venerdì 6 ottobre 2017

Lettera dal fronte: Dacci oggi la nostra eresia quotidiana/04bis: Il vero problema del Meeting di Rimini

«Sancho, si los perros ladran es señal de que avanzamos», 
ovvero: il Meeting e la fede cattolica


Il IV articolo di questa rubrica, dedicato al Meeting di Rimini, ha suscitato numerose polemiche tra i lettori del blog: la cosa era stata da me ampiamente prevista, ed io stesso lo avevo accennato alla Redazione che gentilmente mi ospita con i miei articoli. Non dico di essere stato un veggente, bensì avevo compreso una cosa abbastanza semplice: parlare di CL e del suo Moloch per eccellenza, ossia il Meeting, vuol dire sottoporsi obbligatoriamente a critiche aspre da parte di appartenenti e simpatizzanti sia del movimento che della kermesse riminese. Le critiche tuttavia non sono state né nel merito né fondate – cosa che spiegherò tra poco – in quanto l’articolo era composto per il 90% (e forse anche più) di dati presi dal sito internet ufficiale del Meeting, e quindi forniti dalla Fondazione Meeting per l’Amicizia tra i popoli: l’unica cosa che ho pensato è stata pertanto la celebre frase attribuita erroneamente a Cervantes riportata nel titolo: «Sancho, se i cani abbaiano vuol dire che stiamo camminando» ovvero abbiamo parlato, siamo stati criticati.

Mi dispiace per i tanti che hanno speso buona parte del loro tempo ad insultare sia me che la Redazione su quanto scritto ma ritengo che le loro parole non hanno alcun serio fondamento, come peraltro magistralmente segnalato su Facebook da una Penna de La Baionetta. Pian pianino spiegherò perché le critiche sono scorrette e non veritiere ma in questo articolo ci occuperemo anche di costruire e non solo di difendere continuando ad analizzare la questione portante dell’articolo di cui sopra: il rapporto tra il Meeting per l’amicizia tra i popoli e la fede cattolica alla luce anche dell’intervista di Giancarlo Cesana a Tempi post-Meeting (che non condivido praticamente in nessuna cosa, e lo dico subito a scanso di equivoci).

Innanzitutto, devo fare una premessa: il sottoscritto conosce da vicino CL in quanto è figlio di un figlio spirituale di Giussani il quale, fedele a quanto detto dal fondatore, ha cercato in tutti i modi di far conoscere la realtà del movimento in lungo e in largo sia a Roma che nei posti in cui quotidianamente vive e lavora. Mio padre non ha scelto di entrare nel movimento in un momento calmo, in quanto ha iniziato ad avere rapporti con CL all'epoca dell’università, durante i tristemente celebri anni ’70 italiani e romani in particolare. Non vorrei aggiungere altro volendo invece sottolineare come il sottoscritto conosce CL da quando era nella culla, ed è cresciuto in una casa in cui si faceva scuola di comunità ogni venerdì sera – e guai ad accendere la televisione quando papà leggeva e spiegava quel librone che teneva sempre sulla sua scrivania – e si andava a fare le vacanze a Rimini ma non al mare, bensì al Meeting cui mio padre partecipò anche all'epoca della I edizione.

Un’altra premessa da fare è che il sottoscritto deve molto a Don Giussani e specialmente al suo libro L’Avvenimento Cristiano: similmente devo molto al Meeting in quanto è lì che ho conosciuto personalmente Eugenio Corti, ho apprezzato Claudio Chieffo, Antonio Socci, etc etc etc.

Poiché le due premesse smontano buona parte degli insulti ricevuti (non conoscete Cl, non conoscete il Meeting, seguite la Messa solo se trasmessa alla RAI, etc), andiamo ad analizzare la questione portante del precedente articolo: il Meeting, la fede cattolica, la Messa.

Il fatto che al Meeting si dica una sola Messa non lo dice il sottoscritto, bensì la Fondazione, e il fatto che la Fondazione non riporta il dato all'interno dei numeri della manifestazione è visionabile da tutti con una semplice lettura dell’elenco fornito: decade dunque una delle obiezioni mosse all'articolo, ossia il fatto di non esserci informati, in quanto sono stati pubblicati dati ufficiali. Un’altra obiezione, degna di un vero sofista, è il fatto che Rimini è pieno di Parrocchie e che a Viserba i volontari hanno la possibilità di una Messa ogni mattina: questa cosa è degna di un sofista perché non si è capita la natura della critica giacché non si contesta il fatto che a Rimini non si celebrino Messe, bensì che il Meeting non presenti e proponga ai suoi visitatori la fonte della grazia, ossia la Santa Messa e che, contestualmente, ci si quasi vergogna di celebrare la Messa in quanto ci si vergogna di farlo sapere a tutto il mondo (affermare che i volontari hanno la possibilità di una loro celebrazione è ancora più grave in quanto sembra che solo essi abbiano bisogno del Pane dei pellegrini mentre gli altri ne possono essere esenti).

