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sabato 1 luglio 2017
venerdì 30 giugno 2017
Lettera dal fronte: «Europa bastarda!»
Il
caso del piccolo Charlie ci deve illuminare su un fatto: l’Europa è
diventato un paese bastardo. Bastardo, perché orfano
Si stacca la spina. Questa è la decisione della Corte UE per i diritti umani. Avete capito bene!? La Corte UE per i diritti umani ha deciso che il piccolo Charlie (il bambino nella foto per la cronaca) deve morire. Deve morire quel bambino, nonostante i genitori abbiano lottato fino alla fine perché vivesse. Deve morire, nonostante esistano in America delle cure sperimentali per i casi rari come lui. Deve morire, nonostante il fatto che i genitori possano pagare le cure e l’eventuale viaggio negli Stati Uniti che però a questo punto non ci sarà più. Deve morire, e non può morire neanche a casa sua, tra le ultime cure e attenzioni dei suoi genitori, perché il cosiddetto “ospedale” con i cosiddetti “medici” non lo permette. E deve morire Charlie, perché per i signori della Corte UE dei diritti umani il suo diritto di vivere, ripeto il suo diritto di vivere, è solo “accanimento terapeutico”...
Mi si perdonerà il francesismo, ma una cosa però me la chiedo: “MA CHE CAZZO SUCCEDE A QUESTA EUROPA??!!”. Perché l’Europa, diciamocelo francamente, se è vero che c’è, è un paese immerso nell'imbecillità totale!
Il caso di Charlie è un acme, una ciliegina su una torta macchiata di sangue, di un percorso di un’Europa in preda ad uno stato di totale confusione. Se ci si sofferma per un momento, la vicenda del bambino non è un semplice caso isolato, ma anzi è collegato, correlato, ad un disegno nero che l’Europa ha cominciato a dipingere da ben prima di questa. Non starò qui a rivangare anni e anni di dittature e guerre mondiali, non è quello il nostro punto di partenza. Il nostro punto di partenza è più recente.
Cominciava in Francia, con l’assalto ad un giornale “satirico” (loro lo chiamavano almeno così...) da parte di alcuni islamici: ci furono morti, poi le reazioni rabbiose di quei “giornalisti” rimasti; ma il peggio arrivò quando a Parigi si seguì una manifestazione al coro di “Je suis Charlie”, un coro inteso come un “noi siamo per la libertà di stampa”. Belle parole, davvero, se non ci fosse stato il fatto che Charlie Hebdo era più di semplice libertà di espressione: era libertà di violenza verbale e diffamazione dei credi religiosi. Altro che satira! E noi italiani ce ne siamo poi resi conto pure tardi e nel momento peggiore, ma questa è un’altra storia ancora...
Poi, sempre in Francia, arrivarono nuovi attentati; dei campanelli d’allarme che avvisavano di un pericolo più grande proveniente dall'Oriente, ma ben radicato nel cuore dell’Europa: l’Isis. Un pericolo che avrebbe poi colpito in seguito il Belgio, la Germania e poi per ultima proprio l’Inghilterra del piccolo Charlie. E con l’Isis arrivarono tanti altri problemi: da quello dell’immigrazione, il più immediato; dell’integrazione, perché evidentemente non bastava stare in Europa per condividere certi “valori” (NB. sulle virgolette capirete dopo il perché); e poi sulla convivenza, molto diversa dall'integrazione proprio perché quest’ultima ad alcuni proprio non piaceva. E tutto questo accadeva proprio mentre l’Europa affrontava, e ancora affronta, una delle sue più grandi crisi economiche e politiche degli ultimi tempi: stretta tra austerity tedesche e politiche ingenue, se non addirittura sciocchine (vedete la nostra Italia per esempio). Ma anche qui, il peggio fu ritrovarsi nuovamente sotto cortei, slogan stupidini, emotion e sfondi colorati su Facebook, per non parlare di qualche suonata al pianoforte con “Immagine” di John Lennon: praticamente un voto all’utopia. Non ultimo, sullo stesso stile, dopo l’attentato alla Manchester Arena è arrivato un bel concertino di Ariana Grande e colleghi con tanto di canzonette zuccherate e povere di contenuti.
