Continua il dibattito sul "fine vita" iniziato alcune settimane fa dalla testata giornalistica della Diocesi di Torino.
Ho avuto l'onore di intervistare per "La Voce e Il Tempo" il Dott. Dario Mongiano, filosofo e bioeticista, che offre una prospettiva incisiva e fondamentale sul tema:
"๐ง๐๐๐๐ถ ๐๐ถ๐ฎ๐บ๐ผ ๐ฑ๐ฒ๐ด๐ป๐ถ ๐ฑ๐ถ ๐๐ถ๐๐ฒ๐ฟ๐ฒ ๐ถ๐ป ๐พ๐๐ฎ๐ป๐๐ผ ๐ฝ๐ฒ๐ฟ๐๐ผ๐ป๐ฒ, ๐ฎ๐ป๐ฐ๐ต๐ฒ ๐พ๐๐ฎ๐ป๐ฑ๐ผ ๐ป๐ผ๐ป ๐ณ๐ผ๐๐๐ถ๐บ๐ผ ๐ฝ๐ถรน ๐ถ๐ป ๐ด๐ฟ๐ฎ๐ฑ๐ผ ๐ฑ๐ถ ๐ฐ๐ฎ๐ฝ๐ถ๐ฟ๐น๐ผ. ๐'๐ฒ๐๐๐ฒ๐ฟ๐ฒ ๐๐ถ๐๐ผ ๐๐ถ๐ฒ๐ป๐ฒ ๐ฝ๐ฟ๐ถ๐บ๐ฎ ๐ฑ๐ฒ๐น๐น๐ฎ ๐น๐ถ๐ฏ๐ฒ๐ฟ๐ร !"
L'articolo a mia firma esplora ๐ฝ๐ฒ๐ฟ๐๐ฎ๐ป๐๐ผ come la risposta alla sofferenza e alla fragilitร non possa prescindere dall'investimento massiccio sulle ๐๐๐ฟ๐ฒ ๐ฃ๐ฎ๐น๐น๐ถ๐ฎ๐๐ถ๐๐ฒ sul ๐๐๐ฝ๐ฝ๐ผ๐ฟ๐๐ผ ๐ถ๐ป๐๐ฒ๐ด๐ฟ๐ฎ๐น๐ฒ alla persona. Non si tratta solo di sedazione del dolore, ma di riaffermare il valore incondizionato della vita fino all'ultimo istante.
Un tema cruciale per medici, operatori sanitari, legislatori e per chiunque si occupi di tutela della persona.
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La Voce e il Tempo, che da mesi presta attenzione al tema del “fine vita”, ha di recente ospitato l’intervista al direttore generale del Cottolengo Don Carmine Arice (di Stefano Di Lullo) e l’intervento di Pier Paolo Donadio, giร primario di Anestesia alle Molinette. Si dร ora la parola al Dott. Dario Mongiano, fondatore della “Case-Famiglia Pier Giorgio Frassati” per persone disabili (www.casafrassati.org), il quale, con l’assistenza degli avvocati Carmelo Leotta (Torino) e Mario Esposito (Roma) si รจ costituito insieme ad altri malati alla Corte costituzionale il 26 marzo scorso per dire, come malato affetto da una patologia inguaribile, che il suicidio assistito non รจ mai una soluzione rispettosa della dignitร umana.
Dott. Mongiano, come sa, spesso si contrappongono suicidio assistito e cure palliative: don Arice, lo scorso 26 ottobre, affermava che «quando รจ presente un’adeguata terapia del dolore … la domanda di suicidio assistito e di eutanasia si abbassa notevolmente fin quasi a scomparire». Il Dott. Donadio obiettava, il 2 novembre, che le cure palliative possono diventare un modo per eludere il vero problema che «riguarda i pazienti cronici, non terminali, costretti a vivere per un tempo indefinito in condizioni per loro intollerabili nonostante le migliori cure». E domandava: «Abbiamo noi cristiani delle concrete proposte alternative al suicidio assistito per soccorrere queste persone che definiamo fratelli»? Qual รจ la sua posizione?
