venerdì 8 luglio 2016

Come eravamo: Il bene comune

Questo testo fa parte di "La politica, per chi, per cosa", supplemento a "il Sabato" n. 22 del 30 maggio 1987, p.84-85
Rocco Buttiglione, da «Il Sabato» n. 20, 16 maggio 1987

Al di la di contingenti polemiche e fraintendimenti la posizione presa dal Movimento popolare in occasione di queste elezioni mostra come esso abbia ben compreso questa conseguenza. Si tratta, del resto, di una posizione che con grande coerenza ideale Mp ha sempre preso, anche in tempi in cui essa era assai difficile ed impopolare. 

Sarebbe pero sostanzialmente inesatto e fonte di gravi fraintendimenti e interpretare l'invito all'unita dei cattolici semplicemente come un invito a far quadrato intorno alla Dc. L'invito all'unità è infatti in funzione della affermazione della presenza missionaria della Chiesa nel mondo e non in funzione della difesa del primato politico di un partito. 

L'affermazione di questa presenza, d'altro canto, non e difesa di un interesse limitatamente confessionale, ma affermazione di una concezione del bene comune, rivendicazione di una libertà per tutti di costruire, di lavorare, di amare e di vivere in un mondo pienamente umano. Non si tratta dunque in primo luogo di una unità su di un sbocco politico, di una unita puramente formale, ma di impegno per l'azione, le cui linee portanti sono offerte dalla dottrina sociale della Chiesa. 

È a partire da questo punto di vista che si giudicano l'azione ed i programmi delle forze politiche, non escluse quelle che si qualificano come «di ispirazione cristiana». Ciò implica un dialogo serrato, a tutto campo, e talvolta anche spigoloso con tutte le forze politiche. 

giovedì 7 luglio 2016

Radio Monte Grappa: Assessore-ombra Gianluca Segre: «Assessorato alle famiglie? Esclude, non include»

L’Assessore-ombra alla Famiglia e all'Istruzione Gianluca Segre, componente della Giunta-ombra lanciata insieme a Maurizio Marrone per la Città di Torino, interviene sull'annuncio della Giunta Appendino di modificare la dicitura dell’Assessorato comunale alle politiche per la famiglia: «Non pretenda di rappresentarci chi non si sente rappresentato dall’art. 29 della Costituzione.

Il primo atto della nuova amministrazione Cinque Stelle? L’assessorato “alle famiglie”.Con un inizio così fazioso, si può essere Sindaca per tutti?

Il neo assessore Marco Giusta dichiara: “Non è una questione nominalistica, ma un cambio di approccio che consente di dare un nome alle cose, a quelle realtà che già esistono e che non trovano un riconoscimento nemmeno nel linguaggio”.

Insomma, sembra che per Giusta il nostro ordinamento costituzionale sia un ferrovecchio. La Costituzione parla di famiglia al singolare, art. 29. Ciò ha obbligato il governo Renzi a riferirsi alle “specifiche formazioni sociali” per far approvare le unioni civili – che non costituiscono una famiglia, malgrado i propositi “egualitari” dei proponenti.

“Nella famiglia non c’è nulla di naturale”, ripete Giusta con la sociologa Saraceno; non è altro che uno “stereotipo”, come sostiene la Cirinnà. Non dovrebbe occuparsi di famiglia chi dice che essa non ha nulla di naturale. La nuova amministrazione torinese, ampiamente in linea con la precedente, nasce quindi vecchia: è già allineata al pensiero unico.

Il domani ci appartiene! Così declamano i manifesti del Gay Pride. Certo, i bambini sono il nostro presente e il nostro futuro; ma fino a prova contraria hanno dei diritti, il più elementare è quello di una mamma e di un papà. I bambini nascono da un uomo e da una donna, non da altro! Chiediamolo anche al milione di persone, papà, mamme e bambini, scese in piazza per due Family day a Roma.

Ci opponiamo fermamente alla palese deriva ideologica della giunta Appendino»


Gianluca Segre 

Assessore-ombra alla Famiglia e all'Istruzione – Città di Torino 


Comunicato del 6 luglio 2016

martedì 5 luglio 2016

Come eravamo: Dov'è la libertà

Questo testo fa parte di "La politica, per chi, per cosa", supplemento a "il Sabato" n. 22 del 30 maggio 1987, p.80
Giulio Andreotti, da Vittorio Messori, Intervista a Giulio Andreotti in «Inchiesta sul cristianesimo», Sei, 1987 

In Francia, nel dopoguerra, non sono mai state messe in discussione le libertà fondamentali. Noi abbiamo alle spalle una storia di laicismo spesso virulento che viene da lontano. Un esempio: ho scoperto in archivio che nel 1887 il sindaco di Roma, principe Torlonia, mandò auguri al Papa Leone XIII. Saputolo, Francesco Crispi, capo del governo e gran capo massonico, dimise il sindaco. Ancora nel 1904, quando apparvero le prime candidature cattoliche per le elezioni amministrative, da parte liberale si dichiarò che si potevano tollerare credenti solo a livello locale ma non certo nazionale. Nella storia dell'Italia unita il cattolico, in quanto tale, fu spesso sospinto in un ghetto, se non perseguitato. Poi ci fu la lunga stagione della guerra fredda, con la contrapposizione frontale con i comunisti. Ancora adesso molte "aperture" sono più una speranza che una realtà. Quando la libertà della gente non sarà davvero più minacciata da nessuno, allora si potrà forse pensare a un rimpasto generale delle forze politiche italiane.

lunedì 4 luglio 2016

Come eravamo: La Dc secondo De Gasperi

Questo testo fa parte di "La politica, per chi, per cosa", supplemento a "il Sabato" n. 22 del 30 maggio 1987, p.79
 Alcide De Gasperi Discorso a Trento, 20 luglio 1947 

Quando certi problemi vengono affrontati attraverso frasi sonanti o belle dizioni, mi viene la voglia di pigliare i miei interlocutori per lo stomaco e di dir loro: veniamo al sodo, che cosa, in fondo, vuoi tu? Poi ho imparato che bisogna guardare anzitutto al popolo. Quando mi parlano di partiti, io li giudico da questo punto di vista: come servono il popolo? Io non servirei nemmeno la Democrazia Cristiana se non avessi la convinzione che la Democrazia Cristiana vuol servire il popolo. E il popolo vuol dire: il popolo come vive organicamente nel suo paese, nelle sue società, nei suoi focolari, nelle sue città. Non vuol dire il conglomerato posticcio improvvisato su di una piazza.