E non dimentichiamoci tutti i pride e i love wins che hanno tartassato i media come se fossero chissà quali svolte positive ed epocali; tutti quei tentativi, tanti, troppi e brutti, per credersi non omofobi: passati tra dibattiti sterili e grida di chissà quale libertà.
Ma cosa c’entra la vicenda del piccolo Charlie Gard con tutte queste vicende? Perché la sua morte è l’acme di un percorso? Perché con Charlie l’Europa ha dimostrato più di tutti il suo vero volto: un volto imbecille per giunta. Perché l’Europa è un paese imbecille! Come pensa l’Europa, l’Unione Europea di far fronte all’Isis se non riesce a difendere la vita di un bambino? Come può l’Europa parlare di libertà di pensiero, difenderla, se nega poi la volontà di due genitori di tenere in vita il proprio bambino? Come può l’Europa parlare di amore libero, senza nessuna discriminazione se non sa e non vuole sostenere l’amore di due genitori per il proprio figlio? Ma soprattutto, come fa l’Europa a tenere una Corte UE dei Diritti Umani se è poi questa la prima a calpestare quelli di un bambino indifeso!??!!
Il paradosso è questo: l’Europa si vuole vantare di avere valori ma è la prima poi a rinnegarli. E li rinnega, quei valori, con un’imbecillità che farebbe paura a qualunque persona sana di mente. Perché attenzione, non si può parlare di valori o di diritti se si trattano con il velluto degli stupidi i concetti chiave della storia: il bene e il male.
Bene e male non astrazioni o proiezioni del genere umano. Il bene e il male sono due fatti, molto concreti a cui l’uomo, la storia, la politica, l’umanità intera non possono sottrarsi. E non si possono costruire diritti e valori se si relativizzano i fatti di bene e male. La distinzione tra bene e male è fondamentale al fine di costruire un valore positivo o negativo; è fondamentale per la genesi del diritto, da quello privato a quello pubblico e umano soprattutto. Perché se viene meno questa distinzione chiave, tutto assume una valenza vuota e anarchica alla mercé del sentimento di turno, o peggio del potere di turno. Non va dimenticato che il potere è uno sguardo freddo, e anche questo non andrebbe dimenticato.
Ma si badi bene, questa imbecillità ha una sua origine precisa: va rintracciata nel cammino che da un po’ di tempo l’Europa fa per rinnegare le sue radici, per rinnegare se stessa. Le reazioni stupide o fredde che siano derivano proprio da un’assenza di radici culturali precise di cui l’Europa vuole proprio farne a meno.
Per questo oggi abbiamo un’Europa bastarda. È la bastardaggine non dei semplici cattivi, ma di quelli che fanno di tutto per essere orfani: orfani di una cultura. Per questo le virgolette alla parola “valori”. Sono le tue radici che ti aiutano a distinguere cosa è bene e cosa è male; perché anche le tue radici sono un fatto. Anzi sono il fatto tale per orientarti e per costruire. Se si hanno radici allora si può dare e vale la pena dare la vita per un valore o un diritto, altrimenti davanti a una minaccia che ti assale o ad una vicenda delicata l’unica reazione possibile resterà sempre una canzone scemotta e scimmiottata, uno sfondo su Facebook, o peggio la condanna a morte di un bambino come un atto umanitario... e restiamo tutti poi buoni e schifosamente immacolati.
Torna in mente quella canzone di Gaber «Il potere dei più buoni» dove dice:
È il potere dei più buoni/ è il potere dei più buoni/ costruito sulle tragedie e frustrazioni/ è il potere dei più buoni/ che un domani può venir buono per le elezioni
Per l’appunto, se l’Europa rinnega le sue radici tutto il lavoro posto ai fini del diritto e dei valori finisce irrimediabilmente a collassare su piccoli e beceri orizzonti, precludendosi i fini più alti e veri.