Il discorso inoltre era molto più pregno di significato e si capiva bene nelle ultime due righe dell’articolo: non solo il Meeting non presenta né propone la Messa quotidiana, ma non offre neanche la presenza fissa di sacerdoti per confessioni e direzioni spirituali come neanche è presente, all'interno della fiera, di un luogo di culto dove, ad esempio, poter celebrare le Ore Canoniche, recitare l’Angelus (fino a poco tempo fa bandiera dei Ciellini) o poter fare l’adorazione eucaristica. In una parola: nella fiera manca un posto dove, ordinariamente, si può incontrare Cristo ossia meditare e rivivere – e qui parafraso volutamente le pagine de L’Avvenimento Cristiano – ciò che gli Apostoli hanno vissuto quando hanno incontrato Gesù, lo hanno seguito, lo hanno visto morire, lo hanno visto risorto ed ascendere al Cielo.

Al Meeting, dunque, manca la ragione profonda di CL: l’avvenimento cristiano, l’incontro con il Signore, la Chiesa: dispiace dire che la manifestazione nasce fin dall'inizio zoppa e deficitaria da questo punto di vista ma è la cruda quanto dura realtà. E se manca la fede, abbondano solo le opere come vuole il pelagianesimo di cui abbiamo parlato nel I articolo di questa rubrica: ecco perché dicevamo che nel Meeting c’è più Marta che Maria, più Pelagio che Agostino. Non si tratta di insultare nessuno bensì del presentare un’analisi che – e lo dico con il cuore in mano grondante di sangue – è impietosa e presenta un qualcosa di profondamente diverso da quello che sembra. Ben prima dell’invito di Mario Monti, Renzi, Fedeli, D’Alema, etc etc c’è infatti un problema di identità: se si è cattolici non si può fare una copia della festa dell’Unità aperta da una Messa anziché dall'esecuzione dell’Internazionale e da Bandiera Rossa.

È innegabile e risaputo infatti che il Meeting nacque per dare una risposta culturale cattolica al mondo gramsciano-marxista e l’idea, lodevole, si scontrò ben presto con il mondo politico-sociale-religioso-culturale dei ruggenti anni ‘80 in cui il comunismo sembrava dover trionfare da un momento ad un altro complice la teologia della liberazione che appassionava e attraeva sempre più migliaia e migliaia di fedeli e religiosi cattolici: come per miracolo, pur tra mille difficoltà, il Meeting anziché morire esplose nell'attuale kermesse settimanale considerata il più importante evento culturale estivo europeo. Il pubblico aumentava; lo spazio cresceva; i ricavi entravano: la Messa, tuttavia, una era e una rimase; le confessioni zero erano e zero sono rimaste; i sacerdoti non dovevano essere cercati in una Cappella bensì dietro gli stand a fare propaganda a questa o quella congregazione.

Non sto dicendo che il Meeting non abbia prodotto o non produca grazie: non sono Dio, non sia mai! Dico tuttavia che si vede troppa natura e poco soprannaturale, troppo Mammona (come non dimenticare gli anni in cui Lottomatica faceva propaganda al gioco d’azzardo e contemporaneamente il movimento si occupava di ludopatie e indebitamento da gioco?) e non il Buon Dio, relegato ad avere a disposizione in pubblico una misera oretta e lasciando invece a cantanti, politici, economisti, calciatori e modelle il grosso del tempo. Non si dimentichi inoltre che durante la Messa gli stand sono sì in allestimento (ma solo se il Meeting apre di domenica come un tempo altrimenti è tutto allestito) e si può anche seguire qualche mostra o andare in libreria. Se solo un’anima si è già salvata grazie al Meeting – e io penso che sia andata così – la manifestazione è da lodare: perché, tuttavia, non provare a salvarne 100, 1000, 10000 per mezzo dei Sacramenti dispensati quotidianamente dai tanti sacerdoti che lo vivono e/o lo visitano?

Cesana nella sua intervista a Tempi nomina Cristo una sola volta e quasi di sfuggita e si giustifica dinanzi le critiche dicendo che la prova che il Meeting sia buono è dato dal fatto che due Santi lo hanno visitato (Madre Teresa e Giovanni Paolo II) cosicché, secondo Cesana, la teologia della liberazione e il marxismo sono buoni perché Giovanni Paolo II ha visitato il Nicaragua sandinista e la Cuba castrista. Vorrei evitare commenti al riguardo.

I Ciellini di vecchia data sanno che uno degli slogan preferiti del movimento è il cateriniano se sarete quello che dovete essere metterete a fuoco l’Italia: perché il Meeting non dovrebbe essere invece quello che è, ovvero un’opera cattolica? Ossia: perché ci si deve vergognare di presentare nella sua interezza il messaggio cristiano, comprensivo quindi anche della grazia?

Se un marziano o una persona che ignora completamente Cristo dovesse recarsi a Rimini durante il Meeting capirebbe che quella è un’opera di cattolici e che solo essi possono organizzare?


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