Il Prosper Guéranger afferma ne Il senso cristiano della storia: “Spetta allo storico cristiano additare ai credenti l'interpretazione corretta, e, nel fare ciò, dovrà scrivere senza concedere nulla ai filosofi, senza venire a patti con i nemici della fede ma dovrà esprimersi con quella intransigenza e quella forza che gli derivano dal fatto di narrare la verità. Gli insegnamenti dell'uomo-Dio rivelano con sovrana chiarezza il criterio di interpretazione che deve usare per giudicare gli avvenimenti, la loro moralità e la loro portata. Il criterio è unico, che si tratti di un uomo o di un popolo. Tutto ciò che esprime, conserva o diffonde l'elemento soprannaturale, è socialmente utile e vantaggioso; tutto ciò che l'ostacola, lo indebolisce e lo annienta, è socialmente funesto. Ciò che rende la visione ancora più solida e serena è la certezza che gli dà la Chiesa, la quale ininterrottamente gli rischiara il cammino come un faro e illumina di divino i suoi giudizi”.
Siccome sono anche studioso di storia, oltre che giornalista, desidero non tirarmi indietro e accettare l'invito del Guéranger, perché è una sfida affascinante. Con una certa cura, cercherò di descrivervi i problemi che le azioni rivoluzionarie di Lutero hanno causato alla Chiesa, rompendo l'unità cristiana in Europa.
Inizio. Martin Lutero (1483-1546) era un frate agostiniano – e Agostino era il suo nome in religione – profondamente e devotamente pio, addirittura scrupoloso nell'osservanza delle regole della comunità religiosa, alla quale apparteneva. Brillante, emotivo, chiuso in se stesso, facilmente portato all'indignazione. Di origini contadine, amava i poveri e si rammaricava di vederli oppressi. Non era avaro e questa caratteristica lo renderà favorito agli occhi di quei governanti civili desiderosi di incamerare i beni ecclesiastici. Non a caso, furono tra coloro che lo seguirono quando presentò il 31 ottobre 1517 le 95 critiche alle Indulgenze. Dopo questa data, Lutero divenne il campione popolare della Germania, che sfidava “la tirannia finanziaria di Roma”, e iniziò a propagandare nuove e pericolose affermazioni dottrinali.
Com'è possibile che un'intera nazione sia stata trascinata dalla polemica di un solo uomo. Sicuramente, l'eloquenza franca, cordiale, bizzarra e, va detto volgare, dava a Lutero molta popolarità, come l'aiuto che questi riceveva da uomini potenti; e tra i suoi “alleati” bisogna aggiungere anche i chierici ignoranti e i teologi “ribelli”. Però, questi sono semplici epifenomeni, non spiegano tutto. Occorre indagare più in profondità, guardando ai secoli precedenti la stesura delle 95 tesi. In Germania più che altrove vi erano le condizioni favorevoli ad una rivolta. Da quasi tre secoli i tedeschi, laboriosi, frugali ed amanti della libertà, soffrivano di quello che può essere definito il complesso della “persecuzione papale”. Essi credevano di essere derubati del proprio denaro, guadagnato a fatica, allo scopo di finanziare i piani politici o addirittura le stravaganze della corte papale italiana. Già durante il tredicesimo secolo messi papali, inviati a raccogliere fondi per una crociata, erano stati scacciati da Magdeburgo.
Nel secolo seguente l'imperatore tedesco Ludovico il Bavaro (1314-47) aveva osato sfidare i papi per il corso di una generazione, ma, quel che è più grave, aveva sottoscritto la propaganda antipapale del «Defensor pacis» di Marsilio da Padova. Che definiva il papato come una istituzione puramente umana che aveva usurpato la divina autorità: sia in ordine alle funzioni spirituali sia come corte mondana dedita agli affari temporali, il papato non aveva determinato che «civili discordie e dissensi». Certo, gli insegnamenti di Marsilio, non buoni e pericolosi, vennero rifiutati dalla maggioranza dei suoi contemporanei perfino in Germania, ma è pur vero che non furono dimenticati, bensì ripresi dai nuovi ribelli. Nel corso del XV secolo i governanti civili germanici parteciparono ad un movimento che si proponeva di adottare in parte il programma di Marsilio
Esasperati dal protrarsi del grande Scisma di Occidente (1378-1417), durante il quale rivali italiani e francesi reclamavano il papato, i teologi tedeschi Langestein e Gelnhausen proposero di 'rimodellare' la Chiesa di Cristo su base aristocratica o quasi democratica, a seconda del punto di vista. Il Papa, invece di essere colui che per investitura divina incontestabilmente tiene le chiavi del Regno del Cielo, avrebbe avuto il compito di una specie di primo ministro responsabile di fronte ad un parlamento cristiano, chiamato concilio generale, ovvero un presidente che agisce “per e con il consenso “ di un senato (ndr: non ricordano i tentativi pericolosi odierni di cambiare la Chiesa e la figura del Pontefice?).
Ora un piano del genere potrà essere considerato vantaggioso o meno nel campo politico, ma in ogni caso non poteva venire applicato alla Chiesa, che quattordici secoli di storia indicavano non come una istituzione umana bensì come una società fondata da Dio stesso: la fede cristiana è chiara, e non si sbaglia, Gesù Cristo ha conferito il primato a S. Pietro ed ai suoi successori; non può essere discusso e neppure modificato nei suoi termini. Anche se la proposta di quei teologi fu respinta, non si riuscì a fermarla del tutto. Si diffuse con l'andare del tempo, trovando nei tedeschi, appunto, il sostegno. Al Concilio di Costanza (1414-1418) ritennero di essere stati oppressi dalle altre nazionalità. E un secolo prima di Lutero, nel 1417, diedero vita ad una prima veemente protesta; seguirono poi in anni successivi, nel 1437-47, ne 1460, nel 1478-79, nel 1510-12, ricatti al papato in materia di concessioni finanziarie con la minaccia della convocazione di un concilio generale o nazionale. In tutti questi casi, da come si può evincere, affiorarono gretti motivi di nazionalismo e di egoismo in misura maggiore di quel che si possa credere. Questo egoismo si unì a quello di altre nazioni. Non risposero agli appelli disperati dei Papi, avvantaggiando così i Turchi, che stavano divenendo sempre più una minaccia. Purtroppo i Balcani caddero nelle mani degli invasori, come i due terzi dell'Ungheria.
Fine I parte
II parte
II parte
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