Si stacca la spina. Questa è la decisione della Corte UE per i diritti umani. Avete capito bene!? La Corte UE per i diritti umani ha deciso che il piccolo Charlie (il bambino nella foto per la cronaca) deve morire. Deve morire quel bambino, nonostante i genitori abbiano lottato fino alla fine perché vivesse. Deve morire, nonostante esistano in America delle cure sperimentali per i casi rari come lui. Deve morire, nonostante il fatto che i genitori possano pagare le cure e l’eventuale viaggio negli Stati Uniti che però a questo punto non ci sarà più. Deve morire, e non può morire neanche a casa sua, tra le ultime cure e attenzioni dei suoi genitori, perché il cosiddetto “ospedale” con i cosiddetti “medici” non lo permette. E deve morire Charlie, perché per i signori della Corte UE dei diritti umani il suo diritto di vivere, ripeto il suo diritto di vivere, è solo “accanimento terapeutico”...
Mi si perdonerà il francesismo, ma una cosa però me la chiedo: “MA CHE CAZZO SUCCEDE A QUESTA EUROPA??!!”. Perché l’Europa, diciamocelo francamente, se è vero che c’è, è un paese immerso nell'imbecillità totale!
Il caso di Charlie è un acme, una ciliegina su una torta macchiata di sangue, di un percorso di un’Europa in preda ad uno stato di totale confusione. Se ci si sofferma per un momento, la vicenda del bambino non è un semplice caso isolato, ma anzi è collegato, correlato, ad un disegno nero che l’Europa ha cominciato a dipingere da ben prima di questa. Non starò qui a rivangare anni e anni di dittature e guerre mondiali, non è quello il nostro punto di partenza. Il nostro punto di partenza è più recente.
Cominciava in Francia, con l’assalto ad un giornale “satirico” (loro lo chiamavano almeno così...) da parte di alcuni islamici: ci furono morti, poi le reazioni rabbiose di quei “giornalisti” rimasti; ma il peggio arrivò quando a Parigi si seguì una manifestazione al coro di “Je suis Charlie”, un coro inteso come un “noi siamo per la libertà di stampa”. Belle parole, davvero, se non ci fosse stato il fatto che Charlie Hebdo era più di semplice libertà di espressione: era libertà di violenza verbale e diffamazione dei credi religiosi. Altro che satira! E noi italiani ce ne siamo poi resi conto pure tardi e nel momento peggiore, ma questa è un’altra storia ancora...
Poi, sempre in Francia, arrivarono nuovi attentati; dei campanelli d’allarme che avvisavano di un pericolo più grande proveniente dall'Oriente, ma ben radicato nel cuore dell’Europa: l’Isis. Un pericolo che avrebbe poi colpito in seguito il Belgio, la Germania e poi per ultima proprio l’Inghilterra del piccolo Charlie. E con l’Isis arrivarono tanti altri problemi: da quello dell’immigrazione, il più immediato; dell’integrazione, perché evidentemente non bastava stare in Europa per condividere certi “valori” (NB. sulle virgolette capirete dopo il perché); e poi sulla convivenza, molto diversa dall'integrazione proprio perché quest’ultima ad alcuni proprio non piaceva. E tutto questo accadeva proprio mentre l’Europa affrontava, e ancora affronta, una delle sue più grandi crisi economiche e politiche degli ultimi tempi: stretta tra austerity tedesche e politiche ingenue, se non addirittura sciocchine (vedete la nostra Italia per esempio). Ma anche qui, il peggio fu ritrovarsi nuovamente sotto cortei, slogan stupidini, emotion e sfondi colorati su Facebook, per non parlare di qualche suonata al pianoforte con “Immagine” di John Lennon: praticamente un voto all’utopia. Non ultimo, sullo stesso stile, dopo l’attentato alla Manchester Arena è arrivato un bel concertino di Ariana Grande e colleghi con tanto di canzonette zuccherate e povere di contenuti.
E non dimentichiamoci tutti i pride e i love wins che hanno tartassato i media come se fossero chissà quali svolte positive ed epocali; tutti quei tentativi, tanti, troppi e brutti, per credersi non omofobi: passati tra dibattiti sterili e grida di chissà quale libertà.
