domenica 24 dicembre 2017

Lettera dal fronte: Racconto di Natale (parte seconda)


Il commissario parve molto compiaciuto di quelle domande e subito disse: Ohhhh così mi piace. Questo volevo sentire da te!

Sai... la cosa interessante di questa storia è che... sono stati proprio i bambini a condurci a voi!

L’uomo e la donna all’unisono alzarono lo sguardo verso la fonte di quella rivelazione e la donna si lasciò sfuggire alcune parole: Ma come... come è possibile?

Il commissario pareva divertirsi un mondo e proseguì: Vedete non è stato difficile. I bambini parlano per voi. Li abbiamo osservati, abbiamo interrogato le maestre, abbiamo studiato i loro discorsi, le loro azioni. Non sono bambini come gli altri. Sono piuttosto... resistenti, le loro maestre non si capacitano di come certi concetti non riescano a farglieli assimilare. In qualche modo si distinguono e spesso dimostrano di avere un influsso negativo anche sui compagni. Ma alla fine si sono traditi! Era solo questione di tempo.

Tirò fuori dalla tasca interna dell’impermeabile alcuni disegni e divertito li mostrò ai suoi interlocutori.

Vedete? Dei banali disegni! Dei semplici disegni mi hanno portato da voi! Pensate che i due più grandi non ne volevano sapere di disegnare altro. Quando le maestre chiedevano di rappresentare i vari tipi di famiglie loro ostinatamente disegnavano sempre e solo voi con loro!

E così dicendo mostrò loro i fogli di carta su cui l’uomo riconobbe il suo ritratto e quello della moglie con accanto la scritta papà e mamma.

Ma il commissario non aveva finito. Mostrò ancora un altro disegno e commentò compiaciuto: Ma il più piccolo ha fatto ancora meglio. Su richiesta delle maestre di disegnare cosa era per loro il natale ecco cosa ha fatto lui.

Mostrò un disegno pieno di colori in cui si riconosceva chiaramente la grotta della natività con la sacra famiglia e gli altri personaggi.

L’uomo esclamò disperato: Dove sono i nostri figli? Che volete da loro? Dove sono? Ditecelo!

Un agente fece per sferrare un altro pugno, ma il commissario con un gesto lo fermò.

La donna scoppiò nuovamente a piangere e il commissario la degnò solamente di uno sguardo. Si diresse al camino e vi gettò i fogli.

Si avvicinò poi al presepe, prese la statua del bambinello, la rigirò più volte tra le mani e disse nuovamente: Sapete... non ne vedevo più uno da molti anni. Pensavo li avessimo trovati tutti... invece non era così... questo mi insegna che non bisogna mai abbassare la guardia perché il rischio è troppo alto e dobbiamo vigilare, certe cose restano sempre pericolose.

Quindi con un calcio rovesciò il tavolino e con gli anfibi calpestò le statuine mandandole in frantumi.

Aveva ancora il bambino Gesù tra le mani quando si girò verso l’uomo e puntò la statuina verso di lui.

I vostri figli? Osate ancora chiamarli così? No, i figli hanno un solo proprietario ed è lo Stato. Sarà lui a provvedere a loro da ora in poi. Saranno educati a tutti quei valori e diritti che voi avete negato loro per le vostre stupide superstizioni e per le vostre antiquate tradizioni e convinzioni. Sarà loro trovata una famiglia adeguata, aperta e moderna in cui possano crescere serenamente. Quanto a voi sapete bene cosa vi succederà: i nostri centri per la rieducazione si occuperanno di voi. Lo hanno già fatto con molti altri dei vostri in passato e hanno sempre risolto i problemi... in un modo o... nell’altro!

Dopo queste parole scagliò a terra la statuina che si ruppe in vari pezzi. Poi dirigendosi verso l’uscita disse agli agenti: Portateli via, qui abbiamo finito.

La donna iniziò a urlare disperata mentre la sollevavano e la portavano via.

I miei bambini noooo! Ridatemi i miei figli! Vi prego! Non potete farmi questo! Vi scongiuro!

L’uomo si sentì pervadere da una grande rabbia e si alzò di scatto cogliendo di sorpresa gli agenti che lo trattenevano. Riuscì a divincolarsi e si scagliò sugli uomini in divisa che stavano portando via la moglie. Ma fu bloccato prima di raggiungere il suo obbiettivo e un militare gli sferrò un pugno in pieno volto ed uno nuovamente nello stomaco. Cadde a terra assalito dal dolore e il suo sguardo cadde sui resti del bambinello a poca distanza da lui. I suoi occhi vitrei erano una preghiera muta e disperata a quel Dio-bambino e in quel fugace attimo notò che la luce proveniente dall’esterno, passando attraverso i vetri rotti della finestra, disegnava una piccola croce di luce proprio accanto ai cocci della statuina.

Fu l’ultima cosa che l’uomo vide prima di essere portato via.


Oggi l’uomo vuole sempre più eliminare Dio e qualsiasi riferimento a Lui. Ma non si accorge che così facendo in realtà priva se stesso della propria umanità tornando così ad essere Homo homini lupus.


Andrea Musso

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