Se provo a seguire le tracce che Dio lascia nella storia e nella mia storia, trovo solamente cammini che corrono decisamente ora verso questo fratello, ora verso quell'altro.
L'epifania di Dio è l'amore incommensurabile per l'uomo.
Allora mi chiedo: ma in nome di quale Dio mi ritrovo tanto spesso ad allontanarmi dal fratello?
Dio ha chiamato a sé il cardinal Carlo Caffarra. Noi de La Baionetta avevamo avuto la grazia di conoscerlo un anno fa, durante un convegno organizzato da Federvita Piemonte, presso l'istituto San Giuseppe di Torino. Il cardinale emerito di Bologna era diventato titolare della cattedra di San Petronio nel 2003, quando successe all'altrettanto indimenticabile cardinal Biffi. Padre meraviglioso per molti, intelligente, umile e “dal cuore tenero e dallo spirito forte”. Egli fu strènuo difensore dell'ortodossia; dedicò tutta la sua vita alla famiglia e al matrimonio, pilastri fondamentali della vita umana. Per questo fu grande amico e collaboratore di Giovanni Paolo II.
Per mandato del Santo Padre, nel gennaio 1981 istituì e presiedette il Pontificio Istituto "Giovanni Paolo II". Non a caso suor Lucia, una dei tre veggenti di Fatima, disse al porporato: "Verrà un momento in cui la battaglia decisiva tra il regno di Cristo e Satana sarà sul matrimonio e sulla famiglia".
Nel 2006 Caffarra divenne cardinale; fu Benedetto XVI a imporgli la berretta rossa. Di recente si era distinto nella buona battaglia per salvare il piccolo Charlie Gard. A riguardo affermò: "Siamo arrivati al capolinea della cultura della morte. Sono le istituzioni pubbliche, i tribunali, a decidere se un bambino ha o non ha il diritto di vivere. Anche contro la volontà dei genitori. Abbiamo toccato il fondo delle barbarie...". E mesi prima, per lealtà e amore verso la Chiesa cattolica e il Papa, firmando i "dubia" su Amoris Laetita, insieme ai cardinali Walter Brandmüller, Raymond L. Burke e Joachim Meisner.
Ora, non resta che rivolgergli già una prece: da lassù, ove tutto è più chiaro e santo, aiuta tutti noi, impegnati "come alpini" nella salita quotidiana verso l'assoluto, a non essere tiepidi ma sempre più innamorati di Dio, della Chiesa, leali col Papa; assistici nella battaglia per la famiglia, la maternità e la paternità: dunque, per il bene dell'uomo e della donna. Preghiamo e pregheremo per te.
Non riesco a non sentire puzza di sepolcro, olezzo di carne putrefatta.
Pensavo fossero solo brevi istanti, poche parole, invisibili gesti che trattenevo sotto il giogo della mia volontà, giorno dopo giorno. Ed ora ecco qui: una cancrena. Perché ogni istante, ogni parola, ogni gesto per il quale ho voluto essere io salvezza, è già morto.
Nessuno di noi è salvatore, tutti siamo carne salvata se lo vogliamo. E quando questa carne, fatta di infiniti frammenti e trattenuta dalle mani avide dell'orgoglio e della superbia, è la mia, allora sono suicida; se è di un altro, allora sono carnefice. Quanta carne mia e di altri non ho lasciato salvare, solo perché avevo paura di perderla! Così è perduta quella carne, quella storia per la quale non sono nemmeno entrato in guerra per tenermela.
Beato Pietro, che ha il coraggio di dirGLI «Non ci sto!», beato Pietro che affronta il Cristo faccia a faccia, pronto ancora una volta a rimanere sconfitto per perdersi nel Suo sguardo! Povero me, tiepido codardo, che semplicemente LO lascio passare davanti a me su una strada che non voglio percorrere.
Povero me, che lascio la mia carne marcire all'ombra delle false sicurezze, invece di infiammarla al Sole dell'avventura della Vita.