Ma cosa c’entra la vicenda del piccolo Charlie Gard con tutte queste vicende? Perché la sua morte è l’acme di un percorso? Perché con Charlie l’Europa ha dimostrato più di tutti il suo vero volto: un volto imbecille per giunta. Perché l’Europa è un paese imbecille! Come pensa l’Europa, l’Unione Europea di far fronte all’Isis se non riesce a difendere la vita di un bambino? Come può l’Europa parlare di libertà di pensiero, difenderla, se nega poi la volontà di due genitori di tenere in vita il proprio bambino? Come può l’Europa parlare di amore libero, senza nessuna discriminazione se non sa e non vuole sostenere l’amore di due genitori per il proprio figlio? Ma soprattutto, come fa l’Europa a tenere una Corte UE dei Diritti Umani se è poi questa la prima a calpestare quelli di un bambino indifeso!??!!
Il paradosso è questo: l’Europa si vuole vantare di avere valori ma è la prima poi a rinnegarli. E li rinnega, quei valori, con un’imbecillità che farebbe paura a qualunque persona sana di mente. Perché attenzione, non si può parlare di valori o di diritti se si trattano con il velluto degli stupidi i concetti chiave della storia: il bene e il male.
Bene e male non astrazioni o proiezioni del genere umano. Il bene e il male sono due fatti, molto concreti a cui l’uomo, la storia, la politica, l’umanità intera non possono sottrarsi. E non si possono costruire diritti e valori se si relativizzano i fatti di bene e male. La distinzione tra bene e male è fondamentale al fine di costruire un valore positivo o negativo; è fondamentale per la genesi del diritto, da quello privato a quello pubblico e umano soprattutto. Perché se viene meno questa distinzione chiave, tutto assume una valenza vuota e anarchica alla mercé del sentimento di turno, o peggio del potere di turno. Non va dimenticato che il potere è uno sguardo freddo, e anche questo non andrebbe dimenticato.
Ma si badi bene, questa imbecillità ha una sua origine precisa: va rintracciata nel cammino che da un po’ di tempo l’Europa fa per rinnegare le sue radici, per rinnegare se stessa. Le reazioni stupide o fredde che siano derivano proprio da un’assenza di radici culturali precise di cui l’Europa vuole proprio farne a meno.
Per questo oggi abbiamo un’Europa bastarda. È la bastardaggine non dei semplici cattivi, ma di quelli che fanno di tutto per essere orfani: orfani di una cultura. Per questo le virgolette alla parola “valori”. Sono le tue radici che ti aiutano a distinguere cosa è bene e cosa è male; perché anche le tue radici sono un fatto. Anzi sono il fatto tale per orientarti e per costruire. Se si hanno radici allora si può dare e vale la pena dare la vita per un valore o un diritto, altrimenti davanti a una minaccia che ti assale o ad una vicenda delicata l’unica reazione possibile resterà sempre una canzone scemotta e scimmiottata, uno sfondo su Facebook, o peggio la condanna a morte di un bambino come un atto umanitario... e restiamo tutti poi buoni e schifosamente immacolati.
Torna in mente quella canzone di Gaber «Il potere dei più buoni» dove dice:
È il potere dei più buoni/ è il potere dei più buoni/ costruito sulle tragedie e frustrazioni/ è il potere dei più buoni/ che un domani può venir buono per le elezioni
Per l’appunto, se l’Europa rinnega le sue radici tutto il lavoro posto ai fini del diritto e dei valori finisce irrimediabilmente a collassare su piccoli e beceri orizzonti, precludendosi i fini più alti e veri.
Di Nunno Antonello
giovedì 29 giugno 2017
Lettera dal fronte: Il Family day sbaglia a dividersi in fazioni
È davvero paradossale la situazione che sta vivendo il mondo cattolico: tutti uniti nel popolo del Family day il 30 gennaio del 2016, tutti divisi un anno e mezzo dopo. Tutto questo accade in un momento storico decisivo, in cui i rischi che corre la nostra penisola sono paragonabili a quelli vissuti nello scontro tra Dc e Pci nel 1948. Sto esagerando? La rivoluzione dei nostri tempi non produrrà guerre né esecuzioni sommarie pero, se alziamo appena appena la superficie delle cose, ci rendiamo conto che la questione si fa seria: il potere sta ridefinendo alla radice l'umanità, cioè vuole essere signore assoluto della vita, della morte e dell'affettività.
