ne avrei bisogno io” mi ha raccontato come possa essere ora in questa situazione di bisogno e, ringraziandomi in un modo incredibile, se ne è andato con il suo volantino per potersi rileggere le 10 righe; o Ruggero, arrivato al supermercato perché volontario da anni del Banco desiderava rivivere quest'esperienza anche nella città in cui si è appena trasferito, ed è rimasto con me tutta la giornata; tutti i ragazzi delle superiori che dedicano ore del loro sabato per spostare sacchetti di pasta.
Tutte persone che si sono mosse per misericordia, perché vogliono bene non solo a chi hanno a fianco ma anche a persone che non hanno mai incontrato, e probabilmente non incontreranno mai, ma che mangeranno grazie a quel sacchetto spostato.
Certo molti ci dicono che siamo dei ladri, dei disonesti, che c'è chi ruba.
Sicuramente, secondo i pensieri del mondo, un po' disonesti lo siamo, o perlomeno giochiamo con delle regole strane. Noi mettiamo 1, investiamo per una giornata semplicemente un uno, e incredibilmente ci ritroviamo con 100, alla fine, elencando e ricordando cos'è successo, sommi tutto e fa cento.
È incredibile, è una cosa che non è di questo modo, però un po' di tempo fa è passato uno che ha promesso che questa modalità avrebbe funzionato, ed effettivamente è così. Quindi, magari noi siamo un po' scorretti per non limitarci a seguire le regole del mondo, però chi si accontenta di seguirle, per un qualche motivo non ben specificato, è uno stupido.
Un altro fatto degno di nota, che si aggiunge agli altri, molti, è un papà che entra di corsa al supermercato senza considerarci minimamente, fa la spesa ad una velocità record e dopo essere uscito dalla cassa si ferma e ci chiede cosa gli volessimo proporre; spiegatogli il tutto ci lascia in custodia la spesa appena fatta e il bambino, grande abbastanza da saper dire “papà”, e corre a comprare qualcosa da lasciarci dicendo “tanto di voi mi posso fidare”.
Insomma, ora che si fa? Si continua a fare i violenti, giocandoci il nostro uno e facendo incazzare chi non lo fa e non lo vuole fare.
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