domenica 20 agosto 2017

I classici della truppa: Gesù Scartato

Il piccolo libro “Gesù Scartato” è un'opera scritta da Giordano Tantucci per le edizioni Tau. L'autore offre una riflessione semplice e profonda su uno degli aspetti più significativi della missione di Gesù Cristo.

Da come si evince dal titolo, il libriccino prende in considerazione lo scarto dell’uomo Gesù. In questo modo Tantucci ci fa capire che l’umanità non riconosce il Figlio di Dio (Come ricorda San Giovanni al capitolo 1,1-18). Gesù, dunque, vede scartata dagli uomini la propria proposta di idee e valori. Egli sapeva, comunque, di essere quella pietra che, chiamata ad edificare il Tempio di Dio nel mondo, sarebbe stata scartata dai costruttori (gli uomini), i quali non l’hanno accolto, come testimonia lo scarto totale che si consuma con la morte in croce sulle alture del Gòlgota. Ciò perché gli uomini non hanno saputo, o meglio non hanno voluto, riconoscere in Lui la natura divina, il suo essere il Figlio Unigenito del Padre. Lo scarto nei confronti di Gesù continua a verificarsi ogniqualvolta non si accetta la sua proposta, per molti motivo di scandalo, avvezzi come sono agli usi ed ai costumi del proprio tempo.

Ed emerge che il momento in cui Gesù si è sentito più abbandonato è quando pregò nel Getsemani. Quanto accadde nel Getsemani rappresentò un momento di grande pathos emotivo, che venne ricordato nel 1992 da Giovanni Paolo II, quando invitò i giovani a rivivere quella che viene considerata una “veglia mancata” da parte degli Apostoli in una “veglia continuata”, da condividere tutti insieme. Un grande insegnamento che impone all’uomo una serie di riflessioni su quanto in effetti sia necessario condividere i propri sentimenti, senza avere timori di alcun tipo. Questa condivisione riemerge anche analizzando lo scenario del Calvario, attraverso una lettura attenta di ciò che è avvenuto fra i due ladroni. Le tre crocifissioni (Gesù in mezzo ai due ladroni) appaiono agli occhi degli spettatori, come ‘tre pietre scartate’ che per una ragione diversa dall’altra si ritrovano a condividere il medesimo percorso. Sappiamo però che i due ladroni sono stati giustamente scartati dalla società perché peccatori, mentre Gesù lo è stato ingiustamente. Il fatto che Gesù abbia spezzato l’alleanza tra i due ladroni facendo dire ad uno dei due “Neanche tu hai timore di Dio benché condannato alla stessa pena?” (Lc.23,40), dimostra chiaramente che abbia fatto breccia nel suo cuore e che il male può essere combattuto anche nelle condizioni più difficili. Siamo di fronte ad un pentimento sentito, vero, dettato da una forte spinta emotiva, tanto da indurlo a scagliarsi contro l’amico dicendo “Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, Egli invece non ha fatto nulla di male” (Lc 23,41). L’umiltà quindi ha premiato il buon ladrone con la salvezza, mentre l’orgoglio ha condannato il suo amico.

Il tutto è proposto in un cammino lungo “11 capitoli”, ove la Passione la morte su croce del Figlio di Dio conduce alla gloria della Risurrezione. La Croce diviene il simbolo della vittoria sulla morte e sul peccato. In questo itinerario spirituale, l'autore trova spazio anche per Maria Santissima, madre cui siamo stati affidati dallo stesso Gesù.

Nota conclusiva. Questo libretto è una buona opera, come si diceva all'inizio. Linguaggio semplice e un certo rigore lo rendono adatto anche per il tempo pasquale. Inoltre, tornano utili gli scritti citati di altri autori: autorevoli come Luigi Gedda, il card. Giacomo Biffi. Comunque sia, ciò non impedisce di riconoscere qualche punto debole. A volte l'autore corre il rischio di trattare Gesù come un semplice uomo. Si è certi che non sia la sua intenzione. Però, va detto che asserzioni come “La liberazione da un grosso fardello che gli pesava nel cuore e nella mente, ha dato modo a Gesù di riacquistare quella serenità divina che una vita terrena gli aveva fatto momentaneamente smarrire”. Gesù non ha rifiutato nessuna sofferenza umana ma la sua divinità non è mai venuta meno, essendo Dio (ndr). “Questa immagine di uomo, così eroicamente coerente, ci attrae e ci scandalizza contemporaneamente. Egli viene a scuotere la nostra coscienza, sopita e apparentemente soddisfatta della verità propinataci dalla cultura del consumismo e dell’edonismo”. Certo, Cristo era vero uomo ma in primis vero Dio; e non è venuto a salvarci da semplici problemi sociali e culturali, bensì da una ferita e dalla schiavitù di un nemico terribili – che sono la causa di essi – il peccato e Satana.

Dunque, Tornerà utile accompagnare/completare questa lettura con il Catechismo e un'edizione autorevole della Bibbia, come quella dell'abate e biblista Giuseppe Ricciotti.

Anche sul giornale della Diocesi di Pinerolo

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