Ritengo che non solo come cristiani, ma prima di tutto come uomini e donne di ragione, abbiamo il dovere di intensificare proposte alternative al suicidio assistito. Le cure palliative sono tra queste: come malato posso confermare che chi รจ curato (nel senso completo del termine) non vuole morire. La domanda di morte deve essere prevenuta, non soddisfatta quando giร si รจ consolidata. Penso che l’urgenza sia far conoscere meglio a medici e famiglie la legge 38/2010 in modo che i medici di base, che spesso sono i primi ad essere contattati da pazienti, siano preparati e sappiano tranquillizzarli dicendo loro che saranno costantemente seguiti da personale esperto nel decorso della malattia e non lasciati soli. Le cure palliative, inoltre, non sono solo per i malati terminali e non sono solo per i malati, perchรฉ, come dice la legge 38 sono un percorso che coinvolge anche la loro famiglia. Hanno un impatto forte sulle decisioni del malato, per questo รจ giusto puntare al massimo su quelle. Inoltre non dimentichiamo che nei momenti finali, oltre alle cure palliative, si puรฒ fare la “sedazione profonda” che non costituisce una forma di suicidio assistito o eutanasia.
Il Dott. Donadio si interroga: «… รจ dignitร essere costretti a vivere quando, nonostante tutte le cure, si continua a ritenere intollerabile la propria condizione e a desiderare la morte, e si รจ in una situazione nella quale non ci si puรฒ togliere la vita da sรฉ? Dove va a finire la libertร della persona, che รจ costitutiva della dignitร umana?». Cosa ne pensa?
Si parla di dignitร umana ma che cosa significa “dignitร ”? Chi รจ che “non รจ” degno di vivere? Chi sono io per giudicarlo “non degno” di vivere o per accogliere una richiesta di morte quando l’interessato non si considera piรน degno? Credo che solo se crediamo in un senso oggettivo di dignitร , cioรจ di dignitร uguale per tutti, sappiamo occuparci di chi sta male. Per questo io credo nell’assoluta intangibilitร della vita umana dal concepimento alla morte naturale. Tutti siamo degni di vivere in quanto persone umane, anche quando non fossimo piรน in grado di capirlo. L’essere vivo viene prima della libertร e dell’autodeterminazione. Nelle situazioni estreme del mio fratello sta a me la responsabilitร di prendermi cura di lui e di non lasciarlo solo e sta a tutti, con le rispettive competenze professionali, accompagnarlo alla fine della vita terrena con la cura che รจ presenza ed attenzione terapeutica.
Lei ha ottenuto, come persona malata contro il suicidio assistito, di essere parte nel giudizio alla Corte Costituzionale (26 marzo 2025), in cui si discuteva di ampliare il suicidio assistito. Ritiene che l'eventuale ampliamento dell'accesso al suicidio assistito possa generare una "pressione sociale" indiretta sulle persone malate, anziane e sole, portandole a sentirsi un "peso" per la famiglia e la societร ?
Sta alle persone sane che si trovano accanto alle persone malate il compito di “promuoverle” nel loro essere persona, facendo sรฌ che esse si sentano importanti e amate. Sta alla persona sana dire con i fatti oltre che con le parole: “io ti voglio bene cosรฌ come sei, tu sei importante per me”. Questo atteggiamento che sarebbe da tenere giร normalmente tra le persone sane, a maggior ragione va tenuto nei confronti delle persone malate. Aiutare al suicidio รจ esattamente il contrario: di fronte a chi รจ disperato, significa dirgli: non c’รจ altra soluzione al tuo dolore se non la tua morte. Spero che mai nessuno me lo dica anche se io dovessi un domani chiedere in un momento di disperazione di essere ucciso.

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