venerdì 25 dicembre 2020

Festa di Natale

 

Natività, Matthias Stomer, c. 1640, Chiesa dei Cappuccini di Monreale


Vangelo della Natività di Nostro Signore

Messa dell'Aurora.

San Luca, II, 15-20

In quel tempo i pastori presero a dire tra loro: «Andiamo fino a Betlemme, a vedere quel che è accaduto e che il Signore ci ha fatto sapere». E andarono in fretta e trovarono con Maria e Giuseppe il Bambino giacente nella mangiatoia. E vistolo, si persuasero di quanto era stato loro detto intorno a quel Bambino; e tutti coloro che li udivano, si meravigliavano delle cose riferite loro dai pastori. Maria poi conservava in cuore tutte queste cose e le meditava. E i pastori se ne ritornarono, glorificando e lodando Iddio per tutto quello che avevano udito e veduto, secondo che era stato loro detto.



Meditazione tratta da Dieci minuti a Dio del D'Isné

«Maria lo avvolse di fasce e lo adagiò in una mangiatoia» (San Luca, II, 7).

Assistiamo, umili, raccolti, commossi all'arrivo dei viaggiatori cacciati lontano da ogni asilo umano...

Essi sono felici e riconoscenti alla vista della stalla, ricovero insperato; lo condividono con gli animali; ma che importa? Essi ringraziano Dio.

Ed ecco una grande luce illumina il cielo. Un canto, sconosciuto fino allora, riempie l'aria di liete vibrazioni, il compimento di una magnifica speranza è dato alla terra: «Gloria a Dio! pace all'uomo!» poiché il Signore si è piegato verso di lui, lo ha visitato e suggella oggi il patto della riconciliazione e del perdono.

L'ordine è ristabilito. Un Dio ha preso la forma umana per riparare il male commesso dall'uomo. Egli nasce povero, umiliato, abbassato, Egli dice in cuor suo, secondo la parola del profeta: «Eccomi mio Dio! eccomi per fare la tua volontà». Dio è glorificato, e sull'uomo discende la pace e la benevolenza del Signore!

Adoriamo la saggezza del piano divino, cerchiamo di conformarvi la nostra vita. Se siamo atterriti dalle nostre colpe, se ci domandiamo come ristabilire l'ordine, glorificare Dio e gustare la pace, avviciniamoci al Dio Bambino, baciamo con rispetto il fragile involucro nel quale il Verbo di Dio si annienta; non mormoriamo delle prove che intralciano i nostri desideri o contrariano i nostri gusti; la nostra docilità, il nostro abbandono glorificano Dio e attirano sul nostro capo il perdono e la pace.

Prendiamo al presepe le preziose lezioni di umiltà, sottomissione al beneplacito di Dio, di raccoglimento e di abbandono. Cerchiamo di finire l'anno vicino a Gesù, nella stalla, tra Giuseppe e Maria. Uniamo le nostre preghiere alle loro e chiediamo il loro soccorso.

Eccomi, o mio Dio, per fare la tua volontà! Vicino a te, Divino Infante, divenuto così povero per amor mio, ogni sacrifizio mi sembra dolce.







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