L'Italia è determinante nello scacchiere mondiale: se il nostro Paese resiste allora è possibile che resista anche il resto dell'Occidente. Insomma, siamo sul Titanic e invece di ricompattarsi in fretta le varie componenti del Family day litigano perché ci sono varie correnti di pensiero.
La prima proposta è quella cultural-educativa che però funziona sul lungo periodo. La seconda opzione è quella del comitato Difendiamo I nostri figli: visto che è fondamentale essere efficaci in tempi rapidi, il gruppo capitanato da Massimo Gandolfini propone di candidare persone di fiducia nei partiti. L'obiezione a questa possibilità arriva da Eugenia Roccella che ha detto: «Al voto finale siamo stati capaci di mettere insieme, contro una legge eutanasica come quella sul biotestamento, solo 37 voti». Se a questo aggiungiamo la legge sul divorzio breve e la legge sulle unioni omosessuali, il giudizio diventa inesorabile: lo schema dei cattolici presenti nei vari partiti è tramontato. La terza strategia è quella messa in campo dal gruppo politico Idea: essere uniti in un movimento pro famiglia, ma alleati in coalizione con altri partiti. Rimane la quarta strategia, quella del Popolo della famiglia: unirsi in un soggetto autonomo che condizioni la politica dall'interno del Palazzo.
Cari politici cattolici, i tempi stringono. O ci rassegniamo o decidiamo di agire. E se si decide di agire, bisogna fare una scelta, che pare obbligata e passa per la via di un soggetto autonomo. A meno che qualcuno non abbia idee migliori... Ma purtroppo non se ne vede l'ombra.
Antonio lannaccone
Obice: Caro Charlie, non c'è spazio per chi vuole rendere Santo il presente
Dobbiamo purtroppo constatare che al momento in Europa le istituzioni che dovrebbero essere usate per difendere l'uomo, come la CEDU, vengono utilizzate per ferirne la dignità. Anziché assicurare a ciascuno la tutela della vita, soprattutto ai più bisognosi, preferiscono garantire l'esistenza solo a chi è in piena salute e viene considerato “produttivo”.
Cari lettori fate attenzione ai prossimi anni e ai prossimi incidenti, perché da un momento all'altro potreste diventare “improduttivi”. A quel punto verrà difeso il vostro diritto a non soffrire, piuttosto che il diritto a vivere e continuare a combattere. Potranno opporsi i vostri genitori, i vostri zii, pure i nonni (anche se temiamo che saranno già stati sequestrati da qualche militante radicale e sulla strada di qualche clinica eutanasica in Svizzera); e potrete anche raccogliere più di un milione di sterline, e avere la certezza delle migliori cure in cliniche private negli Stati Uniti, ma allo stato e alle istituzioni europee non fregherà una beata mazza.
Prima ancora che riusciremo a rendercene conto la carità sarà monopolio di stato. Solo esso potrà decidere chi è degno di cure, educazione e pensione. Non a caso le tante donazioni arrivate per sostenere le cure sperimentali del piccolo Charlie hanno sortito l'unico effetto di aver tolto un'ulteriore libertà ai genitori, in quanto gli è stato impedito di disporre pienamente di quelle risorse per tentare di salvare il figlio.
I membri della tecnocrazia, giudici e medici, ormai avranno deciso che la vostra vita è voce negativa nei loro bilanci. Una spesa che non potrà mai essere né investimento né carità; loro saranno “così buoni” da non permettere ai vostri amici supporter di fare l'errore di sostenervi.
Sembra di parlare della trama di un terribile romanzo distopico, dove chiunque sia considerato debole merita di scomparire. E, invece, parliamo di un fatto che sta accadendo proprio ora. Sì, stiamo parlando proprio della via crucis che stanno vivendo il piccolo Charlie Gard e i suoi genitori.
La morte di Charlie non segnerà soltanto la fine di una piccola vita, ma toglierà dalla sfera pubblica la fondamentale potestà dei genitori sui propri figli. Il secondo comma dell’articolo 27 della Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia stabilisce che “i genitori o le altre persone aventi cura del fanciullo hanno primariamente la responsabilità di assicurare, nei limiti delle loro possibilità e delle loro disponibilità finanziarie, le condizioni di vita necessarie allo sviluppo del fanciullo.
La CEDU, la corte britannica e l'ospedale dove è ricoverato, istituzioni che avrebbero dovuto garantirgli la vita e gli strumenti per combattere la malattia, gli hanno imposto, in modo totalitario, la morte e non hanno minimamente preso in considerazione l'opposizione e le proposte di sua madre e di suo padre.
E questo, lo ribadiamo, è quello che una dittatura fa.
L'Europa pare reintrodurre l'infanticidio ed è assurdo ciò, perché da una parte si piangono i bimbi uccisi nelle stragi dei jihadisti, come a Manchester, i bimbi che muoiono in mare, dall'altra si eliminano i piccoli ricoverati in ospedale. Schizofrenia.
La sentenza dei giudici britannici, confermata da quelli CEDU, svela che l'arbitrio di un giudice decide se un bambino merita di vivere oppure di morire. Anche contro la volontà del suo papà e della sua mamma.
Charlie deve morire, in nome del diritto e della scienza che non sa accettare i propri limiti: ovvero, che non si vive e non si muore solo in base all'esistenza di una cura o di un vaccino, si vive e si muore anche come testimonianza dell’umano e del mistero che esso porta con sé.
Solo due cose vorremmo aggiungere, la prima è l’evidente mancanza di virilità nell'uomo di oggi che messo difronte ad un problema come la malattia non ne cerca una cura ma cerca un modo per non soffrire, adeguando anche il dizionario per non correre il rischio di accorgersi dell’errore. La seconda è un appello a OMISSIS; carissimo, anche Pannella si sarebbe commosso nel vedere la mamma che si butta sul lettino e stringe a sé il suo bambino, il papà che protegge la sua famiglia, che non si schioda e non permette a nessuno di avvicinarsi, lo sguardo di quei medici, di quelli che dovranno allontanare un padre e una madre che non si rassegneranno, che combatteranno fino allo stremo delle forze.
Con il mondo non si scende a patti, soprattutto con la sua cultura mortifera. Con la Preghiera a Cristo e a Maria, ci stringiamo attorno al piccolo Charlie e ai suoi genitori, eroi del nostro tempo e preghiamo, affinché possa essere salvato. La sentenza di morte è stata espressa ma ugualmente speriamo che i medici che andranno ad applicarla si commuovano davanti al piccolo, alla sua dignità infinita, donata da Dio, al forte amore che i genitori gli corrispondono, e si ribellino, compiendo un atto di sana dissidenza di fronte ad una decisione tirannica. D'altronde, Bernanos diceva che la Speranza è il rischio dei rischi; che vale la pena correre.
Cari lettori fate attenzione ai prossimi anni e ai prossimi incidenti, perché da un momento all'altro potreste diventare “improduttivi”. A quel punto verrà difeso il vostro diritto a non soffrire, piuttosto che il diritto a vivere e continuare a combattere. Potranno opporsi i vostri genitori, i vostri zii, pure i nonni (anche se temiamo che saranno già stati sequestrati da qualche militante radicale e sulla strada di qualche clinica eutanasica in Svizzera); e potrete anche raccogliere più di un milione di sterline, e avere la certezza delle migliori cure in cliniche private negli Stati Uniti, ma allo stato e alle istituzioni europee non fregherà una beata mazza.
Prima ancora che riusciremo a rendercene conto la carità sarà monopolio di stato. Solo esso potrà decidere chi è degno di cure, educazione e pensione. Non a caso le tante donazioni arrivate per sostenere le cure sperimentali del piccolo Charlie hanno sortito l'unico effetto di aver tolto un'ulteriore libertà ai genitori, in quanto gli è stato impedito di disporre pienamente di quelle risorse per tentare di salvare il figlio.
I membri della tecnocrazia, giudici e medici, ormai avranno deciso che la vostra vita è voce negativa nei loro bilanci. Una spesa che non potrà mai essere né investimento né carità; loro saranno “così buoni” da non permettere ai vostri amici supporter di fare l'errore di sostenervi.
Sembra di parlare della trama di un terribile romanzo distopico, dove chiunque sia considerato debole merita di scomparire. E, invece, parliamo di un fatto che sta accadendo proprio ora. Sì, stiamo parlando proprio della via crucis che stanno vivendo il piccolo Charlie Gard e i suoi genitori.
La morte di Charlie non segnerà soltanto la fine di una piccola vita, ma toglierà dalla sfera pubblica la fondamentale potestà dei genitori sui propri figli. Il secondo comma dell’articolo 27 della Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia stabilisce che “i genitori o le altre persone aventi cura del fanciullo hanno primariamente la responsabilità di assicurare, nei limiti delle loro possibilità e delle loro disponibilità finanziarie, le condizioni di vita necessarie allo sviluppo del fanciullo.
La CEDU, la corte britannica e l'ospedale dove è ricoverato, istituzioni che avrebbero dovuto garantirgli la vita e gli strumenti per combattere la malattia, gli hanno imposto, in modo totalitario, la morte e non hanno minimamente preso in considerazione l'opposizione e le proposte di sua madre e di suo padre.
E questo, lo ribadiamo, è quello che una dittatura fa.
L'Europa pare reintrodurre l'infanticidio ed è assurdo ciò, perché da una parte si piangono i bimbi uccisi nelle stragi dei jihadisti, come a Manchester, i bimbi che muoiono in mare, dall'altra si eliminano i piccoli ricoverati in ospedale. Schizofrenia.
La sentenza dei giudici britannici, confermata da quelli CEDU, svela che l'arbitrio di un giudice decide se un bambino merita di vivere oppure di morire. Anche contro la volontà del suo papà e della sua mamma.
Charlie deve morire, in nome del diritto e della scienza che non sa accettare i propri limiti: ovvero, che non si vive e non si muore solo in base all'esistenza di una cura o di un vaccino, si vive e si muore anche come testimonianza dell’umano e del mistero che esso porta con sé.
Solo due cose vorremmo aggiungere, la prima è l’evidente mancanza di virilità nell'uomo di oggi che messo difronte ad un problema come la malattia non ne cerca una cura ma cerca un modo per non soffrire, adeguando anche il dizionario per non correre il rischio di accorgersi dell’errore. La seconda è un appello a OMISSIS; carissimo, anche Pannella si sarebbe commosso nel vedere la mamma che si butta sul lettino e stringe a sé il suo bambino, il papà che protegge la sua famiglia, che non si schioda e non permette a nessuno di avvicinarsi, lo sguardo di quei medici, di quelli che dovranno allontanare un padre e una madre che non si rassegneranno, che combatteranno fino allo stremo delle forze.
Con il mondo non si scende a patti, soprattutto con la sua cultura mortifera. Con la Preghiera a Cristo e a Maria, ci stringiamo attorno al piccolo Charlie e ai suoi genitori, eroi del nostro tempo e preghiamo, affinché possa essere salvato. La sentenza di morte è stata espressa ma ugualmente speriamo che i medici che andranno ad applicarla si commuovano davanti al piccolo, alla sua dignità infinita, donata da Dio, al forte amore che i genitori gli corrispondono, e si ribellino, compiendo un atto di sana dissidenza di fronte ad una decisione tirannica. D'altronde, Bernanos diceva che la Speranza è il rischio dei rischi; che vale la pena correre.
mercoledì 28 giugno 2017
Cappellano militare: La pazienza
È sconvolgente come il Signore, che ben conosce il nostro irruento giudicare, ci proponga la pazienza come medicina.
La pazienza, si sa, è davvero disarmante, perché profondamente gratuita: non si coltiva per il frutto, ma sino al frutto. Ed è così che la bocca smette di gridare condanne e può permettersi di sorridere, le mani non prendono a pugni l'aria ma accarezzano la terra, gli occhi non si chiudono sull'arraffabile ma si spalancano sull'avvenire da accogliere.
La pazienza, si sa, è davvero disarmante, perché profondamente gratuita: non si coltiva per il frutto, ma sino al frutto. Ed è così che la bocca smette di gridare condanne e può permettersi di sorridere, le mani non prendono a pugni l'aria ma accarezzano la terra, gli occhi non si chiudono sull'arraffabile ma si spalancano sull'avvenire da accogliere.
Don Carlo Pizzocaro